BOURGES

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1992)

BOURGES

A. Prache

(lat. Avaricum)

Città della Francia centrale, nella regione storica del Berry, capoluogo del dip. dello Cher, alla confluenza dei fiumi Yèvre e Auron, che bagnano la città bassa. Antico centro galloromano, assediato da Giulio Cesare nel 52 a.C., B. conserva numerose vestigia, soprattutto i notevoli resti della cinta muraria, costruita sul finire del sec. 3°, che ancora delimita la medievale città alta; questa presenta un impianto urbano che in alcune parti ricorda il tipico insediamento romano ad assi ortogonali, in altre, lungo il tracciato ellittico delle mura, i percorsi tortuosi caratteristici dei centri medievali. In ogni caso l'aspetto attuale della città medievale è essenzialmente gotico.Secondo la leggenda, s. Ursino avrebbe evangelizzato il Berry alla fine del sec. 3°, ma Gregorio di Tours nel sec. 6° (Hist. Fr., I; PL, LXXI, coll. 176-177) afferma che il governatore dell'Aquitania Leocadio avrebbe ceduto parte della propria residenza per ospitare le reliquie di s. Stefano, il cui culto si era diffuso in Gallia solo a partire dal 415. La prima cattedrale, dedicata fin dall'origine al protomartire, risalirebbe quindi al sec. 5° e sarebbe stata ubicata nel sito attuale, sulla sommità della collina rocciosa di B., all'interno della città alta, presso il lato orientale della cinta muraria antica.In epoca carolingia B. divenne sede di un arcivescovado che estendeva il proprio territorio fino alle diocesi di Le Puy, Albi e Cahors. Una cattedrale romanica fu iniziata fra il 1013 e il 1030 dall'arcivescovo Gauzlin, fratellastro del re Roberto il Pio e abate di Saint-Benoît-sur-Loire; della fabbrica del sec. 11° rimane la cripta, composta da una campata a crociera semplice inserita tra due con volte a botte, mentre una parte del tracciato delle navate fu scoperto nel corso degli scavi eseguiti nel 1856-1857. Intorno al 1100 il conte di B. vendette la città al re Filippo I; iniziò da questo momento lo sviluppo dei sobborghi, racchiusi alla fine del sec. 12°, per iniziativa di Filippo Augusto, da una nuova e più ampia cinta muraria, il cui tracciato corrisponde a quello attuale dei boulevards. Lo stesso re fece anche innalzare una grossa torre cilindrica - dove risiedeva il suo luogotenente - ubicata nel punto più debole della difesa, ovvero alla confluenza dei due fiumi. Nel corso del sec. 12° fu ricostruito il palazzo arcivescovile, mentre il chiostro dei canonici venne isolato dal resto della città alta tramite un muro e furono effettuati lavori nella cattedrale.La cattedrale di Saint-Etienne venne interamente ricostruita durante la prima metà del Duecento, così come la parrocchiale di Saint-Pierre-le-Guillard. Nel 1360 il ducato di Berry fu concesso in appannaggio a Giovanni di Francia (m. nel 1416), famoso mecenate, fratello minore del re Carlo V, il quale dal Louvre inviò a B. l'architetto e scultore Guy de Dammartin (m. nel 1398), che vi si stabilì definitivamente dal 1369. A questo artista, insieme al fratello Drouet, che ne prese il posto dopo la sua scomparsa, è attribuito il grand housteau, la vetrata di imponenti dimensioni inserita nella facciata della cattedrale su commissione del duca Jean de Berry; lo stesso duca aveva anche fatto costruire non lontano dalla cattedrale, sul luogo ove sorgeva la residenza comitale, un palazzo di m. 200 di lunghezza, danneggiato da un incendio nel 1697 e oggi del tutto scomparso. Al suo fianco, Jean de Berry aveva fatto erigere una cappella di palazzo, la Sainte-Chapelle, di cui si conservano solo alcune vestigia; alla sua decorazione, insieme con altri scultori, partecipò anche André Beauneveu, stabilitosi a B. a partire dal 1386, al quale sono attribuite alcune statue di profeti e apostoli, oggi all'Hôtel Jacques Coeur. Beauneveu aveva portato con sé a B. Jean de Roupy, detto di Cambrai (m. nel 1438), autore della figura del giacente del monumento funerario di Jean de Berry (cattedrale, cripta) e probabilmente del gruppo scultoreo di Notre-Dame-la-Blanche (cattedrale, cappella maggiore), entrambi provenienti dalla Sainte-Chapelle. Nel 1443 il banchiere Jacques Coeur, gran tesoriere