VANNOZZI, Bonifacio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 98 (2020)

VANNOZZI, Bonifacio

Marzia Giuliani

– Nacque a Pistoia sul finire del 1549. Della famiglia d’origine si conoscono solo i nomi del padre, Michelangelo di Bernardino, e della madre, Andrea di Vitale, sposi dal 1546.

Fu avviato agli studi dal concittadino Ottavio Sozzifanti e frequentò per un biennio la locale Casa pia della sapienza per poi addottorarsi in utroque iure presso lo Studio di Pisa (1569-73). Fu nominato rettore dell’ateneo nel maggio del 1573, ma alla morte del granduca Cosimo I fu licenziato con lettera del 26 maggio 1574. Alla ricerca di un incarico stabile, fu accolto nei primi mesi del 1575 a Parma dal duca Ottavio Farnese. Sono poi documentati, ma non databili, altri suoi spostamenti a Milano, a Cremona e nei feudi lariani di casa Sfondrati, dove frequentò i letterati Pietro Airoldi Marcellini e Lucio Scarano. Fu anche a Ferrara, dove conobbe Francesco Patrizi.

Solo dal 1581-82 trovò un incarico stabile di segreteria a Napoli presso il principe di Sulmona, Orazio de Lannoy, e sua moglie, Antonia d’Avolos. Nel vivace ambiente intellettuale partenopeo si confrontò con Bernardino Telesio, i fratelli Giovambattista e Giovanvincenzo Della Porta e con Giulio Cortese e la sua Accademia degli Svegliati. Nell’aprile del 1585 partecipò alla missione diplomatica di Lannoy alla corte madrilena di Filippo II e contribuì ai negoziati per sollecitare il conferimento del Toson d’oro a Francesco I de’ Medici, poi consegnato nel giugno dello stesso anno, nonché alle trattative per la restituzione di Piacenza al duca Farnese.

Sulla via del ritorno, Vannozzi fu inviato da Lannoy a Torino per esigere un debito di 300.000 scudi da Jacqueline d’Entremont, ‘madama l’Ammiraglia’, e qui si fermò ben tre anni e mezzo. Frequentò lo Studio e a corte servì il barone Paolo Sfondrati, agente e ambasciatore presso i Savoia per Filippo II, ricevendo dal duca Carlo Emanuele I l’incarico di fondare l’Accademia degli Incogniti. Proficui i contatti con i letterati e gli scienziati presenti nella capitale sabauda: il cavalier Battista Guarini, Annibale Guasco, Ciro Spontoni, Bartolomeo Zucchi e i matematici Giovanni Battista Benedetti e Francesco Ottonai.

Il rientro a Sulmona fra il 1588 e il 1589 fu breve, perché la fedeltà a casa Sfondrati gli aprì le porte di Roma. Durante il breve pontificato di Gregorio XIV, fu segretario del cardinal nipote, Paolo Camillo Sfondrati, già conosciuto a Torino, e lo affiancò poi nel conclave per l’elezione di Innocenzo IX (B. Vannozzi, Delle lettere miscellanee, I, 1606, pp. 254-303, II, 1608, pp. 125-170), mentre nel biennio 1596-98 fu al seguito del legato pontificio Enrico Caetani, inviato in terra polacca da papa Clemente VIII per preparare una lega in funzione antiturca, che avrebbe dovuto unire in un fronte comune i principali potentati dell’Europa orientale, il principe di Transilvania Sigismondo Bathory, l’imperatore Massimiliano e il re polacco Sigismondo III Vasa (I, 1606 pp. 347-513, II, 1608, pp. 313-320).

Al suo rientro dalla missione polacca, lasciò Roma per ritirarsi nella sua Pistoia dalla primavera del 1598 al 1604. Qui fu ordinato sacerdote e avviò la composizione delle sue due trilogie, la raccolta epistolare Delle lettere miscellanee e quella Della suppellettile degli avvertimenti politici, morali e christiani. I primi volumi di entrambe furono allestiti fra il 1602 e il 1604, ma ebbero iter editoriali diversi nel corso del primo decennio del Seicento. Il primo libro di lettere fu edito nel 1606 da Giovanni Battista Ciotti per conto dell’Accademia Veneta, cui Vannozzi era ascritto dal 1602 grazie agli amici Marcellini e Scarano. Il secondo, invece, fu pubblicato da Pietro Manelfi nel 1608 a Roma.

