BIOLOGIA

Enciclopedia Italiana (1930)

BIOLOGIA (dal gr. βίος "vita" e λόγος "discorso, scienza")

Gustavo Brunelli

Sotto il nome di biologia in senso estensivo si comprendono tutte le scienze della vita; in senso stretto, con questo nome si è indicata poi la scienza dei costumi degli animali (ecologia) e delle condizioni di esistenza (bionomia) degli animali e delle piante.

Il termine biologia è stato introdotto nella scienza da Goffredo Treviranus (1776-1837) di Brema. Secondo la definizione del Treviranus, biologia è lo studio delle differenti forme che riveste la vita organica, delle condizioni e delle leggi che presiedono alla sua esistenza e delle cause che determinano la sua attività. È implicita in questa definizione una concezione vitalistica (v. vitalismo), che ancor più si accentuò in seguito con Wiesner, Ludwig, e in parte con Delpino, nel senso di contrapporre al mondo inorganico quei fenomeni, come l'irritabilità, l'ereditarietà e l'adattabilità, che non si possono ancora spiegare dal solo punto di vista fisico-chimico. Anche nella concezione del Driesch, ciò che può far considerare la biologia come una scienza fondamentale autonoma è il carattere teleologico dei fenomeni vitali, che ha una peculiarità irriducibile.

Ma già fin dal Lamarck, la biologia si era liberata dalle vedute vitalistiche che videro sorgere col Treviranus una scienza generale della vita. Per il Lamarck infatti la biologia comprende tutti i fenomeni della vita, ma questi sono suscettibili di essere spiegati senza ricorrere a forze speciali (Discours de l'an XI).

La biologia generale. - Per togliere al termine biologia il doppio significato, l'uno estensivo e l'altro ristrettivo, ai quali sopra si è accennato, autori inglesi e americani hanno introdotto, come si è detto, il termine bionomia per indicare soltanto le attitudini degli animali e le condizioni di esistenza (ossia l'ecologia). Invece col nome di biologia generale si suol designare una disciplina sintetica che comprende le nostre conoscenze intorno agli esseri viventi e attinge per ciò a tutte le scienze particolari. Un esempio di un'opera sintetica di questo genere, scritta già molti anni or sono, può essere il libro nel quale Claudio Bernard ha studiato i fenomeni della vita comuni agli animali e alle piante.

Per il Tschulok la biologia non si deve considerare un ramo speciale della scienza, ma un modo di rappresentare l'insieme delle nostre conoscenze intorno agli esseri viventi. Secondo questo autore i capitoli fondamentali della biologia generale sono sette: nel 1° viene trattata la sistematica generale; nel 2° la morfologia generale; nel 3° la fisiologia generale; nel 4° l'ecologia generale; nel 5° la corologia generale trattando la distribuzione generale degli esseri; nel 6° la cronologia generale, ossia i dati relativi all'apparire degli organismi; nel 7° la genetica generale, ossia le nozioni relative agli alberi filogenetici e ai fattori dello sviluppo e ai fondamenti della teoria della discendenza.

In modo simile si è definita la biologia generale come la scienza dei problemi generali della vita relativi allo sviluppo dell'essere, alle condizioni di esistenza e all'adattamento degli organismi all'ambiente, ai rapporti degli organismi tra loro, alla riproduzione e alla trasformazione dclla specie (Brunelli 1910).

Risalendo al carattere proprio dell'indirizzo biologico, non vi ha dubbio che per la tradizione della scienza di Malpighi, di Redi e di Spallanzani spetti all'Italia una parte preponderante nella storia dello sviluppo della biologia, intesa come scienza generale della vita. Come tale, la biologia generale ha assunto gradatamente il posto che, in questo ordine di scienze sintetiche, era stato assegnato da Claudio Bernard alla fisiologia generale. Ma, mentre questo movimento derivava da un progresso della scienza anatomica, e soprattutto dell'istologia e della citologia, che aveva portato a esaminare i caratteri e gli attributi generali della vita, si può dire che la biologia generale si sia più tardi consolidata come il prodotto risultante dal movimento evoluzionistico post-darwiniano che investì tutto l'indirizzo delle scienze naturali e mediche. Infatti, per il fiorire della zoologia sperimentale e della genetica, che studia i problemi dell'eredità, caddero da una parte le barriere tra la morfologia e la fisiologia, e dall'altra tra la botanica e la zoologia.