di Carlo VII, acquistò un terreno nella città alta, all'estremità opposta a quella della cattedrale, facendovi edificare una residenza; prima di cadere in disgrazia ed essere bandito nel 1453, egli fece anche erigere nella cattedrale una cappella laterale. Nel 1487 gran parte di B. fu rasa al suolo da un incendio, posteriormente al quale furono edificati o ricostruiti le chiese di Saint-Pierre-au-Marché (dedicata dal 1803 a Notre-Dame) e di Saint-Bonnet, la maggioranza delle vecchie case con struttura lignea e prospetto in pietra, l'Hôtel des Echevins e l'Hôtel Lallemant.La cattedrale di Saint-Etienne, come si è detto, fu ricostruita nel suo aspetto attuale a partire dal 1195, sotto l'arcivescovo Enrico di Sully, che partecipò all'impresa con alcune donazioni al Capitolo della cattedrale. Nel 1214 un documento ricorda che alcuni uffici liturgici venivano celebrati nel coro e nel deambulatorio e sono attribuibili a questa prima campagna di lavori anche la cripta e il presbiterio (Branner, 1962); il cantiere riprese intorno al 1225, poiché il portale meridionale della navata è citato in un atto del 1232; il complesso doveva essere compiuto nel 1260 ca., dato che in seguito sono attestate difficoltà finanziarie del Capitolo. Alla fine del Duecento fu innalzato un torrione - entro cui fu ricavata una sala - presso il fianco meridionale della facciata, per permettere di contraffortare con archi rampanti la torre che sormonta quel lato della facciata occidentale. Davanti ai portali laterali del corpo longitudinale, opere della metà del sec. 12° reimpiegate nella costruzione, furono edificati due portici. La cattedrale venne consacrata il 13 maggio 1324. A partire dal Quattrocento furono aggiunte le cappelle laterali; dopo il crollo della torre settentrionale di facciata, avvenuto il 31 dicembre 1506, i lavori di ricostruzione durarono fino al 1542.La struttura architettonica della cattedrale è molto omogenea: si tratta di un edificio di notevoli dimensioni, senza transetto, con corpo longitudinale a cinque navate e coro a doppio deambulatorio. Il presbiterio fu edificato all'esterno della cinta muraria di età galloromana e l'inserimento di una vasta cripta sotto il coro servì a compensare il dislivello rispetto al corpo longitudinale intra muros. All'inizio non erano previste cappelle radiali e le cinque piccole cappelle che si aprono sul deambulatorio della chiesa superiore costituiscono di fatto delle nicchie aggettanti, separate l'una dall'altra da finestre aperte direttamente sull'ambulacro. Le navatelle e il corridoio anulare esterni sono di altezza inferiore rispetto alle navatelle e all'ambulacro interni; questi ultimi presentano un'articolazione dell'alzato organizzata su tre livelli - arcate, triforio e cleristorio - analoga a quella della navata centrale, dove altissime arcate arrivano fino alle volte delle navatelle interne, sicché il triforio e le finestre superiori, inserite nelle lunette tra le volte, costituiscono appena la metà dell'elevazione complessiva.L'effetto di elevazione progressiva delle navate di Saint-Etienne risulta quindi notevole, tanto più che l'assenza del transetto non interrompe né l'unitarietà visiva né la comunicazione tra gli spazi. Ai grandi pilastri cilindrici si addossano otto colonnette; al di sopra, i semipilastri lungo le pareti superiori della navata centrale mostrano un'alternanza di elementi corrispondente alle nervature delle volte esapartite della copertura della navata centrale; le arcate dei trifori delle navatelle interne e della navata maggiore sono in ogni campata incluse sotto un arco di scarico e presentano forme più mature nella parte occidentale dell'edificio, cronologicamente posteriore.Le finestre basse del presbiterio sono semplici, mentre quelle del cleristorio sono lanceolate, con un piccolo rosone; altri rosoncini si aprono sulle volte del corpo absidale e all'esterno illuminano il sottotetto al di sopra delle coperture. Snelli archi rampanti, molto inclinati, serrano perimetralmente l'edificio con i loro due ordini a doppia gittata.Sulla facciata, in corrispondenza delle cinque navate si aprono altrettanti portali, coronati da gâbles, i due estremi sormontati