BIRMANIA

Enciclopedia Italiana - IV Appendice (1978)

BIRMANIA (VII, p. 65; App. I, p. 280; II, 1, p. 410; III, 1, p. 240)

Giampiero Cotti-Cometti
Sandro Bordone
Oscar Botto

La popolazione della B. - che supera oggi i 30 milioni di ab. - è aumentata in media nell'ultimo quindicennio del 2% all'anno. Cospicuo il tasso d'incremento della popolazione urbana - doppio di quello generale -, soprattutto delle due maggiori città del paese, che si avviano a diventare i due poli industriali della B.: Rangoon (passata da 720.000 ab. nel 1960 a oltre 2 milioni nel 1970) e Mandalay (da 180.000 a oltre 400.000).

La B. rimane tuttora uno dei più poveri fra i paesi sottosviluppati, con un reddito medio annuo pro-capite che si aggira (1974) sugli 80 dollari.

Nella struttura economica del paese importanza preponderante continua ad avere il settore primario e in primo luogo l'agricoltura, della quale tuttora vive l'85% della popolazione. I seminativi sono passati dai 6,6 milioni di ha del 1960 ai 9,5 del 1975. L'agricoltura, che pure ha registrato una limitata diversificazione continua a mantenere la sua caratteristica - di origine coloniale - di nettissima prevalenza della coltura del riso (ancora più del 50% dei seminativi: 65% nel 1960; 4/5 del volume fisico della produzione agricola; oltre metà delle esportazioni). Essa conserva pure in grandissima parte, nonostante i numerosi interventi statali, le caratteristiche di arretratezza tecnica e sociale. La diversificazione culturale, che ha visto un discreto numero di aziende agricole specializzarsi in produzioni non alimentari (cotone, canna da zucchero, juta, tabacco) destinate a facilitare lo sviluppo dell'industria corrispettiva, è in parte avvenuta a spese del riso. La produzione del riso è passata dai 65 milioni di q del 1960 agli 85 milioni del 1975: l'incremento della produzione (1,5% l'aumento annuo) è stato inferiore all'incremento demografico, determinando così una continua riduzione dell'esportazione di riso. In misura maggiore sono aumentate le produzioni degli altri prodotti agricoli fondamentali già ottenuti in precedemza, in particolare delle colture industriali indicate. I rendimenti restano tuttora scarsi: il riso è attorno ai 17 q per ha, contro i 15 prebellici; i trattori disponibili sono in tutto circa 7000, di cui 6000 nelle stazioni di macchine e trattori create dallo stato; le terre irrigue costituiscono tuttora soltanto il 12% del totale coltivato (nel 1960 circa 8,5%; solo nel 1963 è stata raggiunta la percentuale d'irrigazione prebellica). Benché i contadini paghino ora l'affitto allo stato e non più ai proprietari fondiari, la schiacciante maggioranza (85%) delle aziende agricole è costituita da aziende in affitto di dimensioni inferiori ai 4 ha. Le cooperative nelle campagne sono in tutto meno di 15.000. Tutti questi ritardi dell'agricoltura trovano conferma nel fatto che il settore primario, nonostante occupi ben i due terzi della popolazione attiva, dà soltanto meno della metà del prodotto nazionale lordo.

Il settore secondario, anche se in sviluppo, continua ad avere un peso limitato, occupando solo il 10% della popolazione attiva, e dando circa il 30% del prodotto nazionale lordo. Continuano di gran lunga a prevalere in numero le aziende private, peraltro in grande maggioranza di limitate e limitatissime dimensioni (spesso aziende artigianali); esse operano prevalentemente nei settori alimentare, tessile e forestale, trasformando la materia prima locale. Ad esse però si affiancano oggi alcune imprese moderne di grandi dimensioni, governative o miste, quasi tutte create per intervento statale nell'ultimo quindicennio prevalentemente a Rangoon e Mandalay (centrali idroelettriche, cotonifici, segherie, fabbrica per il montaggio di trattori e di autoveicoli, zuccherificio). Alcune poche operano nel settore dell'industria di base (laminatoio, fabbrica di concimi chimici, fabbrica di soda caustica, cementificio, fabbriche di prodotti elettrici e radio). Per quanto riguarda l'estrazione mineraria, in incremento soltanto l'estrazione del petrolio, praticamente non più esportato. Non va dimenticato che i maggiori giacimenti minerari del paese sono situati nelle regioni periferiche, dove infuria la guerriglia; e che ancor oggi - secondo dati ufficiali - oltre un terzo del territorio del paese non è ben conosciuto nelle sue potenzialità naturali. Nei rami principali del settore secondario il settore statale è nettamente prevalente: energia 100%, estrazione mineraria 80%, costruzioni 65%, industrie manifatturiere 60%, grande industria 40%.

