BRASILE

Enciclopedia Italiana - IX Appendice (2015)

BRASILE

Anna Bordoni,Giulia Nunziante
Paola Salvatori
Alessandra Criconia
Simone Celani
Bruno Roberti

Demografia e geografia economica. Condizioni economiche. Bibliografia. Politica economica e finanziaria. Storia. Bibliografia. Architettura. Bibliografia. Letteratura. Bibliografia. Cinema

Brasile

Demografia e geografia economica di Anna Bordoni. – Stato dell’America Meridionale. Al censimento del 2010 la popolazione risultava pari a 190.755.799 abitanti, saliti nel 2014 a 202.033.670, secondo una stima UNDESA (United Nations Department of Economic andSocial Affairs). Il ritmo di crescita demografica, un tempo molto elevato, ha rallentato e il B. si trova ormai in una fase di sviluppo umano in via di consolidamento, come dimostrano i tassi di natalità e mortalità (15‰ e 6‰ rispettivamente nel 2013), il conseguente incremento naturale modesto (pari allo 0,8% annuo) e nettamente al di sotto della media latino-americana, i dati della speranza di vita media alla nascita (78 anni per la componente femminile e 71 per quella maschile nel 2013). Anche la mortalità infantile ha registrato, negli ultimi dieci anni, una contrazione, passando dal 30‰ all’attuale 12,3‰. Questo andamento demografico si è andato riflettendo sulla composizione per età della popolazione, che ha visto un sempre più marcato restringimento delle classi più giovani, un ampliamento delle classi di età intermedie e un generale invecchiamento della popolazione. Se questa attuale prevalenza dei giovani sugli anziani gioca un ruolo a favore del mercato del lavoro, la situazione cambierà tra una decina di anni, quando la forza lavoro si contrarrà e gli anziani diverranno una parte sostanziale della popolazione.

Indicatori economico-sociali

Grazie a un sistema pensionistico ben remunerato e ad altri numerosi programmi sociali avviati, molti anziani sono usciti dalla povertà. Al contrario, sono stati limitati i finanziamenti destinati al miglioramento dell’istruzione, fatto che ha provocato un impoverimento del capitale umano di cui l’apparato economico risente, e i finanziamenti destinati alla sanità. Tale situazione si riflette, in particolare, nei servizi ospedalieri: per ovviare alla mancanza di personale qualificato, il governo ha deciso di favorire l’immigrazione di medici dall’estero. La spesa pubblica per l’istruzione e per la sanità risulta essere, rispettivamente, del 5,8% (2010) e del 9,7% del PIL (2013).

Nonostante i successi economici, il Paese soffre ancora di una profonda diseguaglianza nella distribuzione della ricchezza, di una corruzione radicata nel tessuto politico, di gravi problemi di sicurezza e di ordine pubblico, nonché di una cronica mancanza di infrastrutture e di un welfare troppo debole. Per questo, l’entusiasmo che ha cavalcato gli anni del miracolo brasiliano si è raffreddato, mentre è prevalso un diffuso malcontento sociale, soprattutto da parte della classe media che, oltre a sviluppo e progresso, reclama più diritti, uguaglianza e riforme. Il B. di oggi è quindi un Paese in transizione, in bilico tra una società che cerca di convergere verso il modello di sviluppo di tipo occidentale, derivante dal boom economico, e la necessità di mantenere alta la propria credibilità internazionale. Le difficoltà di organizzazione dei Mondiali di calcio nel 2014 e le manifestazioni di protesta in occasione di grandi eventi, quali la Conferenza Rio + 20 nel 2012, la stessa Coppa del mondo 2014 e i Giochi olimpici programmati a Rio de Janeiro per il 2016, rivelano come il Paese, nonostante le ambizioni di indipendenza economica e politica, trovi difficoltà a staccarsi dall’eredità del passato con le sue molteplici criticità strutturali. Le gravi contestazioni, da cui sono stati preceduti e accompagnati questi eventi, mirano a denunciare la corruzione e gli sprechi negli investimenti per le infrastrutture; la lunga guerra di pacificazione delle favelas condotta a Rio de Janeiro dalla polizia militare è apparsa soltanto come una difesa degli interessi degli speculatori immobiliari.

