BRIDGE

Enciclopedia dello Sport (2004)

Bridge

Daniele Poto

La storia

Il bridge è un gioco di carte, diventato progressivamente uno sport, che si gioca in quattro, a coppie contrapposte. Il nome, usato in tutte le parti del mondo, è comunemente riferito al 'ponte' ideale che viene a formarsi tra compagni di coppia; secondo alcune fonti si tratta invece di una voce levantina senza attinenza con la parola ponte, oppure di una modificazione eufonica del vocabolo russo biritch con cui veniva denominato nell'Ottocento un gioco simile, di origini russe o turche.

Il bridge nacque in Inghilterra come whist all'inizio del 16° secolo ma fu codificato in regole precise nel 1742 da Edmond Hoyle, autore di un volume sulla tecnica del gioco (Short treatise). Il gioco era ancora individuale e soltanto nel 1873 a Buyukdere sul Bosforo si diffuse il whist-bridge con quattro giocatori in coppie antagoniste. Contemporaneamente dal Medio Oriente si diffondeva il biritch, che si inserì nello stesso filone. Il whist-bridge venne gradualmente modificato fino ad arrivare alla definitiva trasformazione del whist in bridge, tre secoli dopo. La riconversione tendeva ad attenuare l'elemento fortuna valorizzando piuttosto la capacità di previsione dei giocatori. Una tappa importante fu il varo del gioco a coppie agonistico, introdotto da John T. Mitchell nel 1892, che diede avvio alla di sputa dei campionati americani.

Nel 1904 nacque a opera di F. Roe l'auction-bridge, le cui regole cominciarono a prevedere la determinazione dell'atout dominante (la briscola) attraverso un'asta tra i giocatori, modificando la precedente graduatoria dei colori, simile a quella del poker nella gerarchia cuori, quadri, fiori, picche. Oggi la scala ascendente dei colori nel gioco senza atout parte dai fiori e, passando in ordine per quadri e cuori, arriva a picche. Uguale al poker è il valore discendente delle carte dall'asso fino al due, l'ultima nella scala gerarchica. La formula con atout ebbe successo soprattutto in Francia e in Inghilterra, paesi cardine per l'affermazione del gioco-sport in Europa. Nel 1918 in Francia si apportarono leggeri ritocchi con il plafond-bridge. Nel 1925, per merito dell'americano Harold Stirling Vanderbilt, con un accordo tra il Portland club di Londra, il Whist club di New York e la Commission française de bridge ‒ gli organi più autorevoli in fatto di regolamento di gioco e di etica sportiva ‒ vennero sancite le regole del contract-bridge (quelle oggi in vigore), con varianti tendenti ad aumentare i rischi per la coppia teoricamente in possesso delle carte migliori.

Il sistema del bridge-contratto fu perfezionato da Ely Culbertson, che ne fu tra l'altro un grande diffusore anche attraverso la pubblicazione della prima rivista specializzata, The bridge world, ancora oggi la voce più autorevole in materia. Culbertson sposò Josephine Murphy, considerata la più competitiva giocatrice degli Stati Uniti. Nel 1927-28, a opera della coppia Culbertson-Murphy entrarono a regime le ultime modifiche e si inaugurò la fase del vero e proprio bridge agonistico. Si costituì in Europa la EBL (European bridge league) e nel 1932 venne fondata la IBL (International bridge league) che si occupò dell'organizzazione del primo Campionato Europeo e del primo Campionato Mondiale a squadre, disputatosi a Budapest nel 1937 e vinto dall'Austria. Nello stesso 1937 nacque a Milano, per merito di un gruppo di appassionati ‒ Paolo Baroni, Piero Acchiappati, Federico Rosa e Giano Vedovelli ‒ l'Associazione italiana bridge, che nel 1951 si trasformò in Federazione italiana bridge (FIB).

