CAMERUN

Enciclopedia Italiana - VI Appendice (2000)

Camerun

Paolo Migliorini
Luisa Azzolini
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(VIII, p. 535; App. II, i, p. 490; III, i, p. 295; IV, i, p. 342; V, i, p. 467)

Geografia umana ed economica

di Paolo Migliorini

Popolazione

Nel periodo compreso tra l'ultimo censimento (1987) e il 1998, data alla quale si riferisce la più recente stima della consistenza demografica del paese, la popolazione è aumentata di 3.881.000 unità, raggiungendo 14.305.000 abitanti.

Il reddito pro capite è modesto e gli indicatori socio-culturali, quali il tasso di analfabetismo, la speranza di vita alla nascita e la mortalità infantile, attestano la persistenza di una situazione di marcata arretratezza. La pressione sulle risorse è molto elevata e la povertà è tuttora assai diffusa. Il tasso di natalità, pur essendosi contratto rispetto ai decenni passati, è ancora superiore al 40‰ e, dal momento che anche il tasso di mortalità ha subito una leggera contrazione, l'incremento demografico medio annuo è rimasto sostanzialmente inalterato.

Condizioni economiche

Le attività primarie, che nel 1990 occupavano il 70% della popolazione attiva e nel 1996 ancora più del 65%, contribuiscono notevolmente alla formazione del prodotto interno lordo. I prodotti agricoli e forestali forniscono il 40% dei proventi totali delle esportazioni, che per circa un quarto sono assicurati dal caffè (270.000 ha e 530.000 q nel 1996) e dal cacao (360.000 ha e 1.260.000 q).

La produzione delle colture alimentari riesce in linea di massima a mantenere il passo con la crescita demografica, anche se è esposta al rischio di ricorrenti siccità. Particolarmente vistoso è l'aumento della produzione di riso, che è cresciuta da 150.000 q, media annua relativa al periodo 1975-80, a 550.000 q nel 1996, per effetto della politica tenacemente perseguita per il raggiungimento dell'autosufficienza alimentare. I giacimenti interni di bauxite, le cui riserve ammontano a 1100 milioni di t, non sono ancora sfruttati, anche se la recente costruzione della ferrovia transcamerunese da Douala a Ngaoundéré ha creato le premesse per la valorizzazione di questa risorsa; nel frattempo l'impianto di raffinazione elettrolitica dell'alluminio di Edéa continua a essere rifornito da minerali guineani.

In declino appare la produzione di petrolio (5 milioni di t nel 1996), a causa della scarsa consistenza delle riserve, valutate nel 1993 in 54,8 milioni di t. La recente scoperta di un giacimento di gas naturale nella piattaforma continentale ha dato luogo a studi di fattibilità per un impianto di liquefazione del gas a Kribi, destinato a soddisfare la domanda nazionale di combustibili. A Kribi dovrebbe anche mettere capo un controverso oleodotto in corso di progettazione, lungo 1050 km, dei quali 880 in territorio camerunese, che avrebbe la funzione di assicurare uno sbocco al mare al petrolio estratto dai giacimenti di Doba, nel Ciad meridionale. Le industrie di prima trasformazione (spremitura di semi oleosi, sgranatura del cotone, lavorazione di caucciù e cacao) e quelle manifatturiere (materiali da costruzione, meccaniche, tessili e alimentari) hanno fatto registrare un considerevole aumento di produttività in seguito al disimpegno dello Stato e a un programma di ristrutturazione che, dopo una grave crisi economica intorno alla metà degli anni Ottanta, ha trasferito al settore privato la maggior parte delle imprese.

La rete ferroviaria (1104 km) è l'elemento portante del sistema delle infrastrutture di trasporto, che si avvalgono anche di 30.300 km di strade (1995), di cui 4.300 km asfaltati. Il porto di Douala-Bonabéri assorbe il 95% del movimento mercantile effettuato per via marittima (4,2 milioni di t di merci imbarcate e sbarcate nel 1995). Il rimborso del debito con l'estero, stimato a 9,51 milioni di dollari a fine 1996, impone una politica economica di austerità, concordata con il Fondo monetario internazionale, che penalizza le imprese nazionali, già colpite dal calo della domanda interna.