Condizioni economiche. – Nell’ultimo decennio l’economia del B. ha registrato un elevato ritmo di crescita, con un brusco rallentamento nel 2008-09, dovuto alle ripercussioni della crisi finanziaria globale. Il 2010 è stato contraddistinto da una nuova ripresa, ma la persistenza della situazione mondiale negativa, con una conseguente riduzione della domanda, ha determinato un nuovo raffreddamento dello sviluppo. Il passaggio da un tasso di crescita medio annuo attorno al 4% nel periodo 2005-10 a un valore inferiore all’1% nel 2012, temporaneamente risalito all’1,9% nell’anno successivo e ridisceso nel 2014, ha allontanato molti investitori internazionali. Il Paese ha così perduto diversi punti sia nell’Indice di competitività (57a posizione nel 2014) sia nell’Indice di innovazione (61a posizione) globali, redatti dal World economic forum, consegnando il primato in America Latina al Cile. Il deficit di competitività e la debolezza degli investimenti (che rappresentano soltanto il 18% del PIL), molto al di sotto del livello dei Paesi asiatici emergenti (Cina, 48%; Corea del Sud, 26%), sono dunque tra i maggiori problemi del B., ma il calo di performance è attribuibile anche a un sempre più difficile accesso ai finanziamenti, a un’economia ancora abbastanza chiusa alla concorrenza estera, alle gravi carenze infrastrutturali, che rendono i trasporti costosi e lenti, nonché a una burocrazia complicata e inefficiente. In sostanza, stanno emergendo i limiti di un’economia che ha avuto una crescita costante, ma non allo stesso livello delle altre nazioni emergenti. Un effetto determinato da scelte politiche, a cominciare dal livello dei salari più alto rispetto agli altri Paesi che costituiscono il BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica; v.), che ha condizionato in negativo gli investimenti delle grandi multinazionali in cerca del costo di lavoro più basso nel mondo.

Malgrado la difficile congiuntura macroeconomica, le prospettive per il Paese rimangono positive, in quanto il B. può contare su un mercato di grandi dimensioni (negli ultimi anni milioni di brasiliani sono entrati nella classe media e milioni di famiglie hanno beneficiato dei numerosi programmi sociali), su livelli di disoccupazione molto bassi (5,5% nel 2014), quasi il pieno impiego, in particolare nelle aree urbane, su settori di attività ad alto valore aggiunto ben sviluppati e, soprattutto, su una straordinaria abbondanza di materie prime (risorse minerarie, prodotti agricoli e d’allevamento).

Il Paese rimane uno dei maggiori produttori ed esportatori di derrate agricole, in particolare soia, caffè, canna da zucchero, agrumi, cacao, cotone; sono destinati al fabbisogno interno mais, riso, fagioli, manioca. Per aumentare le rese agricole viene fatto un largo impiego di biotecnologie. Il settore primario contribuisce per il 5,5% alla formazione del PIL (2013), occupa il 15,7% (2011) della forza lavoro e forma oltre un terzo delle esportazioni.

L’industria, in cui oggi è occupato il 13,3% della popolazione attiva e che contribuisce per oltre il 26% al PIL, è nettamente più diversificata rispetto al passato e in molte metropoli sono stati aperti nuovi parchi tecnologici di alto livello. Tra i comparti più affermati continua a svolgere un ruolo di primo piano l’aeronautica (l’azienda Embraer è la quarta nel mondo per produzione di aerei), seguita dal settore automobilistico, dalla raffinazione del petrolio e dal settore chimico.

Sotto il profilo energetico, il B. è tra i primi Paesi al mondo per consumo di energia e la produzione nazionale è così elevata (530.607 milioni di kWh nel 2011) da assicurare, se non l’autosufficienza, un buon contributo alla richiesta interna. Nel complesso, le energie rinnovabili soddisfano il 45% dei consumi energetici brasiliani: il Paese è oggi il secondo produttore mondiale di energia idroelettrica dopo la Cina, primato che gli deriva in buona misura dalla grande centrale di Itaipú (condivisa con il Paraguay). Particolare importanza riveste la produzione del bioetanolo. Il governo di Brasilia punta sul rilancio dei piani per le energie rinnovabili che stanno attirando nuovi investimenti da tutto il mondo.

Il B. è un forte produttore di petrolio (109,9 milioni di t nel 2013), ma non dispone ancora di un numero sufficiente di impianti di raffinazione. Il governo si è posto l’obiettivo di divenire entro il 2035 il quarto esportatore mondiale di idrocarburi, grazie allo sfruttamento del giacimento off-shore di Libra (1500 km2 di superficie), scoperto nel 2010, situato 230 km al largo delle coste dello Stato di Rio de Janeiro. Secondo l’Agenzia brasiliana per il petrolio, il giacimento nasconde al suo interno tra 8 e 12 miliardi di barili di greggio, numeri che, se confermati, raddoppierebbero le riserve conosciute del Paese. Per quanto riguarda il gas naturale, il B. produce 21,3 miliardi di m3 (2013), cifra importante, ma non sufficiente a coprire il fabbisogno interno, per cui il Paese è costretto a importare gas naturale dalla Bolivia.

