Carro

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Veicolo composto essenzialmente di un piano destinato a sostenere un carico e da ruote che ne permettono la trazione con sforzo minimo in confronto a quello che sarebbe necessario per trascinare lo stesso carico direttamente sul terreno.

Cenni storici

Il c. e la ruota sono un prodotto del mondo antico. La loro scoperta dovrebbe essere attribuita al ciclo culturale pastorale: nell’Asia Anteriore il c. era noto fin dal 4° millennio a.C. In origine le ruote erano piene e formavano un tutto unico con l’asse. La sostituzione della ruota piena con quella a raggi è probabilmente avvenuta sul finire dell’era preistorica. Nel mondo antico, orientale e greco, il c. appare usato principalmente come strumento di guerra, ma la sua evoluzione e diffusione procedette di pari passo con l’intensificarsi delle attività umane che richiedevano trasporti. Nella penisola italica si originò il tipo del plaustrum, pesante veicolo agricolo a due ruote e cassa chiusa e capace, ripetuto con leggere varianti nei c. rustici per buoi di quasi tutte le regioni italiche. Parallelamente fu adottato un tipo più leggero, il carrus, usato da Etruschi e Piceni. Nell’antichità classica la costruzione e le forme del c. si discostarono poco da quelle dei veicoli adibiti al trasporto delle persone.

Verso la fine del Medioevo, la rinascente attività artigiana si riflesse anche nelle costruzioni di veicoli da trasporto, che poi il Rinascimento migliorò e adattò alle esigenze delle grandiose costruzioni edilizie, e da allora il c. da trasporto ha seguito l’evoluzione della tecnica costruttiva delle carrozze, diventando sempre più leggero e scorrevole. Nelle Americhe, all’arrivo degli scopritori, sia le società primitive sia le progredite civiltà messicane e incaiche, ignoravano completamente il carro.

C. da guerra

Nell’antichità esistevano due diversi tipi di c. da guerra. Quello usato da Egizi, Babilonesi e Assiri e poi dai Greci ospitava due persone: un auriga e un combattente che, giunto sul punto di battaglia, scendeva e combatteva a piedi o, nel caso di un arciere, restava sul c. per saettare da lì il nemico. Il vero e proprio c. da guerra o c. falcato, tirato da cavalli o spinto a braccia, era invece utilizzato dai Persiani e dagli orientali in genere, ma già in età medievale non se ne ha più traccia. Leonardo da Vinci disegnò vari tipi di c. falcato che possono essere considerati i predecessori dei moderni c. armati.

Il carroccio era un c. militare a 4 ruote. Forse di origine saracena, fu usato fino al 14° sec. anche fuori d’Italia. Sua componente essenziale era la martinella, la campana che dava il segnale della battaglia; vi prendevano posto i trombettieri che ordinavano la marcia e le fermate. Considerato il simbolo della libertà comunale, il carroccio serviva anche per le funzioni religiose e per ricoverarvi i feriti. In tempo di pace veniva custodito nella chiesa maggiore e la sua perdita in battaglia era considerata una sciagura gravissima.

Tipi di carro

C. cultuale Monumento di età preistorica e arcaica (con ritrovamenti dall’Asia Anteriore all’Italia, dalla Scandinavia alla Grecia), per lo più in metallo o in terracotta, di dimensioni ridotte, raffigurante un c. trainato da un cavallo o da un uccello: in alcuni casi l’essere trainato è un idolo, in altri è manifesta l’imitazione del c. funebre cu cui era stato deposto il defunto.

C. di parata Particolare tipo di c., diffuso in tutto il mondo antico, in cui sul fine del trasporto prevale l’intento spettacolare. Diffusosi nell’età ellenistica e romana (c. trionfale), si conservano insigni esempi anche in Etruria (Monteleone di Spoleto).

C. sacro Costruzione di legno o di altro materiale addobbata in onore di un santo nel giorno della sua festa. La sua tradizione è viva ancora soprattutto in Sicilia e in Puglia (➔ carro sacro).

C. di Tespi Carro su cui Tespi, il primo poeta tragico greco (poco dopo la metà del 6° sec. a.C.), avrebbe trasportato i cori drammatici in giro da un borgo all’altro dell’Attica.

Astronomia

C. è la denominazione popolare delle costellazioni dell’Orsa Maggiore e dell’Orsa Minore, dette rispettivamente, per la disposizione delle stelle che ricorda il c. da buoi con 4 ruote e il timone centrale, Gran C. e Piccolo Carro.

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