BUDAPEST

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1992)

BUDAPEST

E. Marosi

Capitale dell'Ungheria, sorta dall'unione di tre centri di origine medievale - Óbuda e Buda sulla riva destra del Danubio, Pest sulla riva sinistra - e di numerosi insediamenti, borghi e villaggi, di origine così medievale come moderna. L'unificazione ufficiale di questi agglomerati si deve a una legge del 1873.B. è situata sulle rive del Danubio, che divide in direzione N-S il bacino dei Carpazi, in un'area che fin dall'età preistorica costituì un importante punto di attraversamento del fiume, là dove le grandi strade che da Occidente conducevano a Oriente, seguendone il corso, varcavano il confine naturale che il suo tratto N-S costituiva tra Europa centrale e orientale.La continuità di insediamento nell'area urbana di B., a partire dal Paleolitico medio, lasciò tuttavia le due metà della città per due millenni tra loro autonome, in pratica sino alla costruzione di ponti permanenti, a partire dalla metà dell'Ottocento. La suddivisione era dovuta al fatto che il Danubio costituiva il confine orientale fortificato della provincia romana della Pannonia Inferior, mentre sulla riva destra del fiume il limes, anch'esso dotato di notevoli strutture di fortificazione, comprendeva la sede del governatore ad Aquincum.Nel centro di Pest esisteva dal 294 una fortificazione romana avanzata nel Barbaricum a difesa del punto di attraversamento del fiume. A partire dal sec. 10° si formò intorno alle rovine del castrum romano di Contra-Aquincum un insediamento di mercanti musulmani, che nella prima metà del Duecento venne ampliato in direzione nord da un secondo insediamento, di coloni tedeschi, chiamato Újbécs dopo il 1225. Il nome Pest è probabilmente di origine slava e corrisponde alla forma tedesca Ofen: poiché tuttavia l'insediamento dei coloni tedeschi e ungheresi arrivò, nella prima metà del sec. 13°, a comprendere anche un tratto della riva destra (Kispest, 'piccola Pest', ted. Kreinfeld, a S della più tarda Buda), nelle fonti medievali si registra l'uso contemporaneo e parallelo dei toponimi Buda, Pest, Ofen.Il toponimo Budavár, attestato a partire dal sec. 12°, deriva assai probabilmente da un nome proprio, relativo a un personaggio vissuto nella prima metà dell'11° secolo. Il nome Etzelnburg compare nel Nibelungenlied in base all'identificazione della città romana di Aquincum con il castello del re degli Unni, Attila. Deriva da una tradizione francese l'identificazione di Buda con la Sicambria fondata dai Troiani e citata dal cronista ungherese Kézai Simon (1282-1285) insieme alle altre due denominazioni.Il toponimo venne assunto dalla città - fondata da re Béla IV (m. nel 1270) intorno al 1243, dopo l'aggressione dei Mongoli nel 1241-1242 - dove venne trasferita la popolazione di Buda e che venne chiamata di conseguenza Novus Mons Budensis (1247-1248) e Castrum Budense (a partire dal 1259). Le denominazioni Mons Pestiensis (dal 1255) e Novus Mons Pestiensis (dal 1265), che compaiono parallelamente alle precedenti, indicano il trasferimento dei coloni tedeschi di Pest (ovvero Kispest sulla riva destra del Danubio): la città di recente fondazione, in seguito detta comunemente Buda, rivela nell'impiego alternato dei toponimi la sua duplice origine.Al momento della conquista della patria da parte degli Ungheresi il principe sacro Kurszán (m. nel 904) occupò l'anfiteatro della città militare romana Aquincum (nei Gesta Hungarorum è citato il Castrum Curzan), mentre il condottiero che guidava la federazione delle tribù, Árpád (890 ca.-907), insediatosi dapprima nell'isola di Csepel, nella zona meridionale dell'area cittadina, si impossessò di Buda alla morte di Kurszán. Secondo la tradizione medievale, sulla sua sepoltura venne eretta la chiesa dedicata a Maria, la Alba Ecclesia a N-O di Óbuda, di ubicazione di fatto controversa. In quanto proprietà dei principi e in seguito della dinastia regia degli Arpadi, Buda apparteneva al comitatus di Pilis, con centro nel castello di Visegrád, a sua volta sottoposto dal 1009 insieme al proprio distretto alla diocesi di Veszprém.La prepositura regia intitolata a s. Pietro, la cui fondazione viene attribuita a re Stefano I (969 ca.