BORNEO

Enciclopedia Italiana (1930)

BORNEO (A. T., 95-96)

Laurence Dudley STAMP
Filippo DE FILIPPI
Adriano H. LUIJDJENS
W. E. BOERMAN
Virginia Vacca

Isola dell'Arcipelago malese, la maggiore per grandezza (735.600 kmq.): la porzione settentrionale è possesso o protettorato britannico, per circa 200.000 kmq., il rimanente fa parte delle Indie Olandesi.

Il rilievo montuoso attraversa l'isola nella direzione del suo asse principale, da SO. a NE., con varie catene approssimativamente parallele (Schwaner-Gebergte 2280 m., Müller-Gebergte, Iran-Gebergte) che si serrano verso il nord per culminare nella massa granitica del M. Kinibalu (4175 m.). La montagna degrada lentamente verso le coste formando zone collinose di terreni terziarî ricchi di giacimenti di petrolio e di carbone. Segue la pianura alluvionale costiera più o meno ampia, e la cortina litoranea di paludi e mangrovie accompagnata in molti tratti da banchi corallini. Il confine tra il dominio olandese e quello britannico segue in massima parte lo spartiacque fra i versanti Mar Cinese-Mar di Sulu e i mari orientali e meridionali. Il clima, come si può intendere dal fatto che l'isola è attraversata dalla linea equinoziale, è nettamente equatoriale sulle zone costiere. La temperatura media annua è di circa 26°, 5 e il termometro raramente discende sotto 18° o sale sopra 35°. L'escursione diurna è pure limitata: al mattino la temperatura è di 22° circa e raggiunge nelle ore più calde 32°-33°. Piogge cadono in tutti mesi dell'anno. Ma l'influenza del monsone si fa sentire: a nord dell'equatore, il monsone di NE., che porta le piogge più abbondanti, soffia dalla metà d'ottobre alla metà d'aprile, il monsone di SO. dall'aprile all'ottobre; quest'ultimo è più asciutto e quindi questi mesi tendono ad essere più caldi, ma acquazzoni improvvisi sono tuttavia frequenti. Il mese più piovoso è dicembre. Sulle coste la quantità annua di pioggia è superiore a 2000 mm., raggiungendo in qualche punto i 3000 (Sandakan: 3226 mm.) ed anche i 5000; è alquanto minore in alcuni distretti dell'interno. Queste quantità di pioggia determinano un ricco sistema idrografico, ma anche ampie paludi dovunque lo scorrimento non sia perfetto. Il fiume maggiore è il Capuas (Kapoeas), nel Borneo olandese occidentale, con molti affluenti, il principale dei quali è il Melawi; sulla costa meridionale sfociano il Sampit, l'unico fiume del sud che non abbia la foce sbarrata da sabbie, e il Barito, che provoca sovente vaste inondazioni; ad oriente si versano fra gli altri, il Koetei e il Kajan; il corso d'acqua principale del nord è il Rajang, che attraversa il Sarawak. I fiumi (soengai) formano in generale grandi delta; ma in qualche caso anche estuarî che offrono alcuni dei pochi porti naturali dell'isola. Navigabilì su lunghi tratti, hanno però quasi sempre la foce ostruita da banchi di sabbie o di melma. Mutano inoltre sovente il loro corso, formando meandri che, dopo qualche tempo, vengono tagliati fuori e diventano laghi a ferro di cavallo (danau).

L'isola si può dire coperta da un'immensa foresta sempreverde che, se ha un grande valore potenziale, è relativamente poco sfruttata. Le pianure alluvionali costiere sono erbose e coltivate. La fauna di Borneo attesta che l'isola deve essere stata staccata dal continente asiatico in età geologica piuttosto recente, perché annovera un numero considerevole di mammiferi asiatici: fra questi hanno particolare interesse le scimmie antropoidi, che comprendono il famoso Orang-utan.

La popolazione complessiva dell'isola si calcola ascenda a 2.662.000 ab. (densità 3) dei quali circa 21/4 sono Malesi o indigeni; un forte nucleo di Cinesi (forse 250.000), e un certo numero di Arabi, Indiani, Europei rappresentano la popolazione propriamente straniera.