Dal punto di vista dei partner commerciali, l’Asia è recentemente divenuta la regione di maggior sbocco per il commercio brasiliano: vi è diretto il 20% delle esportazioni e ne provengono buona parte delle importazioni. Se invece si considerano i singoli Paesi, i principali partner commerciali brasiliani sono la Cina, gli Stati Uniti e l’Argentina.

Bibliografia: Brazil as an economic superpower? Understanding Brazil’s changing role in the global economy, ed. L. Brainard, L. Martinez-Diaz, Washington (D.C.) 2009; Brazil under Lula. Economy, politics, and society under the worker-President, ed. J.L. Love, W. Baer, New York 2009; L. Rohter, Brazil on the rise: the story ofthe country transformed, New York 2010; R. Roett, The new Brazil, Washington (D.C.) 2011; M. De Almeida Prado Sampaio, El caso de la producción de etanol en Brasil: ¿un ejemplo para los países deAmérica Latina?, «Quadernos de geografía», 2012, 21, 1, pp. 147-61; M.A. Saquet, Il territorio della geografia. Approcci a confronto tra Brasile e Italia, Milano 2012; T.A. Cravo, G.M. Resende, Economic growth in Brazil. A spatial filtering approach, in «The Annals of regional science», 2013, 50, 2, pp. 555-75.

Politica economica e finanziaria di Giulia Nunziante. – Negli anni precedenti la crisi finanziaria globale, il B. ha posto in essere interventi di consolidamento macroeconomico improntati al rigore fiscale, ha attuato una politica monetaria inflation targeting per il controllo della pressione inflazionistica e perseguito l’adesione a un regime fluttuante del real. Tali misure hanno contribuito con successo a un periodo di crescita inclusiva di riduzione della povertà e delle disuguaglianze nella distribuzione del reddito. A partire dal 2010, grazie alle risorse interne accumulate e alle accresciute riserve di valuta estera, il Paese ha potuto far fronte alla drammatica contrazione dei prezzi esteri e alla stretta dei mercati finanziari con politiche economiche anticicliche di incremento della spesa pubblica e abbattimento dei tassi di interesse. In particolare, nel corso del 2011 le autorità brasiliane hanno introdotto strumenti di sostegno al consumo, per lo più in forma di riduzione delle tasse, e di promozione del settore delle costruzioni, a cui hanno fatto seguito, nel biennio 2012-13, diversi incentivi alle imprese del settore manifatturiero, successivamente estesi al comparto dei servizi. Tali interventi, accompagnati dalla rapida espansione dell’ammontare delle erogazioni di credito da parte delle banche commerciali pubbliche, hanno consentito di ridurre i costi del lavoro e dell’energia, mantenere stabile il livello generale dei prezzi, garantendo le condizioni necessarie per una contenuta crescita alimentata dalla domanda interna.

Nel corso del 2012, il governo ha promosso la realizzazione di infrastrutture favorendo la partecipazione massiccia di investitori privati, mediante l’erogazione di concessioni per lo sviluppo e la gestione di strade, porti e aeroporti, e approvando forme di partecipazione mista pubblico-privato nel settore ferroviario. Al fine di incrementare gli investimenti, le autorità brasiliane hanno facilitato l’ingresso di capitali stranieri, in particolare sotto forma di Investimenti diretti esteri (IDE). La politica del cambio è stata condotta all’insegna di un regime fluttuante e gli interventi della banca centrale sono stati sporadici e simmetrici, diretti a moderare la volatilità piuttosto che a stabilizzare il cambio. Le priorità della politica monetaria brasiliana – la riduzione dell’inflazione e il controllo delle aspettative inflazionistiche – hanno costretto nel 2013 le autorità a una drastica inversione di approccio con l’innalzamento dei tassi di interesse. Ciononostante la crescita dei prezzi si è mantenuta al di sopra del tasso obiettivo del 4,5%. Il graduale deterioramento dei conti pubblici, accompagnato da una perdita di credibilità del Paese in concomitanza con le elezioni presidenziali del 2014, ha definito i vincoli principali posti alla manovra economica del neopresidente Dilma Rousseff, che intende tuttavia mantenere le misure di sostegno al consumo interno e agli investimenti.