Vannozzi era tornato nell’Urbe nel dicembre del 1604, quando, ricevuta a ottobre la nomina a protonotario apostolico da Clemente VIII, era entrato nella segreteria di Stato a servizio di Cinzio Aldobrandini, il cardinale di S. Giorgio, coadiuvandolo nel disbrigo degli affari diplomatici in Germania, Polonia e Italia, come attestano le cinquantadue lettere del 1605 sulla rivolta ungherese di István Bocskai (Delle lettere miscellanee, II, 1608, pp. 185-245). Pur licenziatosi dall’ufficio sin dai primi del 1606, a seguito della morte di Clemente VIII, Vannozzi rimase a Roma, non a corte, ma in rapporto con «i segretari dell’arcicorte del mondo» (p. 6), quali Lanfranco Margotti, Girolamo Lunadori, Porfirio Feliciani e Tiberio Gambaruti, e a loro dedicò il secondo volume della sua raccolta epistolare.

Rientrato ormai anziano a Pistoia, sul finire del 1609 fu scelto dalla granduchessa Cristina di Lorena come segretario/precettore del figlio Francesco, avviato alla carriera ecclesiastica, ma dopo meno di un anno dovette negoziare a Roma per conto del granduca la rinuncia del giovane al cappello cardinalizio a favore del fratello Carlo (Delle lettere miscellanee, III, 1617, pp. 1-146). Si concluse così il suo ultimo incarico da segretario, con licenza del febbraio del 1613, e Vannozzi si ritirò a Pistoia, dedicandosi agli studi e alla scrittura. Grazie all’amicizia di Giulio Segni, conosciuto a Roma nella cerchia di cardinale di S. Giorgio, egli pubblicò a Bologna la sua raccolta di avvertimenti, ideata sin dai primi anni Novanta del Cinquecento, auspice il cardinale Giovanni Antonio Facchinetti. I tre volumi uscirono per i torchi di Giovanni Rossi rispettivamente nel 1609, 1610 e 1613. A Segni Vannozzi affidò anche il terzo volume delle sue miscellanee, cui attese dal 1615 e che fu edito a Bologna nel 1617 presso Bartolomeo Cochi.

Non si conosce la data del ritorno a Roma, dove morì il 14 maggio 1621; fu sepolto nella chiesa di S. Andrea delle Fratte.

Opere. Le due trilogie a stampa (Delle lettere miscellanee, I, Venetia 1606, II, Roma 1608, III, Bologna 1617; Della suppellettile degli avvertimenti politici, morali e christiani, I-III, Bologna 1609-1613), fra loro complementari, sono fondamentali per ricostruire la biografia intellettuale del pistoiese. Il primo volume delle miscellanee comprende una selezione delle lettere scritte da Vannozzi per sé o per conto d’altri fra il 1573 e il 1604, e segue prevalentemente un ordinamento cronologico, improntato alla varietà. Analogo il secondo volume, che si estende fino al 1607 e include anche alcune responsive. Il terzo, infine, che copre il decennio successivo, si arricchisce di lettere di altri autori indirizzate a diverse persone. Il secondo volume conobbe una nuova edizione a Roma nel 1614 presso Giacomo Mascardi: il Teatro di segreteria copioso di varie sorti di lettere mantenne invariato il contenuto delle missive, ma le corredò di due tavole a uso dei segretari, una dei «capi» e l’altra delle «materie» (c. A1r). I tre volumi di avvertimenti sono una collezione di 13.533 aforismi, frutto delle letture, delle conversazioni e delle esperienze dell’autore, e sono intesi alla difesa della libertà ecclesiastica in chiave antimachiavellica. Sul piano della riflessione politica serrato è il confronto con Francesco Guicciardini, Jean Bodin, Scipione Ammirato e Pietro Andrea Canonieri. In relazione al conflitto giurisdizionale dell’Interdetto, nei primi mesi del 1606 Vannozzi compose due opere, «una scrittura fatta negli accidenti veneti» e un successivo «Antiapologetico» (Delle lettere miscellanee, II, 1608, pp. 105, 549), rimaste manoscritte e a oggi non identificate. Per il suo allievo Francesco de’ Medici egli sunteggiò, tradusse e fece tradurre diverse opere, e alla sua morte prematura nel 1614 gli dedicò un Exalogismus seu Dialogus in funere Francisci Medici, anch’esso non identificato. L’archivio privato di Vannozzi, custodito presso la Biblioteca Fabroniana di Pistoia nel suo ordinamento originale, pur con qualche dispersione, rappresenta una fonte preziosa e pressoché inedita per lo studio dell’Italia spagnola fra Cinque e Seicento.