Malesi e Daiaki. - La popolazione indigena è costituita in primo luogo dai Daiaki (Orang Daiak), divisi in gran numero di tribù, che abitano l'interno del paese, e dalle popolazioni immigrate più recentemente da altre parti dell'arcipelago, che occupano le coste e le basse vallate più accessibili, e si raccolgono in generale sotto la designazione di Malesi, I Daiaki sono una razza piccola ma robusta, di colore tra il giallo scuro e il bruno, con qualità intellettuali assai apprezzate. L'abbigliamento è molto primitivo e limitato - all'infuori degli ornamenti, degli anelli e dei tatuaggi - ad un pezzo di stoffa stretto intorno ai fianchi. Le loro case sono costruite su palafitte, nelle vicinanze dei corsi d'acqua, e di dimensioni assai notevoli, perché ciascuna serve in generale per molte famiglie sino a 120 con 500-600 persone. I matrimonî sono in prevalenza endogami, conclusi cioè fra componenti di una stessa tribù, e la posizione sociale della donna è assai elevata, avendo essa gli stessi diritti dell'uomo. La religione è animistica; l'antropofagia e la caccia alle teste di nemici avevano per iscopo di impadronirsi delle virtù dell'ucciso. In seguito all'intervento del governo questo uso si sta abbandonando. Mezzo principale di sussistenza è la coltivazione del riso, che si fa all'asciutto. Si sono notate differenze nel tipo fisico dei Daiaki delle varie regioni: in alcune tribù prevale la forma corta della testa (brachicefalia), come nei Kajan, nei Baban, nei Kenja; in altre si ha la testa allungata (Oeloe Ajar e altre del sud), tratti facciali più primitivi e anche condizioni più basse di cultura. Questi ultimi rappresenterebbero più fedelmente lo strato "indonesiano" originario. Non si sono trovate nell'isola, invece, tracce di Negriti.

La popolazione litoranea ha provenienze varie. Nell'Occidente e nel Sud sono Malesi di Malacca e delle coste di Sumatra che vi hanno portato l'islamismo. Sono pure detti Malesi i figli che nascono dalle loro unioni con donne daiake, nonché i puri Daiaki che accolgono la cultura e la religione malese, e financo quelli che si fanno cristiani. La differenza fra Malesi e Daiaki è in sostanza sociale e religiosa. Nel sud-est, presso Bandjermasin e Martapoera, sono stabilite alcune colonie giavanesi, mentre i popoli navigatori di Celebes, i Boeginesi (Bughinesi) e i Makassar, avevano fondato sulla costa orientale varî piccoli principati. Anche questi si sono in parte mescolati con i Daiaki ed hanno introdotto l'islamismo nella regione costiera.

Il Borneo britannico. - Questo territorio è organizzato in tre distinte unità politiche: 1. Borneo britannico settentrionale (British North Borneo; 80.565 kmq.), sotto la giurisdizione di una Compagnia - British North Borneo Chartered Company - e amministrato da un governatore residente nel paese e da un consiglio di direttori a Londra; 2. Brunei, nel centro della costa nord-occidentale (6.500 kmq.), sultanato indigeno sotto il protettorato britannico; 3. Sarawak, a sud del Brunei (109.000 kmq.), stato autocratico sotto un raja inglese. L'isoletta di Labuan davanti alla costa di Brunei, fa parte degli Stabilimenti dello Stretto (v.).

Il Borneo settentrionale ha fertili piani alluvionali che sulla costa occidentale sono in gran parte coltivati a riso dagl'indigeni, mentre a nord e ad est dànno ottimi terreni per la coltura del tabacco. Dietro alla pianura vi è una zona di piccole colline sorgenti come isole dal piano, che sono in parte coltivate a frutta, in parte dilavate eccessivamente dalle forti piogge e coperte di erbe. Il M. Kinibalu costituisce, da vicino e da lontano, il tratto più caratteristico del paesaggio. I fiumi formano le vie di comunicazione nell'interno e sono largamente navigabili da modeste imbarcazioni: il Kinebatangan per oltre 320 km. La popolazione (1921) è di 257.800 ab.: Cinesi (37.800), Malesi (20.260) ed Europei (533) sulla costa; le tribù indigene (Dusun, Murut, Baian) nell'interno. I centri principali sono Sandakan (12.000) sulla costa orientale e Jesselton sull'occidentale. La compagnia amministra il territorio in nome dei sultani di Brunei e di Sulu: esso venne dichiarato protettorato britannico nel 1888, e nel 1898 alcune zone periferiche furono unite al sultanato di Brunei. I prodotti principali sono legname, sago, riso, noci e olio di cocco, caffè, frutta tropicale, spezie, gomma. tabacco, tapioca, e canne (bambù).

