Bilancia commerciale

Dizionario di Economia e Finanza (2012)

bilancia commerciale


Conto che registra le esportazioni e le importazioni di merci di uno Stato. Costituisce una componente delle partite correnti della b. dei pagamenti (➔).

Il saldo della b. c. è pari alla differenza fra valore complessivo delle esportazioni e delle importazioni di merci realizzate da un’economia nei confronti del resto del mondo, nell’arco di tempo considerato (mese, trimestre o anno) e contabilizzate in valuta domestica. Se le esportazioni sono maggiori delle importazioni, il saldo della b. c. (anche definito esportazioni nette) registra un surplus; nel caso contrario, il saldo si trova in deficit. A parità di condizioni sulle altre grandezze, il saldo migliora nei seguenti 3 casi: quando il tasso di cambio reale si deprezza (a patto che siano soddisfatte le condizioni di Marshall-Lerner, ➔ Marshall-Lerner, condizioni di); quando il reddito estero aumenta, attraverso l’effetto indotto dalla maggiore disponibilità domanda nei Paesi esteri, che favorisce un incremento delle esportazioni domestiche; quando il reddito domestico cala, per via dell’effetto depressivo indotto dalla minore domanda interna sulle importazioni.

Il saldo complessivo di b. c. a valori correnti è riconducibile all’andamento seguito dalle quantità scambiate e dai prezzi di esportazioni e importazioni, definiti valori medi unitari. Il saldo complessivo può essere disaggregato in saldi settoriali, utili a evidenziare i punti di forza e di debolezza di un sistema economico rispetto al contesto internazionale, secondo una logica fondata sulla considerazione dei diversi settori di attività economica (agricoltura, industria, servizi, o disaggregazioni maggiori). Nei Paesi importatori netti di materie prime energetiche (come l’Italia), si è soliti disaggregare il saldo di b. c. fra b. energetica (anche definita b. oil) e b. c. non-oil, al fine di valutare l’apporto dei settori non energetici alla determinazione del saldo complessivo. Il saldo complessivo può anche essere disaggregato in saldi bilaterali, per evidenziare, secondo una logica geografica, nei confronti di quali partner commerciali un Paese stia migliorando o peggiorando la propria performance in termini di scambi.