BARLETTI, Carlo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 6 (1964)

BARLETTI, Carlo

Vincenzo Cappelletti

Nacque a Roccagrimalda (Alessandria) il 22 maggio 1735 da Antonio e da Domenica Barletti. Nel 1751 entrò come novizio nella casa degli scolopi di Paverano e nel '52 pronunziò i voti. Dopo avere seguito il corso degli studi ecclesiastici, a vent'anni incominciò a insegnare grammatica e retorica nelle scuole primarie e secondarie dell'ordine calasanziano. Ma il B. conduceva per proprio conto studi ed esperienze di fisica, e nel 1760 otteneva di potersi dedicare all'insegnamento di tale disciplina. Nel 1771 usciva la sua prima opera scientifica: Nuove sperienze elettriche..., dedicata al conte C. Firmian e recante, dopo la dedica, un sonetto in onore di Giuseppe II, del quale il B. ricordava la visita fatta all'università di Torino nel giugno 1759 per osservare gli esperimenti elettrici del padre G. B. Beccaria.

Con le Nuove sperienze elettriche il B. s'inseriva nella corrente degli studi sull'elettricità, che, dopo la riscoperta degli elementari fenomeni di elettrizzazione per strofinìo, avvenuta agli inizi del '700, e avendo acquisito alla metà del secolo la cosiddetta "bottiglia di Leida", si erano orientati verso la sistemazione teorica del nuovo capitolo della fisica. L'opera di G. B. Beccaria aveva assicurato alla scienza italiana una posizione di preminenza nell'Ambito degli studi di elettrologia: l'ultiino libro del Beccaria, Elettricismo artificiale (Torino 1772), dove è enunzìata la legge della distribuzione delle cariche elettriche alla superficie dei conduttori in equilibrio, sarebbe stato fatto tradurre in inglese (1776) dallo stesso B. Franklin. Il B. s'iniziò agli studi sull'elettricità attraverso gli scritti del Beccaria, e al Beccaria egli si richiamava nel titolo delle Nuove sperienze. Con quest'opera il B. intendeva addurre prove sperimentali a favore dell'ipotesi dell'unico fluido elettrico: ipotesi formulata dal Franklin, ripresa e difesa dal Beccaria, ma divenuta meno probabile dell'ipotesi dualistica nel sesto decennio del Settecento. Nel 1755, infatti, era stata resa nota all'Accademia di Pietroburgo la cosiddetta "esperienza della bussola", compiuta da alcuni padri della missione gesuitica di Pechino: esperienza che sembrava deporre contro l'impermeabwtà del vetro al fluido elettrico, asserita dal Franklin per spiegare il funzionamento della "bottiglia di Leida* in modo conforme alla sua ipotesi. Nel 1759 R. Symmer aveva comunicato alla Royal Society i risultati di alcuni esperimenti, che dimostravano come lo stesso oggetto potesse elettrizzarsi ora positivamente ora negativamente: sulla base di tali risultati il Symmer aveva anche formulato l'ipotesi che nei corpi esistano due fluidi elettrici, il cui equilibrio cesserebbe all'Aumentare della quantità d'uno dei fluidi. E infine nel 1766 un allievo del Beccaria, G. F. Cigna, aveva preso posizione in favore dell'ipotesi sinuneriana, pur senza escludere la verìflcabilità dell'ipotesi del Franklin. A quest'ipotesi era rimasto, invece, fedele G. B. Beccaria, sebbene egli avesse ammesso che tutti i corpi potevano cedere o ricevere il fluido elettrico secondo il modo con cui era provocata l'elettrizzazione. Nel 1-/69 l'insigne fisico scolopio, per spiegare gli esperimenti del Symmer e del Cigna, aveva formulato la teoria, coerente all'ipotesi frankliniana, dell'"elettricità vindice", secondo la quale un isolante elettrizzato "smarrisce P> e "rivendica" la sua elettricità rispettivamente nell'Aderire a un conduttore e nel distaccarsene. Nel '69 era intervenuto nel dibattito anche A. Volta, negando che la teoria dell'"elettricità vindice" fosse l'unica atta a spiegare gli esperimenti del Beccaria, e ponendo le premesse alla teoria dell'influenza elettrostatica. Le Nuove sperienze del B. (1771) calcavano l'orma del Beccaria, in particolare ripetendone la teoria dell'"elettricità vindice" (pp. 76-126). Ma le esperienze fino ad allora eseguite, e le "nuove esperienze" istituite dal B., rimanevano passibili di diversa sistemazione assiomatica, anche se l'ipotesi dell'uníco fluido richiedeva sviluppi teorici sempre più complessi.