Quanto al metodo degli studî biologici, si può dire, con il Péterfi, che la biologia non ne ha uno proprio, in quanto fa suoi i metodì di tutte le scienze speciali.

Le varie discipline biologiche. - Dal punto di vista della classificazione dei viventi, la biologia si distingue in vegetale e animale; se invece si tiene conto degli aspetti secondo i quali l'organismo può essere studiato, dobbiamo distinguere come rami della scienza biologica: 1) la morfologia, 2) la fisiologia, 3) la patologia, secondo che si considerino la forma, la funzione o le condizioni anormali degli organismi. Ognuna di queste scienze poi si è suddivisa, col progredire degli studî e con l'acuirsi della specializzazione, in tanti rami, più o meno importanti, di cui citeremo i principali.

1. La morfologia può essere comparata o umana, se tratta dell'uomo singolarmente. La citologia, l'istologia e la organologia sono tre degli aspetti sotto i quali la forma degli organismi può essere studiata, considerando gli elementi della struttura e la loro progressiva complicazione.

La embriologia od ontologia poi è quel ramo della morfologia che studia lo sviluppo dell'essere.

Come altro ramo della morfologia si può considerare anche la sistematica, che, in un certo senso, può dirsi quasi il riassunto delle conoscenze morfologiche, in quanto cerca di raggruppare gli esseri viventi secondo le loro affinità di struttura. La sistematica moderna si vale però largamente anche di altri criterî, ad es. genetici o fisiologici. La sistematica generale poi, in quanto tratta il problema delle razze e il divenire della specie, si ricollega tanto alla genetica quanto all'evoluzionismo.

La paleontologia invece è quel ramo della morfologia che tratta delle forme estinte e delle specie scomparse attraverso le età della terra. L'Abel ha introdotto il termine paleobiologia per lo studio delle forme scomparse in relazione al loro habitat e ai loro adattamenti. La paleontologia umana si riconnette all'antropologia e alla etnografia, secondo che l'uomo viene considerato come specie animale o come facente parte di un'associazione.

2. La fisiologia si distingue, similmente alla morfologia, in fisiologia generale, comparata e umana. La fisiologia generale tratta delle funzioni fondamentali della vita, perciò coincide in gran parte con la fisiologia cellulare, considerando la cellula come organismo elementare. Col progresso dello studio dei fenomeni fisici e chimici si sono introdotti anche i termini di biofisica e di biochimica per designare due rami della fisiologia specializzati nello studio dell'organismo sotto l'aspetto fisico e chimico. La medesima scienza dell'immuniià o immunologia può essere considerata come un ramo della biochimica.

3. La patologia può pure distinguersi a sua volta in generale, comparata e umana. Un ramo della patologia molto importante è la parassitologia, di grande interesse economico.

La batteriologia, che riguarda lo studio dei batterî, soprattutto di quelli patogeni, si può considerare, insieme con una parte della protistologia, come una sottobranca della parassitologia. Si distingue come scienza a sè avendo anche metodi di studio proprî.

La teratologia studia le anomalie della forma.

Intermedia tra la morfologia e la fisiologia può dirsi la zoologia sperimentale, scienza piuttosto recente, che studia, mediante esperimenti, i fenomeni organogenetici ed ereditarî.

Un ramo importante della biologia generale, considerato ormai come una scienza speciale, è finalmente la moderna genetica, o scienza dell'eredità, che ha per oggetto lo studio dei fenomeni ereditarî dell'individuo, della razza e della specie. Da alcuni autori il termine mendelismo è stato usato a indicare la genetica, sebbene esso debba considerarsi come quella parte soltanto della genetica che studia le leggi ereditarie sugl'incroci, scoperta dal Mendel.

