Campania

Enciclopedia Dantesca (1970)

Campania

Mario Santoro

Da un passo del De vulgari Eloquentia (I IX 4) risulta che D., nel quadro della sua sommaria divisione dell'Italia meridionale, distingueva nell'ambito dell'Apulia la regione campana, nel versante occidentale dell'Appennino, comprendendovi Napoletani e Gaetani. Ma in effetti mancano nell'opera dantesca specifici riferimenti che autorizzino ad attribuire al poeta una precisa nozione geografica e storica della regione: di solito egli, influenzato dalla, realtà dell'unità politica del regno, si limita alla più generale e comoda divisione dell'Italia meridionale in Apulia e Sicilia.

D'altra parte, la vita culturale della C. (ci riferiamo alla regione nei suoi confini attuali, ma il discorso si potrebbe estendere per un raggio molto più largo) è stata per secoli sostanzialmente legata e tributaria a quella di Napoli (v. infatti NAPOLI), per la funzione accentratrice che la capitale svolse fin dal tempo degli Angioini (il che non esclude la presenza di una cultura attiva, sebbene a vari livelli e in tempi diversi, in alcuni centri come Caserta, Capua, Aversa, Salerno, Benevento, Avellino). Di conseguenza la fortuna di D. nella C. si identifica in un certo senso con quella del poeta a Napoli: non a caso al progresso degli studi danteschi a Napoli contribuirono, spesso in modo preminente, studiosi provenienti da varie parti della regione, mentre nei vari centri la fortuna di D. si svolse prevalentemente di riflesso.

Naturalmente anche in Campania la fortuna del poeta diventò notevolissima durante l'Ottocento, sia sul piano critico esegetico, sia sul piano della divulgazione popolare, non solo sotto la spinta del decisivo impulso della lezione del Vico, ma soprattutto per la sempre più larga identificazione di D. col simbolo dell'unità e dell'indipendenza della patria. Mentre anche nell'Ottocento gli studiosi più validi della regione svolsero la loro attività a Napoli o in rapporto con la cultura napoletana (si pensi al De Sanctis), si trovano anche significative iniziative locali di una certa importanza, come l'edizione a Benevento nel 1842 della Commedia a cura del padre Lombardi, senza contare il proliferare di conferenze e scritti dei più diversi livelli, sebbene di solito dilettanteschi. Più tardi, a ravvivare e stimolare l'amore per il poeta e la conoscenza della sua opera, valsero anche nei più importanti centri della regione (come in altre parti del paese) le varie sedi della Società " Dante Alighieri ". Da alcuni anni esiste a Caserta un " Seminario di studi danteschi " fondato nel 1952 da Fortunato Messa; tra le sue varie iniziative vanno segnalati specialmente due congressi nazionali, di cui il II tenuto nell'ottobre del 1965 a Caserta, Benevento, Cassino, Salerno e Napoli, con una rilevante partecipazione di studiosi italiani e stranieri (cfr. D. e l'Italia meridionale, Firenze 1966).

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