CASCIOLA, Brizio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 21 (1978)

CASCIOLA, Brizio

Pietro Scoppola

Nacque a Montefalco (Perugia) il 31 luglio 1871 da Pio e Clara Morici. Il padre, garibaldino, nel nome stesso imposto al figlio (come questi, amava ricordare, Brizio deriverebbe da Bixio) sembra abbia voluto esprimere il suo orientamento politico. Compiuti i primi studi a Montefalco e, poi, nel seminario di Spoleto, ricevette giovanissimo la tonsura ecclesiastica nel sett. 1886; trasferitosi quindi a Roma, completò gli Studi all'Apollinare, conseguì la licenza in teologia e fu ordinato sacerdote il 19 maggio 1894.

Subito dopo l'ordinazione sacerdotale ebbero inizio i suoi contatti con gli ambienti e gli uomini religiosamente più vivi della Roma di fine '800. Conobbe G. Semeria, A. Ghignoni e Giulio Salvadori e fu da loro introdotto nel gruppo dell'"Unione per il bene", sorto a Roma nel 1894 sotto l'influsso di Paul Desjardins, promotore in Francia della analoga "Union pour l'action morale". Il gruppo romano, che teneva le sue riunioni in casa di Dora Melegari e che era frequentato, fra gli altri, da Antonietta Giacomelli, Gaetano De Sanctis e Luigi Luzzatti, poneva alla base di ogni riforma di carattere sociale e politico un profondo rinnovamento di spirito religioso.

Dal gruppo romano nacque l'Unione S. Lorenzo: una iniziativa formativa e assistenziale in favore della popolazione del quartiere romano di S. Lorenzo, che ebbe nel C. un infaticabile animatore e promosse la pubblicazione di un piccolo periodico, L'Ora presente. Grazie all'intervento del Luzzatti, alcuni edifici della Banca d'Italia e del Banco di Roma furono destinati alle famiglie più numerose e bisognose del quartiere.

A fianco alla attività caritativa e assistenziale si sviluppano e si precisano in quegli anni gli orientamenti culturali e religiosi che caratterizzeranno poi l'attività del giovane sacerdote.

Il C. è fra i frequentatori della biblioteca della casa dei missionari del Sacro Cuore della Sapienza dove, intorno al padre Giovanni Genocchi, si era formato un cenacolo religioso e culturale. L'incontro con Friedrich von Hügel ha notevole rilievo nella formazione del C.: egli, distanziandosi dalla cultura neoscolastica, si orienta verso i testi biblici e patristici e verso la teologia di Newman e poi di Tyrrell. Entra in contatto, fra gli altri, con Tommaso Gallarati Scotti e padre Gazzola, che saranno fra i più significativi esponenti del movimento riformatore lombardo. Conosce in quegli anni momenti di crisi religiosa che contribuiscono ad approfondire in lui il senso interiore della religione: "conquistai una nozione più piena e più vera di Dio" - annota in un appunto autobiografico - S. Agostino mi darà poi la formula: "Superior summo, interior intimo meo".

L'attività del C. si estende progressivamente anche sul piano culturale e religioso: e conferenziere ricercatissimo, collabora con Murri alla pubblicazione delle "Pagine religiose" che compaiono sulla Cultura sociale, moltiplica gli incontri con tutti gli esponenti delle nuove correnti riformatrici.

Frattanto, con l'aiuto di Leopoldo Franchetti e di sua moglie, dà vita nel 1899 nei pressi di Roma, sulla via Flaminia, a una colonia agricola detta Dormitorio Sonzogno. Ma la colonia fu chiusa dopo l'elezione a Roma nel 1901 della amministrazione moderata sostenuta dalla cattolica Unione romana. Migliore successo non ebbe un'altra colonia di ispirazione tolstoiana da lui promossa a Monte Mario che ebbe un periodico litografato: Ilgrano di senape.