Anche intermedia tra la morfologia e la fisiologia può considerarsi l'etologia, come complemento dello studio dell'organismo nel suo ambiente naturale. La biogeografia è un ramo dell'etologia, che studia le leggi che governano la distribuzione degl'individui e della specie sulla terra. Fanno parte dell'etologia branche specializzate, come quelle per lo studio dell'ambiente acquatico: limnologia per le acque dolci, talassografia per le acque marine.

Alcune branche della biologia si sono poi messe al servizio dell'industria o dell'agricoltura, talché si è distinta dalla biologia pura la biologia applicata.

La biologia applicata si distingue a sua volta nei seguenti rami: agraria, arboricoltura o selvicoltura, orticoltura, floricoltura, patologia vegetale, batteriologia agraria, zootecnia, avicoltura, entomologia agraria, idrobiologia applicata alla pesca, ecc. Naturalmente la biologia applicata può ulteriormente suddividersi nel senso che branche specialissime (come la bachicoltura per la zootecnia e la bieticoltura per l'agraria) possono assumere notevole importanza.

Sotto il nome di biologia umana, poi, da autori inglesi e americani si designano le scienze biologiche particolari, che hanno per oggetto la storia naturale dell'uomo, cosicché a sua volta la biologia si divide in: antropologia fisica e generale, antropometria, biostatistica, eredità umana ed eugenica, preistoria, anatomia umana, sociologia, patologia costituzionale e psicobiologia.

Anche le scienze mediche si possono far rientrare nella biologia applicata, quando sotto il termine di biologia si designi complessivamente lo studio degli esseri viventi. Ma della suddivisione delle scienze mediche si parla altrove (v. medicina).

Cenno storico. - Non si espone qui uno sviluppo storico delle singole discipline biologiche in modo particolareggiato, ciò che verrà fatto altrove (v. botanica; zoologia, ecc.), ma si dà soltanto uno sguardo storico generale per mostrare le reciproche influenze delle singole discipline scientifiche sullo sviluppo delle altre, in modo che la biologia, intesa come disciplina generale della vita, emerga da questa sintesi storica, in cui non ci si occupa delle conoscenze biologiche dell'antichità classica e del Medioevo. Ma lo scopo è anche un altro: di mostrare come in questo sviluppo storico della biologia nei suoi diversi aspetti si debba attribuire all'Italia una parte preponderante nell'anticipazione di tutte le discipline. La biologia come scienza generale della vita, abbozzata da Leonardo, intravista dal genio di Malpighi, di Redi e di Spallanzani, avvinta alle scienze fisiche da Galvani e da Matteucci e sorta nell'armonico sviluppo della zoologia e della botanica, che ebbe il suo grande precursore in Cesalpino, ci appare infatti come la scienza della latinità anche se il genio di Goethe, lo spirito filosofico di Spencer, quello universale di Humboldt e di Darwin ne abbiano accelerato il ritmo.

Gli zoografi del Rinascimento, come Wotton, Aldrovandi, Gesner, Rondelet, Belon, precedettero con le loro raccolte e illustrazioni degli esseri viventi l'opera sistematica più tardi instaurata sopra solide basi da Linneo, con la nomenclatura binomia.

Il sistema di Linneo venne preceduto da altri meno perfetti, ma che già preludevano alla razionale classificazione dei viventi; in tale campo meritano soprattutto di essere ricordati l'italiano Cesalpino per la botanica e l'inglese Ray per la zoologia.

