BONCOMPAGNI e BONCOMPAGNI-LUDOVISI

Enciclopedia Italiana (1930)

BONCOMPAGNI e BONCOMPAGNI-LUDOVISI

Emilio Re

Famiglia oriunda, secondo la tradizione, dell'Umbria, appartenente, nella prima metà del Cinquecento, alla classe media di Bologna. Cristoforo B. (1470-1546), commerciante agiato, s'era già accostato alla nobiltà per il matrimonio con Angela Marescalchi. Chi però trasse la famiglia dalla relativa mediocrità, fu il figlio di lui, Ugo (nato il 1° gennaio 1502), che, professore di diritto all'università di Bologna, trasferitosi poi a Roma e divenuto cardinale, fu creato infine papa (1572-1585) col nome di Gregorio XIII (v.). Per quanto Gregorio fosse assai meno largo d'altri papi coi suoi congiunti, pure Filippo, figlio del fratello di lui, non tardò a essere fatto cardinale, e quanto a Giacomo, che era figlio naturale del papa stesso, natogli (1548) dieci anni prima che ricevesse gli ordini sacri, gli fu affidata - com'era uso - la carica di generale di Santa Romana Chiesa e di castellano di Castel S. Angelo. Oltre a ciò il papa gli procurò un gran matrimonio con la ricca contessa Costanza Sforza di Santa Fiora, e successivamente gli acquistò il marchesato di Vignola, il ducato di Sora, la contea d'Arpino. Giacomo, primo duca di Sora, fondatore dell'attuale famiglia, fu noto anche per l'interesse mostrato alle questioni scientifiche e letterarie e per la protezione prestata a letterati e artisti (il Palladio e Francesco Patrizi). In Roma egli acquistò il palazzo che da lui fu detto di Sora, ma finì col ritirarsi a Isola del Liri, nel suo ducato, pur conservando sempre stretti rapporti, egli e i suoi discendenti, per ragioni di proprietà e d'offici, con Bologna e con Roma. Gl'immediati successori Gregorio (1590-1628), Giacomo (II come duca di Sora; 1613-1636), Ugo (II; 1614-1676), contrassero tutti, preferibilmente nella vicina Napoli, cospicui matrimonî, e si mantennero fedeli al partito di Spagna, com'era loro consigliato dagli uffici militari che tenevano ereditariamente dai re di Spagna, e dalla situazione del feudo di Sora nel Napoletano. Per tale fedeltà appunto, Ugo II ebbe anche difficoltà nel 1647, quando il capobanda Domenico Colessa, detto Papone, s'impadronì momentaneamente di Roccasecca, di Sora e d'Arpino.

Due cardinali ebbe la famiglia circa lo stesso tempo: Francesco (1596-1641) e Girolamo (1621-1684), di cui il primo, erudito intelligente e raccoglitore d'una preziosa biblioteca e d'una collezione di medaglie e gemme incise, fu nominato a 30 anni arcivescovo di Napoli e vi si distinse per inesauribile carità durante un'eruzione del Vesuvio (1631) e la pestilenza; l'altro fu arcivescovo di Bologna.

Il figlio di Ugo, Gregorio, V duca di Sora (1642-1707), sposando in seconde nozze (1681) Ippolita Ludovisi, rimasta unica erede di quella famiglia, fu il primo a portare nella famiglia Boncompagni il titolo di principe di Piombino, che ai Ludovisi (v.) apparteneva dal 1634, nonché quello di principe di Venosa. Ad evitare che il principato di Piombino uscisse dalla famiglia Boncompagni, non essendo nati dal predetto matrimonio discendenti maschi, fu combinato il matrimonio (1702) della primogenita Maria Eleonora con lo zio Antonio B., sotto l'egida della Spagna, che aveva il maggiore interesse a conservare in mani fedeli il possesso importante di Piombino. Così la famiglia assunse definitivamente il doppio cognome, che conserva tuttora, di Boncompagni-Ludovisi e nello stemma sovrappose l'arma dell'uno a quella dell'altro: il drago alle tre bande d'oro. Durante le guerre di successione del sec. XVIII, i B. si ritirarono in Roma finché gli Austriaci tennero Napoli, e furono privati di fatto del principato di Piombino; tornarono in onore e riebbero Piombino quando i Borboni di Spagna vennero con Carlo III nel Napoletano. Gaetano (1706-77) e Antonio (1735-1805) furono però gli ultimi effettivi principi di Piombino; perché la Rivoluzione francese e i rivolgimenti che seguirono poi, ebbero definitivamente ragione di quel residuo anacronistico di principato. E quando, alla restaurazione, il figlio di Antonio, Luigi (1767-1841), cercò al congresso di Vienna di riottenere il principato, gli fu concessa formalmente piena ricognizione dei suoi diritti, ma in effetto essi gli furono poi liquidati nella somma di ottocentomila francesconi dal granduca di Toscana, che così ottenne di poter completare il suo stato, mentre il B. riteneva per sé e i suoi il puro titolo di principe di Piombino.

Nel sec. XVIII la famiglia ebbe ancora due cardinali: Giacomo (1653-1731), vescovo di Bologna, e Ignazio (1743-90), legato a Bologna e infine segretario di stato di Pio VI (1785-89): carica cui rinunziò per difficoltà incontrate nell'applicazione delle riforme di cui era caldo fautore.

Nel sec. XIX i Boncompagni-Ludovisi, migliorate le condizioni economiche con la liquidazione dei loro diritti sovrani a Piombino, acquistarono terre nello Stato romano, migliorarono la famosa villa (poi distrutta) che il card. Ludovico Ludovisi (1595-1632) aveva fatto costruire sul Pincio, comprarono in Roma palazzi (palazzo Piombino in piazza Colonna), altri ne costruirono (quello disegnato da Gaetano Koch, acquistato dalla regina Margherita). Sulla fine del secolo la preziosa collezione di statue passò al Museo nazionale delle Terme. Uno dei figli di Luigi fu Baldassarre (v.). Capo attuale della famiglia è il principe senatore Francesco (nato nel 1886), già sottosegretario di stato alle Finanze, governatore di Roma dal 1929 e figlio del principe Ugo (nato nel 1856), entrato nel 1895 negli ordini ecclesiastici, autore di studi storici su Roma nel Rinascimento.

Va notato infine che nella famiglia B. fu continuata effettivamente anche quella Ottoboni (v.). Rimasta infatti quest'ultima nel sec. XVIII senza discendenti maschi, Maria Francesca, figlia primogenita di Marco, contrasse matrimonio con Pietro Gregorio B., figlio di Antonio, il quale, secondo quanto aveva disposto papa Alessandro VIII, assunse il nome e le armi degli Ottoboni. I suoi discendenti ottennero però da Benedetto XIV di aggiungere al nome di Ottoboni quello di Boncompagni, pur conservando l'arma, unica, degli Ottoboni.

Bibl.: L. Pastor, Geschichte der Päpste, IX, pp. 21-25; Litta, Famiglie nobili italiane, s. v.; P. E. Visconti, Città e famiglie dello Stato pontificio, III, pp. 797-846; G. Moroni, Dizionario, ecc., VI, pp. 5-10; Amayden, La storia delle famiglie romane (ed. Bertini), I, Roma 1910, p. 163; Cappelletti, Storia di Piombino, Livorno 1897, pp. 327-452.

TAG

Costanza sforza di santa fiora

Principato di piombino

Rivoluzione francese

Congresso di vienna

Ludovico ludovisi