BERNARDO da Bologna

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 9 (1967)

BERNARDO da Bologna (al secolo Floriano Toselli)

Giuseppe Pignatelli

Nacque a Bologna il 17 dic. 1699, da Bartolomeo e da Teodora Castelli. Dopo aver studiato nel collegio Panolini di Bologna, vestì l'abito dei frati minori cappuccini il 2 luglio 1717 e l'anno seguente fece la solenne professione. Nel 1729 divenne lettore di teologia morale a Ravenna e nel 1734 fu promosso alla cattedra di teologia dogmatica nel convento cappuccino di Bologna. Fu eletto definitore provinciale nel 1737 e nello stesso anno pubblicò a Venezia un Manuale confessariorum Ordinis Capuccinorum, che ebbe subito altre due edizioni, a Palermo nel 1739 e a Venezia nel 1740.

L'opera fu posta all'Indice con decreto dell'11 sett. 1741 a causa di due proposizioni che non erano compatibili con i nuovi orientamenti che il pontificato di Benedetto XIV aveva impresso alla disciplina della Chiesa: la prima, rispondendo negativamente alla domanda "an possit quis (capuccinus) confiteri extra ordinem" (1 ed., pp. 28-33), sosteneva ancora quella serie di privilegi particolari degli Ordini religiosi, che li faceva diventare corpi autonomi nell'organizzazione ecclesiastica; la seconda, riguardante la violazione della clausura nei conventi femminili (ibid., pp. 90-94), dava adito ad interpretazioni lassistiche: stabilito, infatti, che tale infrazione è peccato soggetto a riserva, B. distingue quando questo avviene "ad malum finem" da quando non c'è tale malizia: nel secondo caso l'assoluzione può esser data da un confessore ordinario. Affermazione ritenuta pericolosa, tanto che nel 1742 Benedetto XIV stimò di dover ricordare nella costituzione Salutare che i violatori della clausura femminile "etiamsi non ad malum finem" sarebbero incorsi nella immediata scomunica "soli Pontifici reservatam". B. rimediò prontamente con una nuova edizione (Modena, 1745), in cui si sottoponeva a sopprimere le parti incriminate e a ricordare le nuove disposizioni.

B. scrisse, quindi, un manuale di teologia dommatica in quattro volumi, l'Institutio theologica iuxta omnia fidei dogmata et Doctoris subtilis scholastico nervo instructa, Venetiis 1746, usato nelle scuole dell'Ordine.

L'opera, ispirata alle dottrine scotiste, cerca di mantenersi in equilibrio fra le opposte fazioni teologiche del tempo. Dicendosi seguace di s. Agostino nella dottrina della predestinazione, B. combatte i semipelagiani e sostiene la dannazione dei bambini morti senza battesimo, ma in polemica con i giansenisti afferma che Gesù Cristo è morto per tutti gli uomini e non solo per gli eletti; annacquando poi il suo agostinismo, dopo aver affermato la gratuità della predestinazione alla grazia, sostiene, contro anche i tomisti, che la predestinazione alla gloria "non est mere gratuita, verum ex praevisis meritis, quatenus supponit cooperationem hominis ad gloriam de facto obtinendam" (I, p. 187). Comunque la grazia divina è ritenuta da lui necessaria per raggiungere la salvezza eterna, ma anche senza di essa gli uomini giusti o ingiusti, fedeli o infedeli, possono compiere delle opere buone naturali (I, p. 232). Nella controversia morale, avversando i tuzioristi e i probabilisti, B. segue il probabiliorismo (II, pp. 152 s.), ma poi inclina ad accettare la dottrina che il solo atto di attrizione sia sufficiente, nel sacramento della penitenza, ad ottenere la remissione dei peccati (IV, pp. 200-203). Nel terzo volume (De Christi Ecelesia et de Romano Pontefice) si schiera con i più accaniti sostenitori dell'autorità papale: stabilito il principio del primato universale del vescovo di Roma, ne ricava che il potere di giurisdizione dei singoli vescovi deriva da lui, che il papa è superiore al concilio e che è infallibile quando parla ex cathedra.

