BOLLA

Enciclopedia Italiana (1930)

BOLLA

B. K.
A. C. J.

Col nome di bolla (latino bulla) s'indicava un sigillo posto in una capsula di metallo e poi anche il bollo di piombo o d'oro, pendente da un documento pontificio o imperiale. In seguito servì anche a indicare il documento cui veniva apposto. Nella Curia pontificia la bolla papale è "una lettera del papa, in materia spirituale o temporale, spedita per vie diverse, compilata con determinate forme ed autenticata col sigillo pontificio nella cancelleria apostolica". Fino al sec. XI le bolle erano scritte su papiro, poi su pergamena. La scrittura fino al sec. XI era la curiale corsiva; dalla metà del sec. XI si trova la carolina, poi la cosiddetta gotica, ma verso la fine del Cinquecento la scrittura prende una forma così bizzarra ed artificiosa, che riesce illeggibile, sì da rendere necessaria l'aggiunta della trascrizione per rendere comprensibile il testo. Questa scrittura bollatica fu abolita da Leone XIII col motu proprio del 29 dicembre 1878, il quale introdusse il carattere comune latino. Anticamente vi erano soltanto delle bolle maggiori, nelle quali il pontefice scriveva di sua mano la formula del saluto. Con Leone IX il saluto diventa un monogramma significante benevalete e nella Rota si ha il segno grafico caratteristico di mano del papa. Da Pasquale II (1099-1118) troviamo la firma autografa del pontefice, con quelle dei cardinali presenti in Curia. Questo genere di documenti pontifici diventa sempre più raro nel sec. XIII, e nel sec. XIV sparisce quasi, per ricominciare con Eugenio IV, quando viene chiamato "bolla concistoriale". Col sec. XI-XII viene in uso un'altra forma, la bolla minore, senza niun segno autografo da parte del pontefice. Da essa si sviluppano le litterae cum filo serico, quando si tratta di una grazia e quelle cum filo canapis. cioè le litterae communes e i mandati. Verso la metà del secolo XIII s'introduce un'altra specie di bolle con la formula: ad perpetuam rei memoriam. Le bolle, scritte sempre in latino, cominciano col nome del pontefice con le parole: N. episcopus servus servorum dei dilecto (filio) salutem et apostolicam benedictionem. Esse vengono datate col sistema romano delle calende, none e di e con l'anno del pontificato. Le bolle maggiori portano inoltre l'anno dell'era volgare: ma dal tempo di Eugenio IV (1431-1447) fino a Pio X (Sapienti Consilio del 29 giugno 1908) ogni bolla adotta la datazione ab anno incarnationis, che cominciava col 25 marzo. Esse portano appeso il bollo di piombo e raramente di oro; il quale da Pasquale II ha forma fissa, cioè da un lato presenta le teste degli apostoli Pietro e Paolo con una croce e con le lettere S.PE, S.PA (Sanctus Petrus, Sanctus Paulus) e un certo determinato numero di globetti, che varia secondo i pontefici; dall'altro ha impresso il nome del papa, p. es. SIXTUS PAPA V. Fa eccezione il piombo di Paolo II e quello usato alle volte nel tempo tra l'elezione e la coronazione del pontefice (bulla dimidia), in cui manca da un lato il nome del papa. Le bolle si spedivano per mezzo della cancelleria apostolica e portavano, specialmente dal sec. XV in poi, un grande numero di firme; oppure si spedivano per mezzo della Camera apostolica o per un segretario, nel qual caso portavano la sola firma del segretario (bullae in forma brevis sub plumbo), o per mezzo dell'abbreviatore di Curia fino a Pio X. Nei tempi moderni (fine del sec. XIX) invece del bollo di piombo si trova un'impronta rossa con le teste degli apostoli; il piombo pendente è rimasto soltanto nelle bolle collationum erectionum et dismembrationum beneficiorum maiorum nec non in aliis Sanctae Sedis solemnibus actis. Dopo la riforma di Pio X (1908) le bolle si spediscono di solito dalla Cancelleria; quelle spedite dalla Segreteria di stato vengono registrate alla Cancelleria e la Dataria spedisce le bolle dei benefici minori.