Fonti e Bibl.: B. Zucchi, L’idea del segretario, I, Venezia 1600, pp. 179 s.; G.V. Rossi, Iani Nicii Erythraei Einacotheca altera imaginum, illustrium, doctrinae vel ingenii laude, virorum, qui, auctore superstite, diem suum obierunt, Coloniæ Ubiorum 1645, p. 193; M. Salvi, Delle historie di Pistoia e fazioni d’Italia, III, Venezia 1662, p. 245; S. Ciampi, Bibliografia critica delle antiche e reciproche corrispondenze politiche, ecclesiastiche, scientifiche, letterarie, artistiche dell’Italia colla Russia, colla Polonia ed altre parti, Firenze 1834, pp. 102-121; Le ‘carte messaggiere’. Retorica e modelli di comunicazione epistolare: per un indice dei libri di lettere del Cinquecento, a cura di A. Quondam, Roma 1981, pp. 128 s.; M.S. Pezzica, Una galleria di intellettuali nel poema inedito di Giulio Cortese, in La rassegna della letteratura italiana, LXXXVIII (1984), pp. 117-145; J.W. Wos, In finibus Cristianitatis. Figure e momenti di storia della Polonia medioevale e moderna, Firenze 1988, pp. 155 s.; J. Basso, Le genre épistolaire en langue italienne (1532-1662). Répertoire chronologique et analytique, I-II, Roma-Nancy 1990, pp. 399-401; G. Fulco, Per il ‘museo’ dei fratelli Della Porta, in Id., La ‘meravigliosa passione’. Studi sul barocco tra letteratura e arte, Roma 2001, pp. 251-325; D. Biow, Doctors, ambassadors, secretaries. Humanism and professions in Renaissance Italy, Chicago-London 2002, pp. 175-194; L. Matt, Teoria e prassi dell’epistolografia italiana tra Cinquecento e primo Seicento. Ricerche linguistiche e retoriche (con particolare riferimento alle lettere di Giambattista Marino), Roma 2005, pp. 72, 77 s., 171; A. Agostini, La Fabroniana di Pistoia. Storia di una biblioteca e del suo fondatore, Firenze 2011, pp. 173 s.; M. Bucciantini - M. Camerota - F. Giudice, Il telescopio di Galileo. Una storia europea, Torino 2013, pp. 201-203; D.E. Rhodes, Giovanni Battista Ciotti (1562-1627?): publisher extraordinary at Venice, Venezia 2013, ad ind.; S. D’Alessio, Per un principe ‘medico pubblico’. Il percorso di Pietro Andrea Canoniero, Firenze 2014, ad ind.; M. Giuliani, Il segretario e l’‘arte del particolarizzamento’. B. V. e le corti di Torino, Roma e Firenze, in Essere uomini di ‘lettere’. Segretari e politica culturale nel Cinquecento, a cura di A. Geremicca - H. Miesse, Firenze 2016, pp. 189-199; Ead., La Grande Galleria nel contesto dell’Italia spagnola (1580-1610 ca). Paralleli sabaudo-ambrosiani, in La Grande Galleria. Visione del mondo e sistemi del sapere nell’età di Carlo Emanuele I, a cura di F. Varalloe - M. Vivarelli, Roma 2019, pp. 131-167 (in partic. pp. 134-142); Ead., Da Pistoia a Varsavia (e ritorno). Il viaggio europeo delle “Lettere miscellanee” di B. V., in ‘Testimoni dell’ingegno’. Reti epistolari e libri di lettere nel Cinquecento e nel Seicento, a cura di C. Carminati, Sarnico 2019, pp. 231-260.

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