Nel 1958 la WBF (World bridge federation), costituita a Oslo, prese il posto della International bridge league, assumendo la funzione di soprintendere all'attività bridgistica internazionale, coordinando i rapporti tra le varie nazioni aderenti e disciplinando le norme delle competizioni. Nel 1960 a Torino fu varata la prima edizione delle Olimpiadi a squadre, che si disputano ogni quadriennio nell'anno olimpico. Negli anni Novanta la Federazione italiana bridge, con la nuova denominazione Federazione italiana gioco bridge (FIGB), fu riconosciuta dal CONI in qualità di disciplina associata, così come la WBF fu riconosciuta dal Comitato olimpico internazionale.

Caratteristiche del gioco 

Le regole

La moderna e sintetica versione del bridge-contratto oggi in vigore è l'esito finale di continue revisioni rispetto alle regole originarie. Nella versione odierna i quattro giocatori si dispongono a croce e sono indicati con i punti cardinali Nord-Est-Sud-Ovest; la coppia si chiama linea e quindi le linee contrapposte sono Nord-Sud e Est-Ovest. I giocatori impiegano un mazzo di carte francesi da 52, prive di jolly. Il valore o 'rango' dei colori o 'semi' è decrescente: picche, cuori (detti nobili o maggiori), quadri e fiori (detti deboli o minori). Le carte si suddividono in 'onori' (Asso, Re o K, Donna o Q e Fante o J), 'carte alte' (dieci, nove e otto) e 'cartine' (tutte le rimanenti). Il gioco si articola in due distinte fasi, la licitazione o asta, in cui le coppie contrapposte dichiarano il numero di prese (contratto) che intendono realizzare, e il gioco della carta. Nella fase della dichiarazione la coppia può scegliere un colore dominante, la briscola o atout, e decidere di giocare un contratto ad atout o senza atout; la scelta del tipo di contratto dipende dal numero delle carte posseduto dalla coppia in un colore. A differenza degli altri giochi, nel bridge le carte rappresentano soltanto lo strumento necessario per sviluppare le manovre, e vince chi realizza il numero di prese per il quale si è impegnato nella dichiarazione iniziale.

All'apertura del gioco il mazziere (ciascuno dei giocatori a turno in successione oraria) distribuisce 13 carte (una per volta da sinistra a destra) e ha il diritto di dichiarare per primo, ossia di fare la prima offerta. Ai soli fini della licitazione viene attribuito un valore agli onori (Asso 4 punti, Re 3 punti, Donna 2 punti, Fante 1 punto); l'intero mazzo conta 40 punti, detti 'punti onori' o 'Milton Work' (dal loro codificatore). Il giocatore può effettuare una dichiarazione se è in possesso di almeno 12 punti onori (che, in caso di equa distribuzione tra gli altri tre giocatori dei 28 punti restanti, garantiscono alla sua linea un predominio nel punteggio), altrimenti deve dire 'passo', cedendo la dichiarazione al suo avversario di sinistra. Attraverso il meccanismo della dichiarazione ciascun giocatore cerca di far valere come atout il seme in cui si considera più forte; al contrario, se si gioca senza atout, s'impone la carta più alta del seme giocato da chi è di mano. Ogni dichiarazione deve superare la precedente e la dichiarazione finale costituisce il contratto che dovrà essere realizzato. Per la coppia che si è aggiudicata l'asta e si è quindi impegnata a effettuare il maggior numero di prese (che vanno da un minimo di 7, essendo 6 le prese attribuite di base a chi vince la dichiarazione, a un massimo di 13, essendo 13 le carte e quindi le prese a disposizione di ogni giocatore), lo scopo del gioco è di rispettare il contratto riuscendo a realizzare le mani dichiarate (se sono di più è meglio perché scatta un premio). Al 'gioco del dichiarante', della coppia che deve realizzare il contratto, si oppone il 'gioco di difesa' o 'controgioco' della coppia avversaria che cerca di impedire le prese. Nel caso di un 'passo' dichiarato da tutti e quattro i giocatori la smazzata sarà nulla. Nel corso della dichiarazione, oltre a superare le offerte precedenti o a passare, si può dire contro; ciò implica che i punti totalizzati nella mano dalla coppia che ha vinto la dichiarazione vengono raddoppiati mentre, nel caso in cui questa non riesca, nel gioco, a mantenere l'impegno, il punteggio riconosciuto agli avversari sarà maggiore che in circostanze normali. Al contro si può rispondere con surcontro: il valore delle prese realizzate viene quadruplicato nel caso che l'impegno sia mantenuto; in caso contrario i punti aggiudicati agli avversari aumentano ancora. Contro e surcontro hanno effetto solo sull'offerta che regge il gioco, cioè la più alta di tutta la dichiarazione. Al termine della dichiarazione il giocante nella coppia sarà chi avrà nominato per primo il colore o il senza atout del contratto finale. Subito dopo l'uscita iniziale ('attacco') effettuata dal giocatore alla sinistra del giocante, il compagno del giocante, denominato 'morto', scoprirà le proprie carte che resteranno visibili a tutti per l'intera durata del gioco e verranno gestite dal giocante.

