BRUCKNEUDORF

Enciclopedia dell' Arte Antica (1994)

BRUCKNEUDORF

P. Scherrer

Località dell'Austria, situata 10 km a S di Carnuntum nel Burgenland. Scavi eseguiti nel 1853, 1899, 1931, 1950-1952 e infine a partire dal 1975, hanno rimesso in luce i resti di una villa di età romana.

In un'area fortificata di 400 X 260 m, troviamo il palazzo residenziale, un impianto termale (24 X 19 m), la casa del guardiano (17 X 12 m) accanto all'ingresso principale a SE, almeno tre abitazioni con pavimento riscaldabile per il personale e diverse costruzioni per i servizi. Un horreum o magazzino (56 X 26 m), addossato al muro di fortificazione a SO, con un basamento interno sporgente lungo i muri ma senza divisioni riscontrabili, possiede una rampa d'accesso lunga 21 m per lo stoccaggio delle merci nel magazzino rialzato. Nell'angolo a NO del complesso si ergeva, quale unità a sé stante e volutamente staccata dagli altri edifici, uno spazio per officine, che misurava in tutto almeno 110 X 64 m: era diviso dalla casa padronale tramite muri ed era accessibile solo attraverso una pesante porta; due capannoni larghi 18 m, divisi ognuno in due file di piccoli locali, si estendevano lungo un cortile largo 24 m. In quest'area, a giudicare dai ritrovamenti di scorie metalliche e utensili, si lavorava il ferro. Tutte le costruzioni, a eccezione del palazzo principale e delle terme, sono state studiate per ora solo tramite limitati scavi esplorativi: in futuro, i dati a nostra disposizione potrebbero variare molto, e potremmo trovare addirittura altre costruzioni. Anche la datazione delle singole strutture è quasi sempre assai ardua da stabilire.

Nelle terme, si può riconoscere almeno una fase di profonda ristrutturazione nel IV sec. d.C., durante la quale l'originario e assai semplice ambiente rettangolare fu notevolmente ampliato con l'aggiunta di quattro vani absidati o di altri due spazi. L'horreum è stato datato dallo scavatore, B. Saria, all'epoca tardo antica; anche le abitazioni per il personale, in base al tipo di riscaldamento «a canalizzazione» e alle testimonianze epigrafiche (pur frammentarie), si possono datare non prima del IV sec. d.C. Il complesso di officine, invece, che si era sovrapposto su una costruzione più antica decorata con pitture parietali, potrebbe essere stato chiuso nell'ultima fase di ristrutturazione della villa, e in parte assorbito in altre costruzioni.

A O della villa si è trovata la necropoli, risalente al IV sec. d.C., della quale si conoscono 60 tombe costituite da tegole o fabbricate con stele funerarie di pietra reimpiegate. Queste ultime con alcune iscrizioni funerarie, a loro volta usate come materiale di spoglio nella costruzione principale, e con interessanti rilievi che riproducono l'abbigliamento femminile del luogo, dimostrano che, almeno sino in età traianea gli abitanti del luogo erano Celti Boi.

Un'iscrizione funeraria, peraltro reimpiegata, ci consente forse di individuare il personaggio che fece costruire la villa: m(arcus) cocceius caupianus, propositus?) c(ivitatis) b(oiorum), che ottenne la cittadinanza (lo si può stabilire in base al nomen) all'epoca di Nerva. Altri indizî relativi alle fasi più antiche sono dati da frammenti di ceramica scoperti sotto le fondazioni della residenza padronale, databili al I sec. d.C., e da un mattone (anch'esso reimpiegato) che reca il bollo della legione xxx u(lpia) v(ictrix), che fu di stanza in Pannonia solo fra 106 e 118 d.C. Delle fasi relative al II e III sec., tuttavia, non possiamo dire di conoscere molto, dato che finora non sono stati effettuati saggi in profondità: si è tentato di ricostruire una pianta basata su un cortile centrale circondato da portici (che nelle fasi successive appaiono sostituiti da corridoi), oppure su due cortili (E. Thomas), ipotesi che però appare meno probabile. Il nuovo edificio di rappresentanza venne costruito all'inizio del IV sec. d.C., su una superficie di m 30 X 40; vi fu inserita, a NO, una grande sala absidata; furono messi in opera, non prima (in base alle monete rinvenute) del 350 d.C., mosaici geometrici policromi, talvolta con emblema figurato al centro.

È il più grande (300 m2) e completo insieme di mosaici di età romana finora rinvenuto in Austria. Notevoli sono, in particolare, nell'ambiente II, la figura della dea Diana e la scena dell'uccisione della Chimera da parte di Bellerofonte, inserita in un contesto decorativo di esagoni ornati di ghirlande di fiori. Nella grande aula 1, la scena centrale (in gran parte perduta) aveva per soggetto Eracle, o forse un thìasos dionisiaco (fra gli elementi superstiti, vi è una testa di giovane sovrastata da un ramoscello); agli angoli sono kàntharoi; il bordo è decorato da meandri. Questi mosaici, che sono stati portati nel museo di Eisenstadt, trovano confronti con quelli aquileiesi.

Sono stati rinvenuti anche numerosi frammenti di pitture parietali, databili fra II e IV sec. d.C., apparentemente non inferiori per qualità ai mosaici: non sono ancora stati studiati, ma vi si riconoscono composizioni di figure e paesaggi.

Nel periodo tardoantico, il centro della villa fu occupato (ipotesi di G. Langmann) da una struttura basilicale, circondata all'esterno da ambienti di altezza inferiore, e provvista di portico di ingresso; rimaneva però in funzione l'aula absidata, insieme con altri saloni preesistenti. Numerosi bolli laterizi dell'esercito norico-pannonico, nonché l'iscrizione funeraria di un soldato della legione XIV di Carnuntum, fanno pensare che il proprietario della villa fosse un rappresentante di alto rango dell'amministrazione provinciale o del comando militare, a meno che, dopo l'assegnazione a Carnuntum della Civitas Boiorum, la villa stessa non fosse divenuta addirittura proprietà imperiale.

Non prima della fine del IV sec. d.C., la villa fu abbandonata e distrutta da un incendio.

Bibl.: CIL, III, 14359, 17.22; A. Söter, in Archaeologiai Ertesitö, XIX, 1899, p. 341 ss.; G. Pascher, in Burgenland. Heimatblätter, XII, 1950, p. 49 ss.; Β. Saria, Wissenschaft. Arbeiten aus dem Burgenland, XXXV, 1956, pp. 252- 271; E. Thomas, Römische Villen in Pannonien, Budapest 1964, p. 177 ss.; G. Langmann, in Burgenland. Heimatblätter, XLI, 1979, pp. 66 ss., 100 ss.; id., Bruckneudorf, Burgenland, 1983, in OJh, LV, 1984, p. 21 ss.; W. Jobst, Antike Mosaikkunst in Österreich, Vienna 1985, p. 112 ss., tav. xv.

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