GUASCO, Carlo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 60 (2003)

GUASCO, Carlo

Dario Busolini

Nacque ad Alessandria il 23 maggio 1724, primogenito del marchese Guarnerio Lorenzo, del ramo di Castelletto d'Erro, a cui succedette nel titolo, e di Maria Violante Turinetti dei conti di Pertengo. Membro di uno dei più antichi casati della città, il G. ricevette con il fratello Francesco Eugenio una buona educazione letteraria, completata nel Collegio romano, dove fu convittore sotto la guida del letterato e storico gesuita Giulio Cesare Cordara, amico di famiglia.

Proprio a Roma, nella Pentecoste del 1745, debuttò sulla scena letteraria pronunciando un'orazione sullo Spirito Santo (De S. Spiritus adventu oratio habita in Sacello Pontificisa Marchione Carolo Guasco, Romae 1745). Tornato ad Alessandria, il G. fece parte del gruppo di nobili che rifondarono la locale Accademia degli Immobili, sodalizio letterario decaduto nella prima metà del XVIII secolo e riportato in vita, tra il 1750 e il 1751, dal poeta Alessandro Sappa (del quale il G. pubblicherà le Rime ad Alessandria, nel 1788) e dalla marchesa Teresa Orsini Cuttica di Cassine.

Il 18 ott. 1753 il G. sposò Maria Teresa Amoretti dei marchesi d'Osasio, dalla quale nel 1755 ebbe l'unico figlio Luigi Giuseppe. Nel 1762 divenne primo sindaco di Alessandria, carica che conservò per molti anni. La città gli deve la costruzione, dal 1772 al 1775, del nuovo teatro municipale, progettato da Giuseppe Caselli.

Il teatro - che andò distrutto dai bombardamenti nella seconda guerra mondiale - fu inaugurato il 17 ott. 1775 con l'Antigone di Gaetano Roccaforte e Ferdinando Bertoni e si segnalò come uno dei primi a disporre di un loggione per gli spettatori non nobili. Il G., che aveva preso dal padre il gusto per la musica, lo fece costruire in una nuova ala del palazzo comunale dopo avere ottenuto le patenti reali e la rinuncia del marchese Ludovico Guasco di Solero ai privilegi di rappresentazione concessi nel 1729 a un preesistente teatro Guasco, ormai in rovina, allestito nel palazzo del Solero più per il gioco d'azzardo che per gli spettacoli. Peraltro, anche nei bilanci del nuovo teatro, amministrato da impresari professionisti a partire dal 1778, il gioco continuò ad avere parte importante.

Nel frattempo il G. aveva fatto pubblicare a Napoli nel 1763, in forma anonima, Le Satire di Benedetto Menzini, con note postume di un amico, Rinaldo Maria Bracci. Egli vi aggiunse gli argomenti di ogni satira, integrando le note che erano solo abbozzate e correggendo i tanti toscanismi dei testi. In più incluse un "ragionamento epistolare", composto dal fratello Eugenio con il nome accademico di Alcisto Solaidio, sulla legittimità del genere satirico quando non riguardi la politica o persone specifiche.

Pregevole dal punto di vista tecnico e per l'accuratezza degli indici, l'edizione tuttavia comportò una contraddittoria presa di distanza dei curatori dal contenuto dei versi che pubblicavano. Le note del G. biasimavano continuamente il Menzini per gli attacchi a persone ben individuabili, delle quali difendevano sempre la rettitudine, pur esaltando il valore morale dei suoi versi, interpretati come giuste derisioni dei vizi umani in generale. Il G., anzi, avrebbe preferito tacere i nomi dei personaggi delle Satire, ma non poté farlo perché erano ben noti attraverso le precedenti edizioni del libro.

Negli anni seguenti uscirono alcune raccolte contenenti anche poesie del G. (catalogo in Guasco, 1924); le più importanti furono pubblicate ad Alessandria da Ignazio Vimercati nel 1772 e, sempre ad Alessandria, dall'Accademia degli Immobili nel 1779, 1780, 1783. Si tratta di versi di circostanza, dal fluido stile metastasiano, privo di originalità. Oltre che poesie, il G. scrisse molto di storia patria: è suo il capitolo, ampio e descrittivamente completo, su Alessandria in Delle città d'Italia di Cesare Orlandi (I, Perugia 1770, pp. 217-361), compendio di una corposa storia di Alessandria che il G. non pubblicò.

