CALLIMACO

Enciclopedia Italiana - I Appendice (1938)

CALLIMACO (VIII, p. 431)

Augusto Rostagni

Importanti contributi alla conoscenza di C. sono stati recati negli ultimi anni da nuove scoperte papirologiche. Neppure queste veramente sono tali da introdurci più addentro nel campo dell'arte, o da risolvere talune delle più controverse questioni storico-cronologiche: ma ci forniscono un più preciso quadro delle varie parti di cui constava, esteriormente considerata, la produzione poetica callimachea. La principale scoperta infatti è quella delle cosiddette Διηγήσεις, cioè d'una specie di "riassunti" in cui venivano sommariamente contemplati, per riguardo al loro contenuto e col verso iniziale di ciascuno, i componimenti poetici di questo autore.

Primi erano passati in rassegna i componimenti elegiaci cioè il genere tipico di C., specialmente gli Aitia; poi i componimenti in metro coliambico continuo, costituenti la raccolta dei Giambi; poi, con opportuna transizione di carmi intermedî, di tipo epodico, la raccolta delle Liriche (componimenti melici); infine i componimenti esametrici come l'Ecale e gli Inni.

Dalla parte conservata prendiamo anzitutto cognizione d'un cospicuo gruppo di "miti" contenuti negli Aitia (uno d'essi è di storia romana); e ricaviamo elementi per la ricostruzione materiale e tecnica di quest'opera: la quale più che mai appare costituita di elegie distinte o fra loro debolmente connesse.

Ma il maggiore acquisto si riferisce ai componimenti lirici ed epodici (finora pochissimo noti); e ai Giambi. Quest'opera non era un tutto organico; non s'intesseva sulla trama di un unico racconto: anzi constava di sei componimenti distinti piuttosto brevi e ispirati da diverse occasioni che trovano riscontro nel testo già a noi frammentariamente conservato dai papiri di Ossirinco (Pap. Ox. 1011).

In sospeso rimane la queatione della Chioma di Berenice; che nell'ordine dei "riassunti" sarebbe data come ultima elegia degli Aitia (e perciò porterebbe la composizione di quest'opera o d'una edizione di quest'opera agli ultimi anni del poeta) mentre dalla restante tradizione e da un altro papiro, il quale contiene frammenti della Chioma stessa insieme con altre elegie (Pap. Ox. 1793), risulta considerata come un'elegia indipendente.

Bibl.: Διηγήσεις di poemi di Callimaco in un papiro di Tebtynis, a cura di M. Norsa e G. Vitelli, Firenze 1934 (nuova ediz. in Papiri della R. Università di Milano, I, 1937, p. 66 segg.); A. Rostagni, Le nuove Διηγήσεις e l'ordinamento dei Carmi di Callimaco, in Rivista di filol. e d'istr. class., n. s., XII (1934), p. 289 segg.; R. Pfeiffer, Die neuen Διηγήσεις zu Kallimachosgedichten, in Sitzungsber. der Bayer. Akad. der Wiss., 1934, p. 10; G. De Sanctis, C. e Orazio Coclite, in Rivista di filol., ecc., 1935, p. 289 segg. Su altre recenti scoperte (fra cui sono frammenti di un commento al Prologo degli Aitia; frammenti della Chioma di Berenice, dei Giambi, di un epodo, ecc.), A. Rostagni, I nuovi frammenti di commento agli Aitia e la polemica letteraria di C., in Rivista di filol., ecc., 1933, p. 189; M. Pohlenz, Kallim. Aitia, in Hermes, LXVIII (1933), p. 313 segg.; R. Pfeiffer, ΒΕΡΕΝΙΚΗΣ ΠΛΟΚΑΜΟΣ, in Philologus, LXXXVII (1932); G. Coppola, Cirene e il nuovo C., Bologna 1935. - Intanto è pure uscita un'ampia monografia di carattere sintetico: E. Cahen, Callimaque et son øuvre poétique ("Bibl. des écoles françaises d'Athènes et de Rome", 134), Parigi 1929; a cui s'aggiunge, per cura del medesimo studioso, il vol. Les Hymnes de Callimaque, Commentaire explicatif et critique, Parigi 1930.

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