Analoga prevalenza si ritrova anche nei rami principali del settore terziario: commercio internazionale 100%, servizi 64%, commercio interno circa 50%. Per quanto riguarda i trasporti, si è avuto un aumento delle linee ferroviarie (tutte peraltro a scartamento ridotto, come quelle già esistenti), passate dai 3000 km del 1960 agli oltre 4000 del 1970; anche le strade a fondo artificiale sono passate da 6000 a circa 8000 km. Ma limitatissimo resta sempre il parco autoveicoli, nel quale prevalgono gli automezzi pesanti (33.000 contro 31.000 autovetture per 30 milioni di persone). Il commercio estero conserva tuttora molti caratteri del periodo coloniale, anche se all'antica potenza coloniale, la Gran Bretagna, si affiancano oggi Giappone (ormai al primo posto), Rep. Fed. di Germania e SUA (la percentuale dell'interscambio con i paesi socialisti è attorno al 10%). Nelle esportazioni continuano a predominare (circa tre quarti del totale) i prodotti agricoli. Di gran lunga prevalente il riso (oltre metà delle esportazioni) anche se la quota esportata della produzione nazionale si è ridotta - in seguito all'aumento della popolazione e quindi del consumo interno - da circa il 30% del 1960 a meno del 10% negli ultimi anni; poi legname (soprattutto teak), la cui percentuale si è raddoppiata nel quindicennio. Le importazioni comprendono ancora soprattutto prodotti industriali finiti, attrezzature produttive e generi alimentari (in primo luogo oli vegetali); ma in seguito alle misure statali le attrezzature dalla metà delle importazioni sono passate ai due terzi, mentre la percentuale dei prodotti finiti si è quasi dimezzata.

Nei rapporti della B. con l'estero, va ricordato il trattato confinario concluso con la Repubblica popolare cinese nel 1960, il quale ha riconosciuto (con minime correzioni) il confine tradizionale esistente tra i due paesi.

Bibl.: Ch. A. Fischer, South-East Asia. A social, economic and political geography, Londera 19662 (ristampa 1971); G. Lubeigt, La Birmanie, Parigi 1975.

Storia. - Nel febbraio 1960, in adempimento a un impegno che era stato preso dal gen. Ne Win all'assunzione dei pieni poteri, venivano indette le elezioni. Queste segnavano la vittoria schiacciante di U Nu e della sua fazione "pulita" della Lega Antifascista della Libertà del Popolo (AFPFL), anche per l'appoggio ricevuto dalle classi contadine, dalle minoranze nazionali e dal clero buddhista. Uscivano dalla scena politica il Partito comunista clandestino, i cui militanti avevano concentrato i voti su U Nu, considerato valido oppositore dei militari; e la fazione "stabile" dell'AFPFL di U Bu Swa, di tendenza filo-occidentale e sordo alla problematica agraria di un paese arretratissimo. La situazione interna, anche dopo il ritorno a un governo democratico, rimaneva precaria per l'incapacità di questo a garantire un minimo di sviluppo economico. Il 2 marzo 1962 l'esercito riprendeva il potere, arrestando il primo ministro, sciogliendo il parlamento e le assemblee elettive dei singoli stati.

Veniva istituito un consiglio rivoluzionario guidato da Ne Win e reso noto un programma politico-sociale presentato come la "via birmana al socialismo", i cui punti qualificanti erano la nazionalizzazione di tutte le terre, di tutte le fonti di materie prime, di tutte le attività terziarie in mano agli stranieri. La politica estera sarebbe stata caratterizzata da un neutralismo attivo e da una stretta amicizia con la Cina, con cui nel gennaio Ne Win aveva firmato un trattato decennale che risolveva le controversie confinarie, trasferendo alla Cina alcuni territori abitati dai Kachin e assegnando alla B. la zona di Meng-Mao.

Nel novembre 1963, essendo fallita la campagna di pacificazione nei confronti dei gruppi di guerriglieri e delle tribù Kachin, Karen e Shan, che controllando una gran parte dei territori al confine tra Cina, Laos e Thailandia chiedevano l'autonomia nell'ambito di una struttura federale, il Consiglio rivoluzionario poneva termine all'apertura verso le forze di sinistra e ordinava massicci arresti di dirigenti e simpatizzanti comunisti.