L'opera del B. fu subito conosciuta dal Franklin, che ne parla in una lettera a j. Priestley del 1772 (The Writings of Benjamin Franklin, a cura di A. H. Smyth, New York 1905-1907, V' p. 395): il Franklin affermava di voler ripetere le esperienze del fisico scolopio, appena avesse avuto disponibili gli strumenti necessari.

Nel 1772, pubblicati i Physica specimina, anch'essi con dedica al conte di Firmian, il B. era chiamato alla cattedra di fisica sperimentale dell'università di Pavia. Nel 1773-74 il B. collaborava alrEncyclopédie pubblicata a Yverdon da F. B. De Felice con gli articoli: Cerfvolant, Conducteur de lafoudre, Electricité (quest'ultímo, all'insaputa del B., siglato con la lettera "J"). Nel 1776 uscivano i Dubbj e pensieri..., in forma d'una lettera all'Abate F. Fontana, datata Pavia ii febbr. '76, e di una seconda lettera, più breve, ad A. Volta, allora professore di fisica nelle scuole secondarie di Como ' datata dalla stessa Città il 24 marzo '76.

Dal 1771 al '76 - negli anni decorsi dalle Nuove sperienze ai Dubbi e pensieri - il B. mutò la propria opinione sui fenomeni elettrici, e si portò dalla posizione frankliniana alla simmeriana. Nei Physica specimina egli ancora affermava: "... omnium consensione, Franklinus in re electrica, quod in caelesti systemate Newtonus reputatur" (p. 6). E poco dopo, nella stessa opera, ripeteva che la doppia elettricità - vitrea o positiva, e resinosa o negativa - doveva essere spiegata secondo l'ipotesi di Franklin, come causata rispettivamente da eccesso e da difetto del fluido elettrico. Nei Dubbj e pensieri la teoria dell'unico fluido era ripudiata apertamente. Il B. dichiarava (p. i) di avere appreso le "grandiose, e nuove sperienze" dell'Abate F. Fontana, e di essersi perciò distolto dall'ipotesi del Franklin. Ma più importanti degli argomenti teorici addotti contro Franklin, e in favore del Symmer, devono considerarsi taluni dati sperimentali, pubblicati dal B. nei Dubbi e pensieri, e talune ipotesi esplicative, che ad essi si riferivano. Il B. pensò che l'Attrazione elettrostatica tra un corpo elettrizzato e uno neutro fosse preceduta e resa possibile dall'influenza elettrostatica del primo corpo sul secondo (pp. 41-43). Per spiegare l'influenza elettrostatica e il funzionamento dei condensatori, il B. espresse (pp. XVI-XXV, 17-24) idee analoghe a quelle che un altro insigne esponente della scienza piemontese, A. Avogadro, avrebbe compendiate (1806) nel concetto di polarizzazione del dielettrico. Fondate sulle esperienze di U. Th. Aepinus nonché su originali esperimenti, e commisurate "alla realtà di fatto sperimentale", le idee del B. di "lamine, o punti alle prime superficie sottoposti" (p. 59), in alterno stato di elettrizzazione, si dimostrarono molto feconde nello sviluppo storico dell'elettrologia per la raffigurazione del campo elettrico.

Nel 1780 il B. pubblicava un opuscolo dal titolo: Analisi di un nuovo fenomeno del fulmine ... In quest'opuscolo egli si soffermava a esaminare gli effetti provocati da un fulmine, che aveva colpito la banderuola della chiesa dei SS. Siro e Sepolcro a Cremona. Dall'esame dei margini dei fori causati dal fulmine - margini rivelati in opposti sensi - il B. credette di poter desumere che correnti di opposta elettricità avevano colpito simultaneamente la banderuola da parti opposte: da ciò egli trasse una conferma dell'ipotesi simmeriana.