Negli ultimi anni la produzione e l'esportazione del caucciù e del tabacco hanno avuto un notevole aumento: il primo costituiva nel 1925 il 67% dell'intera esportazione, seguivano il tabacco e il legname. Il valore annuo dell'esportazione nel periodo 1921-25 fu, in media, di 1.296.000 sterline; quello dell'importazione (riso, manufatti), nello stesso periodo, di 863.000 sterline. Il territorio fornisce anche van prodotti minerali: petrolio, carbone, ferro e oro. Una ferrovia (434 km.) va da Jesselton a Melalap, con una diramazione a Weston, sulla Baia di Brunei. Il traffico esterno è fatto principalmente con la Gran Bretagna e le sue colonie, per via Singapore e Hong-Kong. L'unità monetaria è il dollaro, ma lo stato emette moneta propria. Per Brunei e Sarawak, v. queste voci.

Borneo olandese. - Il vastissimo territorio che costituisce il Borneo olandese, ancora in molte parti imperfettamente conosciuto e dominio quasi indisturbato delle tribù indigene, si distingue per l'ampiezza delle regioni pianeggianti o collinose e per le meno buone condizioni sanitarie: vi si hanno molta malaria, beriberi e colera epidemici. Bandjermasin ha fama particolarmente cattiva. La popolazione si compone di tribù borneane e di Malesi (quasi 1.500.000), di 142.000 Cinesi fissatisi specialmente intorno a Pontianak nell'industria aurifero in colonie agricole (Sambas) e nei centri come negozianti, insieme con numerosi Arabi (3700); infine di circa 3500 Europei. Essa è concentrata nelle pianure alluvionali e lungo i corsi d'acqua. I centri principali sono: Pontianak, il capoluogo del Borneo occidentale (21.000 ab.), Sambas, Sintang e Montrado, presso i campi auriferi, Bandiermasin (55.000 abitanti) nel sud, capoluogo del Borneo meridionale e orientale, Balikpapan sulla costa orientale (10.000 abitanti), centro dell'industria del petrolio e buon porto naturale. La coltura più diffusa è quella indigena del riso, appena sufficiente però ai bisogni dell'isola. I piantatori olandesi coltivano la canna da zucchero, il caffè, il tabacco, la Hevea brasiliensis, la palma del cocco (delta del Capuas). Tutte queste colture sono raccolte intorno ai centri della costa. La foresta fornisce manghi, sago, betel, bambù. Gli animali domestici sono poco numerosi: i Daiaki tengono bufali da trasporto e maiali. Nell'intero Borneo olandese si calcola vi siano 17.000 bufali, 22.000 buoi e 1500 cavalli. Importante è la pesca, che, nonostante il forte consumo locale, consente un'esportazione annua di circa 2000 tonn. di prodotto secco e salato. Nello stretto di Makasser si pescano le perle.

Le ricchezze minerarie sono grandi, ma solo in piccola parte sfruttate. Diamanti si rinvengono nelle intrusioni magmatiche della valle inferiore del Capuas (nel 1925 per 766 carati) e, con l'oro, in varî terreni alluvionali. Da sette secoli l'oro secondario delle alluvioni è raccolto dai Cinesi, ma l'industria incontra difficoltà sempre maggiori. Vasti sembrano i depositi di carbone: il giacimento più attivo è a Poulo Laoet (Pulo Laut), un'isola presso le coste sud-orientali, ove è in attività anche un piccolo tronco ferroviario, che porta il carbone al porto di Stagen, il solo che, con Balikpapan, abbia un molo e ponti di carico (534.000 tonnellate nel 1926). Il petrolio infine costituisce presentemente l'industria estrattiva più importante: esso viene tutto dalla regione orientale dell'isola (oltre 2 milioni di tonnellate nel 1926).

Le comunicazioni interne si fanno per le vie fluviali; strade si può dire che non esistano. Servizî regolari di navigazione collegano i principali porti dell'isola con Makasser, Soerabakj, Batavia e Singapore.

