RANZANI, Camillo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 86 (2016)

RANZANI, Camillo

Pietro Corsi

RANZANI, Camillo. – Nacque a Bologna il 21 giugno 1775 da Tommaso e da Francesca Sgarzi.

Sebbene la famiglia non fosse benestante, Ranzani ricevette un’ottima educazione, prima alle Scuole pie, grazie al padre filippino Giovanni Battista Respighi, poi sotto la tutela del canonico Giuseppe Vogli, all’epoca priore di S. Petronio e figura di spicco della Chiesa bolognese. Vogli insegnava filosofia all’Università e coltivava con passione lo studio delle scienze naturali. Un altro suo allievo, e amico per la vita di Ranzani, fu il poliglotta Giuseppe Gasparo Mezzofanti, oppositore della Repubblica Cisalpina, nominato cardinale nel 1838 da papa Gregorio XVI, di cui era amico personale.

Compiuti gli studi, Ranzani assistette Vogli nelle sue lezioni; nel 1797 il canonico lo inviò a insegnare matematica e filosofia a Fano. Le difficoltà economiche seguite all’occupazione francese posero fine all’incarico. Il giovane rientrò quindi a Bologna per completare gli studi ecclesiastici e consacrarsi al sacerdozio. Era tuttavia noto nella cerchia dei dotti bolognesi per i suoi promettenti studi naturalistici. Nel 1801 divenne assistente di Luigi Rodati, medico e prefetto del giardino botanico, contribuendo alla tardiva implementazione del sistema tassonomico di Linneo. Seguiva nel frattempo le lezioni del celebre naturalista e geologo Alberto Fortis, che nel 1803 lo propose per la cattedra di zoologia e mineralogia presso l’Ateneo bolognese.

Il primo lavoro scientifico di Ranzani fu una breve memoria in latino, tradotta in tedesco, Schreiben des herrn Ranzani, die Lichtensteinische Meinung von den Luftzoophyten betreffend (in Magazin für den neuesten Zustand der Naturfreunde, 1804, vol. 7, pp. 408-412). Sino al 1817 non pubblicò nessun altro lavoro, forse perché ritenne che il suo primo contributo non avesse incontrato l’approvazione dei dotti. Si dedicò ai propri incarichi istituzionali, riorganizzando le collezioni del Museo dell’Istituto delle scienze. Fondamentale fu nel 1810 l’incontro con Georges Cuvier, in visita alle istituzioni scientifiche e universitarie del Regno d’Italia. Il naturalista francese visitò le collezioni di Ulisse Aldrovandi e Luigi Marsigli; discusse a lungo con Ranzani sui fossili ivi preservati. Cuvier, che perseguiva la sua politica di incrementare la rete di collaboratori a livello continentale, chiese alle autorità del Regno di finanziare un soggiorno a Parigi di Ranzani e fondi adeguati perché questi potesse acquistare collezioni da distribuire tra le Università di Bologna, Pavia e Padova. Ranzani soggiornò a Parigi per quattordici mesi, seguendo i corsi tenuti al Muséum d’histoire naturelle da Cuvier e da Bernard Germain de Lacepède. A dispetto dei suoi successivi interessi per gli invertebrati marini, e i Cirripedi in particolare, non sembra abbia seguito i corsi di Jean-Baptiste Lamarck (il suo nome è assente dalla lista degli uditori), di cui avrebbe accettato l’impostazione tassonomica, pur opponendosi alle teorie trasformiste del collega francese.

Ranzani dedicò vent’anni all’ampliamento delle collezioni del Museo, allacciando relazioni con naturalisti italiani (in particolare Antonio Orsini, ad Ascoli Piceno) ed europei (William Elfor Leach, in Inghilterra), beneficiando di doni elargiti da diplomatici e nobili degli Stati pontifici. Riprese a pubblicare solo nel 1817, fornendo contributi puntuali e proposte tassonomiche concernenti alcuni generi di Annelidi e Cirripedi, in particolare la famiglia dei Balanidi (Descrizione di un animale che appartiene ad un nuovo genere della classe degli Anellidi, in Opuscoli scientifici, I (1817), pp. 105-109 – in tedesco in Isis, 1817, vol. 1, coll. 1452-1456 – e Osservazioni sui Balanidi, in Opuscoli scientifici, I, (1817), pp. 195-202 e 269-276, e II (1818), pp. 63-93). Molte delle sue memorie apparvero sugli Opuscoli scientifici, che Ranzani aveva fondato insieme a diversi colleghi, tra cui Antonio Bertoloni, poi suo biografo. Dal 1834 pubblicò quasi esclusivamente sui Novi commentarii Academiae scientiarum Instituti bononiensis (1834-1849) e dal 1838 sui Nuovi annali di scienze naturali (1838-1843), che aveva contribuito a fondare con Antonio Alessandrini, Silvestro Gherardi e Bertoloni, per il tipografo, editore e libraio Jacopo Marsigli. La prima edizione degli Annali, cui Ranzani non contribuì, ebbe vita breve, dal 1829 al 1831; era animata da Alessandrini, che firmò il primo articolo, Francesco Orioli e Bertoloni. La rivista Nuovi Annali prestava attenzione alle pubblicazioni europee, traducendo estratti da opere di, tra gli altri, Cuvier, John Frederick Meckel e Johannes Müller. I naturalisti e scienziati impegnati in queste imprese editoriali erano tutti sodali di Ranzani, come lui attenti lettori della letteratura naturalistica europea, e assidui nell’incrementare le collezioni dei Musei loro affidati. Ranzani passava regolarmente ad Alessandrini i preparati più adatti al Museo di anatomia comparata che quest’ultimo dirigeva (A. Alessandrini, Catalogo degli oggetti e preparati più interessanti del Gabinetto d’anatomia comparata della Pontificia Università di Bologna dalla sua fondazione all’ottobre 1852, Bologna 1854).