Indicatori economico-sociali

Storia di Paola Salvatori. – Nel volgere di poco più di un decennio il B. si presentava sulla scena internazionale profondamente mutato: da Paese caratterizzato da una crescita fragile e disomogenea, con indici di diseguaglianza sociale e di povertà rurale e urbana elevatissimi, a potenza economica emergente tra le più dinamiche, in grado di superare quasi senza conseguenze gli effetti di una delle crisi economiche e finanziarie mondiali più gravi degli ultimi ottant’anni. Protagonista principale di questo cambiamento fu il presidente Luiz Inácio da Silva, detto Lula, esponente del Partido dos trabalhadores (PT), in carica dal 2003 al 2010, che seppe sfruttare sapientemente, attraverso mirate politiche economiche e finanziarie, l’enorme potenziale del Paese, tra i principali produttori ed esportatori mondiali di materie prime. Durante i suoi due mandati, Lula riuscì a coniugare crescita e sviluppo sociale e a rilanciare il ruolo internazionale del Paese sia nel contesto regionale sia in quello mondiale. I suoi primi provvedimenti, in linea con quelli del suo predecessore Fernando Henrique Cardoso, furono incentrati sulle questioni del risanamento finanziario e del contenimento dell’inflazione cui si affiancò un programma di incentivi alla produzione e di investimenti nelle opere pubbliche volto ad assorbire la disoccupazione e a far ripartire l’economia. La crescita del PIL fu così ancorata non solo alle esportazioni, ma anche all’incremento dei consumi interni, sostenuta dai programmi pubblici di inclusione sociale destinati alle classi più povere e da altre misure quali il credito agevolato a pensionati e salariati a basso reddito e il salario minimo garantito. Nel 2007 il governo varò il PAC (Programa de Aceleração do Crescimento), vasto piano triennale di investimenti infrastrutturali nei settori chiave quali l’energia, i trasporti, le risorse idriche, gli alloggi e la sanità, che costituì un ulteriore volano dello sviluppo. Molte deficienze strutturali continuarono tuttavia a sussistere. La corruzione e l’inefficienza dell’apparato burocratico e amministrativo furono solo minimamente scalfite e lo stesso partito di governo, compresi i più stretti collaboratori del presidente, furono ripetutamente coinvolti in scandali di natura finanziaria. Le aspettative del nuovo ceto medio in settori quali la sanità e l’istruzione risultarono in molti casi disattese e precarie rimasero le condizioni degli strati più poveri della popolazione. La riforma agraria e la ridistribuzione delle terre, nonostante le promesse fatte in campagna elettorale, subirono un progressivo rallentamento così come la demarcazione dei territori indigeni, spesso violati dalle compagnie minerarie e petrolifere, con il conseguente riaccendersi delle proteste del movimento Sem terra e degli indios. Segnò il passo anche la lotta alla criminalità organizzata e la sicurezza interna rimase ancora alquanto precaria. Dure critiche sollevò inoltre il devastante impatto di molte infrastrutture sia per le popolazioni indigene sia per l’ecosistema. Uno dei progetti più discussi fu quello riguardante la costruzione della diga di Belo Monte lungo il fiume Xingu nel cuore dell’Amazzonia brasiliana destinata a essere la terza diga al mondo per dimensioni, dopo quelle delle Tre Gole, in Cina, e di Itaipú, alla frontiera tra Brasile e Paraguay. Contro la sua realizzazione, che prevedeva l’inondazione di circa 500 km2 di foresta, si schierarono gli ambientalisti e le comunità indigene della zona, che con le loro proteste fermarono più volte i cantieri.

Pur con questi pesanti limiti, allo scadere del suo secondo mandato (2010), Lula poteva vantare un bilancio positivo: il Paese contava 30 milioni di persone uscite dalla condizione di povertà, un tasso di disoccupazione quasi dimezzato, al 6,7%, il livello più basso mai registrato, mentre i cittadini rientranti nelle classi medie di reddito avevano superato la soglia dei 100 milioni, diventando per la prima volta la maggioranza della popolazione. Nel 2010, appoggiata da Lula, Dilma Rousseff venne eletta presidente al secondo turno con il 56% dei voti. Prima donna a ricoprire tale carica, la Rousseff riprese le linee guida del programma del suo predecessore (intervento statale e protezione del mercato interno), ma in un contesto sfavorevolmente mutato. L’economia, dopo anni di crescita sostenuta, cominciò a registrare un progressivo rallentamento, mentre aumentavano l’inflazione e la disoccupazione. Il governo tentò di correre ai ripari varando un nuovo piano di investimenti (PAC2) e un nuovo programma di welfare denominato Brasil sem miséria, considerato un’integrazione del Bolsa familia (varato nel 2003 da Lula) che prevedeva aiuti economici e bonus in servizi alle famiglie con meno di 70 reais al mese (circa 42 dollari). A questo piano venne affiancato un secondo programma (una Bolsa verde) che prevedeva l’erogazione di finanziamenti a famiglie povere abitanti in aree protette impegnate a tutelare l’ambiente. Ulteriori fondi furono poi destinati per i preparativi per la Coppa del mondo di calcio del 2014 e per le Olimpiadi del 2016.

