BERNARDO da Siena, detto Illicino

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 9 (1967)

BERNARDO da Siena, detto Illicino (Bernardo Lapini da Montalcino)

Cesare Vasoli

Figlio di un celebre medico senese, originario di Montalcino, Pietro Lapini, e detto appunto, per soprannome, Illicino o Ollicino, B. nacque, probabilmente a Siena, intorno al 1430 (cfr. Ricci, p. 421-22). Come il padre, si dedicò allo studio della medicina, non sappiamo se a Siena o altrove, ma forse negli Studi dell'Italia settentrionale ove il padre fu, a lungo, professore. Notizie, non confermate da una sicura documentazione, affermano che egli fu medico alla corte milanese, ove del resto già Pietro Illicino aveva esercitato la sua professione. Sappiamo però con esattezza che B. nel 1458 viveva a Siena, poiché il suo nome figura nell'elenco dei "provveditori di Biccherna" per quell'anno (Arch. di Stato di Siena, Perg. Osp., ad annum, ms. B. 64); sappiamo altresì che vi si trovava ancora nel 1460,quando insegnava medicina presso lo Studio senese (Ibid., Conc. Del., 563,c. 2). Tuttavia, il 15 agosto di quell'anno B. rinunziò alla proposta di condotta presso quello Studio come lettore di medicina ordinaria, per recarsi a Mantova, come medico della corte dei Gonzaga (Ibid., 611, c. 41).

Nel 1464 B. si sposò in Siena con Marianna di Aldobrandino Nini, dalla quale doveva avere poi due figli, Pietro e Aldobrandino, e due figlie, Andromeda e Ortensia. Il suo nuovo soggiorno senese non durò però oltre il 1468, poiché l'anno successivo (1469) egli era sicuramente a Ferrara, professore di medicina in quello Studio. Anzi B. figura nell'elenco dei maestri ferraresi creati nobili o cavalieri il 1° febbr. 1469 dall'imperatore Federico III, durante il suo passaggio dalla città padana (Diarium Ferrariense, in L. A. Muratori, Rerum Ital. Script., XXIV, Mediolani 1738, col. 218).

L'insegnamento ferrarese di B. non dové svolgersi senza contrasti e difficoltà, se lo stesso Borso d'Este fu costretto ad intervenire per difendere il buon nome e gli interessi del medico senese, ricevendo, tra l'altro, un caldo ringraziamento da parte delle magistrature della Repubblica senese (Augustini Dathi Opera,V,Venetiis 1516,f. CXLII); nondimeno i rapporti tra B. e la corte di Ferrara si mantennero sempre ottimi, come dimostra l'aver egli dedicato a Borso d'Este il proprio Commento ai Trionfi del Petrarca.

Un documento senese informa anche di una ambasceria svolta da B., in nome della Repubblica, presso il pontefice Sisto IV (Arch. di Stato di Siena, Conc. Del., 637,c. 31); e certamente B. era tornato di nuovo nella sua città nel 1474, quando il suo nome appariva nuovamente nell'elenco dei "provveditori di Biccherna" per quell'anno (Ibid., Reg. Osp., ad annum, ms. B. 65). Un'altra fonte di notizie preziose per la sua biografia, relativamente a questi ultimi anni, è costituita dall'Epistolario del cardinale Iacopo Ammannati Piccolomini (Epistolae et Commentarii, Milano 1506, pp. 252, 259, 276). Questi, infatti, tra il dicembre del 1472 e l'aprile del 1474, gli inviò cinque lettere molto amichevoli, nelle quali si allude a particolari circostanze della vita intima del medico senese e alla sua attività di poeta.

Dopo il 1474 non si hanno più notizie documentate relative alla vita di B.; nel 1475 tuttavia veniva pubblicata a Bologna la prima edizione del Commento ai Trionfi (cfr. Hain, 12786), opera che ebbe allora un grande successo e, poi, la fortuna di numerose edizioni già prima della fine del secolo (Venezia 1478, 1481, 1484, 1488 [due], 1490 e 1492 [due]; Milano 1494 [due]; Venezia 1494, 1497, 1500) per venir nuovamente ristampata in diverse edizioni cinquecentesche delle Rime del Petrarca (Venezia 1513, 1515, 1519, ecc.).