Lo stesso C. accenna alle "tinte anarcoidi" della pubblicazione e alla "santa ingenuità" dei propositi che guidarono l'iniziativa. "Il mio cristianesimo - egli osserva riferendosi a quegli anni - prese un colorito individuorazionalistico, non senza sfumature di misticismo indiano". Sta di fatto che le sue conferenze, la sua spregiudicata apertura agli ambienti più vari, le sue iniziative sociali suscitarono crescenti sospetti e ostilità da parte dell'autorità ecclesiastica.

Lasciata Roma, iniziò a peregrinare in alta Italia e in Svizzera dove con il padre Semeria entrò in contatto con gli ambienti degli emigranti italiani. A Torino si legò all'ambiente towianista che si riuniva intorno all'avvocato Attilio Begey; a Milano ebbe frequenti contatti con Gallarati Scotti, Alfieri e Casati.

Intanto per il tramite del Semeria aveva avuto da Paolo Celesia imezzi finanziari per creare una nuova colonia agricola che fu inaugurata il 10 ag. 1904 a Osio Sotto, in provincia di Bergamo. Nella colonia, che giunse a raccogliere alcune decine di ragazzi, il C. svolgeva funzioni di educatore, dirigendo al tempo stesso la piccola azienda agricola; a questa attività alternava incontri e conferenze a Bergamo, inizialmente guardate con benevolenza dal vescovo Radini Tedeschi, ma poi vietateper l'intervento ostile dei conti Medolago Albani. Ebbe anche in quegli anni stretti rapporti con il'gruppo milanese della rivista Il Rinnovamento, la voce culturalmente più significativa del modernismo italiano; nell'estate 1907 partecipò al famoso incontro di Molveno. Pur condividendo lo spirito del movimento di riforma religiosa di quegli anni ed essendone anzi uno degli esponenti più significativi - a lui e alla sua esperienza si ispirò largamente, come è noto, Antonio Fogazzaro per il suo romanzo IlSanto - il C. assunse un atteggiamento critico nei confronti delle posizioni più radidali di alcuni modernisti italiani. Quando, dopo la Pascendi, Ernesto Buonaiuti nella rivista Nova et vetera e nelle Lettere di un prete modernista giunse a identificare il cristianesimo con una forma di messianismo sociale, egli non mancò d'esprimere le sue riserve.

Nel 1909 trasferì la sua colonia agricola ad Erba (Como), nella diocesi di Milano. Nella capitale lombarda intensificava i suoi contatti con gli ambienti modernisti e teneva un ciclo di conferenze in casa del socialista Sarfatti suscitando; nel clima di aperta e dura repressione contro il modernismo che si era instaurato nella Chiesa, crescenti sospetti nell'autorità ecclesiastica. Colpito una prima volta dalla sospensione a divinis. nell'aprile 1910, incorse in una nuova censura ecclesiastica alcuni anni dopo: nel 1913 aveva pubblicato l'opuscolo Alcuni aspetti del cristianesimo secondo la tradizione cattolica;l'opuscolo fu attaccato duramente prima dalla Riscossa di Breganze e poi, il 30 genn. 1914, dalla Civiltà cattolica che rilevò in esso alcuni passaggi non ortodossi; a seguito di questi attacchi fu vietato al C. dalla curia di Milano di celebrare la messa e di ricevere pubblicamente l'eucaristia. Alcuni mesi più tardi egli si rifugiava in Francia ospite di Paul Sabatier.

Una sua lettera della fine di maggio 1914 a Sofia Idelson - una giovane protestante convertitasi al cattolicesimo che egli stesso aveva battezzato e associato alla direzione della colonia agricola - è un documento significativo del suo stato d'animo all'indomani della condanna: "Sento che la Chiesa ha bisogno di sbarazzarsi del razionalismo greco e dell'imperialismo romano per riprendere la magnifica sua missione nel mondo; missione che nulla potrà mai sostituire...".