-1038) da un interpolatore della Cronaca ungherese nel sec. 13°, venne fondata probabilmente intorno al 1113 da re Pietro, come riferito dalla Cronica dell'Anonymus Gallus. Nel 1148 il S. Pietro venne dotato da Géza II (1130-1161) di beni di notevole entità, ottenendo il diritto di esazione dei dazi doganali del mercato che si era venuto a formare presso il punto di attraversamento sul fiume; i suoi prepositi svolsero a partire dalla fine del sec. 12° un importante ruolo politico in quanto sovrintendenti alla cancelleria regia.L'esistenza di una regia domus, attestata nei documenti a partire dal 1212, consente di ipotizzare il trasferimento della residenza del sovrano da Esztergom a Óbuda; a questa funzione della città fa riferimento inoltre la definizione di medium regni relativa all'anno 1241 (Rogerius, Carmen miserabile). L'utilizzazione del castello regio di Óbuda come continua residentia dei sovrani fino allo scadere del Duecento è confermata su base documentaria; a Buda nel 1255 era già attiva la zecca, trasferitavi da Esztergom e ricordata all'interno della curia regis.La prima fase della storia del castello è discussa, sul piano sia storico sia archeologico. A partire dal 1300 ca. tuttavia la città era considerata la capitale del paese, anche se i sovrani angioini vi risiedevano solo eccezionalmente e se di fatto il titolo di capitale e di residenza regia le spettò solo alla fine del Trecento, al tempo di re Sigismondo di Lussemburgo (1368-1437).Óbuda si sviluppò sulla riva destra del Danubio, in un'area in cui la presenza di un gran numero di isole aveva reso possibile il transito sul fiume e, in età romana, la costruzione di un ponte permanente presso il castrum e la civitas Aquincum. A S di Óbuda sorse, prima del 1148, nelle vicinanze di sorgenti di acqua calda - lungo l'asse viario principale e presso un punto di attraversamento sul Danubio - un centro di mercato denominato Felhévíz (Calidae aquae superiores), mentre a partire dal tardo sec. 12° l'isola sul fiume di fronte a Óbuda (Insula leporum, od. Margitsziget, isola Margherita) divenne sede di fondazioni religiose e di monasteri.Fondata sul pianoro di un esteso sperone roccioso circondato fin dal Medioevo da borghi e da villaggi, la città duecentesca occupò la parte meridionale di questo complesso. A S della collina, presso il punto di transito sul fiume verso la città di Pest, situata sulla riva opposta, si trovava l'insediamento di Kispest presso la fonte di acqua calda Alhévíz (Calidae aquae inferiores).Aquincum venne fondata nel 13 a.C., nel corso delle campagne militari di Ottaviano, sul sito di un precedente insediamento di Aravisci. Il castrum fondato nell'89 sotto Domiziano, dal 107 divenne sede del luogotenente della Pannonia Inferior mentre l'insediamento di civili, ubicato più a settentrione, ottenne nel 194 la qualifica di colonia. A meridione del centro urbano si sono conservate le rovine di un anfiteatro, la cui struttura può essere identificata con il castrum Curzan medievale. Le rovine della città romana erano ancora visibili alla fine del Medioevo e la sua rete stradale ha determinato le caratteristiche viarie di Óbuda fino all'età moderna. A N della città militare le aree costituenti l'insediamento di età romana non mostrano alcuna continuità di utilizzo nel corso del Medioevo.Il primo documento significativo per la topografia medievale di B. risale al 1148, anno in cui re Géza II donò alla prepositura di Óbuda i proventi derivanti dai dazi doganali; un altro risale al 1212, quando la città venne a sua volta donata alla prepositura da Andrea II. Secondo un documento falsificato intorno al 1230 e datato 1217, gli abitanti di Óbuda godevano all'epoca degli stessi diritti dei latini di Székesfehérvár, anch'essi di origine vallona. Poiché il castello era stato costruito all'interno dell'area appartenente alla prepositura, nel 1355 re Luigi I il Grande (1326-1382) suddivise il possesso di Óbuda tra il Capitolo e la regina, ridefinendone con chiarezza i confini; dalla metà del sec. 14°, le varie zone vennero amministrate da tre diversi proprietari: il Capitolo, la regina e il convento delle Clarisse.Nel 1244 re Béla IV estese a Buda i diritti dei cittadini di Pest e anzitutto il diritto di scalo. Il primo sigillo della città, noto a partire dal 1292, riprende un modello databile intorno al 1230 e presenta sul retro una porta urbica a tre torri che costituisce la prima raffigurazione dello stemma di Buda. All'effettiva fondazione e all'insediamento nella città corrispose tra il 1247 e il 1248 un conflitto tra il vescovo di Veszprém e i Giovanniti di Buda (Felhévíz) intorno alla questione delle decime della parrocchiale; nel 1255 un documento di Béla IV definiva l'entità delle tasse sul mercato cittadino, mentre il primo rettore della città fu nominato nel 1258.In merito alla topografia sono determinanti in particolare i documenti redatti nel corso delle liti che insorgevano tra i parroci della comunità tedesca e ungherese. I reciproci confini vennero definiti nel 1390 e nel 1411, epoca in cui