BONN

Enciclopedia dell' Arte Antica (1994)

Vedi BONN dell'anno: 1959 - 1994

BONN (v. vol. II, p. 136)

U. Heimberg; N. Himmelmann

L'onomastica sembra accertata (Tac., Hist., IV, 19: Bonna; IV, 62: Castra Bonnensia), malgrado un passo di Floro (Epit., II, 30,26) che collega Borma/Bonna (?) a operazioni strategiche (costruzioni di ponti, base navale) di Druso; tuttavia il brano non è chiaro e di recente è stato nuovamente posto in dubbio per ragioni storiche. Intanto le ricerche archeologiche dell'ultimo decennio delineano un quadro dello sviluppo del luogo abbastanza differenziato.

Reperti dell'Età del Ferro, provenienti da varî siti oggi occupati dalla città moderna e risalenti al periodo antecedente la metà del I sec. a.C. (ceramica, monete), sono probabilmente ciò che è rimasto della stirpe degli Eburoni annientati da Cesare. Dopo il 40 a.C. Agrippa insediò nella zona intorno a Colonia e B. gli Ubii, che erano in rapporti amichevoli con Roma. Essi fondarono qui un oppidum (tracce di case in legno, fornace per vasai, palizzata) il cui nome di origine celtica passò nella forma romana di Bonna. L'estensione dell'insediamento (stando alla distribuzione dei ritrovamenti ceramici) viene stimata in almeno dieci ettari. Il fatto che sia stata rinvenuta fra l'altro la «arretina I b» testimonia la presenza di soldati romani all'epoca delle campagne militari condotte da Druso in Germania sulla riva destra del Reno (12-9 a.C.).

Alla fine del I sec. a.C.- inizio del I d.C., al posto dell'insediamento degli Ubii, sorse l'accampamento di un'unità ausiliaria (il cui nome è ignoto), del quale sono stati individuati alcuni resti: muri di legno e di terra, doppio fossato, strada dell'accampamento, caserma.

Infine, intorno al 30/40 d.C. giunse a B. una legione che eresse il proprio accampamento ancora più a N. Questo accampamento servì come presidio alla Legio I (Germanica) fino al 70, alla Legio XXI Rapax dal 70 all'83, poi alla Legio I Minervia fino alla fine del IV sec. d.C. (mura, fossati, costruzioni interne; lapidi tombali di soldati, iscrizioni votive e onorifiche, bolli laterizî). Inoltre tra il 30 e il 70 erano dislocate a B. (lapidi tombali di soldati) le alae Pomponiani, Longiniana e I Tungrorum Frontiniana, nonché le coorti V Asturum e I Thracum; non si conoscono i nomi di altre unità di questo tipo, nonostante nel Castrum legionario si trovino caserme destinate, appunto, a truppe ausiliarie.

Intorno al Castrum sorsero le canabae (v.), insieme con ampie zone sepolcrali: le une e le altre, nel corso del II sec., si estesero per quasi 3 km lungo la strada del limes verso S, su una collina, tra il Reno e un suo antico ramo, al riparo da eventuali inondazioni (strade, porto, acquedotto; piante di edifici, frammenti architettonici, santuari, monumenti sepolcrali; iscrizioni, sculture in pietra; fabbrica di laterizi, forni manufatturieri, pozzi; sfruttamento del territorio sulla riva destra del Reno: pascoli, cava di pietra, porto).

Intorno al 275 la prima invasione dei Franchi distrusse castrum e canabae. Il castrum fu successivamente rimesso in sesto; nelle canabae, a poco a poco abbandonate, si estesero le necropoli. Qui, sin dal IV sec. vennero venerati i martiri Cassio e Florenzio; la cappella eretta a loro memoria è stata l'origine dell'odierno duomo. Forse è tardo-romana anche la chiesa costruita sulle mura di un'antica caserma nell'angolo sud-occidentale del castrum. Nel corso del IV sec. (particolarmente intorno al 355) attacchi dei Germani provocarono sempre nuovi danni, fino a quando, dopo il ritiro delle ultime truppe all'inizio del V sec., il limes venne abbandonato.

Dopo la conquista l'area dell'accampamento passò in possesso del re franco e, come corte reale (ad Bonnam Castrum, «Bonn-Burg»), diventò centro amministrativo della provincia di B. e temporaneamente zecca. I quartieri in cui si esercitava il commercio e l'artigianato erano in competizione con quelli intorno alla chiesa dei martiri (Villa Basilica). Questi prosperarono sotto la protezione dell'arcivescovo di Colonia e, mentre il potere laico diminuiva nella «Bonn-Burg», si sviluppò qui il nucleo della città medioevale.