Lo scoppio della guerra, la morte di Pio X, l'elezione di Benedetto XV provocarono un notevole mutamento del clima imperante nella Chiesa cattolica; nell'aprile 1915 il C. fu reintegrato nel pieno esercizio della sua funzione di sacerdote, ma dovette chiudere la sua colonia di Erba, ponendo termine così al suo esperimento pedagogico. Di fronte alla guerra assunse un atteggiamento neutralista ispirato a un profondo pacifismo cristiano e patrocinò, con alcuni esponenti del movimento dei democratici cristiani autonomi, in contrasto con la maggioranza del gruppo, la proposta di una lega dei paesi neutrali che avrebbe dovuto imporre le condizioni di una giusta pace.

Chiamato dal generale Cadorna a organizzare, nel Veneto, gli "orti di guerra" e a sovrintendere alla assistenza agli orfani di guerra, rimase nella stessa regione per qualche tempo dopo la fine del conflitto cercando di riorganizzare una colonia agricola e impegnandosi con Giuseppe Donati nella propaganda ecumenica fra le chiese cristiane. Dopo un intervento del vescovo di Treviso nel marzo 1921, che lo richiamava a un rigoroso rispetto delle disposizioni ecclesiastiche ostili ad ogni contatto con gli evangelici, lasciava il Veneto per rientrare nel 1922 a Montefalco, presso la sua famiglia; anche qui i suoi orientamenti ecumenici gli procurarono nuovi richianii dell'autorità ecclesiastica.

Su invito di Margherita Sarfatti accettò la collaborazione alla rivista fascista Gerarchia, dove trattò temi di cultura religiosa per un decennio nella rubrica "Cronache del pensiero religioso" (1924-1934).

Trascorse alcuni anni a Torino come istitutore dei figli del pittore Lupo (1925-28) e quindi, accolto da don Orione nei suoi istituti, dal 1928 al 1936 insegnò scienze naturali nei corsi superiori del collegio S. Giorgio di Novi Ligure. Nel 1936 si trasferì di nuovo a Montefalco e dal 1939 al 1942 insegnò nel liceo di Foligno. In quegli anni fu invitato anche, come conferenziere, ad alcuni incontri di studio dei Movimento dei laureati cattolici.

Durante la seconda guerra mondiale assunse funzioni amministrative nel comune di Montefalco e, dopo l'armistizio dell'8 sett. 1943, seguì al fronte i giovani che avevano aderito alla Repubblica sociale italiana. Nel novembre 1943 portò a Romolo Murri l'assoluzione dalle censure ecclesiastiche.

Nel dopoguerra divise la sua presenza fra le case di don Orione di Genova, Brindisi, Palermo e Roma. Morì a Napoli nella casa di don Orione il 12 dic. 1957.

Uomo di vastissime letture e di larga, anche se disorganica, cultura, il C. ha avuto intuizioni nelle quali è possibile scorgere anticipazioni di sviluppi successivi di vita e di pensiero religiosi. È stato in qualche modo anticipatore della ecclesiologia affermatasi negli anni del concilio ecumenico Vaticano II, di una nuova stagione dell'ecumenismo e di quella concezione "personalistica" che avrà in Francia, negli anni fra le due guerre, la sua più significativa espressione nell'opera di Maritain e di Mounier. Fu anche acuto commentatore di Dante. Fu in contatto espistolare con personalità del mondo culturale e religioso del suo tempo fra le quali A. Fogazzaro, G. Pascoli, A. Negri, G. Papini, G. Vailati, U. Pestalozza, G. Gentile, E. Codignola, G. De Sanctis, mons. Bonomelli, U. Fracassini, E. Buonaiuti. Una vasta documentazione relativa alla attività del C. è ora raccolta, a cura di Ferdinando Aronica, nell'ArchivioCasciola presso la Biblioteca dell'Istituto teologico internazionale di Messina. Parte della sua corrispondenza è conservata nell'Archivio della casa generalizia di don Orione. Corrispondenza e carte del C. sono anche nel Fondo Osti del Museo centrale del Risorgimento di Roma.