Il Franklin, venuto a conoscenza di quanto era stato pubblicato dal B., scrisse una breve replica: An Attempt to explain the Effects of Lightning on the Vane of the Steeple of a Church in Cremona, includendola in una lettera a J. Ingenhousz. Ma tale risposta, per volontà dello stesso Franklin, rimase inedita (The Writings..., New York 1905-1907, VII, pp. 88-97). Il Franklin formulò l'ipotesi che la forte scarica elettrica, passata attraverso lo strato di rame battuto della banderuola, avesse fatto "esplodere" lo stagno nei punti corrispondenti alle depressioni causate dai colpi di martello: e poiché la battitura era avvenuta da ambo le parti della banderuola, i margini dei fori erano sollevati nell'uno e nell'Altro senso.

Nella seconda parte dell'opuscolo, dedicata agli usi medici dell'elettricità' il B. introduceva alcune notizie autobiografiche: "L'uso che mi portò notabile pregiudizio fu di esperimentare con forti macchine e con frequenti esplosioni per più settimane consecutive le quattro, e le sei ore di seguito ogni giomo, ed anche più d'una volta al giorno". (p. 59). La debole tempra del B. aveva, infatti, ceduto allo sforzo della ricerca e della pubblicazione dei lavori scientifici. Nel 1777 il B. era passato dalla cattedra di fisica sperimentale a quella di fisica generale, lasciata libera dal padre F. Luini; sulla cattedra di fisica sperimentale era salito A. Volta, "pieno di gioventù e di abilità per portame il peso" (da una lettera del B. a S. Canterzani, in data 28 ott. '77). Passato all'insegnamento della fisica teorica, il B. non tralasciò del tutto la ricerca sperimentale: lo dimostrano quelle esperienze intorno t alla percossa dell'Acciarino sull'Aria rarefatta" che egli eseguì nel 1794 a Pavia - presenti A. Volta, L. Spallanzani, L. Mascheroni, F. Fontana e V. Brusati - e che furono pubblicate negli Opuscoli scelti di Milano.

Con A. Volta il B. ebbe un carteggio, del quale ci sono rimaste alcune significative lettere, mentre la vicenda dell'istruttoria di polizia contribuì a disperdere il carteggio del B. con altri scienziati dell'epoca: L. Spallanzani, F. e G. Fontana, G. B. Beccaria, G. F. Cigna, A. M. Lorgna. Lo studioso scolopio L. Picanyol ha pubblicato una lettera del B. ad A. M. Lorgna, conservate con altre nella Biblioteca Civica di Verona (L. Picanyol, Il p. C. B. delle Scuole Pie... pp. 261-263), tre lettere del B. allo Spallanzani, rinvenute nella Biblioteca Estense di Modena (p. 263-267), e quella parte del carteggio tra il B. e S. Canterzani che è conservata nella Biblioteca Universitaria di Bologna (L. Picanyol, Un grande fisico dimenticato..., pp. 24-27). Tale ultimo carteggio dà notizia dell'Adesione del B. a quel progetto di un'enciclopedia Italiana, che fu dúnesso, dopo la pubblicazione del primo volume, per la morte del veneziano padre A. Zorzi, cui spettava il merito di averlo concepito. Il carteggio più importante è, senza dubbio, quello tra il B. e A. Volta (Epistolario di Alessandro Volta, I, Bologna 1949, pp., 106 s., 113 S., 120 S., 146-148, 414 S.). Sui rapporti tra i due fisici venne a pesare, secondo F. Scolari (F. Scolari, A. Volta, P - 47 1), certa "invidia" del B., che però non risulta dalle fondi edite. Scorrendo, tuttavia, una lettera dei Volta a G. P. Franck del 1798 si ha l'impressione che la cordialità tra il B. e il Volta si fosse attenuata dopo gli eventi del 1796. Nel carteggio tra i due si segnalano la lettera del B. al Volta, datata da Pavia 24 marzo 1776, inclusa nei Dubbi e pensieri del B. (pp. 118136), con la quale lo scrivente comunicava all'Amico il proprio abbandono della teoria frankliniana e lo metteva al corrente di alcune esperienze di Aepinus, e la lettera del Volta al B.., datata Como 18 apr. 1777, con la quale il Volta descriveva il progetto di un'esperienza, consistente nello sparo di una pistola ad aria infianumbile, provocata dalla scarica elettrica di una bottiglia di Leida, e trasmessa da Como a Milano mediante un filo conduttore, isolato e sostenuto da pali.

