AMBROSIANO, CANTO

Enciclopedia Italiana (1929)

AMBROSIANO, CANTO

Giulio Bas

. È il canto liturgico tradizionale della Chiesa Ambrosiana, tuttora in uso nell'archidiocesi di Milano ed in alcune parrocchie che una volta ne dipendevano: valli Leventine nel Canton Ticino, valle Cannobina in diocesi di Novara e qualche paese in diocesi di Bergamo. Tutto fa credere che fino dai primordî vi si cantassero salmi e altri testi sacri in maniera semplice e sillabica. Nelle Confessioni (I, ix, 6-7) S. Agostino, contemporaneo ed amico di S. Ambrogio riferisce che questi (3401-397) introdusse gl'inni ed il canto vocalizzato dei salmi alla maniera degli orientali. Certo S. Ambrogio scrisse il testo di più inni, i quali da Milano si diffusero per tutt'Europa; tanto che, nel Medioevo, inno ed ambrosiano erano sinonimi. Non è inverosimile che ciò sia l'origine della tradizione che attribuiva il Te Deum a S. Ambrogio. Gl'inni sono canti a strofe di tipo metrico romano; e la melodia non è che la veste musicale della strofa, così che una melodia stessa serve per varî testi d'ugual metro: ciò impedisce di conoscere quali fossero le melodie dei primi inni propriamente ambrosiani. Che parte abbia avuto S. Ambrogio nella musicazione non si sa; invero nessuno degli accenni a musica che si trovano ne' suoi scritti (A. Amelli, Pensieri di S. Ambrogio intorno alla musica, in Bibliot. Ceciliana, I) fa pensare ad un musicista, bensì ad un uomo spirituale che ha un alto concetto della musica; e gli studî moderni hanno ridotto alle poche testimonianze di S. Agostino ciò che la tradizione attribuiva al grande vescovo di Milano.

Certo, il canto ambrosiano ha fisionomia propria ben distinta e che si mantenne quasi inalterata attraverso i secoli. Ha carattere arcaico "virile" (espressione di S. Ambrogio), con palesi influenze orientali, piuttosto barbaro ma attraente; sicche lo si può dire l'espressione musicale del periodo longobardo-carolingio in Lombardia. Come in tutto il canto liturgico cristiano, vi si distinguono due stili: uno sillabico ed uno vocalizzato. Tale distinzione è assai più sensibile che in altri rami della tradizione liturgica occidentale (segno di alta antichità), così che le melodie sillabiche sono disadorne ma incisive. Per esempio:

E le melodie vocalizzate presentano una vera intemperanza d'ornamentazione poco efficace e spesso assai diffusa. Per esempio:

Il complesso della tradizione ambrosiana ha così chiara unità di stile e di forme, che (pur facendo la debita parte alla lenta e lunga evoluzione ed elaborazione collettiva attraverso i secoli) non si può non riferire ad autentici artisti, forse sotto l'influenza orientale e di un età che, per certi canti, non può non risalire fino ai primissimi secoli del cristianesimo. Chi essi furono forse non si saprà mai.

Il ritmo è ignoto, e non si sa nemmeno da quando l'ambrosiano si canta a note uguali; ma per gl'inni giambici non è ancora spenta la tradizione d'eseguirli a base metrica con sillabe lunghe e brevi (indipendentemente dagli accenti delle parole). La tonalità è quella degli 8 modi detti di Chiesa, con segni d'immaturità e prevalenza del modo II (a base ninore) e dell'VIII (a base maggiore). I manoscritti sono pochi; forse un solo è della fine del sec. IX, gli altri sono dell'XI o posteriori; scritti con notazione propria, abbastanza diversa da quella delle altre Chiese occidentali, ed a base di nota romboidale. Un esempio:

Nel 1897 si stamparono gl'inni del Breviario Ambrosiano e nel 1898 l'Antifonario Ambrosiano (oggi esaurito) coi canti della Messa e dei Vesperi nella scrittura tradizionale. Seguirono altre pubblicazioni minori, anch'esse oggi in gran parte esaurite.

Parecchie melodie ambrosiane si trovano nel canto gregoriano (v.), in una versione più snella ed elegante, certo meno arcaica, ciò fa pensare che la versione gregoriana sia una revisione di quella ambrosiana. Parallelamente si trovano nel canto ambrosiano melodie gregoriane e gallicane, in vario modo accomodate allo stile ambrosiano. D'altra parte tracce di canto ambrosiano si trovano nel canto gallicano e nel mozarabico, specialmente negl'inni, ed in manoscritti di qualche regione longobarda dell'Italia meridionale.

Bibl.: C. Pérego, La regola del canto fermo ambrosiano, Milano 1622; Paléographie musicale dei PP. Benedettini di Solesmes (nel vol. V è riprodotto il ms. del Museo Britannico del secolo XI); K. Ott, nella Rassegna Gregoriana di Roma 1905-06; E. Garbagnati, Studi sull'antica salmodia ambrosiana, in Rassegna greg., 1911, e in Ambrosius, 1928; G. Bas, Sull'esecuzione metrica degli inni giambici ambrosiani, in Ambrosius, dicembre 1928.

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