Bibliografia

Spécial Cameroun. Marchés tropicaux et méditerranéens, Paris 1992.

Africa South of the Sahara 1999, London 1998. 

A.J. Njoh, The political economy of urban land reforms in a post-colonial state, in International journal of urban and regional research, 1998, 3, pp. 408-24.

Storia

di Luisa Azzolini

Con gli anni Novanta fu avviato in C. un contrastato processo di liberalizzazione del sistema politico, che tuttavia non intaccò l'assoluto predominio del presidente della Repubblica P. Biya, in carica dal 1982, né del Rassemblement démocratique du peuple camerounais (RDPC). Il continuo ricorso allo stato di assedio e la sistematica violazione dei diritti civili e politici da parte del governo, infatti, impedirono ai partiti di opposizione di avvicendarsi alla guida del paese, confermando, nella realtà, la natura profondamente antidemocratica del regime vigente.

Il 1990 segnò la ripresa di un movimento di protesta popolare, motivata in parte dalla politica di austerità inaugurata dal governo per far fronte alla recessione economica in atto, in parte dalla richiesta di legalizzare le opposizioni ponendo fine al regime a partito unico. A fronte di ciò, Biya, rieletto nel giugno 1990 presidente del RDPC, presentò un emendamento costituzionale votato dall'Assemblea nazionale nel dicembre dello stesso anno, che istituiva il multipartitismo in Camerun. Ulteriori misure furono la reintroduzione della carica di primo ministro (abolita nel 1984), affidata nell'aprile 1991 a S. Hayatou, e la concessione di un'amnistia ai prigionieri politici. Tuttavia, il fermo rifiuto di convocare una conferenza nazionale per elaborare una nuova costituzione e istituire un calendario elettorale, che consentisse ai nuovi partiti politici di organizzarsi, provocò, nel corso del 1991, nuove ondate di proteste duramente represse dalle forze dell'ordine. In risposta a una campagna di disobbedienza civile e alla proclamazione di uno sciopero generale per il mese di giugno, il governo impose quindi lo stato d'assedio in 10 province, sospese ogni attività politica da parte delle opposizioni e fece arrestare i leader del National Coordination Committee of Opposition Parties (NCCOP), di cui faceva parte anche il Social Democratic Front (SDF), principale movimento di opposizione camerunese.

Nelle elezioni legislative del marzo 1992, boicottate dal SDF, il RDPC ottenne 88 seggi e, grazie all'alleanza con il Mouvement pour la défence de la République, poté avere la maggioranza assoluta nell'Assemblea nazionale, confermando il suo ruolo predominante anche all'interno del nuovo esecutivo, varato in aprile e presieduto da S. Achidi Achu. Le successive elezioni presidenziali, previste per il mese di marzo 1993, furono anticipate all'ottobre 1992 e assegnarono la vittoria a Biya, che nell'unico turno di votazioni (un'evidente anomalia all'interno dei paesi francofoni) ottenne il 39,9% dei suffragi contro il 35,9% di J. Fru Ndi, leader del SDF, il quale, tuttavia, contestò i risultati denunciando irregolarità e asserendo di essere il vero vincitore.

Il dibattito politico nei mesi a seguire, in cui il governo represse duramente ogni contestazione dei risultati elettorali (facendo nuovamente ricorso allo stato d'assedio nelle province nord-occidentali del C.), fu fortemente condizionato dal problema della riforma costituzionale. Mentre il SDF e i partiti di opposizione continuavano a chiedere la convocazione di una conferenza nazionale che elaborasse una nuova carta da sottoporre a referendum popolare, Biya annunciò, nel maggio 1993, l'istituzione di una commissione tecnica le cui proposte sarebbero state sottoposte all'Assemblea nazionale.

