Bush Jr, George Walker

Lessico del XXI Secolo (2012)

Bush Jr, George Walker


Bush Jr, George Walker. – Uomo politico statunitense (n. New Heaven, CT, 1946), presidente degli Stati Uniti per due mandati consecutivi, dal 2001 al 2008. La sua azione politica a capo della Casa Bianca è stata fortemente influenzata dagli attentati dell’11 settembre 2001 rivendicati dall’organizzazione terrorista di matrice islamica al-Qā‘ida; da quel momento la guerra al terrorismo su scala mondiale è divenuta la priorità della sua amministrazione. Dopo aver partecipato alla campagna del partito repubblicano in sostegno della candidatura del padre George H.W., presidente degli Stati Uniti dal 1989 al 1993, è stato eletto governatore del Texas nel 1994 e riconfermato nel 1998. L’anno successivo si è candidato alle presidenziali del novembre 2000 con un programma elettorale improntato sul propugnato dalle chiese evangeliche tradizionaliste e basato sulla riduzione della pressione fiscale e sulla limitazione del welfare. Ha vinto le elezioni con uno scarto minimo sul candidato democratico Al Gore, che ha impugnato l’esito del voto per la forte incertezza dei conteggi in Florida, stato governato dal fratello di B., Jeb; tuttavia la Corte suprema federale ha deciso di non procedere a un nuovo conteggio delle schede. Convinto liberista, tra le prime iniziative del suo esecutivo ha promosso una forte riduzione fiscale, del valore di 1.300.000.000 di dollari, che ha trasformato in deficit il surplus di bilancio accumulato dagli Stati Uniti durante gli anni della presidenza democratica di Bill Clinton. Dopo gli attentati dell’11 settembre si è discostato dall’orientamento isolazionista in politica estera che aveva tenuto nei suoi primi mesi, lanciando un’offensiva contro quelli che ha ribattezzato stati canaglia, ossia paesi che fornivano ospitalità a pericolose organizzazioni terroristiche internazionali. Nell’ottobre del 2001, raccolto un largo consenso internazionale, B. ha posto gli Stati Uniti alla testa di una larga coalizione militare legittimata dall’avallo delle Nazioni Unite per invadere l’Afghānistān dei Talebani, regime accusato di fornire protezione e basi logistiche ad al-Qā‛ida e al suo leader Osama Bin Laden. Di fronte al rifiuto dei Talebani di consegnare il capo di al-Qā‘ida, il 7 ottobre 2001 gli Stati Uniti hanno dato inizio all’operazione Enduring freedom: le truppe angloamericane, sostenute dai ribelli afghani dell’Alleanza del Nord in poco più di un mese hanno fatto capitolare i Talebani, senza però riuscire a catturare Bin Laden. Il secondo fronte dell’offensiva contro il terrorismo è stato aperto nella primavera del 2003, con l’attacco all’Irāq del dittatore Ṣaddām Ḥusayn, accusato di nascondere armi di distruzione di massa e di appoggiare al-Qā‘ida. Iniziata senza l’avallo degli organismi politici internazionali, la seconda guerra del Golfo ha provocato una profonda crisi nei rapporti tra Stati Uniti ed Europa, poiché Francia e Germania erano contrarie a intraprendere iniziative militari unilaterali. In meno di due mesi le truppe americane, sostenute da piccoli contingenti del Regno Unito, Australia e Polonia, hanno conquistato Baghdād ponendo fine al regime. Nel 2004 la difficile gestione del fronte iracheno, dove il conflitto aveva lasciato il posto a una guerriglia caratterizzata da marcati tratti antioccidentali e la congiuntura economica sfavorevole, ne hanno messo in dubbio la rielezione alla Casa Bianca. Ma il suo avversario, il senatore democratico del Massachusetts John Kerry, non è riuscito a coinvolgere gli elettori incerti. Forte del consenso della destra religiosa e conservatrice, B. ha vinto nuovamente le elezioni presidenziali, ottenendo il voto di 31 stati su 50. Subito dopo la rielezione, nell’agosto 2005, ha dovuto affrontare uno dei peggiori disastri naturali della storia americana, l’uragano Katrina, che si è abbattuto su New Orleans provocando migliaia di vittime. Pur continuando a sostenere la lotta al terrorismo e la necessità di esportare la democrazia in tutto il mondo, anche con le armi, il secondo mandato di B. è stato caratterizzato da una parziale correzione degli orientamenti in politica estera, un cambio di rotta che nel 2006 ha portato alle dimissione del segretario alla Difesa Donald Rumsfeld, uno dei principali sostenitori della guerra in Irāq. Il crescente malcontento dei cittadini nei confronti dell’amministrazione B. si è manifestato in occasione delle elezioni di metà mandato, nel novembre 2006, quando dopo dodici anni i repubblicani hanno perso la maggioranza sia alla Camera sia al Senato.

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