Conclusa l'asta, ha inizio il vero e proprio gioco della carta che si sviluppa con regole simili al tressette: ciascun giocatore ha l'obbligo di rispondere nel colore e se non possiede alcuna carta in quel colore, potrà giocarne un'altra di seme diverso, effettuando uno 'scarto', senza possibilità di presa in quanto la gerarchia delle carte si sviluppa e ha valore soltanto nell'ambito del colore. Oppure, può facoltativamente 'tagliare' con un atout, cioè con una carta del colore con cui si è conclusa la dichiarazione. Se per es. una linea dichiara il contratto di 4 cuori, essa dovrà fare almeno 10 prese (4 dichiarate e 6 obbligatorie) e cuori sarà il colore dominante; il giocatore che nella fase di gioco non è in grado di rispondere nel colore può vincere la presa anche con una carta più piccola, purché si tratti di un atout (qualora l'atout sia cuori e Nord giochi J o Fante di picche, Ovest superi con Q o Donna, Sud superi con l'Asso, Est, ove non possieda una carta di picche, potrà vincere la presa anche con un 2 di cuori, effettuando un 'taglio'). Vince la prima presa (e dà inizio alla successiva) la linea che ha giocato la carta più alta del seme d'attacco oppure ha potuto imporre la presa con l'atout dichiarato. Le 13 prese costituiscono la smazzata o mano.

Per vincere una partita bisogna imporsi in due manche su tre e per riportare una manche è necessario totalizzare 100 punti (in una o più mani di gioco) secondo un codice di punteggio legato ai colori. Il punteggio che si consegue per ciascuna presa dichiarata e fatta, oltre alle 6 di base e quindi a partire dalla settima, varia a seconda che il contratto sia dichiarato ad atout o senza e a seconda che il colore d'atout sia maggiore o minore: ogni presa con atout picche e cuori vale 30 punti, con atout quadri e fiori 20 punti; la prima presa senza atout vale 40 punti e le successive 30 punti (sarà necessario dichiarare e fare 3 prese senza atout 40+30+30, oppure 4 picche o 4 cuori 30+30+30+30, oppure 5 quadri o 5 fiori 20+20+20+20+20). Il conseguimento della manche comporta un premio aggiuntivo di 300 punti alla prima e di 500 punti alla seconda manche. Un premio particolare è attribuito quando si dichiarano e si realizzano 12 o 13 prese, cioè rispettivamente il 'piccolo' o il 'grande slam' (500 o 750 punti per il piccolo slam, 1000 o 1500 punti per il grande slam qualora si sia in prima o in seconda manche).

