CARNUNTUM

Enciclopedia dell' Arte Antica (1973)

Vedi CARNUNTUM dell'anno: 1959 - 1973 - 1994

CARNUNTUM (v. vol. ii, pp. 354-355)

R. M. Swoboda

Negli anni 1958-64 sono stati condotti scavi per riportare alla luce l'ala meridionale delle cosiddette rovine del palazzo (nella zona civile della città); ulteriori ricerche hanno portato inoltre alla scoperta della strada, fiancheggiata da sepolcri, che dal campo militare di C. muove in direzione SO.

Gli scavi hanno messo allo scoperto, nelle immediate adiacenze del portico, lungo m 104 e largo m 4, che costituisce la fronte principale delle "rovine del palazzo" lungo il lato meridionale, una serie di ambienti a un dipresso simmetrici. All'interno di un cortile, di dimensioni di m 36,50 × 10,50, direttamente adiacente al portico, lungo l'asse longitudinale NS dell'edificio, sorgono, equidistanti fra loro, le sostruzioni (conservate in altezza per m 1,8o) di un edificio a pianta circolare (diametro m 4) e di due ottagoni (diametro m 6). Lungo i lati occidentale, settentrionale e orientale questo cortile era del pari circondato da un portico, sul quale si aprivano sedici ambienti di m 3,50 × 5. Lungo l'ala occidentale e quella orientale di questi piccoli vani, due accessi pongono in comunicazione il porticato con un grande cortile, la cui ampiezza corrisponde quasi a tutta la larghezza delle "rovine del palazzo" e che si estende verso N per m 40. Sia ad O che ad E, lungo il portico meridionale, a questi accessi si affiancano altri ambienti. Lungo i lati occidentale, meridionale e orientale del grande cortile che collega l'ala meridionale delle "rovine del palazzo", ora descritta, con gli ambienti dell'ala settentrionale, scavati fin dal 1939, corre un atrio colonnato, ampio m 3,50, la cui fronte occidentale era rialzata rispetto al cortile: sono ancora in situ due filari di blocchi collocati a gradinata. Lungo il lato settentrionale alcuni ambienti (soprattutto quelli riservati agli impianti di riscaldamento e appartenenti all'ala settentrionale) sporgono irregolarmente nel cortile; inoltre nel 1964 è stata riportata alla luce una grande sala absidata, collocata quasi perfettamente lungo l'asse NS dell'edificio, la cui abside sporge del pari nel perimetro del cortile. Il pavimento dell'atrio colonnato che circonda il cortile e quello dei due accessi era lastricato con mattoncini rettangolari.

Lo spessore delle mura, costituite tutte di filari regolari di conci rozzamente intagliati, varia in sezione da m 0,80 a m 1; il muro esterno del portico meridionale raggiunge i m 1,40. Le fondamenta si spingono fino a m 1,75 di profondità, le mura si sono conservate per un'altezza che varia da m 0,70 a m 1,70. I ritrovamenti ceramici (ceramica locale e terra sigillata) confermano la datazione del complesso al II sec. d. C. (negli scavi più volte si è trovata traccia di un impianto più antico, del I sec. d. C.) ma fra essi è testimoniata anche la ceramica del III sec. (forme isolate scendono fino al iii-iv sec.). Con questa datazione concordano anche i resti delle pitture parietali (II e II-III sec. d. C.). Il più importante rinvenimento di quest'ultimo ciclo di scavi è il monumento votivo, databile al III sec. d. C. e iscritto su entrambi i lati, di un Faustinianus, che dedicò la statuetta di un Genius al Collegium fabrum.

Nell'area della strada fiancheggiata dai sepolcri è stato possibile riportare alla luce alcune edicole sepolcrali. Si tratta di resti di muri alti circa m 0,50-0,70 a pianta per lo più rettangolare, ma fra essi compaiono anche una tomba a doppia cortina circolare ed un edificio sepolcrale più grande. Sulla base delle urne e degli altri rinvenimenti effettuati all'interno delle edicole (lacrimatoi, monete, ecc.) è stato possibile stabilire una datazione fra la seconda metà del I sec. d. C. e la prima metà del ii sec. d. C. Oltre ad alcuni piccoli frammenti di iscrizioni, si è salvata anche un'ara sepolcrale nella cui iscrizione è nominato il medico L. Iulius Optatus. Un importante risultato di questa campagna è stata la scoperta della strada stessa che è stata scavata in tre punti diversi. Il manto stradale consta di uno strato di ghiaia, spesso 20-30 cm, fortemente battuto; in ampiezza la strada doveva misurare circa m 8,50. I resti di mura scoperti, circa 16o m a N della strada fiancheggiata dai sepolcri appartengono già, con ogni probabilità, alla zona delle canabae.