BOISSY D'ANGLAS, François-Antoine, conte

Enciclopedia Italiana (1930)

BOISSY D'ANGLAS, François-Antoine, conte

Giuseppe GALLAVRESI

Nato da famiglia protestante, non nobile, dell'Ardèche nel 1756, era avvocato al parlamento di Parigi e cancelliere dell'accademia di Nîmes quando fu nominato deputato del terzo stato di Annonay agli Stati Generali. Nei primi tempi dell'Assemblea nazionale parve animato da risentimenti contro gli uomini dell'antico regime e polemizzò anche, per le stampe, col Calonne e col Raynal. Cominciò sin d' allora a studiare i problemi di politica estera e le questioni coloniali. Dopo la Costituente, occupò la carica di procuratore generale nel suo dipartimento nativo dell'Ardèche, dal quale fu eletto deputato alla Convenzione nazionale. Fu subito dopo inviato in missione a Lione per tentare invano una pacificazione di quella città, ostilissima ai giacobini. Avendo coraggiosamente votato contro la morte di Luigi XVI, dovette appartarsi durante la dittatura del Robespierre. Caduto questi, fu nominato membro del Comitato di salute pubblica, in seno al quale si consacrò attivamente ai difficili problemi dell'alimentazione e per risolverli non esitò ad affrontare l'impopolarità. Continuava nondimeno a occuparsi di politica estera e fu tra i primi membri della convenzione che osassero parlare di trattative di pace. Nell'inverno del 1795, pur con motivazione tutt'altro che deferente per la chiesa, propose e fece votare una legge che ammetteva la libertà dei culti, ma non le loro pubbliche manifestazioni. La pratica amministrativa ed un profondo senso di patriottismo spingevano vieppiù il B. ad assumersi meritorie responsabilità. Pertanto egli tenne testa, come presidente della Convenzione, alla plebaglia che invase il 1° Pratile la sala dell'assemblea. Fu incaricato della relazione sul nuovo progetto di costituzione, che fu votato nel 1795 (la costituzione dell'anno III, detta dagli avversarî la costituzione Ba be bi bo bu, perché il B. era balbuziente). Ormai i monarchici, ch'egli affettava tuttora di combattere pro forma, gli erano più favorevoli che non i repubblicani e nel movimento di reazione dell'anno IV egli fu nominato da ben 72 dipartimenti deputato al consiglio dei Cinquecento. Si palesò severo censore del direttorio invocando la libertà della stampa e la pace con le potenze straniere. Fu rieletto membro del consiglio nel 1797 dalla città di Parigi e prese l'iniziativa di misure di clemenza per gli emigrati e i preti deportati, sicché nella rivincita, che i giacobini presero il 18 fruttidoro, fu condannato alla deportazione. Riuscì a tenersi nascosto per due anni, dopo i quali si costituì e fu imprigionato nell'isola di Oléron. Il Bonaparte lo liberò e lo nominò prima membro del tribunato, poi senatore, infine nel 1808 conte dell'impero. Nel 1813 era stato inviato dall'imperatore alla Rochelle per organizzare la resistenza contro gli invasori del suolo francese e da laggiù inviò nell'aprile 1814 la sua adesione al decreto di decadenza dell'imperatore. La prima restaurazione lo nominò membro della camera dei pari, dignità che gli fu confemata da Napoleone durante i Cento giorni. Dopo la battaglia di Waterloo, si adoprò per trattenere le Camere da decisioni avventate, che avrebbero potuto risvegliare le passioni popolari e condurre alla guerra civile. Eletto dal governo provvisorio fra i commissarî incaricati di concludere un armistizio col maresciallo Blücher, moltiplicò gli sforzi per attenuare le asperità del trapasso fra il regime napoleonico e la seconda restaurazione. Egli fu pertanto uno dei pochissimi membri della camera dei pari che, sebbene compresi nelle nomine fatte da Napoleone nel 1815, furono confermati da Luigi XVIII al suo ritorno da Gand. Il B. sedette dunque fra i pari della restaurazione, fino alla sua morte, avvenuta a Parigi il 20 ottobre 1826. Negli ultimi dieci anni della sua vita la sua attività parlamentare fu inspirata al vivo desiderio, che era antico in lui, di veder conciliate le ragioni dell'ordine pubblico col pacifico sviluppo delle istituzioni liberali. Scrisse molti opuscoli politici, discorsi, studî letterarî, poesie, e nei suoi primi anni anche delle memorie in favore dei fratelli Montgolfier, suoi amici. Tutti questi scritti non hanno notevole valore, ma valsero a meritargli un seggio nell'istituto di Francia sino dai tempi napoleonici; il 21 marzo 1816 fu anche ascritto alla ricostituita Accademia delle iscrizioni e belle lettere.

Bibl.: F. A. Aulard, Les orateurs de la Révolution, Parigi 1906; F. Laurentie, L'affaire Naundorff et le rapport de M. Boissy d'Anglas, sénateur, Parigi 1911.

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