CALCIO - Cina

Enciclopedia dello Sport (2002)

calcio - Cina

Enzo D'Orsi

FEDERAZIONE

Denominazione ufficiale: China Football Association

Anno di fondazione: 1924

Anno di affiliazione FIFA: 1931

NAZIONALE

Colori: rosso

Albo d'oro: 9 Far East Games (1915, 1917, 1919, 1921, 1923, 1925, 1927, 1930, 1934)

Giocatore con il maggior numero di presenze: Li Fusheng (54)

Giocatore con il maggior numero di gol: Chao Dayu (19)

MOVIMENTO CALCISTICO

Formula del Campionato: Campionato professionistico a 14 squadre

Club: 2347 società, 16.536 squadre

Giocatori tesserati: 75.000 uomini, 490 donne

Arbitri: 4713 uomini, 56 donne

Stadi principali: Shanghai Sports Center, Shanghai (80.000 spettatori); Stadio dei Lavoratori, Pechino (72.000); Wulihe Stadium, Shenyang (60.000)

Campionati nazionali vinti dai club: 8 Liaoning; 5 August 1st, Beijing, Dalian Shide (include Dalian Wanda); 4 Tianjin (include Northern Group 1983); 3 Shanghai; 2 Guangdong (include Southern Group 1983), North East China; 1 Beijing Youth, Beijing Youth B, Beijing Sports Institute, Central Sports Institute, China B, Jilin, Shandong Luneng Taishan

Coppe nazionali vinte dai club: 3 Beijing Guoan (include Beijing); 2 Liaoning, Shanghai Shenhua (include Shanghai), Shandong Luneng Taishan (include Jinan Taishan); 1 August 1st, Chongqing Longxin, Dalian

Giocatore con il maggior numero di vittorie nella classifica cannonieri: Sun Wei (3 volte)

Giocatore con il maggior numero di presenze: Fan Zhiyi (128)

L'anno zero del calcio cinese è il 2001, quando per la prima volta la Cina si qualifica, fra l'entusiasmo generale, a una fase finale dei Campionati del Mondo, nell'edizione organizzata da Giappone e Corea. Il dato illustra perfettamente le possibilità di sviluppo di una nazione che rappresenta un quinto della popolazione della Terra e può contare su un bacino di praticanti e tifosi potenzialmente enorme: prospettive senza dubbio sproporzionate alla storia di un movimento assai recente.

Dopo anni di isolamento dovuti alla presenza di Taiwan, nel 1974 la Cina è finalmente entrata a far parte della AFC, la Federazione asiatica, e dal 1979 si è riaffiliata alla FIFA. Le aspettative di chi pensava a un ingresso prepotente sulla scena internazionale sono state disattese: l'unica manifestazione a cui la Cina ha partecipato sono state le Olimpiadi di Seul nel 1988 e a lungo i Mondiali hanno rappresentato un sogno proibito, anche solo per sfortuna. Per ben quattro volte la Cina ha fallito l'obiettivo in extremis: nel 1985 contro Hong Kong, nel 1989 e 1997 contro l'Iran, nel 1993 contro l'Iraq.

Dopo tante delusioni, la qualificazione per il 2002 ha assunto i connotati di un'impresa storica. Il merito va attribuito al commissario tenico serbo Velibor 'Bora' Milutinovic, il quale si è così guadagnato il quinto Mondiale consecutivo con altrettante squadre (Messico 1986, Costa Rica 1990, Stati Uniti 1994, Nigeria 1998, Cina 2002), un primato difficilmente raggiungibile. Il bilancio della fase di qualificazione è stato quanto mai positivo per la nazionale cinese: 11 vittorie su 12 gare, un solo pareggio (in Qatar), 35 gol segnati e appena 4 subiti; decisivo il successo sull'Oman (1-0 e 2-0). Ma la qualificazione della Cina ha avuto anche un supporter d'eccezione nella FIFA. Quanto la Federazione internazionale tenesse alla presenza della Cina nella più importante manifestazione calcistica, soprattutto per ragioni di mercato, lo dimostra la determinazione con cui ha sostenuto l'ingaggio di Bora Milutinovic. Dapprima è stato il suo braccio commerciale, la ISL, a farsi carico, dal 1° gennaio 2000, degli emolumenti del commissario tecnico e a firmare un contratto di sponsorizzazione miliardario con la nazionale. Successivamente, dopo il fallimento della ISL, l'intera operazione è stata finanziata direttamente dalla FIFA Marketing Agency. Per la FIFA si tratta di un progetto di lungo termine, che non è turbato più di tanto dall'eliminazione al primo turno: i Mondiali sono comunque il miglior volano per un calcio che se attecchisce in un paese tanto vasto e popoloso produrrà ritorni inimmaginabili, in termini di contratti televisivi e commerciali.

Il calcio cinese si è dovuto finora scontrare con difficoltà oggettive. La Chinese League esiste soltanto dal 1995, anno in cui è stato introdotto il professionismo. Le squadre iscritte sono 26, distribuite in prima e seconda divisione. Le migliori sono concentrate a Shenyang, Dalian e Shanghai, nei nuclei urbani più ricchi. Il problema è che la grande maggioranza della popolazione cinese è dispersa nelle campagne, lontano dai centri federali. Il più importante di questi, quello di Kunming, a lungo è rimasto una cattedrale nel deserto. Allo stesso modo il calcio cinese è stato etichettato come un 'gigante dormiente'. Per risvegliarlo si è ricorso a professionisti stranieri, soprattutto russi e slavi. Milutinovic è soltanto la punta di diamante di questo fenomeno, che ha sicuramente portato una ventata di novità ma al tempo stesso ha creato non poche contraddizioni. Sintomatico lo sciopero proclamato nel 1995 dai giocatori dello Shenyang, retrocessi l'anno prima in seconda divisione, i quali reclamavano un aumento di salario per ridurre la differenza con gli ingaggi di quattro loro compagni di squadra russi. Le campagne di stampa peraltro hanno periodicamente denunciato il danno arrecato ai vivai da giocatori non sempre all'altezza di quelli locali. Va detto tuttavia che il calcio cinese ha ormai raggiunto livelli salariali di assoluto rispetto, a conferma di un professionismo ormai radicato nel tessuto sociale, oltre che sportivo: i migliori calciatori della prima divisione arrivano a guadagnare 500 milioni all'anno, rispetto al reddito medio di un operaio, che è di due milioni. I maggiori introiti per i club sono ancora legati agli incassi dei botteghini: gli stadi si riempiono facilmente e sono per lo più molto capienti (lo Stadio dei Lavoratori, a Pechino, contiene 72.000 spettatori). Le sovvenzioni governative sono quasi nulle e l'era dei contratti televisivi deve ancora cominciare.

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