risultano già le strade con i loro nomi medievali (Pataki, 1950). Fino al 1347 i rectores delle città, che erano al tempo stesso anche capitani del castello regio, venivano nominati dal sovrano, in seguito vennero invece eletti giudici cittadini. La borghesia di Buda, all'interno della quale svolgevano un ruolo di primo piano i mercanti di Vienna e di Ratisbona, sfruttava il diritto di scalo, che rimase in vigore fino alle disposizioni di re Sigismondo del 1402, ovvero fino al suo decreto del 1405. Alla fine del Trecento nel patriziato di Buda assunsero una funzione primaria i mercanti italiani, accanto a quelli di Norimberga.La Cronaca ungherese, nella sua redazione successiva alla metà del sec. 14° contiene una serie di dati interpolati (Mályusz, 1967) che possono essere rettificati solo con l'aiuto di altre fonti narrative (Gombos, 1937-1938) o di documenti. Tra i testi agiografici sono estremamente preziosi i protocolli raccolti nel 1276, nel corso del processo di beatificazione della duchessa Margherita, per la topografia e le caratteristiche della città di nuova fondazione.A partire dal sec. 12° i resoconti di viaggio costituiscono una fonte importante per le conoscenze sulla città e sulla sua edilizia (per es. i dati forniti dal geografo arabo al-Idrīsī nel 1153). Data la rarità delle fonti relative ai primi secoli della storia cittadina, rivestono un ruolo di primo piano anche le cronache e i documenti cinque-seicenteschi, così come i resoconti di viaggio anteriori e del tempo del dominio turco, tra il 1541 e il 1696, ovvero le descrizioni successive alla liberazione, avvenuta nel 1696 (Balogh, 1966). Per gli edifici religiosi risultano specialmente importanti le suppliche contenute nei registri della curia pontificia (Bossányi, 1916-1918).La topografia di singoli importanti edifici di B. (Rózsa, 1963) è ricostruibile da immagini quali anzitutto la veduta della città da E contenuta nel Liber chronicarum di Hartmann Schedel (Nürnberg, 1493) e la veduta da O di Erhard Schön (1541); mentre oltre a un grande numero di rappresentazioni grafiche, più o meno autentiche, risalenti all'epoca turca, sono particolarmente preziose le vedute delle rovine medievali pubblicate dopo la liberazione di B. (incisioni di Michael Wening da L. N. de Hallart, 1684-1686) nonché le piante della fortificazione e della città (un disegno turco della seconda metà del sec. 17°, Bologna, Bibl. Univ.; un'incisione di Elias Nessenthaler da Domenico Fontana, 1687; una pianta di Joseph de Haüy, 1687, Vienna, Öst. Staatsarch.).L'insediamento medievale di Óbuda occupava la metà meridionale, di impianto approssimativamente quadrato, del castrum tardoromano, del quale si conservavano la cinta muraria e le strade, che nel corso del Medioevo continuarono a essere utilizzate: il sistema viario romano è stato rispettato fino al Settecento.La prepositura regia di S. Pietro era situata al centro dell'area della fortificazione tardoromana, ma gli scavi non hanno ancora potuto identificare le tracce della chiesa romanica; sono stati scoperti finora solamente i muri di fondazione della chiesa trecentesca dedicata a Maria, intorno alla quale si sono rinvenuti resti delle abitazioni dei canonici e del palazzo del preposto. Nella divisione di Óbuda, avvenuta nel 1355, i confini della zona della città appartenente al Capitolo erano segnati dalle mura romane e, a O, dai pilastri dell'acquedotto romano (Kumorovitz, 1976; Bertalan, 1983); a S-O, esternamente rispetto alla suddetta area quadrangolare del castrum, venne eretto il castello regio duecentesco, a N-O sono invece stati recentemente identificati resti della chiesa e del convento dei Francescani (Szirmai, Altmann, 1976).A S dell'antico centro romano la piazza del Mercato aveva impianto triangolare (sono venuti alla luce resti delle case di abitazione privata che la cintavano). L'unica casa gotica di B. conservata e recentemente restaurata può essere identificata con la domus apotecariorum citata nel 1369. A partire dal momento in cui la città venne suddivisa, queste zone divennero proprietà della regina e nella seconda metà del sec. 14° furono gradualmente acquisite dalle Clarisse al loro convento, di cui sono stati individuati mediante scavi i muri di fondazione.In quanto all'edificio della prepositura di S. Pietro, fondato probabilmente nel sec. 11° e di cui, come si è detto, non si conosce l'impianto, si conservano frammenti della sua decorazione plastica in calcare, con fregio a palmette a Kerbschnitt, nonché modanature a foglie d'acanto, databili intorno al 1100 (Bertalan, 1984) e bene attribuibili, come i capitelli corinzi di lesene e colonne, alla