Dal 1819 al 1826 Ranzani diede alle stampe gli Elementi di zoologia (13 voll., Bologna), di cui comparve nel 1819 il tomo primo, Introduzione generale alla zoologia; nel 1820-1821, il tomo secondo, La storia naturale de’ mammiferi (3 voll.); dal 1821 al 1826 il tomo terzo, La storia naturale degli uccelli, anche impaginato con il titolo di Elementi di ornitologia (9 voll.). Si trattava di un’opera di vasta erudizione, ma sostanzialmente compilativa, come notarono anche alcuni contemporanei (V. Berni degli Antoni, Discorso intorno alla prima parte del secondo tomo di elementare zoologia del sig. professore abb. Camillo Ranzani, Imola 1820). Era comunque intenzione espressa di Ranzani di fornire un’informazione, il più possibile aggiornata, sugli studi zoologici nel campo dei vertebrati. Riservava agli articoli specialistici la continuazione dei suoi studi sugli invertebrati o su animali ‘curiosi’ al centro di dibattiti anche sulla stampa di divulgazione a livello europeo. Così, nel trattare dell’Octopus (Considerazioni sul genere Eledone di Leach e sul modo di determinare le specie, in Memorie di storia naturale, Bologna 1820, pp. 78-84), Ranzani passava in rassegna uno spettro di autori che andava da Aristotele, Aldrovandi, Cuvier a Lamarck, per includere figure per noi quasi sconosciute come Pierre Denys de Montfort, che credeva all’esistenza di Octopus giganteschi (oggi Architeuthis) in grado, a suo dire, di portare a fondo interi bastimenti, e Constantin Samuel Rafinesque. Figure sicuramente controverse, ma che nei primi decenni del secolo avevano una certa reputazione tra i naturalisti del Vecchio e del Nuovo Mondo. Alcuni dei suoi lavori erano discussi in riviste specializzate come il Magazine of natural history (per esempio, 1839, vol. 3, p. 101), o di alta divulgazione come l’Echo du monde savant (per esempio, 1840, vol. 7, pp. 401 e 680) e il Bulletin des sciences naturelles et de géologie (per esempio, 1827, vol. 11, p. 390), o ancora in opere a forte circolazione europea come il Dictionnaire classique d’histoire naturelle (per esempio, 1822, vol. 14, pp. 212 e 464).

Ranzani seguiva con interesse gli sviluppi delle scienze naturali; i suoi scritti costituiscono una preziosa testimonianza sulla circolazione di testi e dottrine nel primo Ottocento europeo. Nell’introduzione ai suoi Elementi di zoologia (I, 1819, pp. 16-21, 108 s.), criticava le dottrine evoluzionistiche di Lamarck, ma senza il disdegno mostrato da altri contemporanei. Riconosceva che le idee del naturalista francese facevano proseliti in Europa, anche se meno in Italia, un punto che molti storici ancora oggi non condividono. Discuteva anche le idee sulle razze umane di Julien-Joseph Virey, un autore oggi pressoché sconosciuto, al tempo influente sostenitore del poligenismo e del razzismo ‘scientifico’.

Dai primi anni Trenta, al pari di altri colleghi europei, Ranzani volse sempre più la propria attenzione alla geologia e alla paleontologia. Affidò a Mosè e le scienze, o sia, riflessioni cosmogonico-critiche sopra Buffon, Desdouits, Marcel de Serres, ec. estese da un filogeologo (I, Bologna 1842; II, Bologna 1845-1846), che vide la luce poco dopo la sua morte, le proprie riflessioni sulla conciliabilità tra dottrine geologiche e Sacre Scritture.

Morì a Bologna il 23 aprile 1841.

Fonti e Bibl.: W. Kemer, Einige Bemerkungen zu dem Schreiben des Hr. Prof. C. R. zu Bologna, an den Hrn. Abt Lichtenstein zu Helmstädt, dieLuftzoophyten betreffend, in Magazin für den neuesten Zustand der Naturfreunde, 1804, vol. 7, pp. 412-415; Catalogo della libreria del fu celeberrimo mons. C. R., Bologna 1842; A. Bertoloni, Elogio storico di monsignor C. R., in Memorie dell’Accademia delle scienze dell’Istituto di Bologna, IV (1853), pp. 225-259; P. Corsi, Lamarck en Italie, in Revue d’histoire des sciences, 1984, vol. 37, pp. 47-64 (in partic. pp. 59 s.).

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