Calcutta

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Città dell’India (4.580.544 ab. nel 2001; 15.500.000 ab. nel 2007 considerando l’intera agglomerazione urbana), capitale dello Stato federato del Bengala Occidentale. Il suo nome è stato ufficialmente cambiato in Kolkata nel gennaio 2001.

Sorge in una regione molto densamente abitata e intensamente coltivata, prossima ad aree minerarie, su un ramo largamente navigabile del delta gangetico (Hüglī), alla convergenza di importanti strade. Il clima è monsonico tropicale, con temperatura media di 19-20 °C in gennaio e di 28-29 °C in luglio e precipitazioni superiori ai 1600 mm annui, concentrate nel semestre estivo. L’incremento demografico, intensissimo dal 1960 (quando vi contribuirono largamente i profughi dal Pakistan orientale, oggi Bangladesh), ha dato luogo a una rapida espansione insediativa: dal nucleo originario, sulla sinistra del fiume, C. ha raggiunto l’opposta riva, assorbendo il centro industriale e portuale di Howrah, e successivamente si è ampliata in più direzioni, specialmente a N, con formazione di un vastissimo agglomerato costituito da un sistema lineare di una settantina di centri che si accresce costantemente grazie a una forte e continua immigrazione rurale, che accentua gli effetti della crescita demografica naturale. La struttura urbana è organiz­zata secondo fasce funzionali: il quartiere amministrativo, quello commerciale e quello destinato alle infrastrutture portuali nella zona meridionale, presso il fiume; le aree residenziali; le aree destinate alle attività industriali nella periferia. L’ex quartiere europeo ha conservato le attività di direzione economica e politica: attorno all’antico Fort Williams sorgono grandi alberghi e abitazioni di elevato livello qualitativo. In contrasto con questo quartiere, a nord di esso si trova la vecchia città indiana, dove si affolla un terzo della popolazione dell’agglomerazione. Molteplici e gravi sono i problemi legati all’accelerata crescita demografica: alloggi sovrappopolati, difficoltà nel rifornimento idrico ed elettrico, circolazione caotica e infrastrutture stradali e ferroviarie insufficienti, mancanza di controlli igienici nei quartieri più poveri.

C. è il maggiore centro industriale del paese, con stabilimenti tessili (iuta, cotone, seta), meccanici (macchine per la lavorazione e la produzione cartaria, da cucire, automobili), alimentari (zuccherifici, oleifici), siderurgici, chimici e farmaceutici. Nella città è sorto un grande polo con imprese che operano nel settore dell’alta tecnologia (telecomunicazioni, informatica, biotecnologie). Forte è il terziario, che assorbe circa il 40% della popolazione attiva. Centro finanziario e decisionale, C. è nodo di comunicazioni ferroviarie e dispone di uno dei maggiori porti dell’Asia meridionale (con un traffico annuo di circa 23 milioni di t), anche se le sue strutture sono obsolete; il problema più grave, inoltre, è legato al sempre minore apporto idrico del fiume.

L’odierna Kolkata nel 17° sec. era un piccolo villaggio indigeno alle foci del Gange, dedicato alla dea Kālī; la Compagnia inglese delle Indie costruì (1696) nei suoi pressi un forte, intorno al quale sorse la città europea; questa nel 1707 fu costituita in presidenza autonoma e divenne presto assai ricca e popolosa, così da essere fatta oggetto dei ripetuti attacchi di indigeni ed europei nella prima metà del 18° secolo. Suraj-ud-Dowlah, principe del Bengala, l’occupò nel 1756; l’anno successivo la riprese il generale R. Clive all’inizio della conquista inglese del Bengala, di cui divenne capitale. Sede del governo dell’India dal 1834, tale rimase sino al 1912.

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