Bicicletta

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Veicolo a due ruote gommate, poste l’una dietro l’altra, fatto di norma per una sola persona che, a cavalcioni su un sellino, aziona con la forza muscolare delle gambe la ruota posteriore mentre con le mani impugna il manubrio, sterzando la ruota anteriore per dare la direzione di marcia al veicolo.

Antenati della moderna b. possono essere considerati il celerifero di De Sivrac (1790) e la draisina di K.F. Drais von Sauerbronn (1818). In ambedue mancava però la trasmissione diretta dello sforzo alla ruota motrice, che fu realizzata nel biciclo inventato (1855 o 1861) da E. Michaux (secondo altri da P. Lallement). Il passaggio all’attuale forma della b. si ebbe per tappe successive: adozione di due ruote uguali (Sargent), introduzione della moltiplica (1870), dei pneumatici (1889), dei cuscinetti a sfere (1890); sicché nel 1890 il veicolo presentava già tutte le sue caratteristiche principali.

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La b. si compone di varie parti (v. fig.). Il telaio porta la sella, la ruota posteriore rigidamente fissata e quella anteriore con l’interposizione della forcella e dello sterzo, la scatola del movimento con la moltiplica e i pedali; è di tubo metallico (accaio o lega leggera) o di lamiera di acciaio stampata con sezione diversa dalla circolare, la ruota motrice è vincolata a due tubi orizzontali e due verticali, terminanti, sui due lati, con appositi alloggiamenti (forcellini), ai quali è fissato il mozzo della ruota. La forcella porta la ruota anteriore direttrice, si prolunga in alto con un cannotto che si infila nel tubo anteriore entro cui gira con due cuscinetti a sfere, e, nella parte che sporge al disopra, porta il manubrio. La sella, di cuoio o tessuto su orditura di molle, è fissata a un cannotto che entra nel tubo diagonale e può essere regolato in altezza. L’ albero delle pedivelle, o asse centrale, è portato da due cuscinetti a sfere e alle sue estremità sono calettate le pedivelle, una delle quali, in genere la destra, è solidale con la ruota dentata o le ruote dentate (due o tre nelle b. da turismo e da corsa) della moltiplica. I pedali sono infilati su fuselli avvitati all’estremo delle pedivelle e girano anch’essi su cuscinetti a sfere. Le ruote hanno un cerchione di lamiera metallica (acciaio o duralluminio). I freni, in genere a ceppi, agiscono sui cerchioni delle ruote; variante principale è il freno a contropedale, che agisce all’interno del mozzo della ruota posteriore, più raro il freno a espansione come negli autoveicoli.

Tipo particolare di b. è la mountain bike, con telaio particolarmente robusto, pneumatici con battistrada molto rilevato e moltiplica a tre ruote dentate che consente un’ampia gamma di rapporti di velocità e permette di raggiungere luoghi impervi. La b. da camera (cyclette), senza ruote, montata su un sostegno fisso, si usa in palestra o in casa per esercizio fisico; è dotata di freno regolabile per simulare l’andatura in salita, di tachimetro, contachilometri e contaminuti. La b. a motore è dotata di un motore a scoppio che agisce su una delle ruote, quella elettrica è dotata, per la propulsione, anche di un motore elettrico che aziona una delle due ruote e di una batteria di accumulatori, spesso asportabile per la ricarica. Ne è stato sviluppato un tipo, con pedalata assistita, per il funzionamento del quale è necessario il contributo del ciclista: il motore, cioè, fornisce energia meccanica intervenendo, superata una velocità minima, con una coppia motrice proporzionale allo sforzo muscolare, riducendo quindi molto la fatica a pari prestazioni. L’apporto del motore può essere variato mediante un regolatore (per es., limitandolo solo ai tratti in salita), così da non incidere troppo sull’autonomia della batteria.

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