Capo Verde

ATLANTE GEOPOLITICO (2012)

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Bandiera
Posizione
Carta fisico-politica
Dati geo-amministrativi
Politica e società

Capo Verde, arcipelago dell’Oceano Atlantico a 500 km dalle coste del Senegal, è indipendente dal Portogallo dal 1975 e, fino al 1980, è rimasto unito politicamente con la Guinea Bissau, un’altra ex colonia portoghese. Ancora oggi molto legato al Portogallo dal punto di vista politico, culturale ed economico, Capo Verde è andato costruendo nel corso degli anni una special partnership con l’Unione Europea, specie in tema di cooperazione economica, investimenti e lotta ai traffici illeciti internazionali. Nella rete delle relazioni internazionali capoverdiane si è fatta spazio, negli ultimi anni, una crescente tendenza allo sviluppo di progetti di cooperazione in prospettiva ‘sud-sud’, con paesi quali Brasile e Cina, interessati a valorizzare la posizione strategica del paese per le rotte commerciali transatlantiche.

Capo Verde è membro attivo della Comunità dei paesi di lingua portoghese, fa parte dell’Unione Africana e della Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale. L’avvicinarsi delle ultime elezioni legislative, tenutesi il 6 febbraio 2011, è coinciso con un aumento delle tensioni politiche interne: a concorrere sono stati i due principali partiti nazionali, il Partido africano da independência de Cabo Verde (Paicv) e il Movimento per la democrazia (Mpd). Il Paicv del primo ministro José Maria Pereira Neves ha ottenuto la maggioranza dei seggi. Il partito di maggioranza ha potuto rivendicare tra i risultati del suo governo quello di aver attratto nell’economia nazionale ingenti flussi di investimenti esteri e considerevoli aiuti finanziari: un vero e proprio volano per quegli investimenti effettuati in istruzione, sanità, previdenza sociale e sviluppo infrastrutturale che dovrebbero portare Capo Verde ad essere l’unico paese sub-sahariano in grado di raggiungere gli Obiettivi del Millennio fissati dalle Nazioni Unite per il 2015.

Dati eco, comm, energ

Rimangono irrisolti, invece, il problema dell’alto livello della criminalità urbana, una diffusa corruzione a livello amministrativo e i pesanti effetti (come ad esempio la caduta dei prezzi degli immobili) che l’economia capoverdiana ha scontato a causa della crisi economica internazionale. La crisi spiega anche il calo di tutti i principali indicatori economici del paese registratosi negli ultimi anni: dalla crescita del pil, passata secondo le stime del Fondo monetario internazionale dal 7,8% nel 2007 al 3% del 2009, alla diminuzione di cinque punti percentuali, nella prima metà del 2010 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, del volume delle rimesse in entrata, specie per quelle provenienti dall’euro-zona. L’economia nazionale è infatti fortemente orientata sui servizi, che pesano per il 74% del pil nazionale, e in particolare sul settore turistico: una caratteristica strutturale che espone in misura rilevante l’economia capoverdiana allo stato di salute dell’economia internazionale, e in particolare dei paesi europei, dai quali proviene la maggior parte di turisti e di investitori.

Il retaggio coloniale è ben visibile, oltre che nelle relazioni politiche e commerciali del paese, nella stessa società capoverdiana. Circa il 70% della popolazione delle isole è infatti mulatto, mentre il portoghese resta la lingua dell’élite e la religione cattolica – sebbene fusa con credenze indigene – riveste ancora un ruolo predominante.

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