bottega attiva prima del 1146 nel cantiere della cattedrale di Esztergom II (Dercsényi, 1943; Marosi, 1984). Il completamento dei lavori di costruzione può essere messo in rapporto con una donazione fatta alla prepositura nel 1148 e alla stessa epoca può essere attribuita una schola cantorum di cui si conservano frammenti di rilievi con figurazioni, oltre a scene di caccia e di combattimenti tra animali, sullo sfondo di intrecci a racemi (i più significativi sono la lunetta con la Maiestas Domini e il rilievo raffigurante Abramo con i tre angeli, quest'ultimo conservato a B., Magyar Nemzeti Múz.; Levárdy, 1969). Questi importanti rilievi sono certamente opera di un maestro formatosi in Emilia, nella cerchia di Niccolò. La chiesa di S. Pietro venne distrutta nel 1241 dai Mongoli ed era ancora in rovina alla fine del Medioevo; nel sec. 14° ne venivano utilizzate le cappelle e la cripta, mentre nel 1483 papa Sisto IV autorizzò la demolizione dell'edificio, definito vetustate collapsum. Di conseguenza, a partire dal Tardo Medioevo e in particolare durante la dominazione turca, ne vennero reimpiegati i frammenti lapidei, che si dispersero in tal modo in tutta la città (il rilievo con Abramo è stato ritrovato addirittura a Kalocsa, dove era stato trasportato nel sec. 18° insieme a materiale edile).La chiesa dedicata a Maria, eretta nel sec. 14° accanto all'edificio romanico e completata nel 1348-1349 - la regina Elisabetta (1330 ca.-1387) concesse indulgenze per l'occasione - ha un impianto allungato a tre navate con profondo coro e absidi laterali a terminazione poligonale (5/8). Il suo alzato era 'a sala' (si conservano frammenti dei baldacchini, statue e Masswerk) e la caratteristica principale consisteva nel tipo di sezione dei costoloni di volta, ricadenti su una colonna priva di capitello, in forme che denunciano l'influsso determinante dell'architettura degli Ordini mendicanti.A una prima fabbrica del castello regio, già in uso intorno al 1200, sembrano appartenere alcuni frammenti di capitelli attestanti l'attività di architetti provenienti dal cantiere del palazzo reale di Esztergom. A partire dal 1226, dopo l'incendio che colpì la città nel 1223, sorse un complesso di impianto quadrato, circondato da una doppia cinta muraria, mentre la cappella annessa venne consacrata a s. Elisabetta, canonizzata nel 1235. Al centro di una corte quadrata un complesso di edifici si chiudeva a formare un ulteriore cortile più interno; sul lato settentrionale si trovava una chiesa mononave con abside poligonale (5/8), davanti alla quale venne eretto un atrio, probabilmente il piano terreno di una torre. Sia l'atrio sia il portale occidentale erano riccamente ornati di fasci di colonnine, indicanti rapporti con l'architettura della Germania meridionale e dell'area austriaca e vicini a quelli che, negli stessi anni, si trovano nel chiostro dell'abbazia cistercense di Pilis e nella chiesa premostratense di Zsámbék; i capitelli di un portale di reimpiego sono realizzati in questo stesso stile, così come i frammenti di un portale di dimensioni minori conservati a B. (nel Budapesti Történeti Múz.). Le rovine mostrano tracce di una trasformazione edilizia alla metà del Trecento, al tempo in cui il castello era residenza (dal 1343) della regina Elisabetta.Recentemente sono stati portati alla luce resti dei muri di fondazione della chiesa francescana eretta nella seconda metà del sec. 13°, con navata unica e coro quadrato.Il già ricordato convento delle Clarisse, dedicato alla Vergine, era una fondazione della regina Elisabetta, su autorizzazione concessa nel 1334 dal pontefice Giovanni XXII; le Clarisse e la consacrazione della chiesa vengono menzionate in una supplica della sovrana del 1350. A partire dal 1353 il terreno edificabile del convento fu ampliato grazie a numerose donazioni e nel 1374 venne acquisito il fondo di un Corrardus lapicida, nel cui cortile si trovava una Hutta lapicidarum: si può dunque ipotizzare che il maestro, all'epoca già defunto, fosse stato in precedenza caput magister al servizio delle numerose imprese architettoniche promosse dalla regina (Kumorovitz, 1966). Nel 1380 Elisabetta, dopo le precedenti donazioni (per es. l'altare parigino in argento con smalti oggi conservato a New York, Metropolitan Mus. of Art, The Cloisters), lasciò al convento per legato testamentario ulteriori tesori, compresa una tavola raffigurante la Madonna, e volle essere tumulata nella cappella del Corpus Christi. Dopo il 1973 gli scavi hanno portato alla luce le fondamenta di una chiesa a tre navate, probabilmente 'a sala', con lungo coro a terminazione poligonale (5/8) e