Nel 1782, costituita da A. M. Lorgna la Società Italiana, il B. fu uno dei "quaranta Italiani di un merito maturo, e per opere date in luce ed applaudite universabnente riconosciuto", che ne fecero parte.

Nelle Memorie di matematica e fisica della Società italiana il B. pubblicò dal 1782 al 1794 importanti lavori, che dettero nerbo teorico alla sua posizione antífrankiana. Il fisico scolopio negò recisamente che la repulsione tra corpi dotati di "elettricità resinosa" - che si trovassero, cioè, in uno stato elettrico negativo - potesse essere spiegata"col solo difetto di un fluido" (Introduzione a, nuovi principi..., p. I). Un altro lavoro, pubblicato nelle Memorie, rivela il dissidio tra il B. e G. B. Beccaria, al quale il B. s'era, invece, richiamato già nel titolo delle Nuove sperienze elettriche. Lamentava, il B., che "l'italia sempre vaga delle estranie cose volle segnalarsi in adottarle con particolare ardore e fedeltà" (Della legge d'immutabile capacità..., P. 460): era un accenno alla tenace difesa del franklinismo, sostenuta dal Beccaria. Anche in una lettera al Volta del 21 genn. 1777 e in una, inedita, del 27 genn. 1781 (M. Gliozzi, Fisici Piemontesi..., pp. 13, iS s.) a G. Vernazza il 13. esternò i propri mutati sentimenti verso l'antico maestro.

Con la pubblicazione di un trattato di fisica, che aveva il titolo: Fisica particolare, e generale..., il B. si proponeva l'Ambizioso fine di raccogliere in un contesto organico i capitoli della fisica, riconducendoli al metodo galileiano e ai principi newtoniana. Le dedicatorie dei volumi editi recano tutte la data 1785; manca, invece, l'Anno di stampa dei singoli volumi.

"Vorrei presentare al Pubblico - scriveva nella prefazione al primo tomo dell'opera - libere da ogni pregiudizio, e da qualunque avanzo di scolastiche forme, e d'ipotetica prevenzione o di matematica precisione le Fisiche Teorie ridotte alla pura espressione de, naturalí fenomeni. Mi sembra questo un progetto degno di giungere al suo compimento prima che finisca il più filosofico di tutti i secoli" (I, p. XVII). Dotato di sensibilità filosofica, il B. volle ricongiungersi alla tradizione galileiana (p. 24) e passare al vaglio dei dati sperimentali le teorie fisiche del tempo. Ma, nonostante questa intenzione, la sua opera, anche perché redatta senza l'Auswo dell'Analisi matematica, non fu esente da certa astrattezza e ridondanza. Dalla letteratura biografica consta un'acuta osservazione del principe W. A. Kaunitz - con il quale deve, forse, identificarsi il "Mecenate" citato dal B. (I, p. IX) -, che, ricevuti i due primi tomi della Fisica, notò come essi t abbondavano forse troppo d'una critica qualche volta meno esatta", mentre "il raziocinio sembra essere alquanto lussureggiante in una scienza, in cui i fatti sono la base delle conseguenze che si vogliono dedurre". (Memorie e documenti..., II-III, p. 4). Il tomo primo deL"opera, dedicato a L. Spallanzani, contiene la termologia; il secondo, dedicato ad A. M. Lorgna, la meteorologia; il terzo, dedicato a V. A. Cigna, l'Aerologia - ossia la fisica dei gas - e l'ottica. L'ultimo, dedicato agli scolari, in lingua latina, avrebbe dovuto essere l'ottavo secondo il piano dell'opera, e finì con l'essere il quarto perché i volumi previsti tra il terzo e l'ultimo non furono mai pubblicati. Tale volume contiene le "prelezioni, e lezioni di fisica generale", che il B. aveva tenute dalla cattedra di fisica generale a Pavia.

