Carro sacro

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Costruzione di legno o di altro materiale, su quattro o più ruote, addobbata in onore di un santo, il patrono per lo più, nel giorno della sua festa. I c. sacri sono scenarî veri e proprî, che vengono allestiti per commemorare e simboleggiare un avvenimento: sono portati in giro in processione, e talora su barche capaci si trasportano anche per mare.

Origini

Come per altre istituzioni umane, anche per il c. si è pensato a un'origine sacrale e rituale, in dipendenza con l'invenzione e l'uso della ruota nel quadro di una connessione mitico-rituale con la sacralità solare; l'utilizzazione profana sarebbe venuta in seguito. L'uso sacrale del c. è largamente rappresentato in civiltà diversissime, spesso in chiara connessione con culti solari, a partire dalla preistoria fino al moderno folclore europeo.

Sfilate di carri

In alcuni casi il c. è solo un veicolo o traino di ciò che viene portato; in altri, il c. è protagonista di un'azione, il che ci riconduce nell'ambito della ruota e della sacralità solare. In questa prospettiva vanno ricollocate le origini delle sfilate di carri in occasione di feste che, dietro la loro riconfigurazione cristiana, lasciano ancora vedere una connessione con le feste solstiziali. Paiono invece esaurirsi nella sola funzione di vettori i c. in forma di barca o di altro naviglio che commemorano eventi sacri, leggendarî o meno, nei quali un naviglio ebbe grande importanza (arrivo in barca di un santo, di un oggetto sacro, ecc.: a Mazara del Vallo, s. Vito; a Nola, s. Paolino; a Bari, s. Nicola, ecc.). Traini sono da considerarsi le macchine costruite come scenarî veri e proprî, il cui susseguirsi può ancora atteggiarsi a sacra rappresentazione (Campobasso, Corpus Domini).

Contesti rituali

La tradizione del c. sacro è viva ancora soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia, in Sicilia nel Messinese e nel Palermitano (a Palermo, il carro di santa Rosalia, protettrice della città), e in Puglia specialmente, dov'è un elemento importante del folclore locale. Alla prima metà del Trecento risale, a Firenze, l'uso della macchina per la cerimonia dello scoppio del carro: la mattina della domenica di Pasqua (dopo la riforma liturgica del 1955, prima della quale la cerimonia avveniva la mattina del sabato santo) viene condotto davanti alla porta del duomo un c. tirato da buoi infiorati; nel momento in cui nella chiesa è intonato il Gloria, un razzo in forma di colomba parte dall'abside e, correndo lungo un filo teso, raggiunge rapidissimo il c., provocando lo scoppio fragoroso dei razzi e delle girandole di cui questo è carico. Dall'esito del corso della "colombina" i contadini, fino alla fine del secolo scorso, traevano auspici per il raccolto dell'annata.

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