BUZZI, Carlo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 15 (1972)

BUZZI (Buti, Buzio, Butio, Albutio, Albuzio), Carlo

Paolo Mezzanotte

Da non confondere con l'omonimo figlio di Lelio. Dai libri della parrocchia milanese di S. Nazaro in Brolio risulta sepolto il 23 sett. 1659 all'età di 51 anni, sicché la sua data di nascita deve essere posta intorno al 1608. Con la qualifica di architetto il suo nome appare negli Annali del duomo (V, p. 154) nel 1629 quando, morto Fabio Mangone e rimasto vacante l'ufficio di architetto della Fabbrica, i deputati, "stante le qualità e la diligenza" del B., decidono di valersi di lui quando occorra opera di ingegnere o di architetto; e dopo qualche mese si risolvono ad affidare a Gian Battista Crespi, il Cerano, la sopraintendenza ai lavori, con la raccomandazione di valersi dell'opera del B. "giovane che ha già servito nel tempo del già detto Fabio Mangone..."; al Cerano si corrispondevano, di salario 1.200 lire imperiali, la metà al B. (ibid., pp. 155 s.). Ma presto esonerato dai suoi impegni il Cerano (5 giugno 1631), e verosimilmente anche il B., troviamo ingegnere della fabbrica Francesco Maria Richini (21 luglio 1631: ibid., p. 164), a cui sarà dovuto fra l'altro il compimento del portale di centro. Ma già prima del 1629 il B. doveva essere ben conosciuto se, come è noto, insegnava presso l'Accademia Ambrosiana con F. Mangone. Nel 1632 (e nell'agosto 1658), il B., qualificandosi "ingegnere collegiato", dava stime a misurazioni per i lavori del seminario arcivescovile (Baroni, 1968, pp. 473 s., 479); essendo stato licenziato bruscamente il 29 luglio 1638 il Richino, il 26 agosto di quell'anno il B. fu eletto ingegnere della Fabbrica del duomo, con il pieno salario di 1.200 lire (Annali, V, p. 187), e mantenne tale carica sino alla morte. Risulta ammesso nel Collegio degli agrimensori, ingegneri e architetti solo nel 1640-41 (M. L. Gatti Perer, Fonti…, in Arte lombarda, X[1965], n. 2, p. 125).

Il B. si colloca fra gli architetti che più si impegnarono per la risoluzione del grave problema della facciata del duomo di Milano per la quale il Pellegrini aveva dato disegni di difficile realizzazione.

Nel 1646 il B.presentò un progetto di sua composizione e ne offrì le stampe che il Consiglio della Fabbrica non ricusò di accettare. Le accompagnava una Relazione (31 genn. 1647: Annali, V, pp. 218-220) nella quale il B. spiegava l'innovazione da lui introdotta col sovrapporre alla composizione pellegriniana dell'ordine inferiore una parete neogotica, enumerava le difficoltà che avrebbe presentato l'elevazione di una facciata interamente "romana", mentre sarebbero state facihnente superate in una costruzione "conforme al resto del tempio". Il progato fu sottoposto all'arcivescovo, il cardinale Monti, che suggerì alcune modifiche, facilmente accolte. Nel frattempo si ebbe però notizia di un nuovo progetto: quello di F. Castello, a cimasa estrosamente ondulata, che anticipava le dissolvenze dell'ultimo barocco e trovò sostenitori. La Fabbrica ad ogni buon conto fece incidere (1651: Annali, V, pp. 231, 234), in grandi rami di F. Agnello sia il progetto del B. (G. B. Maderna, in Il duomo di Milano, II, p. 246) sia quello del Castello. Nell'incertezza i due progetti vennero mandati a Roma e se ne sollecitò il giudizio dai principali architetti barocchi. Ci fu il parere di Lorenzo Bernini (Annali, V, pp. 236 s.), laudativo per entrambi i progetti, ma particolarmente caloroso nei riguardi della facciata del Castello. Alla fine le preferenze della Fabbrica si orientarono però sul progetto del B., al quale questi non si stancò di apportare ritocchi e varianti, finché il 7 apr. 1653 il Consiglio deliberò "che s'abbia d'osservare il disegno" dell'architetto della Fabbrica (ossia il B.) "quanto all'ossatura e al lavoro dei pilastri come corrispondenti al restante del Duomo" (ibid., p. 240: vedi, per tutta la questione della facciata del duomo, C. Boito; N. Carboneri, F. Juvarra e il problema della facciata alla gotica..., in Arte lombarda, VII [1962], n. 2, pp. 94-103; A. Cassi Ramelli, Curiosità del duomo..., Milano 1965, ad Indicem;K. Noehles, in Il duomo di Milano, I, pp. 159-167).

