VITELLI, Camillo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 99 (2020)

VITELLI, Camillo

Michele Lodone

– Nacque a Città di Castello intorno al 1459, secondo figlio maschio di Niccolò (v. la voce in questo Dizionario) e di Pantasilea di Giovanni Abocatelli.

Il padre era un condottiero coinvolto nelle lotte per il potere interne a Città di Castello, posta in una zona nevralgica tra il dominio fiorentino e il territorio pontificio. Cacciato da Sisto IV nel 1474, andò in esilio con la famiglia a Castiglion Fiorentino, dove Camillo fu compagno di studi di Sigismondo Tizio, che si occupò anche dell’educazione dei fratelli minori di Camillo, Paolo e Vitellozzo (v. le voci in questo Dizionario).

Tornato in patria con l’aiuto di Firenze nel giugno del 1482, Niccolò Vitelli poté contare sull’abilità militare dei figli nel respingere le offensive dei fuoriusciti, appoggiati dal pontefice. Nel dicembre del 1483, all’assedio di Celalba, Camillo restò prigioniero di Virile Virili. Niccolò cercò inutilmente di liberare il figlio, che il 26 gennaio 1484 fu trasferito a Roma e rinchiuso in Castel S. Angelo (da dove nella notte del 28 febbraio tentò invano la fuga), per essere rilasciato solo in seguito alla pace stipulata tra il padre e Sisto IV (3 maggio 1484). I mesi successivi lo videro impegnato con i fratelli Paolo e Vitellozzo, per volere del pontefice, nell’aiutare Gentil Virginio Orsini contro i Colonna.

Dopo la morte del padre (6 gennaio 1486) e del fratello maggiore Giovanni (23 giugno 1487), Camillo restò a capo della famiglia. Il 2 gennaio 1488 sposò Lucrezia Baglioni, figlia di Rodolfo e sorella di Giampaolo, dedicataria, nel 1506, del volgarizzamento del De mulieribus claris di Giovanni Boccaccio realizzato da Vincenzo Bagli e assassinata il 30 luglio 1513.

Le nozze non furono accompagnate da alcun festeggiamento, per la recente morte di Malatesta e Orazio, fratelli di Lucrezia. I tre figli noti di Vitelli nacquero al di fuori del matrimonio: Niccolò, morto in giovane età; Vitello (v. la voce in questo Dizionario), futuro condottiero e conte di Montone; Francesca, che sposò Nicola Bandini di Città della Pieve.

Negli anni seguenti Vitelli sostenne la famiglia della moglie negli scontri per il controllo di Perugia che la contrapponevano agli Oddi. Partecipò a varie operazioni militari, tra le quali l’assedio di Paciano (marzo 1489) e il saccheggio dei castelli di Schifanoia e Civitella, dove si era rifugiato Bernardino Ranieri (giugno 1491). Fu attivo anche sul piano diplomatico, promuovendo insieme all’inviato papale Sinolfo da Castell’Ottieri una tregua, poi convertita in pace, tra Spello e Foligno (maggio 1489), e scortando a Perugia il commissario fiorentino Pier Filippo Pandolfini, incaricato di mediare tra i Baglioni e Innocenzo VIII (marzo 1490).

Nel novembre del 1494, postisi al servizio del re di Francia Carlo VIII, in marcia verso Napoli, Vitelli e i fratelli andarono in soccorso di Fabrizio Colonna, in guerra con Alessandro VI. Nei primi mesi del 1495 Camillo si spostò in Abruzzo, dove la popolazione, scontenta del dominio aragonese, si era schierata a favore di Carlo VIII.

Nella primavera dello stesso anno i fiorentini – intimoriti dalla potenza militare dei Vitelli, dai loro contatti nel territorio toscano (in particolare nell’Aretino, a Sansepolcro e a Pistoia) e dalle recenti visite di Piero, Giovanni e Giuliano de Medici a Città di Castello – declinarono l’offerta del sovrano francese, che intendeva inviare i condottieri tifernati a sostegno di Firenze nella guerra per la riconquista di Pisa. Non riuscirono tuttavia a evitare che Camillo e i fratelli, nel giugno del 1495, attraversassero la Toscana per congiungersi con Carlo che, sulla via del ritorno, intendeva cacciare gli Adorno da Genova.