absidi minori aperte diagonalmente sulle navatelle; un corpo di fabbrica di impianto quadrangolare e di grosse dimensioni con un unico sostegno centrale (coro delle monache o sala capitolare) chiudeva la chiesa a O; tutte le strutture erano probabilmente coperte da volte a stella. Gli ambienti conventuali si addossavano con regolarità sul lato meridionale dell'edificio, dove era situata anche la cappella che ospitava la tomba della fondatrice. Una chiave di volta con maschera fogliata, un frammento di lavabo e resti dei costoloni rappresentano quanto rimane della decorazione plastica della chiesa delle Clarisse, certo l'impresa artistica più significativa promossa dalla regina agli inizi del 14° secolo.La città di Buda, impiantata in quanto centro fortificato intorno al 1247, occupa il pianoro di un alto sperone roccioso, più ampio nella sua parte settentrionale. Il sistema viario è costituito tuttora da due assi principali (tre nell'area nord) che corrono paralleli; le mura cittadine, a tutt'oggi conservate, seguono il tracciato della cinta duecentesca e nella loro struttura attuale, più volte restaurata, risalgono al Tardo Medioevo; due porte urbiche chiudevano l'insediamento a N e a O. Insieme con le sue fortificazioni l'area più meridionale di Buda venne inglobata nel castello, nel corso dei lavori di ampliamento della residenza regia, agli inizi del Quattrocento (Zolnay, 1976). La cronologia del castello è discussa, in quanto l'assenza di dati storici e archeologici univoci non consente di stabilire se sia stato edificato contemporaneamente alla fondazione della città oppure in seguito, nel sec. 14° (Gerevich, 1952; 1966; Zolnay, 1963). Osservazioni di natura archeologica attestano importanti cambiamenti nella seconda metà del Trecento (Lócsy, 1964), quando le strade vennero selciate e le abitazioni ripetutamente rimaneggiate; si tratta di interventi indicanti una nuova fase del processo di urbanizzazione, parallela all'eliminazione dei rectores dal governo cittadino.Nel settore nord di Buda correva il confine tra il quartiere degli Ungheresi e quello della comunità tedesca; a quest'ultima apparteneva la parrocchiale dedicata a Nostra Signora, fondata probabilmente intorno al 1247. L'edificio, in costruzione nel 1255 e completato nel 1269, presentava impianto basilicale a tre navate con corpo occidentale a due torri e transetto non aggettante, coro poligonale (7/12) e navate laterali con chiusura originariamente rettilinea. Il primo cantiere mostrava nell'articolazione muraria e nell'ornamentazione rapporti con la tradizione tardoromanica di Buda e dintorni (il castello regio di Óbuda, la chiesa premostratense di Zsámbék), mentre la fabbrica successiva, che interessò le parti occidentali della chiesa e la facciata, è bene confrontabile con la produzione gotica boema dell'età přem'yslide (Csemegi, 1955); la parrocchiale venne in seguito più volte rimaneggiata. Un portale, oggi frammentario, aggiunto sul lato meridionale, presenta l'immagine della Dormizione della Vergine - secondo l'iconografia che prevede la raffigurazione di Maria inginocchiata nell'ultima sua orazione (Török, 1973) - insieme alle figure degli evangelisti; dal punto di vista stilistico l'opera attesta l'influenza dell'arte parleriana della Germania meridionale e può essere quindi datata all'ultimo terzo del 14° secolo. Dopo il crollo della torre meridionale, nel 1384, la chiesa subì radicali interventi di rifacimento che comportarono, a una data anteriore al 1433 (termine ante quem imposto dalla cappella Garai, annessa sul lato settentrionale e verosimilmente di cronologia più tarda), la trasformazione del corpo longitudinale in struttura 'a sala' mediante la sopraelevazione delle navatelle e la sostituzione del coro con un impianto triabsidato. La parrocchiale venne restaurata con criteri puristici entro il 1896 e le parti originali della plastica architettonica, sostituite in situ da copie, si conservano a B. (Budapesti Történeti Múz.).Mentre a S si trovava la chiesa francescana di S. Giovanni, compiuta entro il 1270, a N era ubicato il convento domenicano di S. Nicola, fondato nel 1247 ca. e probabilmente già compiuto nel 1254, in occasione del capitulum generale dell'Ordine. La prima chiesa presentava impianto 'a sala' con profondo coro e terminazione rettilinea, separato dal corpo longitudinale tramite un pontile; gli ambienti conventuali si addossavano al fabbricato lungo il lato settentrionale, dove agli inizi del Trecento venne aggiunto un edificio per lo studium provinciale. Nell'ultimo terzo del sec. 14° il coro venne dotato di una nuova terminazione poligonale (5/8); vi si trovava una serie di lastre tombali tre-quattrocentesche. Il convento e la chiesa di S. Nicola vennero distrutti nei secc. 16°-17°; rimane ancora la parete settentrionale della navata e tutto il complesso è stato oggetto di scavi negli anni Sessanta (Gyürky, 1981).