La sua inquieta esperienza si ripercuote nella sua produzione, che non offre opere organiche. Fra i suoi scritti: Pagine religiose, 3 voll., Roma 1901-1903, che raccolgono gli scritti pubblicati sulla Cultura sociale; L'essenza del cristianesimo, Bologna 1901; L'anima e Dio, Milano 1904; Alcuni aspettidel cristianesimo secondo la tradizione cattolica, Cesena 1913; La nostra fede. Appunti di filosofia religiosa, Venezia 1918; Fede e vita: Libro di religione per le scuole d'Italia, 5 voll., ibid. 1924; Veritatem facientes in charitate, Bergamo 1943; L'enimma dantesco, ibid. 1950.

Una scelta delle cronache del pensiero religioso comparse su Gerarchia è stata pubblicata postuma nel 1965 a Torino sotto il titolo Una voce ecumenica: don Brizio. Altri scritti che si collocano nel periodo della polemica modernista e della repressione antimodernista sono stati pubblicati da L. Bedeschi, con una ampia introduzione, nel volume Lettere ai cardinali di don Brizio, Bologna 1970: nel volume sono raccolte quattro lettere (due al cardinal Maffi rispettivamente del 1911 e del 1913, la terza dell'agosto 1914 ai cardinali riuniti nel conclave che elesse Benedetto XV, la quarta al cardinal Ferrari del 1915) e tre brevi scritti (un abbozzo di filosofia religiosa del 1913, una lezione sul tema Chi èil precursore, senza data, e lo scritto Commiato, datato Erba 20 apr. 1914, da lui fatto circolare in molte copie quando fu costretto ad abbandonare la sua colonia agricola); nello stesso volume (pp. 29-41) è pubblicato anche il documento autobiografico citato. Un cospicuo nucleo della corrispondenza del C. è stato raccolto da Sofia Idelson e Ferdinando Aronica presso la Bibl. dell'Ist. teologico internaz. di Messina. Ivi è anche la lettera citata nel testo alla Idelson del 30-31 maggio 1914.

Fonti e Bibl.: G. Semeria, I miei tempi, Milano 1929, pp. 92 ss.; M. Sarfatti, Acqua passata, Bologna 1955, pp. 33-37; P. Vannucci, Don B. C., in Idea, XIV (1958), pp. 240-244; P. Scoppola, Crisi modernista e rinnovam. cattolico in Italia, Bologna 1961, ad Indicem;Id., Cattolici neutralisti e interventisti alla vigilia del conflitto, in Benedetto XV, i cattolici ela prima guerra mondiale, Roma 1963, pp. 140-142; P. P. Trompeo, Preti, Caltanissetta-Roma 1962, pp. 247-52; S. Nessi, Un dantista sconosciuto: don B. C., in Boll. della Deput. di storia patria per l'Umbria, LXII (1965), pp. 248-258; F. Aronica, Don B. C. a cento anni dalla nascita, in Nuova Rivista storica, LV (1971), pp. 749-763; Id., Don B. C. e la neutralità italiana alla vigilia della prima guerra mondiale, in Rass. stor. del Risorg., LVIII (1971), pp. 277-304; Id., Don B. nel centenario della sua nascita, in Boll. eccl. della Regione umbra, III (1972), pp. 124-138; F. Aronica, Don B. C. e isuoi rapporti buonaiutiani, in Centro studi per la storia del modernismo, Fonti e documenti, I, Urbino 1972, pp. 344-355; Carteggio C.-Gallarati Scotti, a cura di N. Raponi, ibid., II, Urbino 1973, pp. 229-295; Documenti su don B. C., a cura di F. Aronica, ibid., pp. 474-513.

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