da due torri; possenti contrafforti a muro dividono gli ordini superiori in cinque parti. Al di sopra del portale centrale si trova il grand housteau; le strombature dei portali sono raccordate tramite arcature, al di sopra delle quali sono disposte nicchie che contenevano statue, distrutte dagli ugonotti nel Cinquecento; meglio conservati sono i rilievi dei timpani e degli archivolti.Non è possibile ritenere, come talora si è sostenuto, che lo schema architettonico attuato a B. derivi da quello di Notre-Dame a Parigi, malgrado la presenza delle doppie navatelle in entrambi gli edifici: Saint-Etienne non presenta né transetto, né tribuna e, inoltre, la facciata con cinque portali costituisce una soluzione più coerente rispetto a quella della cattedrale parigina, a tre ingressi. Contemporaneo alla cattedrale di Notre-Dame a Chartres, il Saint-Etienne si differenzia peraltro anche da quest'ultimo edificio, malgrado l'analogo alzato a tre ordini, nelle proporzioni e nel sistema di copertura; come quella di Chartres, anche la cattedrale di B. si costituì a modello per varie chiese gotiche, come le cattedrali di Le Mans, Coutances, Burgos e Toledo.Le sculture romaniche che ornano i portali laterali, risalenti alla metà del sec. 12°, derivano da quelle del Portail Royal di Chartres. Omogeneo appare il programma iconografico dei cinque portali di facciata: su quello centrale è rappresentato il Giudizio universale; ai lati sono i portali della Vergine e di S. Stefano, dedicatario della cattedrale, mentre quelli estremi sono dedicati a s. Guglielmo e a s. Ursino, particolarmente venerati dalla chiesa locale. I più antichi sono i due portali meridionali, di S. Ursino e di S. Stefano, eseguiti verosimilmente intorno al 1230, mentre la qualità plastica e l'eleganza dei rilievi del Giudizio universale ne consentono una datazione alla metà del Duecento, estendibile anche ad alcuni frammenti scultorei del portale della Vergine. Alcune lastre del contemporaneo jubé, ritrovate durante gli scavi ottocenteschi, sono oggi conservate nella stessa B. (Hôtel Jacques Coeur) e a Parigi (Louvre).Le vetrate gotiche costituiscono a loro volta uno dei principali motivi d'interesse del Saint-Etienne. Le finestre delle cappelle radiali, del deambulatorio e del coro sono decorate da vetrate degli inizi del Duecento, nelle quali Grodecki (1948) ha individuato l'opera di tre principali botteghe: le prime due, cui vengono rispettivamente assegnati gli episodi neotestamentari e la Storia delle reliquie di s. Stefano, sono state riconosciute in stretto rapporto con Chartres, mentre la terza, che ha realizzato la Parabola del buon samaritano, appare più vicina agli esempi di Saint-Hilaire a Poitiers. Nelle finestre del coro, in alto, sono raffigurati la Vergine e s. Stefano tra profeti e apostoli, nell'ordine intermedio i vescovi di B. che circondano Cristo e la Vergine, in basso scene bibliche e leggende agiografiche. Il grand housteau, la cappella di Jacques Coeur e la maggior parte di quelle laterali sono ornati da interessanti vetrate quattrocentesche.Nell'ambito dell'architettura civile è particolarmente significativo l'Hôtel Jacques Coeur, edificio residenziale tardogotico della metà del Quattrocento incentrato su una corte, cui si accede attraverso un vasto ambiente, prospiciente la strada, al di sopra del quale è situata la cappella. Il corpo principale si sviluppa sul lato opposto, inglobando parte delle antiche mura cittadine; corridoi interni, oltre a congiungere l'edificio all'entrata, mediante tre scale a chiocciola rendono indipendente ciascuna delle quattordici sale. La decorazione scolpita consiste in finte finestre dalle quali si affacciano personaggi, in scene di vita familiare raffigurate nei timpani, in emblemi e stemmi di Jacques Coeur e della sua famiglia. Nella cappella le volte sono decorate con interessanti pitture rappresentanti angeli su fondo stellato. L'Hôtel Jacques Coeur ospita inoltre un museo che accoglie sculture erratiche medievali provenienti dalla città.Da ricordare anche l'Hôtel des Echevins, costruito dopo l'incendio del 1487, la cui torre scalaria deriva direttamente da quella della dimora di Jacques Coeur.