Il 2 maggio 1796 i Francesi occupavano Pavia. li B., che si era rifugiato a Firenze, tornava a Pavia nell'ottobre di quell'Anno e, insieme ad altri professori dell'ateneo pavese - G. Fontana, F. Alpruni, L. Mascheroni -, i cui nomi si desumono dalla lettera citata di A. Volta a G. P. Franck, aderiva alla Repubblica Cisalpina, istituita dai Francesi. Eletto municipalista di Pavia nel giugno del 1797, due mesi dopo lasciava tale incarico per assumere quello di commissario del potere esecutivo presso l'Amnúnistrazione centrale del dipartimento del Ticino. Il B. esercitò le funzioni di commissario - analoghe alle funzioni odierne del prefetto - per sette mesi, lasciando temporaneamente l'Attività accademica. Stando alla lettera citata del Volta, egli "venne destituito".

Non facilmente determinabili sono le ragioni che indussero il B. ad assumersi responsabilità pubbliche nel regime istituito dai Francesi. Sebbene avesse intrattenuto cordiali relazioni con il governatore austriaco della Lombardia negli anni precedenti la Cisalpina e avesse fruíto di provvidenze della corte imperiale - "quibus et cogitata maturius pefficere, et perfecta efferre alacrius possem", come dichiarava nella dedicatoria dei Physica specimina al conte di Firmian -, e sebbene fosse rimasto fedele alla sua vocazione religiosa, egli dovette subire certe influenze illuministiche e giacobine. Significativa è, al riguardo, la collaborazione data dal B. alla Encyclopédie del De Felice: opera che, se pur denunciava l'Atteggiamento irreligioso dei "philosophes", s'ispirava ai principt di un protestantesúno, ond'erano ammesse le "lumières d'une raison éclairée" e la regola della tolleranza. Nella lettera citata il Volta afferma che il B. si fece "odiare assai": e ciò poté dipendere in parte da quell'inesperienza "nella condotta di civili e politici offici", in parte da quell'Atteggiamento moralistico che il B. avrebbe evocati nell'autodifesa presentata alla R. Commissione delegata di polizia il 20 dic. 1799.

Nel maggio 1799 le truppe austro-russe rioccupavano Pavia, e aveva inizio la cosiddetta "reazione dei tredici mesi". Un'ordinanza del comandante militare di Pavia istituiva una commissione di "cique nobili e probe persone", due delle quali "prese dallo stato ecclesiastico", per prendere "cognizione delle accuse od arresti", che sarebbero stati eseguiti "a causa di opinione a favore della Repubblica". La R. Commissione delegata di polizia imbastì più di centocinquanta istruttorie per "democrazia e giacobinismo", cioè per atti compiuti a danno della monarchia austriaca e della religione cattolica. Il 28 maggio '99 era arrestato il B., con il particolare capo d'Accusa d'Avere ricoperto la carica di commissario presso il dipartimento del Ticino. Durante uno degli interrogatori che subì nei mesi successivi, il B. presentò la lunga autodifesa citata (il documento è conservato, insieme ad altre carte processuali, nell'Archivio di Stato di Milano). In essa, tra occasionali attestati di fedeltà al regime austriaco, si legge la confessione di quell'inesperienza e di quel moralismo, che dovettero essere le vere cause dell'insuccesso politico del Barletti.

Il titolo del voluminoso incartamento, depositato nell'Archivio di Stato di Milano - fondo Gustizia punitiva, p.a.., cart. 58 e 59 - è: Processi politici contro vari in Pavia (1799). Dei novi "libri" originari si conservano i seguenti: I (ff. 1-76, parte a stampa e parte manoscritti); II (ff. 90-174, parte manoscritti e parte stampa; trattasi di un ampio estratto dell'originario libro II); III (ff. 203-349); VIII j. 985-1220); IX (ff. 1221-1392). Tra il libro III e il libro VIII v'è un piccolo fascicolo di ff. 1-94, che reca il titolo: Copia del Processo costrutto dalla R. Commissione di Polizia in Pavia contro il detenuto padre Carlo Barletti ex commissario del Potere esecutivo.

Il 25 febbr. 1800, mentre era ancora detenuto per l'istruttoria a suo carico, il B. moriva di sincope a Pavia.

Nei Mémoires de l'Acadèmie Royale des Sciences di Torino uscì, postumo, nel 1801, un suo articolo concernente problemi idraulici.

