DELL'AVALLE, Carlo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 37 (1989)

DELL'AVALLE, Carlo

Francesco M. Biscione

Nacque a Milano il 24 apr. 1861 da Nicola e Adelaide Giani. Operaio tipografo, discretamente colto, oratore pronto ed efficace, di spiccate qualità politiche, organizzative e direttive, dagli originari orientamenti repubblicani abbracciò le idee socialiste nel periodo in cui dalle tradizionali leghe ed associazioni di mestiere nasceva l'esigenza di un più ampio fronte proletario di difesa adeguato ai nuovi livelli della coscienza operaia ed alle nuove fasi dello scontro sociale. Già membro dell'Associazione dei tipografi, il D. costituì nel 1882 la Società Genio e Lavoro, che riuniva in particolare ferrovieri e operai della Pirelli e che divenne una delle più rilevanti organizzazioni operaie milanesi, vicina alle posizioni del Consolato operaio.

Nell'agosto 1889 fondò e diresse il settimanale L'Italia operaia, che ambiva a diventare un giornale nazionale, organo per la riunificazione politica e sociale del movimento di classe su una prospettiva democratica ed elettoralistica (in concreto, il giornale contribuì alla discussione fra Partito operaio italiano, Fascio dei lavoratori e Consolato operaio sulla tattica elettorale). Nel 1890 si segnalò come dirigente del Consolato operaio nell'organizzazione del 10 maggio.

Al congresso operaio italiano, tenutosi a Milano nell'agosto 1891, emerse la figura del D. quale propugnatore della costituzione del Partito operaio-socialista.

La proposta, maturata negli ambienti pill avanzati del proletariato settentrionale, incontrò varie resistenze da parte di operaisti, anarchici e repubblicani. Fu lo stesso Filippo Turati che operò una mediazione (che ebbe la quasi unanimità dei consensi, con l'eccezione dei repubblicani) che accettava la proposta del democratico Antonio Maffi che la nascente organizzazione avesse per nome Partito dei lavoratori italiani., La proposta Turati salvava la sostanza delle argomentazioni del D., ma di fatto rimandava il problema del partito unico della classe lavoratrice, problema che apparve non più eludibile nel successivo congresso del partito, a Genova, nell'agosto 1892.

Il D. fu fra gli organizzatori del congresso di Genova, tenne la presidenza della riunione dei collettivisti e fu eletto nel comitato centrale dei partito (socialista ormai nello spirito, se non nel nome) insieme con Maffi, Giuseppe Croce, Costantino Lazzari, ecc.

Un importante episodio, al quale si è più volte fatta risalire la nascita del movimento operaio siciliano, ebbe protagonisti il D. ed Alfredo Casati. I due, nel marzo 1892, a Palermo per l'esposizione nazionale, ebbero alcuni incontri con dirigenti operai dell'isola; questi incontri, che avrebbero indirizzato verso il socialismo il nascente movimento dei Fasci, non furono probabilmente per il D. un fatto episodico se si tien conto della condanna a tre mesi di carcere comminatagli nel 1895 per aver fatto stampare una pubblicazione in solidarietà dei condannati socialisti di Palermo.

Al congresso socialista di Reggio Emilia (settembre 1893) prese posizione sulla tattica elettorale sottolineando, in polemica con G. De Felice Giuffrida, l'importanza della lotta parlamentare ed accentuò la separazione tra mazziniani e socialisti rispetto al problema della lotta di classe; fu eletto nella commissione esecutiva del partito insieme con Croce, Lazzari, Enrico Bertini ed Enrico Leonardi.

Nel 1894 il D. subì la repressione che coinvolse i militanti socialisti a seguito del decreto che scioglieva le loro organizzazioni e scontò, ai primi del 1896, dopo la pena per la pubblicazione in solidarietà dei Fasci, tre mesi di confino a Pallanza, dove svolse attiva propaganda. Nel luglio dello stesso anno tenne la relazione sulla propaganda al IV congresso Socialista di Firenze, intervenne nella discussione sulla relazione finanziaria e si adoperò con successo affinché Lotta di classe, giornale di cui era redattore, divenisse l'organo ufficiale del partito. Al successivo congresso del PSI (Bologna, settembre 1897) tenne la relazione morale e quella sull'organizzazione e venne rieletto, con Bertini e Dino Rondani, nell'ufficio centrale dei partito. Nel 1898 fu tra i redattori de L'Operaio italiano, mensile del Comitato centrale metallurgico italiano.