Costretto dall’avanzata della lega antifrancese a dividere le proprie truppe, Carlo VIII fu sconfitto a Fornovo (6 luglio 1495). Qui lo aveva raggiunto il solo Camillo, che per il valore dimostrato nel corso della battaglia fu ricompensato dal sovrano con il dono di una collana d’oro e con la nomina a cavaliere.

Entro la fine di agosto Camillo fu insignito del Ducato di Gravina, e in seguito del possesso di Città Sant’Angelo e di altri privilegi trasferiti dopo la sua morte, con diploma regio del 12 luglio 1496, al figlio Vitello (Contea di Terlizzi), e ai fratelli Paolo (Ducato di Gravina) e Vitellozzo (Contea di Spinazzola).

Paolo e Vitellozzo si erano messi intanto al servizio di Pisa e poi di Firenze (settembre 1495). Camillo seguì invece il re di Francia, che in autunno lo inviò in Toscana per richiamare i fratelli e organizzare una spedizione a sostegno del viceré di Napoli Gilbert de Montpensier, messo alle strette dagli aragonesi. Camillo era inoltre incaricato da Carlo VIII di rassicurare i fiorentini sulla prossima consegna della cittadella di Pisa, allora in mano francese, e di convincere Orsini, uno dei principali capitani del fronte nemico, a passare al suo servizio.

Nel dicembre del 1495 Camillo fu a Città di Castello, dove fervevano i preparativi per la spedizione in Italia meridionale, e a Firenze, per riscuotere da parte del re di Francia il denaro previsto per la condotta propria e di Orsini. Nel gennaio del 1496, mentre Vitellozzo si recava alla corte francese e il fratellastro Giulio (v. la voce in questo Dizionario) rimaneva a Città di Castello, Camillo e Paolo partirono alla volta del Regno. Il mese seguente attraversarono Umbria e Abruzzo (saccheggiando o sottomettendo Monteleone di Orvieto, L’Aquila, Teramo e Giulianuova) e a marzo giunsero in Puglia. Qui, tra Lucera e Troia, il 14 aprile Camillo sorprese e annientò un battaglione di tedeschi al servizio aragonese: una vittoria che destò grande ammirazione tra i contemporanei per l’originalità della strategia del condottiero (che per la prima volta in Italia si servì degli archibugieri a cavallo come di un corpo a sé; Pieri, 1952, p. 363).

Nei mesi seguenti Vitelli fece da mediatore, per via epistolare, tra Firenze e la corte di Francia. Intanto, incalzato da Ferrandino, l’esercito francese subiva gravi perdite. All’inizio di giugno i francesi tentarono di contrattaccare assediando Circello, presso Benevento. Il 6 giugno, smontato da cavallo e guidando di persona un attacco al castello, Vitelli fu ferito gravemente da una pietra lanciata dalle mura nemiche.

Morì, dopo essere rimasto «due giorni senza parlare et come alloppiato» (Nicasi, 1916, doc. 136), il 9 giugno 1496.

Una notizia malcerta vuole che a lanciare la pietra che fu fatale a Vitelli sia stata una donna. Il dettaglio, forse inventato, consentì a Miguel da Silva di accostare il condottiero tifernate all’esempio antico di Pirro, nell’epitaffio riportato da Paolo Giovio negli Elogia. Certa è comunque la reputazione di Camillo come condottiero dotato di personalità e inventiva militare. Dopo la sua morte, Paolo e Vitellozzo fecero spesso riferimento alle virtù dei fratelli maggiori e alla loro morte in battaglia come prova delle capacità della loro compagnia e del grande valore, anche economico, del loro servizio.