Attrezzature

Il campo da gioco del bridge è un tavolo quadrato di dimensioni standard (80/100 cm di lato) contenenti cartellini licitativi, uno per ogni possibile dichiarazione, utilizzati sia per favorire la concentrazione e assecondare la linearità del contratto, sia per evitare il reciproco di sturbo con i tavoli vicini. Nelle gare di maggior livello è utilizzato un separatore posto diagonalmente in verticale sia sopra sia sotto il tavolo, di dimensioni tali che i giocatori non siano in condizione di vedersi e di conseguenza interagire. Le carte, suddivise in quattro gruppi di 13, sono riposte in un astuccio denominato board che ha quattro tasche identificate dalle lettere dei punti cardinali (N, E, S, O) dal quale vengono estratte prima della smazzata e nel quale vengono riposte, nello stesso ordine, fino al loro esaurimento. Il risultato ottenuto nelle varie smazzate si riporta su uno score convenzionale. Il bridge sport si basa sulla comparazione dei risultati ottenuti dai partecipanti con le medesime smazzate. Di conseguenza il miglior punteggio verrà ottenuto da chi avrà sfruttato meglio le proprie carte o fatto ottenere un risultato peggiore all'avversario. Le manifestazioni agonistiche, a seconda del numero dei partecipanti e dell'importanza dell'evento, possono svolgersi in circoli specializzati oppure, per competizioni internazionali, in centri congressi, grandi alberghi, palazzetti dello sport o impianti sportivi polifunzionali.

L'informatica applicata al bridge offre programmi di apprendimento e perfezionamento del gioco della carta, possibilità di partite interattive a distanza mettendo a disposizione strumenti didattici che risultano particolarmente efficaci.

Requisiti psicofisici

Il bridge è definito 'lo sport della mente', soprattutto dopo che una ricerca compiuta presso lo Scripps College di Claremont, California, ha mostrato, su un campione di anziani, le superiori capacità nelle prove di memoria e di ragionamento dei giocatori di bridge.

Il bridge agonistico, praticato a livello assoluto, richiede un notevole dispendio di energie fisiche e mentali, e un'alta capacità di concentrazione. Nelle manifestazioni importanti come Olimpiadi e Mondiali si arriva a giocare anche più di dieci ore al giorno. In eventi di quindici giorni, per la particolare tensione richiesta ai partecipanti, si registrano perdite di peso tra i 4 e i 5 kg, no nostante la possibilità di avvicendamento dei giocatori. Come per quasi tutte le discipline sportive, anche per il bridge sono pianificate sedute di allenamento teorico-strategico dedicate allo studio delle caratteristiche delle squadre avversarie. Nelle grandi manifestazioni l'emotività è uno dei fattori che possono incidere negativamente sull'esito della gara e quindi deve essere dominata. Ogni giocata è sotto l'occhio del pubblico, attraverso telecamere, computer e il sistema Bridgerama, e ogni errore si rivela impietosamente agli spettatori in grado di decifrarlo con lampante evidenza e in tempo reale.

Oltre ad applicazione, capacità di concentrazione e resistenza, il bridge richiede anche una notevole lealtà. L'intensa attività istituzionale della Giustizia sportiva vaglia la liceità dei comportamenti e delle reazioni nel corso dei tornei agonistici. Le intese segrete tra compagni di gioco sono proibite e possono portare alla squalifica e a provvedimenti disciplinari. Una sentenza di un tribunale della California ha inoltre ribadito che il bridge non può essere considerato un gioco d'azzardo dato che l'abilità del giocatore è la prima qualità richiesta. Non ci sono limiti di età per primeggiare: l'inglese Boris Shapiro, all'età di 89 anni, è diventato campione del mondo a coppie a Lille nel 1998.

Organizzazioni e grandi manifestazioni 

L'attività del bridge mondiale è regolata dalla WBF, fondata nel 1958 a Oslo dai rappresentanti dell'American contract bridge league, dell'European bridge league e dell'Australian bridge council. Con un trend di crescita costante, oggi l'organismo ha ripartito l'organizzazione in otto aree geografiche, coordina più di cento organizzazioni nazionali aderenti e conta più di un milione di membri. Dal 1994 ne è presidente il francese José Damiani. Del Consiglio esecutivo fanno parte, tra gli altri, gli italiani Gianarrigo Rona e Anna Maria Torlontano. Rona è anche il presidente della EBL, l'associazione continentale che al momento coordina l'attività di 44 nazioni.