Lo sviluppo economico del paese è ostacolato soprattutto dalla scarsità della mano d'opera, che i Daiaki, con i loro scarsi bisogni, sono poco inclini a fornire. Nell'esportazione (240 milioni di fiorini direttamente all'estero e 29 milioni di fiorini a Giava, nel 1926) primeggia per valore il petrolio (76%); seguono il caucciù (Ficus ed Hevea), l'olio di cocco, il carbone, il pepe, il bambù. L'importazione (54 milioni di fiorini dall'estero e 22 da Giava, nel 1926) comprende farina, riso, animali domestici, tessuti, macchine e mercerie. Oltre a quello olandese, vi è parecchio capitale straniero (nord-americano, britannico, tedesco) investito nelle imprese di colonizzazione. Nel movimento portuale (1926) primeggiana Balikpapan (1128 vapori, per 4,4 milioni di tonn.) e Tarakan (303 vapori, 1 , 1 milioni di tonn.) per il petrolio, ed il porto di Poulo Laoet (916 vapori, 1,4 milioni di tonn.) per il carbone; seguono Samarinda (503 vapori, 909.000 tonn.), Bandiermasin (357 vapori, 616.000 tonn.) e Pontianak (922 vapori, 481.000 tonn.).

Bibl.: A. C. Haddon, Head-hunters, black, white and brown, Londra 1901; O. Beccari, Nelle foreste di Borneo, Firenze 1902; A. Ireland, The Far Eastern Tropics, Londra 1905; A. W. Nieuwenhuis, Quer durch Borneo, voll. 2, Leida 1904-1907; F. Grabowsky, Der Häuserbau, die Dörfer... bei den Dayaken Südostborneos, in Globus, XCII (1907); C. Hose e W. Mc. Dougall, The Pagan Tribs of Borneo, voll. 2, Londra 1912; I. H. N. Evans, Among primitive people in Borneo, Londra 1922; O. Rutter, British North Borneo, Londra 1922; H. L. Roth, The Natives of Sarawak and British North Borneo, voll. 2, Londra 1922; C. Bruce, Twenty Years in Borneo, Londra 1924; A. Zondervan, Die Insel Borneo in ihrer geographisch-wirschaftlichen Entwicklung, in Geograph-Zeitschr., XXXV, Lipsia 1929.

Storia dell'esplorazione - Tralasciando la dubbia identificazione della terra Panten toccata da Odorico da Pordenone nel 1331-32 con Borneo, e l'incerta dichiarazione di L. Varthema, i primi Europei che sicuramente sbarcarono nell'isola (a Brunei sulla costa nord) sono gli equipaggi delle navi di Magellano, nel luglio 1521, dopo la morte di lui nelle Filippine. Più tardi, l'isola fu spesso toccata da navi portoghesi sulla via delle Molucche; ad essi e agli Spagnoli si sostituirono poi Olandesi e Inglesi. Si ricordi la missione del monaco teatino Antonio Ventimiglia da Palermo, che primo penetrò anche nell'interno e quivi morì (1691).

Solamente col definitivo stabilirsi del predominio olandese nella maggior parte dell'isola, nel sec. XIX, si iniziarono vere spedizioni esplorative. Il maggiore olandese Georg Müller esplorava nel 1825 i distretti orientali, ma, inoltratosi lungo il fiume Bungau fino alla catena di monti che oggi porta il suo nome, al centro dell'isola, veniva ucciso con tutti i suoi dagl'indigeni; notevoli anche le esplorazioni del Martens dalla sponda. occidentale, del Dewall nella valle del Mahakam (1846-1852), dello Schwaner nella valle del Barito (1843-1848), di Ida Pfeiffer nel nord-ovest (1890-1851).

Dopo l'instaurazione del regno di Sarawak sotto la dinastia dei Brooke, questa parte dell'isola fu aperta per intero agli Europei. Nel 1855 il naturalista A. R. Wallace vi esplorava il fiume Sadong, e traversava la regione fra il suo bacino superiore e quello del Sarawak, riportandone note geografiche ed etnologiche. W. M. Crocker contribuiva anch'egli largamente alla conoscenza geografica del nuovo regno e del nord dell'isola. Ma l'opera più importante sul Sarawak è quella di Odoardo Beccari, frutto di una residenza di tre anni, dal 1865 al 1868. Nel primo anno gli fu compagno Giacomo Doria; poi egli visse per oltre due anni nella foresta, facendo importanti raccolte della fauna e della flora, e compié la prima traversata da Bintulu al fiume Rajang. La sua relazione è una descrizione geografica completa della regione. Nel 1873, durante una visita della R. N. Governolo, l'ing. Felice Giordano raggiunse le pendici meridionali del M. Kinibalu (m. 4175).

