BUENOS AIRES

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1991)

BUENOS AIRES

Anna Bordoni
Carlos Alberto Cacciavillani

(VIII, p. 46; App. II, I, p. 465; III, I, p. 268)

Dai più recenti rilevamenti statistici (stima 1989) risulta che la popolazione dell'area metropolitana bonaerense è di 15.505.000 ab., di cui 2.901.000 nella Capital Federal e 12.604.000 nel Gran Buenos Aires. Principale metropoli dell'America Latina, concentra funzioni di servizi nazionali e internazionali e, al tempo stesso, importanti attività produttive, esercitando una profonda influenza non solo sul territorio argentino, ma sull'intero bacino del Río de la Plata, sull'Uruguay e sul Paraguay. Lo straordinario sviluppo demografico ed economico di B. A., nocivo a un armonico sviluppo del paese, pone gravi problemi alla metropoli stessa. In questo quadro si pose l'annuncio (il 16 aprile 1986) da parte dell'allora presidente della Repubblica, R. Alfonsin, del previsto trasferimento delle funzioni di capitale federale alla piccola città di Viedma, in Patagonia, nonché della creazione di una nuova provincia del Río de la Plata, comprendente la città di B. A. e la sua banlieue.

La città ha trovato una naturale espansione multidirezionale nei terreni pianeggianti della Pampa, percorsi da piccoli corsi d'acqua malsani, la cui bonifica è stata piuttosto ardua. La nascita e la crescita della periferia è avvenuta in assenza di qualsiasi piano urbanistico, senza controllo dell'utilizzazione del suolo e, soprattutto, senza adeguate infrastrutture di base. Nel 1980, più di un milione di abitanti non disponeva di acqua corrente e di fognature, con limitate disponibilità di scuole e di assistenza. La città vera e propria di B. A., separata dalla sua agglomerazione metropolitana da un limite amministrativo artificiale, è dotata al contrario di buone infrastrutture e servizi destinati ai suoi circa 3 milioni di cittadini (numero che, peraltro, non è mutato negli ultimi 40 anni). La vita urbana dell'immensa banlieue di conseguenza ruota attorno alla Capitale Federale e, soprattutto, fa capo al centro della città, che ospita il quartiere delle banche, dei ministeri e degli affari. Si calcola che ogni giorno entrino nella città circa 1.200.000 persone, 450.000 delle quali in direzione della City. Per tentare di decongestionare la circolazione degli autoveicoli (spesso paralizzata) sono state moltiplicate le autostrade di penetrazione urbana, sul modello delle città nordamericane. La più spettacolare è l'autostrada ''25 de Mayo'' (inaugurata nel dicembre 1980), che collega l'aeroporto intercontinentale di Ezeiza al centro della città.

Fatta eccezione per la città vera e propria, costruita, fin dall'epoca coloniale, su pianta a scacchiera, l'area metropolitana nel suo complesso dà l'impressione di una totale mancanza di unità, con uno sviluppo disordinato, privo di ogni logica urbanistica e senza schemi pianificatori. In effetti, essa è cresciuta in modo episodico e casuale, dapprima lungo strade e ferrovie poi attraverso lottizzazioni (spesso poco o nulla fornite di infrastrutture), scelte sulla spinta delle speculazioni dei proprietari terrieri e in presenza di 25 diverse regolamentazioni corrispondenti ad altrettanti municipi organizzati nel Gran Buenos Aires. Queste città autonome (alcune come Avellaneda, Lanús e Quilmes, grandi concentrazioni industriali a sud della capitale, accolgono centinaia di migliaia di abitanti) si stendono a scacchiera, con strade perpendicolari fiancheggiate da case basse, inglobando quartieri poveri e degradati, le cosiddette villas miserias. Al contrario, tutto il settore a nord della capitale è dominio delle classi abbienti, da San Fernando a Tigre fino al delta del Paranà.

Sotto il profilo economico, B. A. svolge un ruolo di primissimo piano: le industrie rappresentano il 40% del totale delle industrie argentine e occupano il 54% degli addetti. Il settore terziario assorbe il 60% degli attivi della regione metropolitana. Attraverso il suo porto transitano ogni anno 23 milioni di t di merci, mentre i due aeroporti assicurano la quasi totalità dei collegamenti aerei internazionali e intercontinentale del paese.