La WBF ha diviso tutti i giocatori di interesse internazionale in tre categorie: Grand masters, World masters e Life masters. Le competizioni più diffuse sono i tornei a squadre libere, a coppie, individuali, open, ladies e juniores. In particolare nel primo caso ‒ il più universale ‒ ogni squadra è composta da sei giocatori, più un capitano non giocatore. A ogni turno partecipano a rotazione solo quattro giocatori mentre i due rimanenti vanno in panchina. In contemporanea vengono giocate due partite ‒ su tavoli diversi ma con le stesse carte ‒ una in 'sala chiusa', l'altra in 'sala aperta'. Alla fine si procede alla somma dei punti collezionati dalle due squadre effettivamente impegnate.

Uno dei primi esiti della WBF fu il varo dell'Olimpiade del bridge che, dalla prima edizione di Torino 1960 (riconoscimento per l'Italia che in quell'anno organizzò i Giochi Olimpici estivi di Roma), ha avuto una regolare scansione quadriennale confermandosi l'evento centrale del calendario internazionale. L'Italia si è laureata campione open grazie al successo riportato nell'edizione di Maastricht 2000 con una squadra che sta rinnovando i fasti del celeberrimo Blue Team. L'edi zione 2004 dell'Olimpiade è in programma a Istanbul.

Il riconoscimento della WBF da parte del CIO nel 1995 ha aperto la strada al possibile ma problematico inserimento nei Giochi Olimpici. Su questa base nel 1998 il CIO ha varato un Trofeo internazionale (il CIO Trophy) con l'intento 'politico' di inserire il bridge, a tutti gli effetti, come sport nel programma dei Giochi invernali (per via della sua caratteristica di sport al chiuso), pur nell'impossibilità di applicare a esso l'etichetta di 'disciplina dimostrativa'. Il nuovo evento agonistico del CIO Trophy è stato sperimentato in concomitanza dell'edizione di Salt Lake City 2002 ed è all'esame la possibilità di replicarlo in occasione dei Giochi di Torino 2006.

Nella scala gerarchica delle manifestazioni più importanti seguono i Mondiali nella versione maschile denominata 'Bermuda Bowl' in ricordo della prima edizione disputata a Hamilton (Isole Bermuda) nel 1950 e nata da un'iniziativa privata di Norman Bach; le prime edizioni si risolsero in un testa a testa tra gli Stati Uniti e la squadra campione d'Europa. Dal 1957 la manifestazione, ormai consolidata, si è aperta a una partecipazione molto più vasta. La cadenza annuale è diventata biennale a partire dall'edizione del 1979 in modo da evitare la concomitanza con l'Olimpiade. Solo l'edizione del 1999 non ha rispettato questa cronologia, con lo spostamento della manifestazione all'inizio del 2000 per festeggiare il mezzo secolo di vita dell'evento. Ma poi, dal 2001, con l'edizione di Parigi che ha sostituito all'ultimo momento quella, annullata, di Bali, l'andamento è tornato alla normalità. Parallelamente, dal 1974, è stato istituito il Campionato Mondiale femminile, denominato 'Venice Cup', che ha cadenza biennale (anni dispari), a eccezione del già citato esperimento del 2000.

Segue nella graduatoria un'intensa attività a livel lo europeo in cui spicca come evento principale l'assegnazione del titolo continentale a squadre libere. L'Italia in questo contesto è imbattuta nelle ultime cinque edizioni con piccole variazioni di un organico sempre vincente. Il bridge ha recentemente trovato po sto anche all'interno del programma delle Universiadi.