In campo economico e sociale la situazione era leggermente migliorata, anche in seguito agli sforzi del governo dei militari per instaurare un regime di austerità e autarchia, onde attenuare il divario tra le condizioni di vita delle élites della capitale e le masse arretrate della campagna; in tale contesto s'inseriva l'uscita del paese dal sistema valutario britannico.

Nel 1967, in seguito a dimostrazioni anti-cinesi a Rangoon, i rapporti con la Cina si deterioravano e Pechino passava ad appoggiare apertamente i guerriglieri comunisti. Tale deterioramento condusse nei primi mesi del 1969 a scontri armati ai confini tra militari dei due paesi.

L'ex primo ministro U Nu, abbandonato l'esilio thailandese, era rientrato in B. e,. dopo aver stretto un accordo con le tribù dei Mon e dei Karen, aveva assunto il comando del "Fronte unito nazionale di liberazione", tendente a restaurare la democrazia parlamentare. La situazione economica, attraverso nazionalizzazioni e piani quadriennali diretti soprattutto a sviluppare l'agricoltura, presentava un apprezzabile miglioramento, anche se il reddito annuo pro capite rimaneva estremanente basso. L'incontro nel 1971 di Ne Win con Mao Tse-tung chiudeva il periodo di relazioni tese tra i due paesi e rafforzava la situazione interna del regime birmano.

Il 4 gennaio 1974 entrava in vigore la nuova costituzione, che definiva il paese Repubblica socialista e prevedeva l'elezione di un parlamento unicamerale su liste di un partito unico. In occasione del XII anniversario del colpo di stato, il gen. Ne Win veniva eletto presidente della Repubblica.

Bibl.: H. Tinker, The Union of Burma, Londra 1959; J. F. Cady, A history of modern Burma, New York 19602; D. Woodman, The making of Burma, Londra 1962; L. J. Walinsky, Economic development in Burma 1951-1960, New York 1962; W. C. Johnston, Burma's foreign policy: a study in neutralism, Cambridge, Mass. 1963; D. E. Smith, Religion and politics in Burma, New Jersey 1965; F. N. Trager, Burma. From kingdom to republic, New York 1966; R. Pettman, China in Burma's foreign policy, Londra 1973.

Letteratura. - Dopo l'acquisizione del canone buddhista in pāli (1057 d. C.), avvenuta durante il regno di Anawrahta (1044-1077 d. C.) e che sarà destinata a influenzare notevolmente il mondo letterario birmano, il più antico documento che s'incontra in questa letteratura è l'iscrizione di Rajakumar, del 1113 d. Cristo. Fino al sec. 19° predomina il genere poetico rappresentato soprattutto da composizioni a sfondo religioso buddhista (pyo), da celebrazioni delle stirpi reali (egyin), da illustrazioni di eventi occasionali della vita del regno (mawgun), da descrizioni di sentimenti suscitati dalla contemplazione della foresta (taw-la), e infine da componimenti meno estesi e più vari nei temi (yadu). Tra gli autori più rappresentativi di tali generi poetici sono Shin Sīlavaṃsa (fine del sec. 15°) e Shin Raṭṭhasāra, vissuto attorno alla metà del sec. 16°: a lui si debbono opere pervase da un'intensa umanità e da un afflato universale. Figura di grande rilievo nella storia della letteratura birmana è quella del poeta Pade-tha-ya-za (circa 1684-1754), che rinnovò con spunti originali il genere pyo, lasciando inoltre alcune deliziose poesie in una forma compositiva chiamata tya-bwè, nelle quali descrisse la vita semplice dell'ambiente contadino. Fra le nuove forme letterarie, affermatesi a partire dal sec. 18°, spiccano le "canzoni", che hanno trovato in U Sa (1766-1853) uno dei loro più validi autori, e i myittaza, per i quali si segnalò il novizio buddhista U Pon-nya (1807-1866). Fra i generi più popolari dell'epoca moderna, sviluppatisi anche grazie alla diffusione della stampa, primeggiano le commedie (da segnalare: Kumāra di U Pok Ni, del 1879) e il romanzo: quest'ultima forma letteraria è divenuta sempre più fiorente a partire dal dopoguerra, grazie anche all'influenza della letteratura occidentale propiziata dall'opera svolta dalla Società birmaua di traduzioni fondata nel 1947.

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