Di Vitelli è conservato nella Collezione Berenson di villa I Tatti (Firenze) un ritratto su tavola realizzato da Luca Signorelli tra 1492 e 1496, insieme ad altri due che raffigurano il padre di Camillo, Niccolò, e il fratello Vitellozzo. In quegli anni il pittore cortonese aveva intensificato i suoi rapporti con Città di Castello, dove lavorò a numerose committenze fino al 1498. Il 9 marzo 1494, Camillo scrisse a Piero de Medici sostenendo Signorelli nella diatriba che lo contrapponeva all’incisore Vincenzo di Pierpaolo per il possesso di una bottega in Cortona (Mazzalupi, 2017). L’anno successivo, lo stesso Camillo promise ad Antonio, figlio di Signorelli, un beneficio (confermato da Paolo il 25 dicembre 1497) relativo alla cappella dei Ss. Pietro e Paolo nella chiesa di S. Maria a Sepoltaglia, presso Cortona.

Due dipinti realizzati nel gran salone di palazzo Vitelli a S. Egidio a Città di Castello, dopo il 1571, da Prospero Fontana, raffigurano inoltre Camillo al momento di ricevere il Ducato di Gravina e la collana donatagli da Carlo VIII dopo la battaglia di Fornovo.

Fonti e Bibl.: P. Giovio, La prima parte dell’historie del suo tempo, Fiorenza 1551, pp. 128, 148, 243, 343, 348-352, 356; Id., Elogia virorum bellica virtute illustrium, Basileae 1575, pp. 181-183; F. Matarazzo, Cronaca della città di Perugia dal 1492 al 1503, a cura di A. Fabretti, in Archivio storico italiano, XVI (1851), 2, pp. 12, 67 s.; Sigismondo dei Conti da Foligno, Le storie de’ suoi tempi dal 1475 al 1510, II, Roma 1883, pp. 125, 158-162; Cronaca perugina inedita di Pietro Angelo di Giovanni, a cura di O. Scalvanti, in Bollettino della Deputazione di storia patria per l’Umbria, IX (1903), pp. 235 s., 238, 292, 312-332, 340-344, 353 s., 363 s., 370; J. Gherardi, Diario romano dal 7 settembre 1479 al 12 agosto 1484, a cura di E. Carusi, in RIS, XXIII, 3, Città di Castello 1904, pp. 129 s.; F. Guicciardini, Storia d’Italia, I, a cura di E. Mazzali, Milano 1988, pp. 96, 185, 213, 262 s., 271, 289, 305, 553; Id., Storie fiorentine, a cura di A. Montevecchi, Milano 1998, pp. 227, 230, 248, 393-395.

[V. Bagli], L’opera de misser Giovanni Boccacio de mulieribus claris, Venezia 1506; P. Piccolomini, Niccolò Vitelli esule in Castiglion Fiorentino, secondo la testimonianza di un contemporaneo, in Bollettino della Deputazione di storia patria per l’Umbria, VIII (1902), pp. 159-162; G. Nicasi, La famiglia Vitelli di Città di Castello e la Repubblica fiorentina fino al 1504, I-II, Perugia 1916; P. Pieri, Il Rinascimento e la crisi militare italiana, Torino 1952, pp. 363 s.; A. Massimi, I Vitelli signori dell’Amatrice, Roma 1979, p. 8; S. Kliemann, Prospero Fontana und Mitarbeiter in palazzo Vitelli a Sant’Egidio in Città di Castello, in Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, XXXI (1987), pp. 177-195 (in partic. pp. 179, 184, 189 s.); C. Benzoni, Lo studio e la catalogazione delle carte di Paolo e Vitellozzo Vitelli conservate all’Archivio di Stato di Firenze, tesi di dottorato, Firenze 2011, pp. 8, 10, 15, 20 s., 28, 41, 44, 47-50, 71, https://flore.unifi.it/handle/2158/580097#. XpxnyhfOOkk (30 giugno 2020); M. Mazzalupi, Signorelli, the Vitelli and the Medici, in The Burlington magazine, CLIX (2017), pp. 442-444.

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