In realtà questi ultimi progetti furono accompagnati da numerose polemiche e migliaia di manifestanti protestarono in prossimità degli stadi più famosi in occasione dei mondiali. Una larga parte dell’opinione pubblica considerava infatti incompatibile la precaria situazione socioeconomica con le spese legate a questi avvenimenti, contestando che il denaro pubblico fosse impiegato nella costruzione di faraonici impianti sportivi anziché al miglioramento delle infrastrutture sanitarie, scolastiche e di trasporto ancora troppo arretrate. Tutto ciò indebolì la posizione della Rousseff che riusciva comunque a vincere, seppure di misura al secondo turno, le elezioni presidenziali dell’ottobre 2014, battendo il socialdemocratico Aécio Neves, appoggiato dai socialisti di Marina Silva (51,6% contro il 48,4%). Votata soprattutto nelle regioni del Nord, più povere e depresse, la Rouseff si diceva pronta a rilanciare l’economia anche ampliando l’intervento dei privati, senza però depotenziare i programmi sociali. Nel dicembre 2014, per venire incontro alle richieste provenienti dal mondo imprenditoriale, la Rousseff nominava Armando Monteiro, ex presidente della Confindustria brasiliana ed esponente del partito di opposizione Partido trabalhista brasileiro (PTB), ministro per lo Sviluppo, l’Industria e il Commercio estero. Ciò nonostante la sua posizione veniva indebolita agli inizi del 2015 dallo scandalo finanziario che coinvolse il colosso petrolifero statale Petrobras e decine di politici, tra cui esponenti del PT, e dal rallentamento dell’economia.

La politica internazionale del B. risulta caratterizzata in questo decennio da un estremo dinamismo. Obiettivo del Paese fu quello di riformare la governance mondiale attraverso l’affermazione di un modello politico multipolare nel quale il B. potesse giocare un ruolo di primo piano. Nel quadro di questa strategia, il B. rafforzò la cooperazione con le altre potenze emergenti, come l’India, la Cina (divenuta nel 2009 il principale partner commerciale del B. scalzando gli Stati Uniti), la Russia e il Sudafrica (v. brics) e si batté per ottenere un ruolo di maggior rilievo in alcune organizzazioni internazionali come la WTO e l’ONU nel quale continuò a rivendicare un seggio permanente. Un ulteriore obiettivo strategico fu il rafforzamento delle relazioni con i Paesi sudamericani ai quali il B. diede un significativo contributo – dall’Unione delle nazioni sudamericane al Mercosur – nel-l’intento di porsi alla guida della cooperazione nel continente. Rimasero strette anche le relazioni economiche e commerciali con l’Unione Europea e con l’Italia, nonostante nel corso del 2011 si fosse creata una certa frizione per la mancata estradizione dell’ex terrorista italiano Cesare Battisti.

Bibliografia: J.P. Ferrero, Democracy against neoliberalismin Argentina and Brazil. A move to the left, New York 2014; M.M. Taylor, Brazil’s ebbing tide, «Current history», 2014, 113,760, pp. 57-63.

Architettura di Alessandra Criconia. – Nel decennio 2004-14 il B. ha conosciuto una fase di crescita economica che ha creato i presupposti per il risanamento urbano. Oltre l’80% dei brasiliani (160 milioni di persone) vive nelle grandi aree metropolitane che ancora soffrono le contraddizioni di un processo di urbanizzazione tumultuoso, non pianificato, che ha generato squilibri e diseguaglianze sociali. L’alta densità di favelas, le baraccopoli brasiliane, costituisce un problema nazionale che i governi Lula (2003-06, 2006-10) e Rousseff (2010-14) hanno affrontato con un’intensificazione delle politiche abitative. Nel 2003 il ministero delle Città concesse agli abitanti delle favelas la proprietà e la regolarizzazione degli alloggi. Nel 2006 il Fondo nazionale per l’edilizia investì un miliardo di reais in opere di recupero e risanamento igienico-ambientali e nel 2007 grazie al Programa de aceleração do crescimento (PAC), il piano quadriennale di investimenti nei settori dell’edilizia sociale, del trasporto pubblico, dell’energia, dell’acqua e della luce, furono incoraggiati i progetti di riqualificazione delle favelas, il più significativo dei quali è stato quello di Rocinha a Rio de Janeiro, la più grande baraccopoli del Sudamerica. Inoltre, nel 2009 anche il programma Minha casa Minha vida, per la costruzione e l’acquisto di un’abitazione con incentivi statali, fu inserito nel piano di finanzimento del PAC.