È discussa la data di origine del castello regio, impiantato sul lato sud del pianoro, sullo sperone roccioso. Le prime costruzioni subirono trasformazioni fin dal sec. 15° e, dal momento della liberazione del castello, nel 1686, non se ne conservarono che rovine, sulle quali fu eretto nel sec. 18° il complesso barocco. Il nucleo centrale dell'edificio era costituito da un battifredo (detto nel Medioevo torre di Stefano, dal nome del fratello di re Luigi I, e quindi databile agli anni quaranta del sec. 14°), al quale venne addossato un imponente palazzo a due ali e corte mediana, in seguito utilizzato per custodire il tesoro e come archivio; più a N una corte trapezoidale circoscritta da tre ali apparteneva a una seconda fase costruttiva. Si conserva in buone condizioni la facciata esterna dell'ala orientale, dove si trovava una doppia cappella di cui rimane la cripta, di forme semplici. Datata fino in tempi recenti sulla base di una supplica del 1366 (Kumorovitz, 1963), che si è rivelata invece relativa alla cappella di palazzo di Visegrád, tale struttura mostra nelle parti conservate - le intelaiature delle finestre e i sostegni - caratteristiche presenti anche in altri castelli di Luigi I a partire dagli anni intorno al 1360 (Gerevich, 1958). Tra i numerosi reperti rinvenuti nel corso degli scavi ricorrono formelle ceramiche araldiche di rivestimento delle stufe, decorate con lo stemma di Luigi I, e resti di ornamentazione figurata dell'arredo del palazzo angioino (Holl, 1958).Nell'area settentrionale era ubicata la parrocchiale degli Ungheresi, la chiesa della Maddalena, della cui prima fabbrica - una chiesa a navata unica di un tipo diffuso nei villaggi - sostituita nel corso dei secc. 14° e 15° da un edificio a tre navate con coro allungato poligonale (5/8), si conserva solamente una torre tardogotica, mentre del fabbricato trecentesco rimane un grande numero di elementi di scultura architettonica (Bertalan, 1970).Nelle vicinanze della porta urbica nord è possibile localizzare il complesso edilizio denominato curia regis, che ospitava la sede dei primi rectores della città, insieme alla zecca (e perciò chiamato Kammerhof). Vi è stata rinvenuta una cappella identificata con quella dedicata a s. Martino (Gyürky, 1984), la cui fondazione nel 1349 risulta citata in una supplica della regina Elisabetta Łokietek (1300 ca.-1380).Nella città duecentesca erano già state costruite abitazioni in pietra a un piano e numerose case-torri appartenenti a borghesi; i dettagli architettonici, che caratterizzano anche la chiesa di Nostra Signora e quelle degli Ordini mendicanti, indicano l'attività di botteghe locali di impronta tardoromanica e gotica. A Buda si conserva un numero significativo di case borghesi, in un primo tempo erette per lo più perpendicolarmente all'asse viario e ornate da una facciata a timpano; nella seconda metà del Trecento e nel secolo successivo tali edifici vennero trasformati in palazzi a schiera attraverso la costruzione di ali che si sviluppavano parallelamente alla strada, determinando in tal modo l'aspetto tardomedievale della città, coerentemente con le trasformazioni che interessarono il sistema di vita e la ripresa delle attività agricole anche all'interno dei centri abitati (Gerevich, 1950). L'articolazione muraria e l'ornamentazione dell'architettura civile indicano nella seconda metà del sec. 14° l'alto livello dell'artigianato edile nella città, favorito anche dai cantieri del castello degli Angiò e di numerosi edifici religiosi. Lo stile locale dell'ultimo terzo del sec. 14° caratterizzò l'architettura sino alla fine del primo quarto del 15° secolo.L'isola Margherita sul Danubio apparteneva alla città di Buda. Vi si ergeva nella zona settentrionale il castello duecentesco dell'arcivescovo di Esztergom, completamente scomparso, mentre nella parte meridionale era ubicata una chiesa dedicata a s. Michele, citata per la prima volta nel 1225 e premostratense dopo il 1235; in prossimità dell'annesso monastero si trovava nel 1243 una curia della regina; nella stessa area sud vennero costruiti un castello dei Giovanniti nel 1253 e nelle vicinanze un convento di Clarisse, sempre intorno alla metà del Duecento.Il convento delle Domenicane venne fondato dopo l'incursione dei Mongoli del 1241-1242 per la duchessa Margherita, entrata nell'Ordine rispettando la promessa fatta al re Béla IV e