La classificazione naturale delle piante fu perfezionata dai sistemi naturali di Bernardo e Anton Lorenzo de Jussieu, da De Candolle, Brown, Sachs, van Thieghem. Nei sistemi di questi ultimi il concetto fondamentale della classificazione è tratto dal modo di riproduzione. Nella zoologia, la riforma della sistematica fu a sua volta legata al progresso delle scienze anatomiche ed embriologiche con la teoria dei tipi, di Cuvier, e fu coronata con lo smembramento del tipo dei raggiati fatto da C. Teodoro von Siebold (1848) e da R. Leuckart, in seguito al quale si ebbero definitivamente sette tipi (Protozoi, Celenterati, Echinodermi, Vermi, Artropodi, Molluschi e Vertebrati). Più recentemente si distinsero altri tipi, intorno al numero dei quali tuttavia non si è ancora raggiunto l'accordo tra gli autori.

L'anatomia, dopo il periodo di stasi che passa tra il suo instauratore Galeno e la sua rinascita dovuta al genio di Leonardo, ebbe un florido periodo di sviluppo con Vesalio, Falloppia, Fabrizi d'Acquapendente, Eustachio, Varolio, Severino, Cesalpino. In questa rinascita è legato all'Italia il periodo aureo delle grandi scoperte anatomiche.

Nel sec. XVII altri grandi nomi illustrarono le scienze anatomiche: basti citare Harvey, Aselli, Bartolino, Glisson, Wharton, Willis, Vieussens, Borelli, Malpighi (1628-1694). Con questo ultimo, insieme con l'inglese Nehemiah Grew, s'inaugura il periodo della ricerca microscopica e comparata, e anche dell'embriologia. La nozione di sistema di organi e di sistema di tessuti fu introdotta all'inizio del sec. XIX dal Bichat e con ciò la morfologia si affermò come una scienza, sistematicamente intesa. L'indirizzo microscopico venne sviluppato con Bichat, Mohl, Brown, Schleiden e Schwann sino a Remak, Kölliker, Leydig, Virchow, Bizzozzero e Golgi, nomi che ci ricordano il progressivo sviluppo dell'analisi della struttura dai tessuti alle cellule, ossia dall'istologia alla citologia. Il nome d'istologia fu adottato per la prima volta (1819) da C. Mayer. Il progresso dell'embriologia dopo Malpighi culmina nella classica opera di C. E. von Baer: De ovi mammalium genesi (1827).

Nella storia dell'embriologia il primo impulso a questa scienza appare dato da Girolamo Fabrizi d'Acquapendente professore a Padova, con le prime figure e descrizioni degli embrioni dei mammiferi e del pulcino (1600). Segue il Harvey (1612) con l'importante proposizione: omne vivum ex ovo; quindi Malpighi (1628-94) con le sue classiche osservazioni De ovo incubato, e finalmente appare in Gaspare Federico Wolff (1733-94), colui che diede alle scienze embriologiche un nuovo indirizzo combattendo la preformazione ed esponendo la sua teoria dell'epigenesi contro la teoria preformistica dell'incapsulamento dei germi. Il Wolff fu combattuto dal grande fisiologo Haller e da altri illustri scienziati, cosicché fu possibile solo più tardi a C. E. von Baer, con la sua opera sullo sviluppo del pulcino (1832), fondare la teoria dei foglietti embrionali dai quali derivano gli organi; teoria che fu poi perfezionata e sviluppata da Remak, Kölliker e His. Il von Baer, preceduto dall'italiano Rusconi, elevò l'ontogenesi a disciplina autonoma; inoltre per la teoria del celoma sono ancora da nominarsi i fratelli Hertwig che svilupparono anche la teoria del mesoderma o mesenchima come terzo foglietto embrionale, la cui importanza filogenetica fu però negata dal Kleinenberg.

Al Kölliker e al Balfour si debbono infine i primi trattati di embriologia come scienza indipendente.