Bibl.: P. George, Problèmes urbains de la République Argentine, in Annales de Géographie, 421, Parigi 1968; P. H. Randle, Algunos aspectos de la geografía urbana de Buenos Aires, in Anales de la Sociedad Argentina de Estudios Geograficos (GA), Buenos Aires 1969; J. Pastor, La croissance urbaine de Buenos Aires, in Revue Française d'Administration publique, 18, 1981; R. Rey Balmaceda, Buenos Aires, una capital cuestionada, Buenos Aires 1982; J. A. Ballester, Area metropolitana de Buenos Aires, Problemas y soluciones, ivi 1985; A. Collin Delavaud, Espace et pouvoir dans la restructuration de l'aire métropolitaine de Buenos Aires, in L'Information Géographique, vol. 51, n. 2 (1987), pp. 60-72; J. A. Portesi, Refaire Buenos Aires. Un modèle politico-technique pour l'avenir de l'aire métropolitaine de Buenos Aires: l'AMBA, in Cahiers de l'Institut d'aménagement et d'urbanisme de la région Ile de France, 82 (1987), pp. 35-54.

Architettura. - Il dibattito sull'identità nazionale dell'architettura della città di B. A., che nel secolo 19° aveva portato alla demolizione degli edifici coloniali e negli anni Quaranta del nuovo secolo alla rivalutazione del patrimonio monumentale, giunge negli anni Settanta alla convinzione della necessità della valorizzazione dell'intero patrimonio urbano. Con questo atteggiamento si torna oggi a guardare la città esistente e storica, come memoria della comunità e come realtà storica degna di esser preservata applicando i più attuali criteri di restauro urbano. In relazione a queste idee il Municipio della città di B. A. ha emanato nel 1979 norme speciali per la conservazione e il rinnovamento della zona storica della città e dell'Avenida de Mayo. Quest'ultima era stata sempre concepita e utilizzata come luogo tradizionale per il passeggio, gli acquisti, gli spettacoli e la celebrazione di avvenimenti pubblici.

Un'altra ordinanza municipale ha dichiarato come zona storica gli antichi quartieri di Catedral al Sur, della Concepción e di San Telmo, che costituiscono parte significativa dell'antico nucleo urbano. Questo settore, di rilevante interesse storico, soffriva di un progressivo deterioramento dei suoi edifici e aveva perduto l'originario carattere residenziale; i provvedimenti suddetti hanno dunque proposto una rivalutazione integrale della zona finalizzata al suo recupero residenziale, prevedendo abitazioni e attività commerciali in grado di vivificare il quartiere.

Per quanto si riferisce al piano urbanistico della città di B.A., negli anni Settanta le opere più importanti sono state: la riorganizzazione di antiche piazze o la proposta della realizzazione di nuove piazze in zone da demolire; il completamento dell'Avenida 9 de Julio; la preservazione patrimoniale e paesaggistica del quartiere di San Telmo; la pedonalizzazione delle vie commerciali del centro come via Florida; e le molte, discusse autostrade.

Negli anni Settanta a B. A. si registra un'adesione teorico-accademica e formale alle fantasie utopiche dell'epoca, come quelle del gruppo Metabolism giapponese, il futurismo metallico dell'Expo di Osaka, l'esibizione tecnologica di A. e P. Smithson o di R. Piano e R. Rogers nel Centre G. Pompidou parigino. La produzione architettonica è importante in questi anni, in cui una nuova generazione di giovani architetti si riunisce in gruppi che progettano e realizzano numerosi edifici pubblici di prestigio e complessi di abitazioni.

Questa generazione, considerata dalla critica come una nuova avanguardia, è autrice di sofisticate opere come quelle dello studio J. Santos, J. Solsona e Associati, i quali realizzano a B. A. la sede centrale della Banca Municipale e le sue succursali, nelle quali le reminiscenze del costruttivismo russo si alleano con l'espressionismo tecnologico dei materiali propri della high tech. L'insieme di edifici di appartamenti nelle vie La Rioja, Salcedo, Deán Funes e Inclán (1970-72) e l'edificio per uffici per la UIA Catalinas Norte, si qualificano tra i migliori progetti di questo studio.