Nella parte orientale dell'isola, nel 1879-80 C. Bock esplorava il fiume Mahakam, i suoi tributarî e i vicini laghi; traversato poi lo spartiacque meridionale, discendeva il Barito ed esplorava anche il corso del Nagara. La sua relazione è specialmente d'interesse naturalistico ed etnologico.

Gran parte dell'esplorazione del Borneo settentrionale fu fatta da funzionarî della Compagnia inglese. Dopo le prime escursioni eseguite nel 1878 da T. S. Dobree, l'ungherese F. Witty nel 1880 dalla baia Marudu, all'estremità settentrionale dell'isola, girò attorno alle pendici orientali e meridionali del Kinibalu; l'anno seguente rivelò l'idrografia di tutto l'angolo NE., trascinando le barche per la foresta sullo spartiacque, e discendendo poi fino al mare il Kinebatangan; in una terza spedizione al confine meridionale del possesso britannico egli finì ucciso con il seguito per mano di una tribù di Daiaki. Esplorarono pure il NE. W. B. Pryer e Franck Hatton, che perì vittima di un accidente di caccia, mentre esplorava il fiume Segama. Ancora D. D. Daly risalì il Kinebatangan dalla costa orientale fino ai rami d'origine, poi il Padas, riportando note etnologiche sugl'indigeni dell'interno (1884-87).

Importanti esplorazioni nel dominio di Sarawak compié il residente inglese Ch. Hose, nel 1891 seguendo il fiume Barram e il suo affluente Tinjar, nel 1898 esplorando parte del massiccio montuoso centrale dell'isola, da cui nascono i fiumi Barram, Rajang, Kaian (Boeloengan). Lo stesso Hose compilò nel 1923 la miglior carta che possediamo del Sarawak, alla scala di 1:500.000.

L'investigazione scientifica del Borneo centrale è soprattutto dovuta a S.W. Tromp, residente olandese, che risalì il Mahakam nel 1885 e il Capuas nel 1888. Per sua iniziativa poi fu intrapresa la spedizione scientifica diretta dal Molengraaf (1893-94), accompagnata da numerosi scienziati. Il Molengraaf, risalendo da O. la valle del Capuas, penetrò fino al distretto montagnoso che chiamò dei Müller Gebergte in memoria del viaggiatore ivi perito nel 1826, poi si spinse fino ai monti deserti al confine di Sarawak, infine compié un'escursione alla maggior catena del Borneo SO., tentando l'ascensione del Boekit Raja (2278 m.): chiamò questi monti col nome dello Schwaner che li aveva visitati nel 1848. Il Nieuwenhuis, compagno del Molengraaf, respinto dagl'indigeni, tornò a Borneo nel 1896, risalì il Capuas fino alla sorgente e, raggiunto di qui il corso del Mahakam, riusci a traversare l'isola da O. ad E. La sua relazione rimane il miglior contributo all'etnografia del Borneo centrale.

La parte orientale dell'isola fu anche visitata per studî geologici ed etnografici dal conte G. Bonarelli (1901-03). La sua relazione è accompagnata da una carta alla scala di 1:1.000.000 dell'idrografia sud-orientale dell'isola, compilata su rilevamenti originali.

Nel 1910-11 il naturalista J. C. Moulton organizzò due spedizioni al monte Batu Lawi nel Sarawak, e nel 1913 salì il monte Kinibalu, per la via seguita da varî predecessori. È ancora da far menzione di una serie di viaggi compiuti fra il 1913 ed il 1917 dal norvegese Carl Lumholtz, zoologo ed antropologo, su per il fiume Kajan e per il Barito, spingendosi fino allo spartiacque centrale e scendendo poi il fiume Mahakam. Lo zoologo Mioberg, oltre ad altre spedizioni minori e all'esplorazione della valle del Baram, nel 1925-26 penetrò per la valle del Mahakam fin nel cuore dell'isola, riscendendo poi alla costa per la valle del Kajan. Il botanico Winkler, dal canto suo, risalendo il Capuas e l'affluente Serawei, raggiunse nel 1925 lo spartiacque e compié primo l'ascensione del M. Boekit Raja. Contemporaneamente un'altra spedizione scientifica olandese, diretta da D.W. Buys, rilevava topograficamente la valle del Telen, affluente del Mahakam.