Il D. ebbe un ruolo rilevante nei cruenti fatti di Milano del maggio 1898. Il 6 dello stesso mese ottenne il rilascio di due dei tre operai della Pirelli arrestati per volantinaggio, ma non riuscì ad evitare, con i suoi appelli alla moderazione, che la marea montante del malcontento popolare si trasformasse in rivolta aperta scatenando la feroce repressione dei moti. Ricercato, riparò a Lugano; nel luglio di quello stesso anno egli venne condannato contumace a quindici anni di reclusione.

Il D. tornò dalla Svizzera italiana alla fine del 1901, allorché la corte d'appello di Milano dichiarò cessati gli effetti penali della condanna.

In Svizzera ebbe compagni d'esilio Giacinto M. Serrati, Angiolo Cabrini, Antonio Vergnanini, anch'essi emigrati politici, e si impegnò come organizzatore e giornalista (fu redattore del Socialista, divenuto dal 1900 L'Avvenire del lavoratore)nel movimento del lavoro nel Canton Ticino, Rispetto ad una classe operaia immigrata semianalfabeta ed emarginata, il D. lavorò sul piano politico al rafforzamento dei caratteri socialisti e classisti del movimento operaio (fu tra i fondatori e membro della commissione esecutiva, insieme con Serrati, dei Partito socialista di lingua italiana) e, sul piano sindacale, all'unificazione di emigrati italiani e lavoratori svizzeri. Degna di nota l'organizzazione dello sciopero dei muratori di Lugano (agosto-settembre 1901) alla quale collaborarono il D. ed il Vergnanini.

Rientrato in Italia nel 1901, riprese il suo posto. nel movimento socialista, non più però sul fronte politico, bensì su quello sindacale dando un rilevante impulso organizzativo e teorico al nascente movimento camerale. Segretario della Camera dei lavoro di Lecco fino al 1905, nel 1906 assunse la stessa carica nella Camera di Milano ed in tal guisa aprì i lavori del VI congresso della resistenza (Genova, settembre 1906), congresso che avrebbe dato vita alla Confederazione generale del lavoro. L'adesione della Camera del lavoro milanese alla CGdL aprì una polemica nel movimento operaio milanese, che sarebbe durata per tutto il suo segretariato, ed avrebbe conosciuto gravi asprezze di toni: la corrente sindacalista, guidata da Filippo Corridoni, nel novembre 1906 mise in stato d'accusa il D. e ne chiese le dimissioni, ma la maggioranza difese la scelta confederale'. Ricoprì vari incarichi fra i quali la direzione del settimanale La Battaglia proletaria, organo camerale, e rappresentò la CGdL alla Società umanitaria.

Al II congresso della Confederazione (Modena, settembre 1908) fu relatore sui doveri di solidarietà dei lavoratori dei pubblici servizi durante gli scioperi operai e venne rieletto nel consiglio direttivo confederale. Al III congresso (Padova, maggio 1911) si batté con successo per la confluenza nella CGdL della Confederazione degli impiegati civili e delle aziende private, quale categoria confederale. Erano intanto aumentati i contrasti all'interno della Camera del lavoro di Milano e nel 1911 il D. lasciò la segreteria camerale per divenire amministratore della CGdL.

Da tempo su posizioni riformiste, aderì nel 1912 al nuovo Partito socialista riformista e collaborò al settimanale Il Pensiero riformista, rimanendo ininterrottamente nei vertici sindacali e, al IV congresso confederale (Mantova, maggio 1914), tenne la relazione finanziaria.

Oltre alle citate collaborazioni a giornali politici e sindacali, il D. estese i suoi interventi a gran parte della stampa sindacale e socialista lombarda: Il Tipografo (1888-1894), Avanti! (organo dell'Unione tipografica socialista, 1893-1894), Il Traniviere (1907-1909) ed altri. Va infine menzionata la sua collaborazione (1917) al Baluardo, giornale dei gruppi socialisti autonomi, vicino alle posizioni di Mussolini.

Il D. morì precocemente il 10 dicembre 1917.

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