Parallelo in certo modo allo sviluppo dell'embriologia fu quello dell'anatomia comparata. Questa trovò già in Malpighi il suo precursore e si sviluppò con Bichat e Giorgio Cuvier (1769-1832), il quale, con la sua teoria dei tipi, diede una solida base a questo ramo della biologia. Sotto l'impulso prima di Giovanni Müller (1801-1858) e poi di Owen e di Gegenbaur, l'anatomia comparata fece grandi progressi mediante lo studio delle omologie ed ebbe col Gegenbaur il suo periodo aureo, sotto l'influenza delle idee evoluzionistiche di Darwin. Mentre però l'opera dell'Owen s'informava ancora alle teorie dell'anatomia trascendente (come lo scheletro archetipo, ecc.), quella del Gegenbaur s'immedesima con le vedute evolutive; essa ha però il difetto di staccarsi troppo dalla scienza fisiologica, alla quale invece Bergmann e Leuckart avevano collegato, nel loro trattato, l'anatomia comparata.

L'anatomia comparata (v. morfologia), mentre da una parte si sviluppò di pari passo col progredire delle scienze embriologiche, dall'altra si ricollegò, anche con l'opera classica del Cuvier, al progresso della scienza dei fossili, ossia alla paleontologia. Coi tentativi del paleontologo belga Dollo e del paleobiologo viennese Abel, la scienza paleontologica si porta a contatto con lo studio dell'ambiente e dei fenomeni generali della vita.

La scienza fisiologica da una parte appare collegata con lo sviluppo delle conoscenze morfologiche e dall'altra con lo sviluppo del metodo sperimentale. Da quando Galeno eseguì sugli animali esperienze di vivisezione, l'esperimento è restato il principale mezzo d'indagine fisiologica.

Il metodo sperimentale era già noto da tempo, ma la sua introduzione nel campo della biologia animale e vegetale è legata ai nomi di Haller, Spallanzani, Hales, Ingenhousz e Priestley. Il suo sviluppo è abbastanza complesso, perché preceduto e accompagnato da quello delle scienze anatomiche e della biochimica con Scheele e Berzelius (1779) e dalle scoperte del Lavoisier e dell'italiano Lagrange sulla respirazione. Una decisiva influenza sullo sviluppo della fisiologia, che condusse il fisiologo ad applicare le stesse leggi della fisica e della chimica, ebbero le due leggi empiriche della conservazione della materia (Lavoisier) e della conservazione dell'energia, con C. Mayer (1842) e Helmholtz (1847).

Lo studio della fisiologia, come manifestazione della funzione dei singoli organi e delle loro correlazioni, è legato perciò ai nomi di Haller, Bell, Magendie, che si oppose al vitalismo di Bichat, e culmina nel determinismo di Bernard, contrario tanto al vitalismo quanto al materialismo. Vanno ancora ricordati Purkyně che seppe riunire la ricerca anatomica alla fisiologica con la scoperta del cilindrasse dei nervi; e finalmente Giovanni Müller per la cui grandiosa opera fu dato impulso a un coordinato sviluppo dell'anatomia comparata e della fisiologia. Müller può considerarsi inoltre il primo autore di un trattato sulla fisiologia, in cui egli espose molte delle sue ricerche originali.

Nel tentativo di mettere a contributo della fisiologia le scienze fisiche, splendono i genî dell'italiano Carlo Matteucci e quello di Helmholtz. A Ludwig (1816-1895) si deve lo sviluppo del metodo grafico ossia delle disposizioni per mezzo delle quali i movimenti si trascrivono sopra una superficie mobile.

La biochimica, con gli studî del Pfeffer e del De Vries sulla plasmolisi e l'osmosi, fece fare notevoli progressi alla conoscenza dei fenomeni vitali e fu seguitata da Bütschli e da Overton. Si ricollega anche con gli studî divenuti poi classici di Brown Séquard sulle secrezioni interne, o di Behring ed Uhlenhuth, sul sangue e sulle reazioni immunitarie, e con le ricerche batteriologiche di Pasteur (1822-1895) e Mečnikov (Metschnikoff).