Bibl.: G. Thaumas de la Thaumassière, Histoire du Berry, Bourges 1691; C. Cahier, A. Martin, Monographie de la cathédrale de Bourges, I, Vitraux du XIIIe siècle, 2 voll., Paris 1841-1844; A. de Champeaux, P. Gauchery, Les travaux d'art exécutés pour Jean de France duc de Berry, Paris 1894; A. Gandilhon, Bourges cathédrale Saint-Etienne. Bibliographie, CAF 94, 1931, pp. 9-16; J. Vallery-Radot, Eglise Saint-Pierre-le-Guillard, ivi, pp. 17-38; F. Deshoulières, Eglise Notre-Dame, ivi, pp. 39-46; A. Gandilhon, R. Gauchery, Eglise Saint-Bonnet, ivi, pp. 47-55; id., L'hôtel Jacques Coeur, ivi, pp. 56-104; R. Gauchery, Hôtel des Echevins, ivi, pp. 105-115; id., Vieilles maisons, ivi, pp. 130-141; L. Grodecki, A Stained Glass Atelier of the Thirteenth Century. A Study of Windows in the Cathedrals of Bourges, Chartres and Poitiers, JWCI 11, 1948, pp. 87-111; A. Boinet, La Cathédrale de Bourges (Petites Monographies des Grands Edifices de la France), Paris 19522; R. Gauchery, C. Gauchery-Grodecki, Saint-Etienne de Bourges (Les grandes cathédrales, 4), Paris 1959; R. Branner, La cathédrale de Bourges et sa place dans l'architecture gothique, Paris-Bourges 1962 (ed. ingl. a cura di S.P. Branner, New York 1989); C. Gnudi, Le jubé de Bourges et l'apogée du "classicisme" dans la sculpture de l'Ile-de-France au milieu du XIIIe siècle, RArt 3, 1969, pp. 18-36; W. Sauerländer, Gotische Skulptur in Frankreich 1140-1270, München 1970, pp. 83, 184-185; T. Bayard, Thirteenth-Century Modifications in the West Portals of Bourges Cathedral, JSAH 34, 1975, pp. 215-225; L. Grodecki, Le ''Maître du Bon Samaritain'' de la Cathédral de Bourges, in The Year 1200: A Symposium, "The Metropolitan Museum of Art, New York 1970" New York 1975, pp. 339-359; F. Joubert, Le jubé de Bourges, remarques sur le style, BMon 137, 1979, pp. 341-369; Les vitraux du Centre et des Pays de la Loire, in CVMAe. France, II, Paris 1981, pp. 168-191.A. Prache

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