Oltre al recupero delle favelas, gli anni 2004-14 sono stati caratterizzati dai programmi di sviluppo urbano a livello locale. Nel settore dell’educazione, la prefettura di San Paolo ha istituito, sotto la direzione degli architetti Alexandre Delijaicov, André Takiya, Wanderley Ariza, i CEUs (Centros Educacionais Unificados), complessi scolastici pubblici che includono spazi per lo sport e la cultura, realizzati nelle aree periferiche della città, che hanno affiancato la rete privata dei SESC, i centri del SErviço Social do Comércio istituiti nel 1946 per promuovere la convivenza sociale. Nel settore sanitario, sono opere architettoniche gli ospedali in cemento armato prefabbricato di Macapá e Belém di João Filgueiras Lima (Lelé) progettati per la Rede Sarah con criteri bioclimatici nel rispetto delle necessità terapeutiche della riabilitazione. Anche i dodici stadi dei Mondiali di calcio 2014, realizzati nelle principali città brasiliane, sono esempi interessanti di nuova architettura.

Nel decennio è emersa una nuova generazione di architetti brasiliani – Eduardo de Almeida, Brasil Arquitetura, Marcos Boldarini, Angelo Bucci (Spbr Arquitetos), Marcio Kogan (Studio MK27), MMBB, Metro Arquitetos, UNA Arquitetos, Apiacás Arquitetos – che ha saputo conciliare le sfide sociali e ambientali con la tradizione dell’architettura moderna brasiliana dando forma a edifici di abitazione, centri culturali, musei, biblioteche e case private, caratterizzati da una spiccata sensibilità paesaggistica, sostenibilità e cura dei materiali.

Tra le opere più significative realizzate nel decennio si distinguono: l’Auditório nel parco Ibirapuera (2002-05) a San Paolo, il Museo e la Biblioteca nazionali (2006) a Brasilia di Oscar Niemeyer; il Museu do Pão (2008) a Ilópolis e la Praça das Artes (2012) a San Paolo di Brasil Arquitetura (Francisco Fanucci e Marcelo C. Ferraz); la Biblioteca brasiliana nella città universitaria di San Paolo (2013) di Rodrigo Mindlin Loeb e de Almeida; i complessi di edilizia sociale e multiuso nelle favelas di Nova Jaguaré (2008), Cantinho do Céu (2011), Paraisópolis (2012) a San Paolo di Boldarini Arquitetura e Urbanismo, il SESC 24 de Maio a San Paolo di MMBB e Paulo Mendes da Rocha in corso di costruzione. Significativa è anche l’architettura delle case private con i progetti di UNA Arquitetos, Anderson Freitas (Apiacás Arquitetos), Bucci (Spbr Arquitetos), Kogan (MK27).

In questi anni il B. ha perso due dei suoi maestri: Oscar Niemeyer (1907-2012) e João da Gama Filgueiras Lima, detto Lelé (1932-2014).

Bibliografia: R. Anelli, Architettura contemporanea. Brasile, Milano 2008; «L’industria delle costruzioni», 2010, 416, nr. monografico: Architetture dal Brasile; F. Chiodelli, A cidade informal no século 21, a cura di M. Barda, catalogo della mostra, São Paulo, Museo da casa brasileira 2010, São Paolo 2011; Arenas do Brasil. Arquitetura e engenharia nos estádios brasileiros para a Copa de 2014, São Paulo 2014.

Letteratura di Simone Celani. – Il B. degli ultimi anni, in forte crescita economica e sociale, ha visto un incremento anche per quanto riguarda la politica culturale e il mercato editoriale. L’attività letteraria sembra averne tratto beneficio, quanto meno da un punto di vista quantitativo, anche grazie alla nascita di numerosi festival e premi letterari in diverse zone del Paese. Il diffondersi delle nuove tecnologie, Internet ed e-book reader in testa, ha aiutato ad allargare il bacino dei lettori e i mezzi e le occasioni di diffusione delle nuove opere e dei nuovi scrittori.

