BIOCENOSI

Enciclopedia Italiana (1930)

BIOCENOSI (dal gr. βίος "vita", e κοινός "comune")

Giovanni NEGRI
Paolo ENRIQUES

Termine introdotto dal Möbius per indicare la "vita in comune", non nel senso di simbiosi o di società animali, bensì in quello di riunione di specie diverse e determinate a formare un complesso faunistico e floristico che si ritrova in più località e in condizioni d'ambiente fisico e chimico determinate. La presenza simultanea di queste forme in parte dipende dalla circostanza che ciascuna è adattata a vivere in quell'ambiente fisico e chimico, in parte dalle relazioni che intercorrono fra esse. Per esempio vi sono specie che si alimentano sempre di altre specie determinate, e ehe perciò si trovano insieme con quelle. Sono esempî di biocenosi le caratteristiche associazioni dei più varî animali marini sulle praterie di posidonia, sui fondi a coralline; così anche la fauna delle scogliere madreporiche costituita di corallarî, anellidi tubicoli, briozoi, ecc. è una tipica biocenosi. Anche per la fauna terrestre si stabiliscono vere biocenosi, nei particolari ambienti (foreste, praterie, deserti, steppe, ecc.) ove specie animali diverse si trovano a convivere in rapporti di reciproca relazione (v. ambiente biologico).

Biocenosi vegetale. - Nel mondo vegetale la costituzione di biocenosi (termine preferibile a quello di formazione usato con significati troppo differenti dai diversi autori e da sostituirsi assolutamente a quello improprio di associazione), cioè di consorzî di piante assumenti, in determinate stazioni e durante il permanere di determinate condizioni climatiche, una composizione floristica e una proporzione, nonché un aggiustamento sensibilmente costante delle specie, tali da realizzare una fisionomia facilmente riconoscibile e spesso espressa da un termine del linguaggio corrente, è un limite al quale tende normalmente il rivestimento vegetale del suolo. Talora il terreno non è completamente ricoperto dalla vegetazione (pareti rocciose, pendii aridi, greti fluviali, ecc.), ma, per essere occupato in tutte le aree elementari suscettibili di servire di substrato a un individuo vegetale, esso raggiunge una fisionomia caratteristica nonostante le larghe aree scoperte intercalate, grazie alla distribuzione regolare della vegetazione sporadica che la compone; e soltanto là dove le condizioni ambientali sono in massima avverse alla vita vegetale si ha il deserto vero e proprio, ossia l'assenza di vegetazione o la distribuzione accidentale degli scarsi individui vegetali presenti e dotati di eccezionale resistenza organica, nei pochi punti, irregolarmente distribuiti, nei quali l'esistenza di una pianta è strettamente possibile.

Tre sono quindi i fattori costitutivi di qualunque biocenosi vegetale (o fitocenosi): l'invasione della stazione da parte dei disseminuli delle singole specie; le condizioni ambientali e individuali favorevoli o avverse al loro sviluppo; la concorrenza che si stabilisce fra individui vegetali in via di sviluppo e di moltiplicazione. La vita del consorzio procede da una prima fase di progressivo e incoordinato arricchimento floristico a una seconda fase di concorrenza, selezione e proporzionamento fra le specie, culminando in una fase di maturità, nella quale le specie superstiti raggiungono la posizione dominante o subordinata corrispondente alle loro attitudini e la cenosi assume la sua fisionomia caratteristica.

Data l'instabilità delle condizioni generali dell'ambiente e l'eterogeneità maggiore o minore che tutte le stazioni presentano, quando si considerino partitamente le aree occupate dai singoli individui vegetali, la costituzione d'una fitocenosi non è mai esente da un certo grado d'eterogeneità, è legata ad un continuo mutare (successione) e non può quindi considerarsi mai in equilibrio stabile; tuttavia, in condizioni ecologiche sensibilmente affini, le stazioni di una stessa regione appaiono rivestite da una vegetazione simile, almeno nei suoi caratteri fisionomici generali (v. ecologia).

Lo studio delle cenosi vegetali costituisce oggi un capitolo a sé e fa capo a due concezioni principali e antitetiche fra di loro. La scuola sociologica della fitogeografia, pur riconoscendo l'importanza dei rapporti intercedenti fra vegetazione e ambiente, considera le fitocenosi come entità effettive, come organismi o quasi organismi, dotati d'una struttura e d'una storia di sviluppo proprî e studiabili quindi come tali, senza che la descrizione della stazione debba venire necessariamente introdotta nella loro diagnosi caratteristica. La scuola sinecologica invece, assunta la stazione come base della definizione della cenosi, e interpretati i rapporti che i singoli individui vegetali vi contraggono come fenomeni di semplice commensalismo, spiega la costituzione della cenosi esclusivamente mediante l'ecologia individuale e dà anzi una larga parte alla classificazione delle singole specie nei raggruppamenti corologici ai quali appartengono, per collegare la storia della cenosi con quella della totalità della vegetazione regionale.

L'analisi ecologica delle differenti fitocenosi e il rilevamento statistico delle proporzioni che vi presentano le specie componenti sono stati nell'ultimo ventennio argomento di attento studio da parte dei botanici. Sono andate così formandosi e perfezionandosi una tecnica ormai molto progredita, una nomenclatura anche troppo minuta e una letteratura vastissima. Questa minuta analisi dei consorzî vegetali ha inoltre richiamato ben presto l'attenzione dei tecnici agricoli e forestali, sicché è prevedibile che le conquiste sempre più estese della sinecologia troveranno un giorno una larghissima applicazione quale criterio essenziale nello sfruttamento scientifico delle risorse del mondo vegetale (v. anche vegetazione).

Bibl.: J. Braun-Blanquet, Pflanzensoziologie, Berlino 1928; W. W. Ailechin, Was ist eine Pflanzengesellschaft? (traduzione dal russo), Berlino 1926; F. E. Clemente, Plant Succession, Washington 1916; id., Plant Indicators, Washington 1919; H. Gams, Prinzipienfragen der Vegetationsforschung, Zurigo 1918; G. Negri, Sociologia vegetale o sinecologia, in Atti Soc. Ital. per il progresso delle scienze, XV (1928).

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