Birmania

Dizionario di Storia (2010)

Birmania


Stato dell’Asia sudorient., chiamato dal 1989 Myanmar. La storia antica è poco nota e ha inizio praticamente con la penetrazione indiana (3°-6° sec. d.C.). Un potente impero birmano fu fondato prima del sec. 11° e dall’11° al 13° raggiunse il massimo splendore: la capitale era Pagan, la «città dei mille templi», che Marco Polo visitò nel 1275 e descrisse. Dieci anni dopo i mongoli distruggevano la città e l’impero. Quando i genovesi G. di Santo Stefano e G. Adorno (fine del sec. 15°) giunsero in B., Pegu era ancora una piccola città, ma nel secolo successivo diventò la capitale fastosa di un nuovo regno. La riunificazione del Paese a partire dal 17° sec. fu accompagnata dallo sviluppo della capitale del Nord, Ava, nuovamente rimpiazzata da Pegu nella seconda metà del sec. 18°. Possedimento dell’impero britannico dell’India già dal 1886, al termine delle guerre anglo-birmane (1824-26, 1852 e 1886), mantenne autonomia amministrativa. La capitale fu stabilita a Rangoon (od. Yangon). La separazione dall’India (1937) la rese una colonia britannica indipendente. I cambiamenti furono sostanziali: la monarchia fu abolita; la religione fu nettamente separata dalla politica; grandi appezzamenti di terra furono utilizzati per la coltivazione del riso (che rese la B. uno dei maggiori esportatori mondiali). Si crearono disordini interni, dovuti anche a un atteggiamento negativo nei confronti della religione buddhista, e nacquero movimenti per l’indipendenza. Durante la Seconda guerra mondiale i giapponesi cercarono l’appoggio della popolazione e resero la B. nominalmente indipendente (1943), creando anche un esercito nazionale birmano, ma si sostituirono di fatto agli inglesi. L’indipendenza effettiva si ebbe solo nel 1948, come corollario alla decolonizzazione in India.

L’Unione birmana

Con la cessazione del dominio coloniale inglese nel gennaio 1948, i territori della B. si costituirono in stato democratico a struttura federale. L’Unione birmana si inserì attivamente nel sistema delle relazioni internazionali e dal 1961 con U Thant ebbe per un decennio la Segreteria generale dell’ONU. Nel 1962 il generale Ne Win prese il potere con un colpo di Stato e assieme al Consiglio della rivoluzione guidò il Paese per 26 anni, dando vita alla «via birmana per il socialismo». Nel 1974 una nuova Costituzione decretò la nascita della Repubblica socialista di Birmania, con capitale Rangoon; il potere venne accentrato nelle mani del presidente Ne Win e del Burma socialist programme party (BSPP), unico partito legale. Il generale Sein Win (1919-1993) fu nominato primo ministro. Il governo si servì dei servizi segreti (MIS) per stroncare ogni opposizione; l’addestramento marziale e l’indottrinamento politico inflitto a tutti i settori dirigenti della società e dell’economia furono condotti nel nome del popolo e della «coscienza socialista». Nel 1977 fu attuata un’epurazione nell’ambito dello stesso BSPP, per eliminare la fazione di sinistra del partito. Nello stesso anno gravi problemi economici portarono alla rimozione di Sein Win e alla nomina a primo ministro del colonnello Maung Maung Kha (1920-1995), che rimase in carica fino al 1988. Nel 1981 la presidenza dell’Unione Birmana passò a San Yu (1918-1996), mentre Ne Win mantenne la guida politica del BSPP. Il malcontento popolare aumentò, a causa della disastrosa situazione economica e della mancata osservanza dei diritti umani, e nel 1988 le proteste in favore della democrazia dilagarono a livello nazionale in una serie di manifestazioni non violente, sulla scia del dissenso della National league for democracy (NLD), guidata da Aung San Suu Kyi. La reazione governativa provocò moltissimi arresti e l’uccisione di centinaia di civili e studenti (marzo-giugno 1988). Al successivo congresso del BSPP (26 luglio) Ne Win annunciò le dimissioni di San Yu e di altri quattro importanti membri del partito; lo stesso Ne Win lasciò la leadership del BSPP a Sein Lwin (1923-2004), mentre ad assumere il potere fu il generale Saw Maung, che impose la legge marziale con un secondo colpo di Stato e affidò ogni autorità allo State law and order restoration council (poi ribattezzato State peace and development council). Nel 1989 il Paese venne rinominato Unione di Myanmar; formalmente fu abolito il monopartitismo, ma le elezioni del 1990, che videro l’affermazione della NLD, vennero annullate. La giunta militare continuò a governare autocraticamente il paese nonostante le pressioni internazionali per il ritorno alla democrazia. Nel 2007 l’aumento dei prezzi di beni primari causò nuove proteste popolari, cui parteciparono anche monaci buddhisti (Rivoluzione zafferano). Nel 2008 una nuova Costituzione, stilata dalla giunta, venne approvata a schiacciante maggioranza da un referendum (oscurato da forti sospetti di irregolarità).

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