Negli ultimi dieci anni, dunque, se diversi autori consacrati sono scomparsi (come è il caso di Bruno Tolentino, 1940-2007; Zélia Gattai, 1916-2008; Alberto de Cunha Melo, 1942-2007; Moacyr Scliar, 1937-2011; Millôr Fernandes, 1923-2012; Lêdo Ivo, 1924-2012; Autran Dourado, 1926-2012; Manoel de Barros, 1916-2014; Ariano Suassuna, 1927-2014; Ivan Junqueira, 1934-2014; João Ubaldo Ribeiro, 1941-2014), molti altri hanno continuato a produrre opere. Tra i narratori, sono da segnalare almeno Lygia Fagundes Telles (n. 1923; O segredo e outras histórias de descoberta, 2012), Rubem Fonseca (n. 1925; O seminarista, 2009, trad. it. Il seminarista, 2013; Amálgama, 2013), Dalton Trevisan (n. 1925; O anão e a ninfeta, 2011), Lygia Bojunga (n. 1932; Querida, 2009), Chico Buarque (n. 1944; Leite derramado, 2009, trad. it. Latte versato, 2010), Milton Hatoum (n. 1952; Orfãos do Eldorado, 2008, A cidade ilhada, 2009), Carlos Nascimento Silva (n. 1937; A menina de cá, 2008), Ana Miranda (n. 1951; Semíramis, 2014), Bernardo Carvalho (n. 1960; Reprodução, 2013), Patrícia Melo (n. 1962; Escrevendo no escuro, 2011), oltre al sempre prolifico Paulo Coelho (n. 1947; Manuscrito encontrado em Accra, 2012, trad. it. Il manoscritto ritrovato ad Accra, 2012).

Per la poesia, tra gli autori già affermati, sono da ricordare: Ferreira Gullar (n. 1930), Gilberto Mendonça Teles (n. 1931; Linear G, 2011), Carlos Nejar (n. 1939; Poesia reunida, 2 voll., 2010), Antonio Carlos Secchin (n. 1952) e Adriano Espínola (n. 1952).

Tra i nuovi e nuovissimi, nati tra gli anni Sessanta e Settanta, possono essere segnalati alcuni autori, partiti spesso da blog o altri strumenti di diffusione digitale, come Luiz Ruffato (n. 1961; Inferno provisório, 2005), Alexei Bueno (n. 1963), Sérgio Rodrigues (n. 1962), Miguel Sanches Neto (n. 1965; Un amor anarquista, 2005), Marcelino Freire (n. 1967), Joca Reiners Terron (n. 1968; A tristeza extraordinária do leopardo-das-neves, 2013), Ronaldo Bressane (n. 1970; Mnemomáquina, 2014), Adriana Lisboa (n. 1970;Azul-corvo, 2010, trad. it. Blu corvino, 2013), Fabricio Carpinejar (n. 1972), Marcus Faustini (n. 1971), Daniel Pellizzari (n. 1974), Ferréz (pseud. di Reginaldo Ferreira da Silva, n. 1975; Deus foi almoçar, 2012), Santiago Nazarian (n. 1977), João Paulo Cuenca (n. 1978), Cecilia Gian-netti (n. 1979), Daniel Galera (n. 1979).

Bibliografia: Lusofônica. La nuova narrativa in lingua portoghese, a cura di G. de Marchis, Roma 2006; B. Resende, Contemporâneos: expressões da literatura brasileira no século XXI, Rio de Janeiro 2008; Roteiro da poesia brasileira. Anos 2000, a cura di M. Lucchesi, São Paulo 2009; C. Nejar, História da literatura brasileira, São Paulo 2007, 20112; O futuro pelo retrovisor, a cura di S. Chiarelli, G. Dealtry, P. Vidal, Rio de Janeiro 2013.