I campionati italiani

Sul piano nazionale la prima iniziativa associativa dei pionieri italiani del bridge risale al 1937, quando un gruppo di appassionati costituì l'Associazione italiana bridge. Nel 1940, in ossequio al volere del governo fascista, orientato all'autarchia linguistica con esclusione dal vocabolario di termini stranieri, il bridge fu ribattezzato 'ponte'. Caduto il regime, nel 1946 si tornò alla denominazione originaria e l'anno successivo si procedette all'organizzazione di un primo campionato a squadre e allda parte dell'Assemblea generale dei soci di un presidente, nella persona dell'ingegnere milanese Giuseppe Baslini. Nel 1948 l'Associazione avviò il processo di trasformazione in Federazione e l'iter venne completato nel 1953. L'art. 1 dell'atto costitutivo stabilisce che "La Federazione italiana gioco bridge è un'associazione senza scopo di lucro, riconosciuta dal CONI come disciplina sportiva associata, gode di autonomia tecnica, organizzativa e di gestione, sotto la vigilanza dello stesso, ed è la sola qualificata a disciplinare l'attività bridgistica in Italia".

Tra i suoi presidenti, la Federbridge ha avuto il penalista Carlalberto Perroux, galvanizzatore come capitano del Blue Team, e Luigi Firpo, già senatore della Repubblica e presidente della Fondazione Einaudi. Nel 1993 la Giunta esecutiva del CONI ha accolto la richiesta di riconoscere il bridge quale disciplina associata e la Federazione italiana bridge ha assunto, come già rilevato, l'attuale e definitiva denominazione di FIGB. Storicamente quella italiana è la seconda federazione, dopo quella olandese, ad aver ottenuto il riconoscimento dal proprio Comitato olimpico. Presidente dell'organizzazione, che ha sede a Milano, è dal 1986 Gianarrigo Rona, già commissario tecnico e capitano non giocatore della nazionale nel primo quinquennio degli anni Ottanta.

La FIGB regolamenta, organizza e gestisce l'attività che conta 32.000 tesserati con eventi in calendario senza pause. Hanno particolare rilievo, tra le manifestazioni pianificate annualmente, i campionati a squadre libere, miste, signore, la Coppa Italia (tabellone da 64 squadre, eliminazione diretta), i campionati juniores e seniores, di seconda e terza categoria o a coppie nelle varianti libere, miste o signore. Ma il bacino di utenza del bridge è molto più vasto e si calcola che almeno 2 milioni di italiani conoscano le regole fondamentali del gioco-sport. La diffusione è rivolta anche ai giovani con la proposta di un progetto-scuola, approvato negli anni Novanta dal Ministero della Pubblica Istruzione. La didattica è assicurata da un Albo insegnanti: si passa dal grado di Monitore a quello di Istruttore per poi diventare Maestro e Professore. Va sottolineato che, a livello internazionale, l'UNESCO ha riconosciuto con una mozione il valore educativo dello sport-bridge.

In campo agonistico i tesserati italiani sono divisi in prima, seconda, terza categoria e non classificati. Ogni categoria a sua volta è distinta in quattro serie, picche, cuori, quadri e fiori. Nel rispetto delle regole sportive, è da rilevare l'adozione di un regolamento antidoping particolarmente severo, la cui casistica si è già arricchita di casi controversi. Il bridge ha un intenso calendario amatoriale nell'ambito del quale sono previsti montepremi piuttosto rilevanti e viaggi (persino crociere) o soggiorni che, sebbene legati al motivo dominante, a volte monotematico, della full immersione nel bridge, soddisfano anche finalità sportivo-turistiche.

I protagonisti

Il bridge visse un momento di straordinaria popolarità in Italia grazie alle imprese del Blue Team, una squadra formata da campioni in grado di conquistare nell'arco di una generazione (dal 1956 al 1975) una serie di titoli senza precedenti per qualità, quantità e continuità in tutta la storia di questo sport emergente. Alcuni dei suoi componenti, Giorgio Belladonna, Pietro Forquet, Benito Garozzo, Massimo D'Alelio, Walter Avarelli e Camillo Pabis Ticci cementarono un'intesa a prova di avversari. La serie irripetibile del Blue Team, ricca di tredici conquiste mondiali (da New York 1957 a Hamilton, Bermuda, 1975), di tre affermazioni olimpiche (New York 1964, Deauville 1968, Miami 1972), si saldò con la pari competitività della squadra femminile, in grado di vincere, fino al 1976, due Olimpiadi e cinque edizioni dei Campionati Europei. Questi successi trovano una significativa conferma nella graduatoria mondiale di merito individuale 'all time', dove i campioni italiani hanno il giusto risalto in classifica: primo è Belladonna, secondo Garozzo e terzo Forquet, con D'Alelio e Pabis Ticci tra i primi dieci.