Questa vasta opera, di forma annalistica, da lui continuamente ripresa e ampliata, fu pubblicata parzialmente oltre un secolo dopo da Annibale Civalieri-Inviziati: Cronaca alessandrina, Torino 1894-97 (da integrare con la Cronaca del memorabile assedio di Alessandria nel 1657 di C. Guasco…, edita dallo stesso curatore in Riv. di storia, arte, archeologia per le provincie d'Alessandria e Asti, I [1892], 2, pp. 173-212, e con la Cronologia dei governatori di Alessandria di C. Guasco, edita dal medesimo, ibid., XI [1902], 6, pp. 77-91). Il G. intendeva continuare gli Annali di Alessandria di Girolamo Ghilini, interrotti al 1659, iniziando comunque dalla fondazione della città nel 1348 e terminando nel proprio tempo, facendo seguire la serie cronologica dei governatori di Alessandria. Il curatore pubblicò solo la parte dal 1660 in poi, stralciando dalla precedente il lungo racconto dell'assedio di Alessandria del 1657, edito separatamente nel 1892. Nell'insieme la cronaca del G. interessa soprattutto per le numerose notizie di storia militare, esposte con linguaggio chiaro e competente.

Dopo la soppressione della Compagnia di Gesù il G. ospitò a lungo nella propria casa l'abate Cordara, suo antico maestro, e alla morte di costui (6 marzo 1785) ne fu esecutore testamentario. Violandone la volontà, inviò all'ex discepolo e protetto del Cordara, Francesco Cancellieri, alcune opere del defunto per una edizione che poi non ebbe luogo, ricevendo in cambio il manoscritto dell'autobiografia, che sia il G. sia il Cancellieri avevano intenzione di pubblicare. Questo accordo tra due persone che pensavano di raggirarsi a vicenda, tenendo per sé gli scritti più interessanti, non resse a lungo; il G. poté solo pronunciare un bell'elogio funebre del Cordara nell'Accademia degli Immobili e redigere, frettolosamente, una sua breve biografia rimasta inedita, tratta in gran parte dai Commentarii del gesuita, le cui pagine migliori sono quelle sulla morte del Cordara, cui aveva assistito.

Due anni dopo, nel 1787, il G. perse una causa che aveva intentato contro lo zio, Antonio Guasco, ritenendo che, morto il marchese di Solero Ludovico Guasco, che lo aveva tenuto, il feudo e il titolo di Solero spettassero a lui. A distoglierlo dai dispiaceri per questa perdita provvidero lo scoppio della Rivoluzione francese e le campagne militari degli Austro-Sardi contro l'esercito repubblicano. Il rilievo di queste novità - testimoniato dalla corrispondenza quasi quotidiana con il canonico Giuseppe Borsalino, suo affezionato copista e sovrintendente - gli impedì di dare una conclusione definitiva ai propri annali.

Le lettere di questo periodo ritraggono fedelmente la personalità del G., partigiano del re e del papa contro la Rivoluzione ma non di rado critico del pesante fiscalismo, della debolezza e della corruzione del governo di Torino; osserva attentamente la guerra, che ritiene rovina sicura dello Stato, a meno che il denaro inglese e gli eserciti alleati non aiutino a fondo Vittorio Amedeo III.

Il G. non vide la conclusione del conflitto. Tra i suoi ultimi atti vi fu, nel maggio 1793, l'acquisto dei libri e dei quadri del fratello Francesco Eugenio (del quale ammirava le opere ma che considerava incapace di amministrare il suo patrimonio), in partenza per Roma.

Il 12 marzo 1796 morì in Alessandria. Fu sepolto nella chiesa cittadina del Carmine.

Fonti e Bibl.: Lettere di Giulio Cesare Cordara a Francesco Cancellieri…, a cura di G. Albertotti, Modena 1912, ad ind.; G. Ponte, Frammenti di storia del Piemonte… tratti dagli epistolari dei marchesi C. e Luigi Guasco Castelletto, in Riv. di storia, arte, archeologia per le provincie d'Alessandria e Asti, XLII (1933), 3-4, pp. 357-492; A.M. Raggi, La campagna franco-austro-sarda del 1795 nelle lettere di un patrizio alessandrino, in Rassegna storica del Risorgimento, XLI (1954), 1, pp. 54-73; T. Vallauri, Storia della poesia in Piemonte, II, Torino 1841, pp. 90, 387; A. Faggiotto, I precedenti della edizione veneta delle opere di Giulio Cesare Cordara, in Atti e Memorie della R. Accademia di scienze, lettere ed arti di Padova, XXXV (1919), 3, pp. 208, 212, 215; F. Guasco, Tavole genealogiche di famiglie nobili alessandrine…, I, Casale 1924, tav. XVII; G. Iachino, Un'accademia e tre accademici di Alessandria, Alessandria 1926, pp. 6 s., 10, 21; G. Albertotti, Gli ultimi anni di G.C. Cordara, in Atti del R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, LXXXVI (1927), parte II, pp. 867-910; G. Castellani, La società romana e italiana del Settecento negli scritti di G.C. Cordara, Roma 1967, pp. 151, 302 s., 307-312; A. Dondi, Il teatro comunale di Alessandria, Alessandria 1987, pp. 14 s.; Id., L'attività melodrammatica nel secondo Settecento alessandrino, in Quaderni di storia contemporanea (Alessandria), n.s., I (1987), 2, pp. 24, 32, 34; G. Melzi, Diz. di opere anonime…, II, Milano 1852, p. 40.

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