BONO da Ferrara

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 12 (1971)

BONO (Buono) da Ferrara

Ranieri Varese

Un pittore di questo nome era operoso nel duomo di Siena nel 1441-42 (Cittadella, p. 364; Lusini); nel 1449 probabilmente lo stesso artista era a Padova e alle sue dipendenze lavorava Baldassarre di Francia. Nel 1450, a Ferrara, compare nei libri delle spese ducali (Cittadella, p. 112); è inoltre nominato nei Memoriali di casa d'Este negli anni 1450, '51, '52 (cfr. Venturi, 1884): nel 1450 affrescò per il duca Borso una loggia nella Delizia di Migliaro e quindi lavorò alle case di Casaglia, nello studiolo di Belfiore e nella casa di Pellegrino Pasini favorito di Borso (Venturi, 1884). Tutte queste opere sono perdute (si tenga presente che i documenti di pagamento non si riferiscono al momento dell'esecuzione delle opere).

Nello stesso periodo il B. fu anche a Padova ove infatti, il 24 0 30 luglio 1451, riceveva pagamenti per il Traghetto di s. Cristoforo affrescato nella cappella Ovetari nella chiesa degli Eremitani e firmato a lettere cubitali "Opus Boni". Il soggiorno a Padova fu però breve: poiché infatti non era iscritto alla fraglia dei pittori, il massaro gli impose (6 ag. 1451) di non lavorare né di far lavorare nella città (Rigoni, 1948). Nel 1461 B. era di nuovo a Siena (dove non è stato possibile identificare sue opere) e dopo questa data non è più documentato.

Un San Girolamo nel deserto, proveniente dalla Galleria Costabili di Ferrara e oggi nella Galleria Nazionale di Londra, è firmato "Bonus Ferrariensis Pisani discipulus". Questa firma è stata a lungo discussa: alcuni vedono nel S. Girolamo un'opera autografa di Pisanello (per es., Venturi, 1922), altri la copia d'un dipinto di Pisanello (per es. Magagnato), altri ancora o lo considerano di un pittore allievo di Gentile da Fabriano (Degenhart, in Diz. Biogr. d. Ital., III, Roma 1961, p. 572); ma, non esistendo prova scientifica che la firma sia falsa (cfr., per tutta la questione, Davies), alcuni studiosi, per es. Fiocco, vedono in quest'opera un momento nello sviluppo stilistico di B. da porre prima dei viaggi in Toscana. Allievo di Pisanello, del quale forse aveva visto il San Girolamo proprietà di Guarino veronese, nell'opera di Londra B. appare inserito in pieno nella cultura tardogotica, mentre nel S.Cristoforo di Padova si dimostra conoscitore di Piero della Francesca e di Andrea del Castagno sia nel paesaggio sia nelle figure; ma la minuzia dei dettagli e i due cerbiatti sullo sfondo riconducono al gotico internazionale di almeno dieci anni prima.

Tra queste due opere, il S. Girolamo e il S. Cristoforo, si possono collocare il S. Giov. Battista e il S. Giovanni Prosdocimo già nella collez. Harris di Londra (Borenius) che segnano il passaggio di B. dalla fase pisanelliana a quella di orientamento toscano. Dello stesso periodo degli affreschi padovani, ma, eseguiti quasi certamente a Ferrara, sono la Madonna del Museo di Budapest (Longhi), che nella composizione raccoglie i temi del soggiorno toscano, e la tempera con S. Giovanni Battista già nella collez. Vendeghini di Ferrara e ora proprietà della Cassa di Risparmio di quella città.

Fonti e Bibl.: A. Venturi, Iprimordi del Rinascimento artistico a Ferrara, in Riv.di storia ital., I (1884), 4, pp. 602, 607, 614; E. Rigoni, Il pittore Nicolò Pizolo, in Arte veneta, II (1948), p. 143; C. Barotti, Pitture e sculture di Ferrara, Ferrara 1770, p. 24; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia, Bassano 1789, I, p. 127; P. Zani, Enciclopedia metodica... delle Belle Arti, I, 4, Parma 1820, pp. 184, 303; G. Baruffaldi, Vite de' pittori e scultori ferraresi, Ferrara 1844, II, pp. 560 s.; L. N. Cittadella, Notizie amministrat. storiche artistiche relative a Ferrara ricavate da documenti, II, Ferrara 1868, pp. 112, 364; G. Gruyer, L'art ferrarais à l'époque des princes d'Este, Paris 1897, II, pp. 44-47; A. Venturi, St. dell'arte ital., VII, 3, Milano 1914, pp. 7 e nota, 56-62, 66 nota, 72; T. Borenius, B. da F., in The Burlington Magazine, XXXV (1919), p.179; A. Venturi, Del quadro attribuito a B. da F. nella Galleria Nazionale di Londra, in L'Arte, XXV (1922), pp. 105-108; V. Lusini, Il Duomo di Siena, Siena 1938, p. 48;C. Padovani, La critica d'arte e la pittura ferrarese, Rovigo 1954, pp. 119, 145 ss., 152 s.; R. Longhi, Officina Ferrarese 1934…, Firenze 1956, pp. 15 s., 20, 95note 34-37, 102, 176;R. Pallucchini, La pittura veneta del Quattrocento, Bologna 1956, pp. 279, 288-290;L. Magagnato, Da Altichiero a Pisanello (catal.), Venezia 1958, p. 102; G. Fiocco, L'arte di Andrea Mantegna, Venezia 1959, pp. 89 s.; National Gallery Catalogues: M. Davies, The Earlier Italian Schools, London 1961, pp. 93 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IV, pp. 316 s. (con ult. bibl.); Enc. Ital., VII, pp. 431.

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