Bibl.: A. Rösger, W. Will, Die Drususbrücke zu Bonn, in BJb, CLXXXV, 1985, p. 27 ss.; M. Gechter in H. G. Horn (ed.), Die Römer in Nordrhein-Westfalen, Stoccarda 1987, p. 364 ss.; H. E. Joachim, Die vorgeschichtlichen Fundstellen und Funde im Stadtgebiet von Bonn, in BJb, CLXXXVIII, 1988, p. ι ss.; U. Heimberg, Die römische Ara Bonns. Begleitheft zur Ausstellung 'Historische Meile' zu Bonn 2000, Bonn 1989.

(U. Heimberg)

Rheinisches Landesmuseum (v. s 1970, p. 343, s.v. Germania). - Il museo raccoglie le testimonianze della civiltà e dell'arte renana dalla preistoria fino ai nostri giorni. Nelle sezioni archeologiche si conservano i reperti degli scavi compiuti nella regione tra B. e il confine olandese, dal distretto della Ruhr ad Aquisgrana. Particolare rilievo è dato a diversi insediamenti del Neolitico e dell'età celtica, che sono venuti alla luce a partire dal 1970, insieme a numerose ville romane, nell'area di quella che si può considerare la maggiore cava di lignite in Europa; si segnalano inoltre città e accampamenti militari romani (B., Colonia, Neuss, Xanten) intensamente studiati, e tombe romane e franche, interessanti quali fonti per lo studio della struttura sociale. Un gabinetto di numismatica dà un'idea della storia della monetazione circolante in Renania. La sezione romana contiene sculture in pietra, che sono fra gli esempi qualitativamente più significativi dell'arte romano-provinciale (rilievi funerari, altari di Matrone); e, da ultimo, una serie di importanti elmi comprendente quasi tutti i tipi più frequenti dal I al VI secolo. La collezione offre inoltre un panorama complessivo della cultura materiale, dall'ingegneria fino alle testimonianze di vita quotidiana (fra cui un bossolo per dadi in forma di torre, unico oggetto del genere conservato), documentando da un lato gli aspetti peculiari della provincia, dall'altro i suoi rapporti con l'area del Mediterraneo (kàlathos d'argento di Xanten).

Bibl.: G. Alfoldi, Die Hilfstruppen der römischen Provinz Germania Inferior (Epigrafische Studien, VI), Bonn 1968; G. Bauchhenss, CSIR Deutschland, III, I, Militärische Grabdenkmäler, Bonn 1978; III, 2, Zivile Grabdenkmäler, Bonn 1979; G. Bauchhenss, P. Noelke, Die Iupitersäulen in den germanischen Provinzen (BJb, Suppl. XLI), Colonia 1981; G. Platz-Horster, Die antiken Gemmen im Rheinischen Landesmuseum Bonn, Bonn 1984; C. van Driel-Murray, M. Gechter, Funde aus der Fabrica der Legio I Minervia am Bonner Berg, in Beiträge zur Archäologie des römischen Rheinlands (Rheinische Ausgrabungen, 23), IV, Colonia 1984, pp. ι ss.; G. Schauerte, Terrakotten mütterlicher Gottheiten (BJb, Suppl. XLV), Colonia 1985; H. Menzel, Die römischen Bronzen aus Deutschland, III, Bonn, Magonza 1986; G. Platz-Horster, Die antiken Gemmen aus Xanten, Bonn 1987; Ch. Β. Rüger (ed.), Matronen und verwandte Gottheiten (BJb, Suppl. XLIV), Colonia 1987; A.-B. Follmann-Schulz, Die römischen Gläser aus Bonn (BJb, Suppl. XLVI), Colonia 1988. (U. Heimberg)

Akademisches Kunstmuseum (v. vol. II, p. 136 e s 1970, p.343). Dal 1966 è stato oggetto di un radicale risanamento architettonico e di un'ampia trasformazione espositiva delle sale interne, che hanno permesso la riapertura al pubblico del museo, chiuso dal 1914.