Bibl.: A. R. Wallace, Notes on a Journey up the Sadong River in N. W. Borneo, in R. Geogr. Soc., Proc., I, 1855-57; G. Müller, Reizen en onderzoekingen in den indischen Archipel, Amsterdam 1857; W. M. Crocker, Notes on Sarawak and Northern Borneo, in R. Geogr. Soc., Proc., n. s., III (1881); O. Beccari, Nelle foreste di Borneo, FIrenze 1902; F. Giordano, Una esplorazione a Borneo, in Boll. Soc. geogr. ital., XI (1874); C. Bock, Reis in Oost en Zuid-Borneo, van Koetei naar Banjermassim, in 1879 en 1880, L'Aia 1881; J. Hatton, The New Ceylon, a sketch of British North Borneo or Sabah, Londra 1881; R. C. Mayne, Summary of Explorations in British North Borneo, in R. Geogr. Soc., Proc., n. s., X (1888); F. Hatton, North Borneo, Londra 1885; D. D. Daly, Explorations in British North Borneo, 1883-87, in R. Geogr. Soc., Proc., n. s., X (1888); Ch. Hose, A Journey up the Baram River, ecc., in Geogr. Journ., I (1893); id., in In the Heart of Borneo, ibid., XVI (1900); Ch. Hose e W. Mac Dougall, The pagan tribes of Borneo, voll. 2, Londra 1912; G. A. F. Molengraaf, Geologische Verkenningstochten in Centraal-Borneo, Leida 1900 (con ediz. inglese); A. W. Nieuwenhuis, In Centraal Borneo, Reis van Pontianak naar Samarinda, Leida 1900; id., Quer durch Borneo, Leida 1904; G. Bonarelli, Trenta mesi a Borneo, in Boll. Soc. Geog. Ital., s. 4ª, X (1909); J. C. Moulton, An Expedition to Mount Batu Lawi, Londra 1912; id., An account of the various Expeditions to Mount Kinabalu, in Sarawak Museum Journal, II (1915); C. Lumholz, Through Central Borneo, voll. 2, New York 1920; C. M. Enriquez, Kinabalu, Londra 1927; Midden-Oost-Borneo Expeditie 1925, Batavia 1927.

Storia. - L'immensa isola di Borneo non ha una storia sua propria; o almeno, la storia degl'indigeni è pressoché sconosciuta. La storia del Borneo è pertanto quella dei suoi rapporti con popoli già civilizzati (Cinesi, Indiani, Arabi, Europei).

Nel 1365 esisteva un regno di Madiapahit, al quale apparteneva Koetei (pron. Cutei) e la regione di Bandjeimasin. Nel 1520 maomettani dell'India vi introdussero l'Islam. Il sultanato di Bandjermasin in quell'epoca doveva pagare dei tributi allo stato di Demak (Giava). Quando la Compagnia olandese delle Indie Orientali per la prima volta mandò le sue navi a Borneo (1603-1607) a fare incetta di pepe, esse approdarono nel porto di Bandjermasin, capitale dello stato di Bandjermasin, dal quale allora dipendevano anche le coste orientali dell'isola. Gli Olandesi vi lasciarono in permanenza una nave per il commercio del pepe, ma nel 1607 gl'indigeni, lusingato con promesse l'equipaggio a venire dentro la città, lo massacrarono, e distrussero la nave. La compagnia mandò altre navi per punire gl'indigeni e nel 1621 Bandjermasin fu rasa al suolo; la corte indigena si stabilì a Martapoera. Nel 1635 il sultano offrì agli Olandesi un contratto per il pepe e una fattoria fu aperta a Martapoera. Ma nel 1638 tutti gli Olandesi trovati nel sultanato furono uccisi. Una spedizione punitiva in grande stile fu progettata, ma mancarono le truppe, poiché la compagnia sosteneva in quel tempo guerriglie più importanti nell'isola di Ceylon e nella Malacca. Un nuovo trattato commerciale, stretto fra il 1664 e il 1669, non diede nsultati e gli Olandesi ruppero ogni rapporto per molti anni.