Quanto al contenuto delle riforme, oltre alle questioni fondamentali di una chiara affermazione dei diritti dei cittadini, della divisione dei poteri, dell'autonomia del potere giudiziario da quello esecutivo e della limitazione delle prerogative presidenziali, acquisì importanza sempre maggiore il problema dell'istituzione di uno Stato federale, che accordasse ampia autonomia alla comunità anglofona delle province del Sud, storicamente, culturalmente ed economicamente assai diversa da quella francofona. In questo senso si indirizzavano le rivendicazioni del Cameroon Anglophone Movement sostanzialmente accolte anche dal SDF, che nel congresso di partito del luglio 1993 propose l'istituzione di uno Stato federale e decentrato.

Nel periodo di tempo intercorso fra la fine del 1993 e la fine del 1994, il dibattito sulla Costituzione passò in secondo piano rispetto alla crisi economica ingenerata dalla svalutazione del franco CFA (gennaio 1994) e alla riduzione dei salari nel pubblico impiego imposta dal governo, che provocò un'ondata di scioperi cui il governo rispose con massicci licenziamenti. Solo nel novembre 1994 Biya formò un nuovo comitato con potere consultivo (sempre boicottato dalle opposizioni) che sottopose al presidente gli emendamenti alla Costituzione, che furono infine votati dall'Assemblea nazionale nel dicembre 1995.

In base a essi, il potere legislativo è affidato a un parlamento bicamerale, mentre l'esecutivo è esercitato dal presidente della Repubblica, che nomina il primo ministro e i membri del governo, e che viene eletto a suffragio universale per un mandato di sette anni rinnovabile una sola volta; dal punto di vista amministrativo il C. è diviso in dieci regioni, dotate di un proprio Consiglio e di un presidente autoctono, ma sostanzialmente amministrate da un governatore nominato dall'autorità centrale.

La nuova Costituzione era destinata a scontentare tutte le opposizioni (riunite dal settembre 1994 nel Front des alliés pour le changement) che vi vedevano un rafforzamento ulteriore del potere presidenziale, mentre la rinuncia a creare uno Stato realmente federale colpì soprattutto la minoranza anglofona. Le frange più estremiste, rappresentate dal Southern Cameroons National Council (SCNC), invocavano ormai la creazione di uno Stato autonomo, né si accontentavano dell'ingresso del paese nel Commonwealth (avvenuto ufficialmente nel novembre 1995), al punto da tentare, nell'aprile 1997, un'insurrezione armata stroncata dalle forze dell'ordine.

Vinte, fra accuse di brogli, le elezioni amministrative del gennaio 1996, dove i rappresentanti del RDPC ottennero circa il 55% delle circoscrizioni, contro il 27% del SDF, il partito di governo uscì vincitore anche dalle legislative del maggio 1997, ottenendo 109 seggi contro i 43 dell'SDF. Capo di un governo di coalizione RDPC-UNDP (Union Nationale pour la Démocratie et le Progrès) fu confermato P. Mafany Musonge, già nominato nel settembre 1996 in sostituzione di Achidi Achu. Un vero plebiscito si rivelarono quindi le presidenziali del 12 ottobre 1997, in cui Biya ottenne il 92,6% dei suffragi (contro il 2,8% di H. Hogbe Nlend dell'UPC, Union des Populations Camerounaises, e il 2,4% di S. Eboua del MDP, Mouvement pour la Démocratie et le Progrès) e poté in tal modo dare inizio al suo quinto mandato consecutivo.

Bibliografia

S. Melone, A. Minkoa She, L. Sindioun, La réforme constitutionnelle du 18 janvier 1996 au Cameroun. Aspects juridiques et politiques, Yaoundé 1997.

J. Takougang, M.H. Krieger, African state and society in the 1990s. Cameroon's political crossroads, Boulder (Colo.) 1998.

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