In questo periodo si continua nella zona a nord del Río de la Plata, chiamata Catalinas Norte, a costruire edifici come il CONURBAN dello studio E. Kocourek, torre di mattoni a vista che contrasta con il vetro lucente di color bronzo della Torre Madero dello studio SEPRA. L'Hotel Sheraton (1970-72), opera dello stesso studio SEPRA (S. Sánchez Elía, F. Peralta Ramos, A. Agostini), riflette con espressionismo brutalista l'intervento dell'architetto C. Testa. La Torre Dorrego, un enorme edificio di appartamenti (1969-71) opera di A. Ricur, A. Joselevich e L. T. Caffarini, è il blocco di maggior volume realizzato fino ad allora per abitazioni di classe media. L'architetto M. R. Alvarez realizza nel centro di B. A. la Galleria Giardino, viale commerciale all'interno dell'isolato, che crea nella città un paesaggio ludico.

Il decennio 1970-80 pone l'accento sui problemi della popolazione che si addensa nei sobborghi della città entro agglomerati di abitazioni precarie e in pessime condizioni di abitabilità. Gli sforzi e i crediti ufficiali concessi per ristrutturare tali edifici hanno dato come risultato i concorsi per la costruzione di abitazioni finanziate dallo stato, come il complesso di Villa Soldati (1970), progettato dallo studio STAFF, dove si cerca di riprodurre lo skyline e il colore del centro urbano, o il complesso di abitazione Lugano (1972), ambedue situati nella periferia di Buenos Aires. Queste opere richiamano i complessi inglesi di Sheffield e l'architettura delle New Towns.

I numerosi scambi culturali, corsi, conferenze e la diffusione internazionale delle idee architettoniche, in particolare tra Europa e America, si riflettono nel pensiero e nelle opere dei più giovani architetti; tra gli altri va citato lo studio A. Díaz, J. R. Erbin, M. A. P. Baudizzone e inoltre J. Lestard y Varas, che ripropone dal 1975 il valore della storia, la teoria e il pensiero architettonico nel progetto, non considerati fino ad allora. Tra le opere più importanti di questo studio, sono gli edifici ministeriali delle vie Maipú (1976), Cabello y Salguero (1978), l'edificio per uffici in via Ricardo Rojas (1976), e il progetto dell'auditorio della città (1972). Nel 1979 A. Díaz si separa da questo studio e aderisce alle teorie di A. Rossi, come nell'edificio FINVERCON (1976), dove affronta l'autonomia delle facciate rispetto all'interno.

Caratteristico di questi anni è pure il riconoscimento del valore patrimoniale della città esistente e storica, e il tentativo di recuperare un'identità perduta cercando l'unione di usi speciali e gusti formali locali con la cultura architettonica universale. Questo atteggiamento di rispetto del patrimonio è notevole nelle 20 ristrutturazioni di scuole comunali fatte da A. Díaz su edifici del 19° secolo (1980).

Il centro della città di B. A., alla fine degli anni Settanta, accoglie molte opere notevoli, come la sede della catena della televisione Argentina ATC (1978) del gruppo J. Solsona e Associati. Quest'edificio, di impostazione molto originale, inserito nel Parco 3 de Febrero, cerca di integrarsi nell'ambiente con il suo tetto a forma di piazza fiorita e va ritenuto, per le sue caratteristiche, un'opera di spicco dell'architettura moderna. Degli stessi autori è l'edificio cilindrico di uffici vicino a Retiro, PROURBAN (1983), conosciuto comunemente come il rulero. Queste opere, inquadrate nell'estetica del neomanierismo, preannunciano quelle che saranno realizzate in seguito nell'ambito del recupero della storia e dell'ambiente esistente.

Negli ultimi decenni, l'idea dei piani regolatori urbani è stata abbandonata a favore dei piani di ordinamento della città esistente, per la quale si ricercano, mediante concorsi, come quello realizzato nel 1987 per ''120 idee su Buenos Aires'', le soluzioni di problemi particolari. Anche l'attuale normativa municipale protegge il paesaggio urbano con lo studio delle volumetrie edificabili negli isolati e il recupero dello spazio interno.

Bibl.: AA. VV., Documentos para una historia de la arquitectura argentina, Buenos Aires 1978; Arquitectura en la Argentina, ivi 1981; R. Gutiérrez, Arquitectura y urbanismo en Iberoamérica, Madrid 1983.

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