LANCIA, Bianca

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 63 (2004)

LANCIA (Lanza), Bianca (Bianca d'Agliano)

Aldo Settia

Nacque, probabilmente in Italia meridionale, intorno al 1210. Il suo nome è ricordato principalmente per essere stata l'amante di Federico II di Svevia, dal quale ebbe Manfredi, re di Sicilia. Il nome Bianca è frutto di congettura e la collocazione tra i Lancia, per quanto verosimile, è solo un'ipotesi: molto si è scritto, ma la sua esatta posizione nell'albero genealogico della famiglia risulta difficile e ha dato perciò luogo a numerose supposizioni, di cui i cronisti coevi forniscono solo notizie indirette e incomplete. Gli Annali genovesi redatti da Bartolomeo Scriba, i più vicini per tempo e luogo, affermano che Manfredi nacque "ex filia domine Blanche filie quondam marchionis Lancie"; il cosiddetto Tommaso Tosco (in realtà pavese), di una generazione successivo, ripete che Manfredi fu generato "ex sorore marchionis Lancee, que filia domne Blance fuit" (p. 517); all'incirca nella stessa epoca Salimbene (Ognibene) de Adam, in due diversi luoghi della Cronica, afferma prima che Manfredi nacque "ex filia sororis marchionis Lancee" (p. 296) e poi "ex alia uxore que marchionis Lancee neptis fuit" (p. 509). Soltanto fonti dei primi decenni del secolo XIV, forse non a torto, mettono in relazione la madre di Manfredi con la famiglia dei signori di Agliano presso Asti, i quali furono certo legati ai Lancia e, insieme con loro, erano alla corte di Federico II probabilmente dal tempo in cui vi giunse Manfredi (II) Lancia (cfr. Ferro; Fiori). È verosimile che una Bianca, figlia di Manfredi (I) Lancia e, forse, moglie di un Bonifacio di Agliano, si sia allora trasferita nell'Italia meridionale: dapprima lei stessa potrebbe aver avuto rapporti con l'imperatore, ma per ragioni cronologiche dovette essere la figlia di costei che, all'incirca negli anni 1230-32, attrasse con la sua bellezza l'interesse di Federico II, il quale ebbe da lei due figli: Costanza, nata appunto intorno al 1230 e andata sposa nel 1244 all'imperatore di Nicea, Giovanni Ducas Vataze, e Manfredi, venuto al mondo due anni dopo e ufficialmente indicato nelle fonti con il cognome Lancia (Lancea). Inspiegabilmente nessun cronista dichiara il nome di questa donna, ma è possibile che portasse il medesimo della madre, circostanza che avrebbe favorito la confusione tra le due figure. Rimarrebbe da spiegare perché a Bianca sia tradizionalmente applicato il cognome Lancia e non Agliano o Maletta (che secondo altri potrebbe essere stata la famiglia di provenienza); si è quindi supposto che Lancia fosse il cognome della madre di Manfredi: "ove, al contrario dell'imperatore, Bianca fosse stata libera"; se invece anche lei era sposata: "ciò costituirebbe una prova che lo fosse stata con un Lancia, e che i figli, comunque generati durante il suo stato coniugale, dovessero, fino ad attestazioni ex adverso (e cioè disconoscitive) attribuirsi al marito" (Palumbo, 1959, p. 121).

Una seconda questione giudicata "una delle più appassionanti che la storia presenti" (ibid., p. 49) e di grande rilevanza per le implicazioni che ne sono derivate, è costituita dai modi e dai tempi della successiva legittimazione di Manfredi. I suoi detrattori, appartenenti alla fazione papale antisveva, lo consideravano senza dubbio nato da una relazione adulterina e ritenevano discutibile la sua legittimazione, così che il cronista Saba Malaspina giudica per questo tanto più ammirevoli i risultati da lui conseguiti; al contrario il cronista di parte sveva Nicolò di Jamsilla dà per scontato e fuori discussione che Federico II e la madre di Manfredi fossero già legittimamente sposati prima del suo concepimento. Alla prova dei fatti non sembra dubbio che la nascita di Manfredi sia stata irregolare, anche se nel testamento dell'imperatore, nel quale si menzionano solo i figli legittimi, egli risulta citato e, sempre secondo Jamsilla, la madre fu dotata dell'honor di Monte Sant'Angelo tradizionalmente assegnato alle regine di Sicilia. Nei patti matrimoniali del 21 apr. 1247 con Beatrice di Savoia, Manfredi è ancora indicato con il cognome Lancia; si deve quindi ritenere che il matrimonio fra la L. e Federico II sia avvenuto dopo tale data e comunque poco prima della morte dell'imperatore (13 dic. 1250). Manfredi dunque non nacque legittimo, ma fu legittimato in un secondo tempo.

Tanto i fratelli Galvano e Federico Lancia, quanto Federico e Manfredi Maletta sono inoltre indicati nelle fonti come avunculi, ossia zii, di Manfredi; esiste dunque anche la possibilità che la madre appartenesse al casato dei Maletta: ora, si è concluso, "delle due una: o Bianca era realmente figlia di un marchese Lancia, di Busca, o di un conte di Agliano, dai castelli ch'erano il centro, e il titolo, dei feudi in Piemonte delle due famiglie imparentate fra loro, e allora essa avrebbe dovuto essere figlia, a sua volta, d'una Maletta, facendo salire d'un grado, nel tempo, il significato proprio di "avunculus"; oppure essa era dei Lancia, per essere entrata nella famiglia, sposa a uno dei figli del vecchio marchese Manfredi I o del marchese Bonifacio, e allora il suo proprio casato era Maletta" (Palumbo, 1959, p. 118).