alla regina; gli edifici conventuali risultano completati nel 1252, quando Margherita vi si ritirò insieme ad altre consorelle, rimanendovi fino alla morte (1271). Nel 1255 il convento ricevette dal sovrano importanti beni insieme al diritto di patronato sulla parrocchiale di Nostra Signora di Buda; significativi privilegi vennero assegnati inoltre dal pontefice nel 1257. Nel 1276, grazie a un ulteriore intervento regio, tutta l'isola divenne proprietà delle Domenicane; nel loro convento trovò sepoltura nel 1272 re Stefano V (1239-1272). La chiesa duecentesca presentava una navata centrale quadrangolare con profondo coro a terminazione rettilinea; nella parte occidentale della navata era ricavato un coro delle monache, mentre il convento si addossava alla chiesa lungo il lato meridionale. Nel corso di una seconda fase costruttiva, tra il 1381 e il 1409, il coro venne provvisto di una terminazione poligonale (5/8), la navata fu coperta con volte e si costruì un matroneo (Feuer-Tóth, 1971). Le reliquie della beata Margherita - canonizzata solo successivamente - erano tumulate nel coro, ove nel 1330 ca. venne eretta un'apposita arca in marmo bianco, con statue-colonna e rilievi attribuiti alla cerchia di Tino di Camaino (Balogh, 1953; Lővei, 1980; se conservano frammenti a B., Budapesti Történeti Múz.; Magyar Nemzeti Gal.); una corona in argento, capolavoro dell'oreficeria ungherese successivo alla metà del sec. 13° (Magyar Nemzeti Múz.) proviene probabilmente dalla tomba di Stefano V, situata nel coro. Il convento delle Domenicane venne abbandonato e distrutto nei secc. 16°-17° e le sue rovine sono state a più riprese oggetto di scavi e di restauri nel corso del 20° secolo.

Musei e collezioni

Il Budapesti Történeti Múz. conserva nella collezione medievale sculture in pietra della chiesa dedicata a Nostra Signora, restaurata nel 1895, e una serie di pietre tombali rinvenute nel 1902 in seguito al ritrovamento del coro della chiesa dei Domenicani; nel 1932 è stato inaugurato nel bastione dei Pescatori un lapidario che raccoglie opere medievali di Buda. Nel 1968 la collezione medievale è stata trasferita in un'ala del palazzo regio moderno, comprendente anche ambienti riscoperti nel corso di scavi e parti restaurate del sistema difensivo del castello medievale. La raccolta comprende sculture provenienti dalla prepositura di S. Pietro, dal castello e da chiese medievali di Buda e da Óbuda (più tarde) oltre a un grande numero di frammenti dal castello regio, sia tardomedievali sia rinascimentali, così come il gruppo di statue rinvenuto nel 1974 e risalente all'età di Sigismondo, che costituisce senza dubbio la sezione più importante. Nel museo si conservano sostanzialmente senza eccezioni tutte le opere provenienti dal territorio della città di B., inclusa una serie di lastre tombali; tra il materiale rinvenuto spiccano la ceramica d'uso, sia di importazione sia di produzione locale, e stufe rivestite di ceramica invetriata riccamente decorate, datate a partire dalla seconda metà del 14° secolo.Il Magyar Nemzeti Múz., uno dei più antichi musei nazionali d'Europa, ha carattere archeologico e storico e costituisce oggi anche un centro di ricerca specializzato. Le sezioni archeologiche comprendono i più importanti reperti rinvenuti in Ungheria dalla Preistoria alla fine dell'età delle Migrazioni; il museo possiede la più significativa raccolta di arredi di sepolture del sec. 10° e la sezione medievale costituisce la più completa collezione di prodotti delle arti minori medievali dell'Ungheria (oggetti liturgici e paramenti, bronzetti, smalti limosini). Di particolare importanza sono la corona di Costantino IX Monomaco, il complesso di insegne funebri proveniente da Székesfehérvár dalla tomba del re Béla III (m. nel 1196) e della consorte Anna di Antiochia, gioielli con lavorazione a filigrana e champlevé da tombe di Székesfehérvár, opere di oreficeria ungherese tardoromanica, una corona duecentesca dall'isola Margherita, arredi e oggetti liturgici trecenteschi (il ciborio di Körtevélyes, il calice di Vízakna, oltre alla corona votiva da Nagyvárad e al busto-reliquiario da Trentcsén). Dal 1978 il museo conserva le insegne regie ungheresi per la cerimonia dell'incoronazione, tra le quali il manto del 1031, la Sacra Corona d'Ungheria, risalente al 1067 ma comprendente anche parti più tarde, lo scettro, opera fatimide in una montatura della fine del sec. 12°, e il globo, del 1300 circa. La sezione storica espone capolavori della scultura ungherese, in parte prestiti da altre raccolte: una lastra tombale del tardo sec. 11° proveniente da Aracs, il rilievo con scena frammentaria