I Portoghesi tentarono allora di occupare il posto lasciato dalla Compagnia olandese; strinsero anch'essi un trattato (1690-94), ma non ebbero miglior fortuna. Non diversamente gl'Inglesi (1702-1707). Nel 1733 la Compagnia olandese ottenne un nuovo contratto, ma i risultati furono pessimi; soltanto nel 1746 fu deciso di costringere il sultano a mantenere la parola e gli Olandesi si Stabilirono a Bandjermasin, fondandovi una fortezza. Nel 1785 Pangéran Nàta, zio e tutore dei figli del decesso sultano, ne uccise due, mentre il terzo, Pangéran Amir, fuggì per poi ritornare con un esercito. L'usurpatore offrì il sultanato alla Compagnia, alla condizione che la parte maggiore gli fosse riconcessa in feudo. La Compagnia accettò e il giovane Amir venne catturato e mandato in esilio a Ceylon. Si venne ad un nuovo trattato, ma la forza reale della Compagnia andava decadendo e nel 1797 il governo del sultanato venne di nuovo affidato a Pangéran Nàta, mentre la compagnia si contentava di un trattato di commercio. Sotto il regno di Luigi Bonaparte (1806-1810) l'Olanda non ebbe i mezzi per partecipare attivamente alla politica coloniale e nel 1809 il governatore Daendels, accentrando tutte le forze disponibili a Giava, rinunziava di fatto a Bandjermasin; il sultano poteva riscattare i diritti, ai quali nel 1797 aveva abdicato, cedendo un diamante, che fu venduto a Batavia per il prezzo irrisorio di 3800 scudi. Nel 1811 gli Inglesi si stabilirono a Bandjermasin e vi rimasero fino al 1816, quando, per decisione del Congresso di Vienna, furono costretti a restituire agli Olandesi le loro colonie.

Le difficoltà con il sultano furono, anche dopo quella specie d'interregno, tutt'altro che superate. Nel 1825 il governo di Batavia doveva organizzare una spedizione punitiva contro il sultanato. Col sultano Adam (1825-1857) i rapporti furono invece relativamente buoni. Quando nel 1846, nei pressi di Martapoera, dove il sultano era padrone assoluto, furono scoperti dei ricchi giacimenti di carbone fossile, la situazione cambiò. Prima si tentò di stipulare dei contratti col sultano; poi a Batavia fu deciso d'impadronirsi di quei terreni. La situazione si era complicata anche in vista della prossima successione nel sultanato. Il vecchio sultano aveva parecchi figli, di cui uno solo, secondo il diritto indigeno, atto alla successione. Il residente olandese proteggeva invece un fratello maggiore, certo Tamdjid Illah, il quale con patto scritto aveva fatto larghe promesse al governo olandese, se fosse salito al trono. La popolazione si ribellò ed il residente fu costretto a chiedere aiuto militare a Batavia; ma il governo olandese, assunte più precise informazioni, sconfessò e richiamò il residente. Il vecchio sultano mandava allora alcuni incaricati a Batavia, affinché il giovane Hidajat fosse riconosciuto come erede legittimo. Batavia commise un errore imperdonabile, non ricevendo gli ambasciatori e continuando ad appoggiare Tamdjid. Dopo la morte del sultano Adam (1852), Hidajat gli successe, ma Tamdjid continuò a disputargli il sultanato e nel 1860 la lotta diveniva così aspra, che il governo olandese li costrinse tutt'e due a rinunziare ai loro diritti e s'impossessò del sultanato. Nell'interno però durava ininterrotta la guerriglia fra i due partiti. Soltanto nel 1905 si organizzò una grande spedizione, sotto il comandante Christoffel; il pretendente cadde in battaglia, tutti i discendenti delle famiglie principesche contendenti vennero fatti prigionieri e mandati a Giava. Da allora il sud e sud-est del Borneo è una colonia tranquilla che lentamente si sviluppa.

