CARTAGINE

Enciclopedia dell' Arte Antica (1973)

Vedi CARTAGINE dell'anno: 1959 - 1973 - 1994

CARTAGINE (v. vol. ii, p. 373)

E. Ennabli

Durante questi ultimi anni scavi metodici sono stati intrapresi su iniziativa dell'Istituto Nazionale di Archeologia e di Arte. Ma a causa dell'espansione urbana del comune di C. i saggi occasionali e forzatamente limitati, effettuati a seguito delle richieste di permessi di costruzioni private, hanno sempre rilevato tracce antiche. Questo dimostra sicuramente la notevole estensione dell'antica metropoli cartaginese, punica e anche romana. Ma queste tracce del passato, esumate in occasione di scavi ristretti, sono troppo frammentarie per essere di grande contributo scientifico, e il loro interesse è molto spesso mediocre. Tuttavia, insignificanti per se stessi, questi resti scoperti fortuitamente, si comprendono meglio quando vengono riportati sulla pianta generale della città. Mancando grandi scavi sistematici che mettano in luce tutta l'area antica, questo censimento progressivo e metodico di tutti i trovamenti permetterà di afferrare meglio queste testimonianze, di vederne le relazioni e farà apparire la configurazione topografica e il contesto urbano.

Non potendo enumerare tutti i trovamenti si segnalano le scoperte più importanti fatte in questi ultimi anni.

Periodo punico. Il luogo della città punica resta sempre incerto. Soltanto alcune tombe, spesso violate o già scavate, sono state messe frettolosamente in luce in occasione dei lavori di terrazzamento sulla collina di Borj Jedid. Fra gli oggetti raccolti in una fossa, è una tabona, forno primitivo, esposto oggi nell'antiquano di Utica.

La scoperta più interessante di questo periodo è una iscrizione incisa su una lastra di calcare nero. Vi si parla di corporazioni della città bassa, e di un messaggero; incompleta, questa iscrizione non ha permesso un'interpretazione definitiva.

Citiamo anche il trovamento fatto recentemente sulla costa a N della città, a Gammarth, di resti punici, che comprendono bacini e frantoi.

Periodo romano. La scoperta più importante concernente la topografia di C. romana è stata già resa nota da Ch. Saumagne nel 1924. Da questo periodo questo studioso ha stabilito in modo magistrale e definitivo il quadro topografico e urbano della città: l'impianto urbanistico giulio, che suddivise in un reticolato regolare i 315 ettari della città, con insulae di m 142 × 35,5 secondo gli assi perpendicolari dei cardini e dei decumani, avendo per centro la groma situatà sulla collina Byrsa.

Dovunque gli scavi hanno confermato l'esattezza di questo tracciato, concepito ed applicato rigorosamente sul terreno. Questo è stato riscontrato nei diversi punti dove i saggi sono stati effettuati al livello degli assi, ma più particolarmente nel settore meridionale, situato tra l'anfiteatro e il circo, chiamato oggi Ardh Iuilia.

I saggi recenti confermano l'importanza sul piano archeologico di questo vasto terreno, rimasto ancora vago, e che porta ancor oggi il nome evocatore di "terra giulia".

Cinque altre scoperte notevoli sono state fatte a Cartagine. Concernono avanzi di edifici notevoli per i mosaici lussuosi che li pavimentavano.

La prima scoperta del 1958-59, si localizza sul versante orientale della collina dell'odeon, dove ville aristocratiche si stendevano su terrazzamenti successivi. Una, scoperta nel 1924, chiamata Casa dell'Uccelliera per il mosaico pavimentale con volatili, è stata sistemata ad Antiquario. Sotto a questa casa, nell'insula delimitata dal cardo XI-XII E e dal decumanus IV-V N, sono stati parzialmente messi in luce i resti di un'altra villa. Lo scavo ha rivelato un complesso notevole di mosaici, dai quali si stacca una figura di Tellus circondata dalle Quattro Stagioni.

La seconda scoperta è stata fatta nel quartiere situato tra la collina di Byrsa e quella di Giunone, nell'insula delimitata dal cardo I-II E e dal decumanus II-III N, nelle vicinanze immediate del monumento ancora enigmatico chiamato "edificio a colonne". In occasione dell'apertura di una nuova strada fu messo in luce fortuitamente un complesso di costruzioni di cui si sono conservati soltanto i pavimenti.

Intorno ad un portico che inquadra una corte rettangolare, si articolano sale, delle quali la più importante era pavimentata da una scacchiera di lastre di marmo alternate a pannelli di mosaici, decorati soprattutto con cavalli. Davanti all'ingresso di questa sala, sotto il portico, si stende un mosaico raffigurante una scena di caccia. Un bacino semicircolare, ornato di un mosaico raffigurante due Amorini pescatori, allietava il giardino.

Ugualmente fortuita la terza scoperta, che interessa un importante settore di resti scoperti nel 1964-65. Oltre ad una vasta porzione del cardo V, è stato messo in luce un complesso di rovine, tra cui parte di una villa. Davanti all'oecus, il peristilio era pavimentato con un mosaico raffigurante una corsa; guidati dagli aurighi i carri sono tirati da oche intorno alla spina fiancheggiata dalle metae.

Un altro mosaico raffigura una caccia ed è stato scoperto in occasione di saggi eseguiti nel settore meridionale, a Daouar Ei Chott, in vicinanza immediata della linea ferroviaria, tra il cardo VII-VIII E e il decumanus II-III S. Pavimentava un immensa sala che comprendeva un'esedra ad O, i cui muri erano completamente scomparsi. La decorazione mostrava in più registri sovrapposti scene di caccia raffiguranti la cattura di ammali selvaggi.

È impressionante constatare che queste tre scoperte, certamente le più importanti fatte a C. nel corso di questo decennio, si riferiscono a scene di caccia o di giochi del circo, sono databili alla stessa epoca, hanno temi talmente vicini a quelli di Piazza Armerina, per cui è lecito pensare ad un influsso della scuola africana su quella della Sicilia.

È infine da segnalare un bel mosaico scoperto nel 1961 nella corte della scuola elementare di Daouar El Chott. È un mosaico con decorazione geometrica nel quale sono inseriti quadretti raffiguranti diversi animali.

Bibl.: Ch. Saumagne, Le plan de la Colonie Julienne de Carthage, in Bull. du Comité d. Traveaux Hist. et. Scient., Sec. Arch., 1924, pp. 131-140; Cahiers de Tunisie, X, 1962, pp. 463-471; J. W. Salomonson, La mosaïque aux chevaux de l'antiquarium de Carthage, in Etudes d'archéologie et d'histoire ancienne publiés par l'Institut historique nierlandais de Rome, I, 1965; A. Mahjoubi, Découvertes d'une nouvelle mosaïque de chasse à Carthage, in Compt. Rend. Ac. Inscr., 1967, pp. 264-277; G. Picard, La Carthage de Saint Augustin, Parigi 1965; M. H. Fantar, Une nouvelle inscription carthaginoise, in Rend. Ac. Linc., 1966, serie VIII, XXI, fasc. 7, 12, pp. 201-210; A. Lezine, Architecture Romaine d'Afrique. Recherches et mises aupoint, (Publication de l'Université de Tunis), 1964.