La biofisica fece grandi progressi con Helmholtz, Du Bois Reymond, Matteucci e Ludwig, che esaminò le funzioni dei diversi organi sotto un punto di vista puramente fisico e chimico precedendo i moderni studî sulle soluzioni, la diffusione, gli stati di aggregazione, che oggi con i progressi della fisico-chimica (Arrhenius, Ostwald, van't Hoff) tornano ad essere preponderanti nello studio dei fenomeni vitali (Loeb ed altri).

L'embriologia sperimentale, che da un lato si collega con la fisiologia, si sviluppò nello scorcio del secolo passato sotto l'influenza dell'evoluzionismo con gli studî di meccanica dello sviluppo di Rauber, di Roux, Pflüger, Driesch, Herbst, Harrison, Herlitzka, Morgan, Spemann, e di altri studiosi. Fu preceduta dalle esperienze di Lazzaro Spallanzani sulla generazione e rigenerazione. A questo movimento della morfologia sperimentale collaborarono anche i botanici con Giulio Sachs, che si può dire il fondatore della botanica sperimentale, Pfeffer e Wiesner. Anche il Goebel, come botanico, espresse il concetto che la morfologia non si può separare in modo assoluto dalla fisiologia come egli mostrò nelle sue classiche ricerche di organogenesi. Nella morfologia sperimentale, che è tanta parte delle scienze biologiche, si trova quindi un nesso tra le discipline anatomiche e quelle fisiologiche.

In relazione alla morfologia sperimentale è lo studio dell'etologia o dell'ambiente, studio in cui primeggiano i nomi del botanico italiano Federico Delpino e dello zoologo francese Alfredo Giard. Dal suo canto l'etologia (da alcuni confusa con la biologia generale) si ricollega allo studio delle condizioni di esistenza (bionomia), alla sistematica, alla biogeografia, all'evoluzionismo e alle scienze della ereditarietà.

Finalmente la patologia, per ciò che riguarda le condizioni anormali sia della forma sia della funzione, è divenuta parte integrante della biologia, in quanto, secondo il detto di Bacone, le deviazioni della natura ci riconducono sulla via retta. È importante perciò far cenno dell'evoluzione storica della patologia come legata al progresso di altre scienze.

Dalla patologia umorale di Ippocrate sino alla scoperta di Cesalpino e di Harvey (1628) della circolazione del sangue, la dottrina umorale, come si esprime il Lustig, continuò a prevalere con tutti i suoi dogmi. Infatti per opera degli iatromeccanici e degli iatrochimici la patologia umorale delle discrasie seguitò a dominare per diversi secoli. Boerhaave (1668-1738) diede per il primo alla patologia un indirizzo biologico. Con la scoperta di Galvani (1789) sull'elettricità animale, le scienze mediche presero un indirizzo biologico fondato sullo studio dei fenomeni fisici. Nella sua opera immortale De sedibus et causis morborum il Morgagni (1682-1771), discepolo di Valsava, constatando le alterazioni prodotte nel corpo dalle malattie, gettò le basi dell'anatomia patologica.

Il Bichat pose a contributo delle scienze mediche lo studio dei tessuti fondando una dottrina chiamata dell'organicismo, mentre col progresso dell'embriologia e della fisiologia, lentamente la patologia andava affrancandosi dalle dottrine vitalistiche per opera del Magendie e di Claudio Bernard.

Le scoperte della parassitologia, con Redi, Th. von Siebold, Leuckart e Virchow, contribuirono ad abbattere le teorie vitalistiche, e la dottrina della generazione spontanea venne definitivamente dimostrata erronea dal Pasteur.

La nuova scuola del Virchow, come si esprime il Lustig, distrusse i vecchi sistemi e segnò il trionfo del metodo sperimentale con lo studio delle cellule, per cui cadde ogni dualismo nello studio del sangue e dei tessuti. Né va dimenticato nel rinnovamento delle scienze mediche l'opera dell'italiano Maurizio Bufalini che ponendo la patologia su solide basi la liberò dai pregiudizî e dai preconcetti del vitalismo. In questo rinnovamento, accanto al nome di Carlo Virchow, vanno ricordati quello del francese Davaine e del tedesco R. Koch (1843-1910) e quello del Behring, il fondatore della sieroterapia.