Negli stessi anni il B. soprintendeva al compimento della cappella della Madonna dell'Albero e faceva proposte per la porta maggiore interna (Milano, Archivio della Curia arcivescovile, sez. X, Visite pastorali,Metropolitana, vol. 59, quinterno 9: "Discorso sopra il finimento della cappella della Madonna", 27 genn. 1640; "Proposte alli Signori deputati... per l'approbatione del modello per la porta maggiore interiore nella facciata…", 7 ag. 1640: quest'ultimo documento è conservato anche nella Biblioteca Ambrosiana, Raccolta Ferrari, S. 124 sup.; CCXLV; un riassunto in Ilduomo di Milano, II, p. 235 n. 18).

Nel 1642 crollò il campanile di S. Stefano in Brolio; per il suo rifacimento e per quello dell'annessa chiesa ed oratorio di S. Bernardino ai Morti, il B. concorse con E. Turati, G. G. Bombarda e C. Osio; vinse, ma la sua opera fu finita da G. Quadrio, considerato suo allievo (vedi una relazione del B. datata 20 dic. 1655, pubblicata in Baroni, 1968, p. 186).

In sostituzione del Richini il B. continuava intanto anche le opere dell'Ospedale Maggiore (1644-58), mentre per conto del Comune eseguiva importanti lavori negli edifici che racchiudevano la piazza dei Mercanti. Nel 1644, dopo l'incendio dell'edificio dei Banchieri, dove si trovavano le scuole palatine, l'opera di ricostruzione fu affidata al B. che per la fronte imitò i due ordini di architettura alessiana del palazzo dei Giureconsulti (le scuole furono trasformate nel secolo seguente). Il disegno piacque tanto che lo si voleva esteso all'intera piazza, ma il progetto non ebbe seguito per mancanza di fondi. Nel 1654 fu invece ricostruito su disegno del B. il portale detto della Pescheria Vecchia (distrutto; disegno in Arch. stor. civico di Milano, Racc. Bianconi, I, f. IIv, b-c: vedi anche Baroni, 1968, pp. 364, 366, 427, 435, 445-448).

Sempre per il Comune, in quegli anni il B. era chiamato a predisporre spettacolari apparati provvisori: nel 1649, per il passaggio di Maria Anna d'Austria sposa di Filippo IV, disegnò tre archi trionfali, due sul corso di porta Romana e uno in piazza del Duomo (Milano, Civica raccolta di stampe, cart. M51-21; M. Cremosano, Mem. stor. milanesi, in Arch. stor. lomb., VII [1880], pp. 280 ss.; C. Cantù, La pompa della solenne entrata..., ibid., XIV [1887], p. 341; Mezzanotte, 1915); nel 1658 curò lo spettacolo per la nascita del principe Filippo Prospero.