raffigurante Abramo e i tre angeli da Óbuda/Kalocsa, rilievi figurati del sec. 12° dalla cattedrale di Pécs, plastica architettonica dall'abbaziale di Ják, una lunetta duecentesca da Szentkirály e il coronamento di una nicchia con il ritratto scolpito di re Luigi I, da Pöstyén. Il gabinetto numismatico conserva la più completa collezione ungherese di monete. La sezione Történelmi Képcsarnok raccoglie i documenti iconografici relativi alla storia (scene illustranti determinati avvenimenti e ritratti) e alla topografia ungherese (vedute).Il Szépmuvészeti Múz. conserva nella galleria dei maestri antichi una raccolta relativamente ricca di opere di pittura italiana delle origini, quali tavole toscane del Duecento, una tavola raffigurante la Madonna attribuita al Maestro della S. Cecilia, una Incoronazione della Vergine di Maso di Banco, le ante dell'altare di Monte Oliveto Maggiore (Siena) dipinte nel 1395 da Spinello Aretino e una Madonna dell'Umiltà di Taddeo di Bartolo, realizzata nello stesso anno. Il museo conserva inoltre numerosi esempi di plastica architettonica dell'Italia settentrionale, in particolare plutei veneziani dal sec. 8° al 14° e sculture francesi due e trecentesche; le opere più importanti sono un rilievo in avorio del sec. 11° dall'antependium del duomo di Salerno, un Cristo crocifisso umbro, forse spoletino, della prima metà del Duecento, una Madonna attribuita ad Andrea Pisano e figure lignee di area mosana del Trecento. Il gabinetto delle incisioni del museo conserva un manoscritto della Biblia pauperum (37) realizzato in Alta Austria intorno al 1330.Nell'Iparmuvészeti Múz. si trova una ricca raccolta di tessuti copti e medievali, oltre a due avori eseguiti l'uno a San Gallo intorno al 900, raffigurante la Crocifissione e Risurrezione di Cristo, e il secondo in area renana o mosana nel sec. 11°, con l'immagine dei quattro evangelisti.La Magyar Nemzeti Gal. ospita nella sezione dedicata all'arte antica una serie di sculture medievali (in parte esposte nel Magyar Nemzeti Múz.): esempi del sec. 11° decorati a palmette da Pilisszentkereszt e da Sződ, un frammento marmoreo a incrostazione del sec. 12° da Pécs e frammenti del primo Gotico dalla cattedrale di Kalocsa II; inoltre alcune statue lignee (le Madonne da Toporc e da Szlatvin e rilievi con figure da Maldur); i dipinti e i retabli scolpiti sono prevalentemente tardogotici (secc. 15°-16°).L'Országos Széchényi Könyvtár ha trovato sede dal 1985 nell'antico castello di Buda. La collezione di codici comprende la maggiore raccolta di manoscritti medievali e di monumenti linguistici ungheresi; nel 1926 si aggiunsero hungarica provenienti dall'antica biblioteca della corte di Vienna mentre un gruppo ristretto di libri liturgici miniati dei secc. 14° e 15° proviene dalla biblioteca del Capitolo del duomo di Bratislava. I codici più importanti sono il Codex Pray (MNy 1), eseguito in Ungheria alla fine del sec. 12° e contenente disegni a penna chiaroscurati; la Cronaca ungherese illustrata (lat. 404), capolavoro della miniatura ungherese trecentesca successivo al 1358; due tetraevangeli bizantini, uno del sec. 9°-10° (gr. 2) e uno costantinopolitano della fine del sec. 10° (gr. 1) e, infine, parte di un manoscritto contenente canti, datato intorno al 1300 (germ. 92).La biblioteca della Magyar Tudományos Akad. conserva, tra i codici più significativi dal punto di vista storico-artistico, venticinque manoscritti ebraici della Coll. Kaufmann, nella sezione orientale della biblioteca; tra questi in particolare lo Haggādāh Kaufmann (sec. 14°) e la Mishnēh Tōrāh di Maimonide (1310).L'Egyetemi Könyvtár, la biblioteca universitaria fondata nel 1635 a Nagyszombat (od. Trnava in Slovacchia), poi trasferita nel 1773 a Buda e quindi nel 1790 a Pest, trasse origine in parte dalla raccolta medievale della biblioteca del Capitolo del duomo di Esztergom. Poiché i fogli di pergamena venivano spesso impiegati come materiale di riempimento per rilegature, lo studio e le ricerche in merito ai frammenti pergamenacei di questa collezione sono particolarmente importanti per la conoscenza del patrimonio librario medievale dell'Ungheria; inoltre, avendo acquisito alla fine del Settecento importanti raccolte appartenute a monasteri secolarizzati, l'Egyetemi Könyvtár risulta fondamentale per lo studio delle biblioteche medievali ungheresi. I codici miniati più interessanti sotto l'aspetto storico-artistico sono un evangeliario costantinopolitano forse del sec. 11° (gr. 1) e una Divina Commedia dantesca di produzione veneziana della metà del Trecento (ital. 1).

Bibl.:

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