Buck Rogers

Enciclopedia dei ragazzi (2005)

Buck Rogers

Alfredo Castelli

Svegliarsi nel futuro

Buck Rogers è il protagonista di un fumetto creato alla fine degli anni Venti che, svegliatosi da un lungo sonno, si trova catapultato in un mondo supermoderno, popolato da astronavi, armi superpotenti e cattivi decisi a distruggere la Terra. È anche il capostipite di una serie di fumetti fantascientifici a cui si ispirerà successivamente persino il cinema

Le conseguenze di uno strano risveglio

Se un giorno ci svegliassimo e scoprissimo che il nostro sonno è durato cinquecento anni e che tutto ciò a cui eravamo legati non esiste più da un bel pezzo, probabilmente non la prenderemmo troppo bene; se in più ci trovassimo in un mondo in cui rischiamo di essere disintegrati da un momento all'altro, probabilmente la prenderemmo ancor peggio. Per sua fortuna, Buck Rogers è un personaggio dei fumetti e questi problemi li affronta con disinvoltura. Nella prima vignetta della serie a lui dedicata si addormenta all'interno di una caverna a causa di un gas sconosciuto; nella seconda vignetta lo ritroviamo già al suo risveglio cinquecento anni dopo, mentre esce dalla grotta e guarda un po' stupito una bella ragazza che volteggia nel cielo grazie a un reattore applicato alla schiena. Nella terza vignetta, la ragazza precipita letteralmente e metaforicamente ai suoi piedi: infatti Wilma Deering (così si chiama la fanciulla volante) diventerà la sua 'eterna fidanzata'. Nella quarta vignetta, Buck è già in azione contro i 'cattivi' che davano la caccia a Wilma, contro i quali spara con un'arma che emette misteriosi raggi. In poche altre vignette veniamo a sapere che siamo nell'anno 2429, che la Terra è dominata da una banda di malvagi e che Wilma fa parte della resistenza; senza pensarci due volte, il cavalleresco Buck le offre il suo aiuto.

Il domani è già qui

Un po' ingenuo? Sì, ma facendo alcuni calcoli (2429−500=1929) comprendiamo che questa sequenza è stata realizzata nel 1929, quando la fantascienza era ancora agli inizi. Buck Rogers, creato da Phil Nowlan e Dick Calkins, è il capostipite dei fumetti di questo genere; le sue avventure erano semplici, strutturate un po' come western, con inseguimenti e sparatorie; in compenso, visivamente, erano fitte di meraviglie. Nel 'mondo del futuro' c'erano astronavi variopinte simili a dirigibili che volavano accanto ad antiquati (ma allora moderni) biplani; c'erano città avveniristiche con immense torri proiettate verso il cielo, schermi televisivi simili allo specchio magico di Biancaneve; c'erano armi dalla potenza devastante. Quando la fantascienza letteraria si fece più 'matura' la serie diventò più realistica, perdendo il suo fascino fiabesco. Per questo Buck Rogers non esiste più; esistono però i suoi ideali discendenti, che hanno saputo ricreare la sua capacità di fare sognare. George Lucas, il regista della serie Guerre stellari, ha dichiarato che i suoi film ‒ a loro volta straordinarie fiabe spaziali ‒ non avrebbero potuto esistere se non fossero esistiti Buck e le sue pittoresche macchine volanti.

Verso le stelle

Buck Rogers è il capostipite del fumetto di fantascienza e per questo gli è stata dedicata una voce; ma è giusto affiancarlo a un 'quasi' coetaneo, Flash Gordon, inventato nel 1934 da un grande autore chiamato Alex Raymond. Come quelle di Buck Rogers, anche le sue avventure erano strutturate come western ma, anziché nelle praterie e nei canyon degli Stati Uniti, si svolgevano su Mongo, un pianeta popolato da uomini volanti, uomini leone, mostri a sette teste, bellissime principesse, sanguinari tiranni e principi coraggiosi.

A uno scozzese, Sidney Jordan, spetta il merito di aver inventato la prima storia di fantascienza veramente matura: Jeff Hawke. Partita nel 1954 come imitazione di Flash Gordon e di Dan Dare (un fumetto inglese allora molto popolare), la serie si è poi distaccata dai due modelli toccando le numerose tematiche della narrativa fantascientifica: spaziale, satirica, di carattere sociale. Quello che sorprende è che, nelle piccole vignette da cui sono composte le tavole, Sydney Jordan riesce a rendere l'idea dell'immensità di una galassia.

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