Biodiversità

Dizionario di Economia e Finanza (2012)

biodiversita


biodiversità  Ogni tipo di variabilità fra gli organismi viventi, compresi gli ecosistemi terrestri, marini e altri acquatici e i complessi ecologici di cui essi sono parte. La b., o diversità biologica, comprende la diversità entro specie, fra specie e fra ecosistemi. Sono riconosciuti, quindi, 3 ordini gerarchici di diversità biologica (genetica, specifica ed ecosistemica).

Diversità genetica

Si riferisce alla variazione dei geni entro la specie, ossia entro e fra popolazioni della stessa specie. Essa è alla base e garantisce la diversità agli altri due livelli, in quanto consente la perpetuazione della vita. A ogni generazione, grazie alla fecondazione e alla ricombinazione, si ha la nascita di nuovi individui, un certo numero dei quali sarà in grado di rispondere ai cambiamenti ambientali e assicurare la continuità della popolazione.

Diversità specifica

Si riferisce alla presenza di specie diverse in un territorio e alle relazioni fra loro. La ricchezza di specie rappresenta l’indicatore più immediato per valutare la diversità specifica.

Diversità ecosistemica

Si riferisce alla differenziazione di ambienti fisici, di raggruppamenti di organismi, piante, animali e microrganismi e di processi e interazioni che si stabiliscono fra loro. La comunità biologica dell’ecosistema si conserva nel tempo, nello spazio e nella funzione, rimpiazzando con nuovi individui e nuove specie gli individui che muoiono e le specie che scompaiono.

Studio e valutazione della biodiversità

La b. può essere studiata mediante l’identificazione, la descrizione e la differenziazione degli elementi e dei loro componenti (approccio descrittivo) o l’analisi causale delle relazioni fra i diversi elementi di una biocenosi, come l’assorbimento, la trasformazione, il passaggio e l’elaborazione dell’energia e della materia (approccio funzionale). Considerando la diversità di specie, misurata attraverso diversi indici (per es. l’indice di Shannon), la componente più importante per la valutazione dello stato di salute degli ambienti naturali, si indicano 3 tipi descrittivi: diversità α , se riferita a un singolo ambiente, diversità β, quando la si valuta lungo gradienti ambientali, diversità γ, quando ci si riferisce a un intero paesaggio.

Distribuzione della biodiversità

Circa il 70% delle specie conosciute vive in appena una decina di nazioni, concentrate in circa 30 punti caldi (hot spots). Queste aree sono per lo più concentrate nella fascia tropicale e sono rappresentate in particolare dalle foreste tropicali e dalle barriere coralline. Anche gli ecosistemi mediterranei sono reputati aree ad alta diversità (per es. il bacino del Mediterraneo contiene il 10% delle piante superiori conosciute). Esistono punti caldi di specie rare, ossia aree in cui è concentrato un elevato numero di specie rare o endemiche (per es. le Isole Galápagos in Ecuador).

Perdita e tutela della biodiversità

Il tasso di estinzione di specie selvatiche è drammaticamente aumentato a partire dal 19° sec., attestandosi negli anni 2010 su valori fra 1000 e 10.000 volte superiori a quello naturale. Le cause di tale accelerazione sono da attribuirsi alla crescita della popolazione umana, che ha determinato un aumento dello sfruttamento delle risorse e dell’alterazione degli ambienti naturali (non ultimo quello minacciato dai cambiamenti climatici). Oltre che per la rilevanza primaria delle motivazioni etiche, la tutela della b.è importante per i vari benefici che essa comporta, sia economici (la b. rappresenta una materia prima per l’agricoltura, la medicina e la farmacia, l’industria ecc.), sia ambientali (il mantenimento della qualità degli ecosistemi consente all’uomo di fruire di aria pura, acqua pulita, creazione e protezione del suolo, controllo di agenti patogeni e riciclaggio delle scorie), sia ecologici (maggiore è la diversità genetica di una specie, maggiore sarà la capacità per la specie di perpetuarsi).

Nel 1992 è stata redatta a Rio de Janeiro la Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD), ratificata (al 2011) da 193 nazioni. Gli Stati firmatari si sono impegnati a conservare la b. del pianeta, promuovendo un uso sostenibile delle sue componenti e una condivisione equa dei benefici che derivano dall’utilizzazione delle risorse naturali. Nel recepimento di tale convenzione (direttiva 1992/43/CEE) l’Unione Europea ha previsto la creazione di una estesa rete di zone protette (rete Natura 2000), per garantire il mantenimento ed eventualmente il ripristino di habitat naturali, e proteggere quelle specie di animali e piante minacciate di estinzione in Europa. Durante la conferenza mondiale sullo sviluppo sostenibile (Johannesburg, 2002), nel favorire il conseguimento dell’obiettivo di ridurre significativamente il tasso di perdita della b., è stato promosso il potenziamento della raccolta delle informazioni sullo stato di conservazione delle specie secondo la metodologia IUCN  (International union for conservation of nature and natural resources).