A sua volta il Conheim, osservando le migrazioni dei leucociti dei varî organi, diede impulso alla dottrina degli essudati in armonia con la patologia cellulare. Dopo il 1870, gli studî del Pasteur e del Koch e la dottrina del contagio vivo, rapidamente sorta a disciplina propria, fecero porre in seconda linea la patologia cellulare (Lustig). La patologia così, con lo studio della microbiologia, venne a ricevere una nuova luce come aveva divinato l'italiano Girolamo Fracastoro (1483-1533) e come coi suoi studî sulla pebrina del baco da seta aveva dimostrato, precedendo Pasteur, Agostino Bassi da Lodi (1793).

Finalmente i progressi nello studio della chimica del ricambio, dei fenomeni endocellulari e degli ormoni, attraverso le scoperte anatomiche, cliniche e fisiologiche diedero impulso alla chimica patologica, inaugurata da Addison e Brown Séquard, che cerca di spiegare le malattie del ricambio, delle ghiandole a secrezione interna, della nutrizione e dell'accrescimento per alterazione dei processi biochimici dell'organismo.

Connessa a tale scienza dell'endocrinologia è sorta inoltre, rinnovando le vecchie teorie umorali delle costituzioni, la dottrina dei tipi della costituzione (De Giovanni, Viola), che pone su una base scientifica il concetto della predisposizione alle malattie. Con questo la patologia viene a ricollegarsi alla scienza generale dei fenomeni ereditarî.

A coronamento delle discipline biologiche si deve considerare lo studio delle dottrine sull'evoluzione degli organismi. La storia dell'evoluzionismo è intimamente legata al fiorire delle singole discipline biologiche e al costituirsi di una biologia generale come scienza a sé.

Il Luciani, come terzo ramo della biologia (accanto alla morfologia e alla fisiologia), pone la biogenia o storia dell'evoluzione tanto morfologica quanto funzionale sia degli individui viventi (ontogenesi) sia delle specie (filogenia). Dell'evoluzionismo si tratta più largamente altrove (v. evoluzione): basti qui accennare all'opera del Lamarck (1744-1828) come precursore della teoria della discendenza istaurata dal Darwin col suo classico lavoro sulle Origini delle specie (1859). Con gli emuli di Darwin: Nägeli, Weismann, Eimer sino a De Vries (creatore della teoria delle mutazioni), si compie il ciclo storico dell'elaborazione del darwinismo sino al moderno periodo critico, mentre la dottrina dell'evoluzione, collegandosi con la genetica (v.) e con la scienza della ereditarietà (v.), diventa parte integrante della biologia moderna e s'accompagna anche al fiorire della zoologia e dell'embriologia sperimentale. Lo studio esatto dei fenomeni ereditarî, a sua volta, già accennato nel sec. XVIII col Kölreuter, fu proseguito da Gärtner, L. de Vilmorin, Francis Galton (1822-1911), la cui opera pone il calcolo e la statistica a servizio dell'interpretazione dei fenomeni ereditarî e da cui si sviluppò l'eugenica. Né va dimenticato il movimento derivante dall'opera di Gregorio Mendel con le sue celebri leggi dell'ereditarieià e dell'ibridismo, opera per qualche tempo dimenticata e rimessa in onore dai moderni (v. mendelismo).

Il Nillson, il De Vries e il Johannsen hanno proseguito insieme col Bateson, il Correns e il Morgan tali studi di genetica, che ricollegano il progresso della scienza evoluzionistica allo studio sperimentale delle specie e delle razze (genotipi). Con le ricerche sulla ereditarietà delle razze e sugl'incroci, la genetica ricollega la scienza pura alla scienza applicata.

Gli studî di biologia applicata riguardano specialmente l'agraria e la zootecnica.

