Canne

Enciclopedia Dantesca (1970)

Canne

Manlio Pastore Stocchi

Antica città della Puglia, già sita presso la riva destra dell'Ofanto, non lontano da Canosa. Durante la seconda guerra punica i Romani vi affrontarono Annibale, riportando una sconfitta sanguinosa (216 a. C.).

La strage di C. è evocata in If XXVIII 10-12, a proposito dello spettacolo cruento offerto dalla nona bolgia: D. ne esprime tutta l'atrocità ricordando la gran quantità di anelli tolti ai nemici caduti dai vincitori, come Livïo scrive, che non erra. Livio infatti riferisce che con gli anelli aurei dei cavalieri romani morti i Cartaginesi " dimidium supra tres modios explesse " secondo alcuni, " haud plus... modio " secondo altri, più vicini al vero (XXIII XII 1). Lo stesso particolare ritorna in Cv IV V 19, a sintetizzare efficacemente la gravità della sconfitta romana, dalla quale i Romani si sarebbero risollevati per un miracoloso intervento divino (v. SCIPIONE): ciò che pone l'interpretazione dantesca dell'evento in netto contrasto con la visione agostiniana secondo cui il disastro di C. proverebbe l'impotenza dei falsi dèi e la mancanza di ogni presenza divina nel corso della storia pagana (cfr. Civ. III 19).

Nel passo citato del Convivio D. parla di tre moggia d'anella, scostandosi da ambedue le versioni riferite da Livio. Questo fa supporre che, pur conoscendo il racconto di Livio come appare dalla citazione di If XXVIII 12, egli avesse direttamente presente una fonte diversa, probabilmente Orosio (cfr. Hist. IV XVI 5 " Hannibal... tres modios anulorum aureorum Carthaginem misit "), oppure lo stesso s. Agostino.

Bibl. - E. Moore, Studies in D., I, Oxford 1896, 274-275; P. Toynbee, D. Studies and Researches, Londra 1902, 124.

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