Bibl.: H. Bresslau, Handbuch der Urkundenlehre, I (1912); II (1915); L. Schmitz-Kallenberg, Die Lehre von den papsturkunden, in A. Meister, Grundriss, I, II (1913); A. Melampo, Attorno alle bolle papali, in Miscell. di storia e cultura eccles., III (1905), p. 556 segg.; W. Diekamp, Zum päpstl. Urkundenwesen, in Mitt. des Inst. f. österr. Geschichtforschung, III-IV (1882-1883); P. M. Baumgarten, Aus Kanzlei und Kammer, Friburgo 1907; id., Miscell. dipl., in Röm. Quartalschr., 1913, 1914, 1924; B. Katterbach e W. M. Peitz, Die unterschr. der Päpste und Kard. in den Bullae maiores vom 11. bis 14. Jahrh., in Miscell. F. Ehrle, IV, Roma 1924, p. 177 segg.; P. Kehr, Die ältesten Papsturk. Spaniens, in Abhandlungen d. Preuss. Akad. d. Wiss., ph.-hist. Klasse, 1926, p. 2.

Bollario. - È il nome che si suole dare a raccolte di atti pontifici, fatte secondo criteri diversi, raccogliendo cioè o in ordine cronologico i documenti più importanti, o i documenti relativi a un determinato paese, o a un determinato ordine religioso, o a una data chiesa. Naturalmente i bollarî redatti secondo il criterio cronologico possono avere un'estensione più o meno ampia, e rimanere anche ristretti al pontificato dì un solo papa.

I bollarî raccolti secondo il criterio cronologico non contengono mai tutti i documenti emanati da un papa, sicché lo studioso che voglia avere sott'occhio l'indicazione di tutti questi documenti non ricorre ai bollarî, bensì ai regesti.

Le edizioni più note di bollarî di carattere generale sono: il Magnum bullarium romanum pubblicato per iniziativa di Sisto V nel 1586 e comprendente documenti dall'epoca di Leone I al 1585; proseguito poi in varie riprese ad opera dei tipografi Laerzio Cherubini, Angelo Cherubini di lui figlio, e Angelo Lantusca e Giovanni Paolo da Roma, fino al 1670; il Bullarium magnum romanum a Leone Magno usque ad Benedictum XIV, Lussemburgo 1727-58; la Bullarum privilegiorum ac diplomatum Romanorum Pontificum amplissima collectio opera et studio Caroli Cocquelines, Roma 1733-44 (a partire dal tomo VII, che è però il primo pubblicato - il tomo I reca la data del 1739 - sino all'ultimo, il titolo è: Bullarium romanum seu novissima et accuratissima collectio Apostolicarum constitutionum ex autographis, quae in Secretiori Vaticano, aliisque Sedis Apostolicae scriniis asservantur), la quale comprende atti dall'epoca di Leone Magno sino al 1740. Essa viene cronologicamente continuata dal Sanctissimi Domini Nostri Benedicti XIV Bullarium, Roma 1746-57, e dalla Bullarii romani continuatio Summorum Pontificum Clementis XIII, Clementis XIV, Pii VI, Pii VII, Leonis XII et Pii VIII, ad opera del Barberi e dello Spezia (sostituito poi dal Segreti), Roma 1835-56. Da ricordare ancora la Bullarum diplomatum et privilegiorum sanctorum romanorum Pontificum Taurinensis editio locupletior facta novissima collectione plurium brevium epistolarum decretorum actorumque S. Sedis a Leone Magno usque ad praesens, a cura di Tomassetti, 1857-72. Merita anche menzione una Pontificiarum constitutionum in bullariis magno et romano contentarum et aliunde desumptarum epitome, et secundum materias dispositio, opera et studio Aloysii Guerra, Venezia 1772, in quattro tomi.

Tra i bollarî di ordini religiosi è essenziale per gli studiosi del basso Medioevo il Bull. franciscanum di fra G. Giacinto Sbaraglia (Roma 1759-65, voll. 3; IV, non più a cura dello S., nel 1768; V, ed. Eubel, Roma-Lipsia 1898; VI-VII, Roma 1902-04). V. anche decretali.

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