Cinema di Bruno Roberti. – Il cinema brasiliano ha scontato, all’inizio degli anni Novanta, una crisi dovuta alla manovra finanziaria attuata da Fernando Collor de Mello per bloccare l’inflazione incipiente che portò alla chiusura di organismi produttivi come Embrafilme e Concine e a un quasi azzeramento della produzione cinematografica nel Paese, il cui mercato interno fu invaso da produzioni statunitensi. Ma dalla metà degli anni Novanta ha avuto avvio una netta ripresa, dovuta anche agli incentivi statali e ai meccanismi di sgravio fiscale introdotti dalla Lei do Audiovisual e dalla Lei Rouanet, che insieme possono coprire fino al 40% del costo di un film. L’abbinamento di capitali pubblici e privati ha rilanciato l’industria del film, la cui produzione alla fine degli anni Novanta ha superato la ventina di titoli all’anno. In B., negli anni Sessanta e Settanta, l’estetica del Cinema novo, dei Tropicalisti e del Cinema marginal (i cui maggior esponenti furono Glauber Rocha e quel Júlio Bressane tuttora in splendida attività creativa) si basava sull’espressione visiva del binomio fame-violenza (con evidenti risvolti di utopia sociale) e su uno sperimentalismo visionario. Con la ripresa produttiva una nuova generazione di registi, conosciuta come Nova Safra, da un lato si è ricollegata idealmente all’onda ‘novista’ degli anni Sessanta e Settanta (soprattutto nell’indagine sulla violenza urbana e nell’esplorazione degli ambienti più miserabili delle città, delle periferie, delle favelas e dei centri rurali del Nordeste), dall’altro ha ripreso le accensioni visionarie, il realismo poetico, la figurazione allucinatoria che restituiscono il sincretismo culturale e la visionaretà del B., riuscendo in tal modo a contemperare cinema d’autore e spettacolarità, valori visivi e codici più popolari.

Tra i più importanti registi, Walter Salles, che aveva già riscosso un successo internazionale negli anni Novanta (con l’Orso d’oro vinto al Festival di Berlino e due candidature all’Oscar per Central do Brasil, 1998) e che ha saputo sviluppare un proprio stile in grado di unire senso spettacolare a una narrazione spesso basata sul tema del viaggio e sull’indagine storico-sociale, come in Abril despedaçado (2001; Disperato aprile), che traspone nel B. di inizio Novecento la trama di vendetta familiare di un romanzo albanese di Ismail Kadaré (Prill i thyer, 1978; trad. it. Aprile spezzato, 1993), e (prima di trasferirsi a Hollywood con il remake di un film giapponese, Dark water, 2005, e di girare in Francia l’adattamento di On the road di Jack Kerouac, 2012) in Diarios de motocicleta (2004; I diari della motocicletta), opera di successo sulla giovinezza di Ernesto ‘Che’ Guevara, e in Linha de passe (2008) codiretto insieme a Daniela Thomas, film di denuncia sociale ambientato nella coralità di una caotica San Paolo. Fernando Meirelles si è invece affermato con City of God (2002), un crudo ritratto delle favelas di Rio de Janeiro, tra narcotraffico e adolescenze bruciate, girato in coppia con Kátia Lund, per poi dedicarsi a grandi coproduzioni internazionali. Analogo destino hollywoodiano (con il remake di RoboCop, 2014) quello di José Padilha che, dopo gli esordi documentaristici, ha vinto l’Orso d’oro a Berlino con Tropa de elite (2007; Tropa de elite – Gli squadroni della morte), violentissimo ritratto dei metodi spietati e della corruzione della polizia che pattuglia le favelas di Rio (di cui ha girato nel 2010 un sequel). Il tema del viaggio on the road ricorre nei film di Marcelo Gomes, Cinema, aspirinas eurubus (2005), Viajo porque preciso, volto porque te amo (2009) e O homem das multidões (2013), da Edgar Allan Poe, e in Praia do futuro (2014) di Karim Aïnouz, che aveva girato nel 2002 il ritratto della sessualità irregolare e vulcanica di Joao Francisco dos Santos, alias Madame Satã, nel film omonimo. Una torbida relazione omosessuale, interrotta dall’arrivo di una donna, è al centro di Cidade baixa (2005) di Sérgio Machado. I temi della metamorfosi, della corporeità e della sessualità, coniugati con raffinati sperimentalismi e una visionarietà quasi metafisica hanno caratterizzato il lavoro di Júlio Bressane, maestro del Cinema marginale tropicalista (insieme a Rogério Sganzerla, Andrea Tonacci e Neville d’Almeida), che li ha sviluppati e portati a un parossismo stilistico e a una raffinatezza di riferimenti culturali, in modo da dar forma a un vero e proprio cine ma filosofico, in film come Dias de Nietzsche em Turim (2001), Cleópatra (2007), A erva do rato (2008), O batuquedos astros (2012), Rua Aperana 52 (2012), Educação sentimental (2013). I percorsi anarchici e sentimentali ritornano nei film di un giovane allievo di Bressane, Bruno Safadi: Meu nome è Dindi (2007), Éden (2013), O ulivo da Gaita (2013), Love film festival (2014).

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