Tale circostanza spiegherebbe anche il ritardato riconoscimento da parte dell'imperatore, la minore vicinanza a Manfredi dei consanguinei di Agliano e dei Semplice (Simplex) e la maggiore fiducia da lui attribuita a Galvano Lancia che, in mancanza sia del padre naturale (Federico II), sia di quello legale, divenne e rimase di fatto il tutore dello Svevo. Il fatto poi che egli fosse nato, oltre che irregolarmente, anche da una donna non libera, renderebbe più comprensibili i duri giudizi di condanna da parte del papa e dei cronisti antisvevi che lo chiamano "frutto di un peccato di adulterio, anzi d'incesto" e parlano di "riprovevole amplesso" (cfr. Ferro, p. 56), mentre Saba Malaspina lo dice "tanquam ex dampnato coitu derivatus" (p. 91).

Attendibile appare la parentela con Manfredi vantata nel '300 dai Tornielli di Novara e dai Landi di Piacenza, che risulta implicitamente provata dalle rispettive tradizioni familiari. Secondo le fonti (cfr. Fiori, p. 62) essa si spiegherebbe attraverso il matrimonio di due sorelle della L. con membri delle due casate.

Non è nota la data di morte della L. che può essere collocata poco dopo la metà del XIII secolo. Vi potrebbe essere, infatti, un'allusione alla sua figura nel 1252, quando Corrado IV impose l'esilio dal Regno ai membri della famiglia Lancia.

Fonti e Bibl.: Nicolaus de Jamsilla, Historia de rebus gestis Friderici II imperatoris, in L.A. Muratori, Rer. Ital. Script., VIII, Mediolani 1726, coll. 494-497, 574; Bartholomaeus de Neocastro, Historia Sicula, a cura di G. Paladino, in Rer. Ital. Script., 2a ed., XIII, 3, p. 2; A. Astesano, De eius vita et fortunae varietate carmen, a cura di A. Tallone, ibid., XIV, 1, pp. 79-81; P. Azario, Liber gestorum in Lombardia, a cura di F. Cognasso, ibid., XIV, 4, p. 49; Thomas Tuscus, Gesta imperatorum et pontificum, in Mon. Germ. Hist., Scriptores, XXII, Hannoverae 1872, pp. 517 s.; Die Chronik des Saba Malaspina, a cura di W. Koller - A. Nitschke, ibid., XXXV, ibid. 1999, pp. 90 s.; Annali genovesi di Caffaro e de' suoi continuatori, III, a cura di C. Imperiale di Sant'Angelo, in Fonti per la storia d'Italia [Medio Evo], XIII, Roma 1923, p. 189; L.A. Muratori, Antiquitates Italicae Medii Aevi, I, Mediolani 1738, col. 624; Iacobus Aquensis, Chronicon imaginis mundi, a cura di G. Avogadro, in Monumenta historiae patriae, Script., V, Augustae Taurinorum 1848, coll. 1573 s.; J.F. Böhmer, Regesta Imperii, V, 1, a cura di J.F. Böhmer - J. Ficker, Innsbruck 1881-82, nn. 4680a, 5553f, 13265b, 14118a; Salimbene de Adam, Cronica, a cura di G. Scalia, Bari 1966, pp. 296, 509, 635, 684; Historia diplomaticaFriderici secundi, a cura di J.-L.-A. Huillard-Bréholles, I, 1, Parisiis 1852, pp. CLXXXVI-CLXXXIX; C. Merkel, Manfredi I e Manfredi II Lancia. Contributo alla storia politica e letteraria italiana nell'epoca sveva, Torino 1886, pp. 166-183; G.G. Lanza del Vasto, Lancia, in Enc. Italiana, XX, Roma 1933, pp. 486 s.; P.F. Palumbo, Contributi alla storia dell'età di Manfredi, Roma 1959, pp. 49 s., 93, 117-122, 142; L. Vergano, Agliano, Giordano, in Diz. biogr. degli Italiani, I, Roma 1960, p. 403; F. Cognasso, Il Piemonte nell'età sveva, Torino 1968, pp. 767 s.; E. Pispisa, Nicolò di Jamsilla. Un intellettuale alla corte di Manfredi, Soveria Mannelli 1984, pp. 82-86; P.F. Palumbo, Città, terre, famiglie dall'età sveva all'età angioina, Roma 1989, pp. 53, 103, 168 s., 173, 200, 276; E. Pispisa, Il regno di Manfredi…, Messina 1991, pp. 13 s., 19, 31, 33, 37, 49, 228; A. Barbero, I signori di Canelli fra la corte di re Manfredi e gli Ordini monastico-cavallereschi, in B. L. d'Agliano. Fra il Piemonte e il Regno di Sicilia. Atti del Convegno, Asti-Agliano… 1990, a cura di R. Bordone, Alessandria 1992, p. 227; N. Ferro, Chi fu B. d'Agliano, ibid., pp. 55-80; E. Voltmer, I collaboratori piemontesi di Federico II e di Manfredi, ibid., pp. 23-37; A. Wolf, La discendenza di B. L. e di Federico II. Töchterstämme degli Svevi di Sicilia in Europa e la dominazione d'Italia, ibid., pp. 91-119; G. Fiori, I "parenti" piacentini di Federico II di Svevia, in Boll. stor. piacentino, XCII (1997), pp. 49-71.

CATEGORIE
TAG

Federico ii di svevia

Imperatore di nicea

Italia meridionale

Beatrice di savoia

Salimbene de adam