Il commento ai Trionfi è uno scritto che rivela, oltre i gusti letterari, anche gli interessi medici e scientifici di B., come dimostrano le pagine dedicate a spiegare la natura e l'origine del sonno ed un largo excursus in difesa della nobiltà della medicina e del suo primato nei confronti delle altre "arti" (ora edito nuovamente in E. Garin, La disputa delle arti nel Quattrocento, Firenze 1947, pp.103-107), ove B. riprende un tema largamente dibattuto dalla letteratura quattrocentesca.

B., della cui attìvità di medico non resta alcuna testimonianza scritta, fu, inoltre, autore di varie opere letterarie, in versi e in prosa, non prive d'interesse.

I suoi versi sono conservati nel cod. Palat.187 della Bibl. Naz. di Firenze (L. Gentile, I codici palatini, I, Roma 1889, p. 198) che contiene dodici sonetti (cinque dedicati a Pio Il), quattro canzoni e tre capitoli (due sotto forma di Trionfi della Fortuna e della Frode). Il terzo capitolo, contenuto anche nel cod. 1739 della Bibl. Univ. di Bologna (G. Rossi, in Il Propugnatore, n.s., VI [1893], 2, p. 112 ss.), fu però attribuito dal Volpi (La vita e le rime di Simone Serdini, in Giorn. stor. della lett. ital., XV [1890], p. 45) al Saviozzo o ad Antonio di Meglio. Un capitolo ed alcuni sonetti attribuiti a B. sono inoltre raccolti nel cod. Vat. Chigiano, M. V. 112 (antico 411); alcuni di questi componimenti figurano anche in un'edizione veneziana di Rime del 1508 come opera di Agostino Urbinate. Altri quattro sonetti e una canzone furono editi insieme con la Vita di Madonna Onorata, pubblicata a Milano da G. Vallardi nel 1843, che, nella prefazione, raccolse varie notizie sulla vita e gli scritti di Bernardo.

La sua attività di narratore è testimoniata da due operette che sono certo quanto di meglio egli abbia scritto: la Vita di Madonna Onorata e l'Opera delettevole e nuova di gratitudine e liberalità (più nota come Storia di Angelica Montanini), edita a Siena nel 1511, poi a Venezia nel 1513, 1515 e 1611. La Storia di Angelica Montanini, che è una narrazione delicata ed elegante e non sfigura a confronto del tono generale della narrativa quattrocentesca, venne nuovamente pubblicata in età moderna nelle Novelle otto (sotto la data di Londra 1790), nelle Novelle di autori senesi (Milano 1815), nella Raccolta di narratori italiani (Firenze 1833),in Scelte novelle antiche e moderne (Milano 1832), nella Raccolta di novellieri italiani. Novelle di alcuni autori fiorentini e novelle di alcuni autori senesi (Torino 1853) e, sotto il titolo di Novella di Anselmo Salimbeni e Angelica Montanini, a Lucca nel 1870. Piùrecentemente è stata ripubbl. da E. Fatini nelle Novelle del Quattrocento, Torino 1929 e 1944, pp. 277-393.

Bibl.: G. M. Crescimbeni, L'istoria della volgar poesia, II, 2, Roma 1698, pp. 294-95; F. S. Quadrio. Dell'istoria e ragione di ogni poesia, II, Milano 1741, p. 186; G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, VI, 2, Modena 1790, pp. 862 s.; G. Papanti, Catalogo dei novellieri italiani, I, Livorno 1871, p. 193; A. Liberati, Medaglie senesi: Bernardo Lapini, in Misc. senese di erudiz. stor., VI(1903), 30; A. Ricci, Canzonieri senesi della seconda metà del Quattrocento, in Bull. senese di storia patria, VI(1899), pp. 415-421, 428-436; L. Di Francia, La Novellistica, I, Milano, 1921, pp. 438-441; V. Rossi, Il Quattrocento, Milano 1956, pp. 199-200; E. Golenistcheff-Koutouzoff, La première traduction des "Triomphes" de Pétrarque en France, in Mélanges Hauvette, Paris 1934, pp. 108-112; E. Garin, introd. alla Disputa delle arti…, cit. pp. XVII-XVIII; A. Garosi, Siena nella storia della medicina, Firenze 1958, pp. 220, 269-270; L. Hain, Rep. Bibl…, nn. 12762, 12767, 12776, 12786-12788; W. A. Copinger, Supplemento to Hain's Rep. bibl., nn. 4706 s.; Ind. gen. d. Incunaboli d. Bibl. d'Italia, nn. 7543, 7545, 7547, 7551-7559.

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