CARLO VI imperatore

Enciclopedia Italiana (1931)

CARLO VI imperatore

Arturo Carlo Jemolo

Carlo Giuseppe Francesco, nacque il 1° ottobre 1685 da Leopoldo I d'Asburgo e dalla sua terza moglie Eleonora del Palatinato: ultimo discendente maschio di Carlo V. Acclamato a Vienna re di Spagna il 12 settembre 1703, succedette nel 1711 al fratello Giuseppe I nei dominî ereditarî di Asburgo, nei regni di Boemia e d'Ungheria (Carlo III come re d'Ungheria), e, attraverso la parvenza dell'elezione, alla dignità imperiale. Figura mediocre, non riuscì a realizzare alcuno dei suoi piani, impoverì il paese con continue guerre e morì lasciando il germe di un'altra più terribile prova.

Tre sono le vicende salienti che si rannodano alla sua persona. La guerra di successione di Spagna (v.); la continuazione delle guerre contro i Turchi, con le loro varie vicende che approdano alla pace di Belgrado del 18 settembre 1739, nella quale l'Impero perde i vantaggi della pace di Passarowitz del 1718, cioè quel dominio della Serbia e della piccola Valacchia, che avrebbe potuto avere conseguenze incalcolabili per l'avvenire d'Europa; l'intenso sforzo per assicurare alla propria primogenita la successione nei dominî ereditarî e nell'Impero, che sarà in definitiva coronato da successo, ma solo attraverso le vicende di un'aspra guerra, terribile per l'Austria, che Carlo VI si era lusingato di evitare (v. prammatica sanzione; guerre di successione). La politica interna è tutta dominata da queste vicende, che causano continua penuria di danaro, e costringono l'imperatore a remissività verso i principi dell'Impero e verso il desiderio ungherese di autonomia, soprattutto in vista dell'accettazione della Prammatica Sanzione.

Carlo VI fu nei primi tempi del regno molto applicato agli affari: poi il suo zelo andò raffreddandosi, sebbene volesse che nulla fosse concluso senza la di lui ratifica, sicché lasciava talvolta dormire a lungo affari importantissimi. Fu amante dell'arte, e in particolare della musica (compose un'opera e prese parte nell'orchestra alla sua esecuzione); ebbe a poeti cesarei Apostolo Zeno, e dal 1729 Pietro Metastasio. Fu anche appassionato di oggetti preziosi, che troppo costavano alle finanze smunte dalle guerre; amante delle solenni cerimonie e ligio all'etichetta, si dilettò di esercizî fisici, permise all'adulazione di dirlo il Tito del suo secolo.

Il suo regno non fu caratterizzato né da riforme né da opere civili notevoli; i progetti di riorganizzazione giudiziaria fallirono di fronte all'opposizione degli Stände, e in Ungheria l'egoismo della nobiltà fece arenare ogni riforma in materia di servitù e d'imposte. Non si possono ricordare al suo attivo se non l'istituzione in Vienna di una società per il traffico con l'Oriente, il miglioramento dei porti dell'Adriatico, nonché l'organizzazione di una flottiglia sul Danubio.

Come avviene di solito ai mediocri, non fu benevolo né cordiale con la sola grande personalità che accogliesse l'Impero del suo tempo, il principe Eugenio, il lungimirante che prevedeva la perdita dei Paesi Bassi e pensava che l'Ungheria sarebbe diventata il perno dei dominî asburgici. Non pare abbia avuto grande influenza l'imperatrice Elisabetta di Brunswick-Wolfenbuttel-Luneburg, tanto elogiata dai contemporanei, né l'amica e forse moglie morganatica dell'imperatore, principessa di Althann, la protettrice del Metastasio.

Morì il 20 ottobre 1740, lasciando erede la primogenita Maria Teresa, essendogli morto appena nato (1716) l'unico figlio maschio.

Bibl.: Foscarini, Arcane memorie, ossia segreta historia del regno di Carlo VI, Padova 1750; P. von Radics, Kaiser Karl VI. als Staats- und Volkswirt, Innsbruck 1886; M. Landau, Geschichte Kaiser Karls VI. als König von Spanien, Stoccarda 1889; Ziekursch, Die Kaiserwahl Karls VI., Gotha 1902.

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