Per contrastare il Blue Team, il magnate statunitense Ira Corn nel 1968 mise a disposizione notevoli risorse e varò un team, gli Aces di Dallas, con il proposito di riportare il titolo olimpico e mondiale in America. Ma l'esperienza fu vincente solo nel 1970-71, in conseguenza del temporaneo ritiro del Blue Team dalla scena internazionale. La squadra statunitense teorizzò l'uso sistematico della rilettura al computer delle partite decisive, ma si sciolse dopo una lunga serie di secondi posti, sempre, invariabilmente battuta dal Blue Team.

Dopo un periodo di crisi, a partire dagli anni Novanta il bridge italiano è tornato in auge con il consolidamento e rilancio del Club Azzurro. I nuovi protagonisti sono riusciti a ottenere la vittoria in cinque Campionati Europei a squadre libere consecutivi (impresa mai riuscita al Blue Team) e all'Olimpiade di Maastricht del 2000 con una selezione formata da Norberto Bocchi, Giorgio Duboin, Guido Ferraro, Dano De Falco, Lorenzo Lauria e Alfredo Versace. A questi protagonisti vanno aggiunti, tra i migliori interpreti del bridge, Andrea Buratti, Massimo Lanzarotti, Dario Attanasio, Giuseppe Failla, Francesco Angelini e Antonio Sementa che, di volta in volta, si sono inseriti nel collettivo. Nel 2002 questi protagonisti si sono anche imposti come team a Montreal nella Rosenblum, un virtuale Campionato del Mondo per squadre di club, presentando Bocchi, Duboin, Lauria, Versace, Ferraro e Maria Teresa Lavazza. Il Team Lavazza, già campione europeo in carica nel campionato di società, ha così ampliato i propri confini. Ma nei Campionati assoluti 2003 il trasferimento di alcuni campioni nella capitale ha favorito il passaggio di consegne con la conquista del titolo nazionale da parte del Roma Parioli.

Tra gli innovatori teorici ha lasciato un segno Eugenio Chiaradia, che brevettò il sistema dichiarativo 'Fiori napoletano' consentendo alle coppie che lo utilizzano di giovarsi di un metodo di comunicazione quasi perfetto. Esistono infatti numerose teorie circa il modo di condurre una dichiarazione; esse contemplano anche l'uso di offerte o dichiarazioni convenzionali atte a fornire al compagno una informazione sulla forza delle carte che si possiedono (forza che viene computata secondo particolari criteri) in modo da giungere a una dichiarazione finale quanto più possibile adeguata alle capacità di gioco delle carte di cui la coppia dispone.

Per la propria diffusione il bridge si avvale, come testimonial, di personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo. Nell'immaginario collettivo il più popolare è l'attore egiziano Omar Sharif, ma eccellenti diffusori della pratica sono stati in Italia, per es., Nils Liedholm, Luciano De Crescenzo e Ferruccio Amendola. Nella classifica di merito, a tutto il 2002 il miglior giocatore italiano è risultato Versace che ha preceduto Duboin e Bocchi. Il bridge ha istituito la propria Hall of Fame nel 1964 e il primo personaggio a entrarvi è stato l'innovatore Culbertson, scomparso nove anni prima, capace nel 1937 di fatturare con la propria società, fondata su questo sport, addirittura un milione di dollari.

bibliografia 

G. Barbone, Enciclopedia italiana del bridge, Milano, Mursia, 1986.

Federazione italiana gioco bridge, Dentro le Olimpiadi, 1992.

La storia del bridge e della Federazione italiana gioco bridge, 1993.

Bridge lo sport della mente, 1994.

Cfr. inoltre la rivista Bridge d'Italia e i siti Internet della World bridge federation (www.worldbridge.org) e della Federazione italiana gioco bridge (www.federbridge.it).

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