Opere: Nuove sperienze elettriche secondo la teoria del sig. Franklin e le produzioni del P. Beccaria, Milano 1771; Physica specimina, Mediolani 1772; Dubbi e pensieri sopra la teoria degli elettrici fenomeni, Milano 1776; Analisi d'un nuovo fenomeno del fubnine, e osservazioni sopra gli usi medici dell'elettricità, Pavia 1780, e in Opuscoli scelti sulle scienze e sulle arti, Milano 1778, 111, pp. 289-310; Introduzione a, nuovi principi della Teoria elettrica dedotti dall'Analisi de, fenomeni dell'elettriche punte, in Memorie di Matematica e Fisica della Società Italiana, 1 (1782), pp. 1-54; Introduzione a nuovi principi della Teoria elettrica dedotti dall'Analisi de, fenomeni delle elettriche punte, ibid., 11 (1784), pp. 1-122; Fisica particolare, e generale in saggi, altri analitici, altri elementari, tomo I, Saggio analitico del calore ovvero principi di termologia, Pavia s.d.; tomo II, Saggi analitici dì alcune meteore, e dei principali fenomeni, e stromenti meteorologici ossia principi di meteorologia, Pavia s.d.; tomo III, Dell'Aria, e dei fluidi simili ossia principi di aerologia. Della luce, e della visione ossia principi di ottica, Pavia s.d.; tomo ultimo, Prelezioni, e lezioni di fisica generale, Pavia s.d. (le dedicatorie dei quattro tomi recano tutte la data del 1785); Saggio analitico di alcune lucide meteore, in Memorie di Matematica e Fisica della Società, 111 (1786), pp. 331-360; Della supposta eguaglianza di contrarie elettricità nelle due opposte facce del vetro, o di uno strato resistente per ispiegare la scarica, o scossa della boccia di Leyden, ìbìd., IV (1788), pp. 304-309; Della Legge d'immutabile capacità, e necessaria contrarietà di eccessoe difetto di elettricità sugli opposti lati del vetro, e di altro strato resistente supposta da Franklin per la spiegazione della carica, e della scarica elettrica nella boccia Leidense, ibid., VII (1794), pp. 444-461; Della percossa dell'Acciarino nell'Aria rarefatta, in Opuscoli scelti sulle scienze e sulle arti, XVII, Milano 1794, pp. 214-216; Des mouvements observés par M. Mariotte dans les corps flottans sur la surface des liquides, in Mémoires de l'Académie Royale des Sciences de Turin, VI (1801), 2 parte, pp. 1-34.

Bibl.: L. Patuzzi, in Dell'elettricismo, opere del P. Giambattista Beccaria, I, Macerata 1793, pp. 34-36; G. C. Bonino, Biografia medica piemontese, II, Torino 1834, pp. 362-367; F. Garelli, Sulle dottrine elettriche nel sec. XVIII. Saggio storico, Mondovì 1866, pp. 401-405, M6 s.; Memorie e documenti per la storia dell'università di Pavia, III, Pavia 1878, ad Indicem; T. Vinas, Index bio-bibliographicus CC. RR. pp. Matris Dei Scholarum Piarum, II, Romae 1909, pp. 132 s.; F. Scolari, Alessandro Volta, Roma 1927, pp. 470-472; L. Picanyol, Un grande fisico dimenticato. C. B. delle Scuole Pie, Roma 1938; Id., Il p. C. B. delle Scuole Pie (1735-800) e il suo carteggio con i grandi scienziati italiani del tempo, in Alexandria, VII (1939), pp. 260-267; R. Soriga, L'idea nazionale italiana dal secolo XVIII all'unificazione, Modena 1941, ad Indicem; J. P. Perret, Les impriméries d'Yverdon au XVIIe et au XVIIIe siècle, Lausanne 1945, p. 238; C. Guyot, Le rayonnement de l'encyclopédie en Suisse francaise, Neuchátel 1965, p. 9; A. Pace, Beniamin Franklin and Italy, Philadelphia 1958, passim e pp. 31-34; M. Gliozzi, Fisici piemontesi del Settecento nel movimento filosofico del tempo, Torino 1962, pp. 13-14; J. C. Poggendorff, Biographisch-literarisches Handw, Urterbuch..., I, col. :506.

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