L'attività scientifica ha riguardato soprattutto il restauro, la catalogazione e le nuove acquisizioni. B. Kaiser ha curato lo studio della ceramica pregeometrica in un volume del Corpus Vasorum; J. R. Green si è occupato della ceramica di Gnathia, mentre la collezione di lucerne, disposta in maniera sistematica da G. Loeschcke, è stata catalogata da U. Hübinger. È inoltre di particolare interesse il catalogo di calchi uscito nel 1981, in quanto la raccolta, che risale già agli inizî del XIX sec., contiene numerosi pezzi i cui originali sono stati distrutti o sono ormai in cattive condizioni di conservazione. Uno studio di W. Ehrhardt si occupa degli esordi del museo e documenta i motivi che condussero il Ministero della Cultura prussiano a fondarlo. Si era trattato di una manifestazione programmatica di classicismo in contrapposizione alle tendenze romantiche dell'epoca, che favorivano piuttosto il Medioevo e il cattolicesimo. Un'altra ricerca, di W. Geominy, è dedicata all'attività di R. Kekulé, direttore del museo nell'età guglielmina (1870-1899); in quell'epoca si delineò già la crisi degli studi della scienza dell'antichità che perdura ancor oggi.

Fra le nuove acquisizioni della collezione meritano una menzione particolare alcuni rari generi di ceramica (svariati vasi ionico-arcaici, una coppa microasiatica a fondo bianco, ceramica a rilievo ellenistica e imperiale, prodotti invetriati, tra cui due anfore particolarmente grandi). Il governo di Cipro ha fatto dono al museo di una scelta rappresentativa di vasi di epoche diverse. Fra le sculture hanno un valore particolare alcuni ritratti tardoantichi, un Eracle trapezoforo e un rilievo sepolcrale dell'Africa settentrionale. Un altare in miniatura di bronzo reca un'iscrizione con l'indicazione di un'era; infine un'iscrizione sacrificale della prima età ellenistica può essere localizzata, sulla base di confronti con altre analoghe, a Erythrai in Asia Minore.

L'eccellente raccolta di terrecotte, curata da Kekulé, è stata integrata con nuovi tipi. Fra i calchi acquisiti spiccano quelli di sculture ritrovate dopo la guerra negli scavi tedeschi a Pergamo. Nel 1989, si è tenuta nel museo la mostra Herrscher und Athlet, incentrata soprattutto su due grandi bronzi del Museo Nazionale Romano: il Principe ellenistico e il Pugile in riposo.

Bibl.: Antiken aus dem Akademischen Kunstmuseum Bonn (Kunst und Altertum am Rhein, 19), Düsseldorf 1969; H. Mielsch, Römische Architekturterrakotten und Wand-Malereien im Akademischen Kunstmuseum Bonn, Berlino 1971; Ν. Himmelmann, Das Akademische Kunstmuseum der Universität Bonn, Berlino s.d. [1972]; id., Drei hellenistische Bronzen in Bonn. Mit einem Anhang über den Domauszieher Castellani, Wiesbaden 1975; B. Kaiser, Bonn, Akademisches Kunstmuseum (CVA, Deutschland), II, Monaco 1976; J. R. Green, Gnathia Pottery in the Akademisches Kunstmuseum Bonn, Magonza 1976; Ch. Grünwald, Akademisches Kunstmuseum der Universität Bonn. Tätigkeitsbericht…..1967-1976, in BJb, CLXXVII, 1977, pp. 623-645; Schätze aus Zypern (Kultur- Forum der Stadt Bonn. Akademisches Kunstmuseum der Universität Bonn) Bonn s.d. [1980]; Verzeichnis der Abguß-Sammlung des Akademischen Kunstmuseum der Universität Bonn. Bestand 1820-1980, Berlino 1981; W. Ehrhardt, Das Akademische Kunstmuseum der Universität Bonn unter der Direktion v. Friedrich Gottlieb Welcker u. Otto Jahn (Abhandlungen der Rheinisch-Westfälischen Akademie der Wissenschaften, 68), Opladen 1982; N. Himmelmann, Das Akademische Kunstmuseum der Universität Bonn. Das Haus und seine Geschichte, Colonia-Bonn 1984; U. Mandel-Elzinga, Eine Gemmensammlung aus Alexandria im Akademischen Kunstmuseum der Universität Bonn, in BJb, CLXXXV, 1985, pp. 243-298; W. Geominy, Das Akademische Kunstmuseum der Universität Bonn unter der Direktion von Reinhard Kekulé, Amsterdam 1989; N. Himmelmann (ed.), Herrscher und Athlet. Die Bronzen vom Quirinal, Katalog der Ausstellung in Bonn, Milano 1989; Ch. Grünwald, Akademisches Kunstmuseum der Universität Bonn. Tätigkeitsbericht... 1977-1988, in BJb, CLXXXIX, 1989, pp. 499-537; M. Söldner, Bonn, Akademisches Kunstmuseum (CVA, Deutschland), III, Monaco 1990; W. Geominy (ed.), Dr. Heinrich Schliemann (cat.), Bonn 1991.

(H. Himmelmann)

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