Le basi scientifiche della scienza agraria si debbono tanto alla biochimica delle piante quanto a quella del suolo e sono legate ai nomi del de Saussure (1767) e del Liebig. Il de Saussure applicando il metodo esatto del Lavoisier fece fare grandi progressi alla fisiologia vegetale. Nel 1840 comparve il trattato di chimica organica del Liebig in rapporto all'agricoltura e alla fisiologia dell'humus, dimostrando che la vegetazione, invece di far diminuire, accresce la quantità dell'humus e che il carbonio che si trova nei vegetali proviene dall'acido carbonico atmosferico e che dalla terra le piante prendono soltanto l'azoto, teoria completata dal Boussingault.

La parola zootecnica è stata introdotta nel 1843 dal de Gasparin (Cours de l'agriculture). La prima cattedra di zootecnia fu creata nel 1848 all'istituto agronomico di Versailles. Successivamente Baudement, Sanson, Cornevin e Baron diedero impulso a questa scienza, ed è interessante notare che Claudio Bernard ha considerato la zootecnia come una zoologia sperimentale. È del massimo interesse in questo quadro storico della biologia rilevare che l'agraria e la zootecnia moderna si ricollegano ambedue alla moderna genetica con lo studio delle razze, dei biotipi e degl'incroci. Così la parte applicata della biologia è interamente legata alla scienza pura, come mostrano le stazioni sperimentali sulle sementi selezionate e sugl'incroci. Così l'entomologia agraria si ricollega al periodo aureo della zoologia sperimentale inaugurato dal Redi, come mostra la grande importanza dei fenomeni del parassitismo, dell'iperparassitismo e della simbiosi come base dello studio degli equilibrî biologici e della patologia vegetale. Gli anticipatori italiani della biologia, coi nomi di Malpighi, Redi e Spallanzani si ritrovano dunque anche nella storia della moderna genetica e della biologia sperimentale, e spetta quindi, si può dire, all'Italia il vanto non solo dei maggiori precursori delle singole dottrine e discipline biologiche, ma anche della biologia come scienza autonoma e generale della vita.

Circa gli ulteriori sviluppi della biologia generale, per quanto diversi siano i pareri, si può concludere col Luciani: è logicamente prevedibile che, a misura che il compito assegnato a ciascuna delle tre branche della biologia (morfologia, fisiologia e biogenia) si andrà espletando, e i rispettivi metodi d'indagine si andranno esaurendo, sempre più intimi torneranno a farsi i legami, sempre più frequenti gli scambî d'idee tra i cultori delle tre diverse discipline, finché si ricostituirà nella sua unità iniziale la grande scienza della vita integrata da tutte le scoperte morfologiche, fisiologiche, naturalistiche e psicologiche, quale fu vagheggiata da Lazzaro Spallanzani e da Giovanni Müller.

Bibl.: H. Driesch, Die Biologie als selbständige Grundwissenschaft, Lipsia 1893; F. Bottazzi, Il metodo sperimentale nelle scienze biologiche, Milano 1907; P. G. Wasmann, Biologia moderna (trad. di A. Gemelli), Milano 1907; S. Tschulok, Das System der Biologie in Forschung und Lehre, Jena 1910; G. Brunelli, L'evoluzionismo e la biol. generale come scienza autonoma, Roma 1911; R. Burckhardt, Geschichte der Zoologie, Berlino e Lipsia 1921; P. Foà, Trattato di anatomia patologica, Milano 1922; L. Luciani, Fisiologia dell'uomo, Milano 1923; A. Lustig e G. Galeotti, Trattato di patologia generale, Milano 1923; W. M. Bayliss, Principles of general physiology, Londra 1924; E. Nordenskiöld, Die Geschichte der Biologie, Jena 1926; V. Peglion, Biologia agraria, Bologna 1928; T. Péterfi, Methodik der wissenschaftlichen Biologie, Berlino 1928.

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