Fra gli impegni minori del B. a Milano sono il ciborio in pietre dure della cappella di S. Tommaso nella chiesa di S. Eustorgio (1643); i disegni per un nuovo e più ampio coro nella chiesa di S. Maria del Carmine (Baroni, 1940, pp. 208-13), il rinnovamento a S. Nazaro della cappella di s. Matroniano (1653; Mezzanotte-Bascapé, p. 494), il disegno per l'ancona dell'altare dei ss. Ippolito e Cassiano in S. Lorenzo (1654-55; Baroni, 1940, p. 191), oltre ad alcune opere distrutte citate nelle antiche guide (Grassi).

Il nome del B. compare anche nei documenti della basilica di Monza, dove, presumibilmente dopo la morte o il ritiro di E. Turati, diventò direttore dei lavori (ma non sussiste traccia del suo operare: Bossaglia, p. 30). Dal 1641 il B. lavorò al santuario della Madonna del Bosco a Imbersago (Grassi, p. 89) e negli anni dal 1641 al 1661 all'ampliamento della chiesa di S. Ambrogio a Merate per la quale rifece la facciata ed eresse il campanile.

In Valsolda il B. rifece la chiesa del santuario della Caravina a Cressogno (1639), e diede il disegno per un rimaneggiamento della chiesa di S. Bartolomeo a Loggio (1647); a Como lavorò all'abside settentrionale del duomo (1653-69), a Saronno completò la facciata del santuario con la balaustra di coronamento (posta in opera dopo la sua morte).

Il B. morì a Milano il 23 sett. 1658. Aveva sposato Giulia Mangoni dalla quale il 14 maggio 1649 era nato il figlio Giulio che compare nell'elenco degli ingegneri collegiati nel 1677 (M. L. Gatti Perer, Fonti..., Il collegio..., in Arte lombarda, X[1965], 2, p. 126) ed è menzionato sino al 1691: unica opera che gli è attribuita, la cappella dell'Assunta al Sacro Monte di Varese (C. Baroni, Milano e le cappelle del Sacro Monte di Varese, in Archivio storico lombardo, LXIII[1936], p. 193).

Fonti e Bibl.: Milano, Arch. stor. civico, Fondo Famiglie, cart. 304; Arch. di Stato di Milano, Fondo Religione, parte moderna, cart. 2100/2: Istruz. pubbl. Collegi Architetti, Ingegneri, fasc. B., fasc. Taxa per l'Ingegneri; Annali della Fabbrica del duomo di Milano, V, Milano 1883, passim; C.Baroni, Documenti per la storia dell'architettura a Milano..., I, Firenze 1940; II, Roma 1968, ad Indicem (vi èpubblicata gran parte dei documenti); C. Torre, Ritratto di Milano, Milano 1714, pp. 29, 41, 71, 167, 251 (tra le pp. 304 e s. la Facciata del duomo incisa dall'Agnelli); S. Latuada, Descrizione di Milano, Milano 1738, IV, p. 362; V, p. 334; C. Boito, Il duomo di Milano, Milano 1889, pp, 264 s.; P. Mezzanotte, Apparati architettonici. per nozze auguste, in Rass. d'arte, I (1915), pp. 226 s.; C. Baroni, L'architettura lombarda da Bramante al Richini, Milano 1941, p. 127; M. L. Gatti Perer, Carlo Giuseppe Merlo architetto, Milano 1966, pp. 181-196 (passim); P. Mezzanotte-G. C. Bascapé, Milano nell'arte e nella storia, Milano 1948, ad Indicem; L.Grassi, Province del Barocco e del Rococò: lessico bibliografico di architetti in Lombardia, Milano 1966, pp. 87-91; Storia di Monza e della Brianza, R. Bossaglia, L'arte del Manierismo..., Milano 1971, ad Indicem; U.Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 313. Si aggiungano infine gli atti del congresso internazionale del 1968 (Il Duomo di Milano, I-II, Milano 1969), che oltre ai documenti citati nel corso della voce o già pubblicati dagli Annali del duomo e dal Baroni, contengono il testo del 1691 Del famoso duomo di Milano (I, p. 273).

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