L'ovest del Borneo era già nel sec. XVI colonia di Malesi e Giavanesi, che nel sultanato di Soekadana compravano i diamanti. Nel 1609 la Compagnia olandese delle Indie Orientali strinse un trattato di commercio, ma nel 1610 tutti gli Olandesi furono uccisi. Nel 1699 Soekadana fu distrutta dalla Compagnia con l'aiuto di Bantam (Giava) e di nuovo fu ridotta al grado di colonia giavanese. Nel 1772 un pirata arabo fondò lo stato di Pontianak. La compagnia ottenne da lui un contratto e fondò a Pontianak una fattoria. Nel 1786 Soekadana, che non voleva più riconoscere l'influenza della Compagnia, venne distrutta, né più si rialzò.

Verso il 1750 sulla costa occidentale di Borneo arrivarono i Cinesi, che vi stabilirono uno stato proprio, attendendo allo sfruttamento delle miniere d'oro. La Compagnia nel 1791 lasciò quelle coste poco sicure con popolazioni sempre ostili, e allora cominciò per l'ovest di Borneo un periodo di anarchia e di miseria grandissima. Il potere era in mano di pirati e di Cinesi. Per molto tempo i pirati di quelle coste resero malsicuro il mare e tutto l'arcipelago. Soltanto dopo il 1850 il governo olandese cominciò ad intervenire energicamente in quelle terre e, dopo numerose guerriglie assai sanguinose con i Cinesi, riuscì a stabilirvi il suo potere. Ancora nel 1914-15 i Cinesi si sono ribellati e il governo è stato costretto a organizzare una spedizione.

Nel nord del Borneo si trovava il sultanato di Brunei, una volta abbastanza importante e sotto la cui egemonia era da tempo Sarawak. Nel 1839 un avventuriero inglese, James Brooke, offriva al sultano una sua nave in aiuto contro la popolazione di Sarawak ribellatasi e in ricompensa otteneva tutto il Sarawak per un tributo annuo di 2000 dollari, con il titolo di raja di Sarawak. Nel 1881 la British North Borneo Company otteneva una vasta zona d'influenza su questa costa, oggi in pieno sviluppo.

Bibl.: J. K. J. de Jonge, De opkomst van het Nederlandsch gezag in Oost-Indië (Fondazione del potere neerlandese nelle Indie Orientali), voll. 13, L'Aia 1862-1888; P. A. Tiele Heeres, opera con lo stesso titolo, in tre voll. specialmente dedicati ai possedimenti minori, tra cui Borneo, L'Aia 1886-1895; P. J. Veth, Borneo's Westerafdeeling, voll. 2, Amsterdam 1899-1904; E. B. Kielstra, De ondergang van het Bandjermasinsche Rijk, Haarlem 1906; H. T. Colenbrander, Koloniale Geschiedenis, voll. 3, L'Aia 1925-26.

I sultanati di Borneo. - I principali sultanati musulmani di Borneo sono: il Sultanato di Brunei, fondato nel sec. XV, descritto da Pigafetta (1512), conquistato per breve tempo dagli Spagnoli (1580); comprendeva anticamente tutto il Borneo settentrionale, e giungeva a sud fino a Sambas; dopo le cessioni di territorio avvenute durante il sec. XIX a favore del Sarawak e della British North Borneo Company, è oggi ridotto a una superficie di circa 2700 kmq. Nel 1880 passò sotto il protettorato inglese; dal 1906 è amministrato per trattato da un residente britannico.

Il Sultanato di Bandjermasin occupava agl'inizî del sec. XVII le coste O., S., ed E. dell'isola; ebbe importanza commerciale per tutto il secolo successivo; nel 1787 il sultano divenne vassallo della Compagnia olandese delle Indie Orientali; nel 1823-25 una metà del suo territorio fu ceduta agli Olandesi; nel 1859 il sultanato fu incorporato ai possedimenti olandesi.

Il Sultanato di Sambas, fondato da Malesi di Johor, concluse nel 1609 una convenzione commerciale con la Compagnia olandese; nella prima metà del sec. XVII alla dinastia malese si sostituì quella musulmana che regna tuttora.

Il Sultanato di Pontianak fu fondato con la città omonima, nel 1772, dal pirata e commerciante arabo Sharīf ‛Abd ar-Raḥmān; riconosciuto nel 1772 dalla Compagnia olandese, concluse con essa una convenzione. La dinastia regna ancora a Pontianak, sotto la stretta dipendenza dal governo olandese.

Il Sultanato di Kotei, sulla costa orientale (corso inferiore del Mahakam) perdette l'autonomia nel sec. XIX, in seguito a trattati conclusi col governo olandese.

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