Opera di erudizione è la Bibliotheca scriptorum Ordinis minorum s. Francisci Capuccinorum, Venetiis 1747, ancora oggi utile fonte di notizie sugli autori cappuccini. Nelle Lezioni sopra la regola dei frati minori di s. Francesco,Modena 1749, B. si mantiene attaccato ad uno stretto rigorismo, proponendosi di "non voler aver riguardo ai tempi presenti", nel commentare la regola: la rilassatezza, secondo lui, proviene da "un certo modo di teologizzare, il quale d'ogni ragione si contenta" (p. 15), chiara allusione al probabilismo molinistico. è contro la fastosìtà delle chiese, contro la frequenza dei religiosi ai teatri, per la semplicità e assoluta povertà dell'abito; sostiene che perfino i libri devono essere di proprietà comune dei frati. La polemica è diretta principalmente contro il conventuale Antonio Lucci, vescovo di Bovino, autore delle Ragioni storiche co' quali dimostrasi tutt'i Santi, e Beati de' primi due secoli francescani appartenere a' soli Padri conventuali, Napoli 1740. Dal 1750 al 1753 B. venne inviato nel convento di Malta, dove ricoprì la carica di custode; nel 1754, tornato nella provincia di Bologna, venne eletto vicario provinciale; poi per tre anni fu guardiano del locale convento, fino a quando, nel 1758, verme inviato a Milano come commissario generale. Raccolse poi in un grosso volume, ad uso degli scrittori ed oratori sacri, le frasi più eleganti ed efficaci della Sacra Scrittura, ordinandole per argomento (Phrasarium Sacrae Scripturae scriptoribus et oratoribus sacris opportunum, Venetiis 1761). Pubblicò, ancora a Venezia, nel 1766, un trattato filosofico in tre volumi, violenta requisitoria contro tutta la filosofia moderna, da Cartesio a Leibniz, da Wolf a Newton, a Gassendi: la Institutio philosophica praemittenda theologiae, nunc Aristotelis et Ioannis Duns Scoti a cumine structa, nunc recentioribus considerationibus aucta, semper autem naturae lumine parta. Dello stesso anno è un opuscolo polemico, la Lettera al Maresciallo di Keit sopra il vano timor della morte e lo spavento di un'altra vita, del filosofo di Sans-Souci, dee leggersi Sans-Foy, con una ammonizione contro altri simili libri, Bologna 1766, in cui sostiene l'utilità del timore del castigo divino per il cristiano, come il timore del castigo del principe per il cittadino, contro la moralità "stoica" dei filosofi: nelle ultime pagine dell'operetta B. confuta le tesi febroniane sulla dottrina dei poteri nella Chiesa.

Eletto frattanto nuovamente guardiano, a Bologna, B. esercitò tale ufficio fino a due mesi prima della morte, che lo colse il 19 febbraio 1768.

Fonti e Bibl.: Bernardo da Bologna, Bibliotheca scriptorum Ordinis minorum s. Francisci Capuccinorum, Venetiis 1747, pp. 251 s.; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 2, Brescia 1760, pp. 1462 s.; G. Fantuzzi, Not. degli scrittori bolognesi, II, Bologna 1782, p. 94 s.; Sigismondo da Venezia, Biogr. Serafica…, Venezia 1846, p. 785 s.; F. H. Reusch, Der Index der verbotenen Bücher, Bonn 1855, p. 433; H. Hurter, Nomenclator literarius theologia catholicae, V, Oeniponte 1912, col. 6 s.; G. G. Sbaraglia, Suppl. et castigatio ad Scriptores trium Ordinum s. Francisci…, Roma 1936, p. 200; G. Casati, L'Indice dei libri proibiti, III, Milano-Roma 1939, p. 42; Felice da Mareto, Tavole dei capitoli generali dell'Ordine dei FF. MM. Cappuccini, Parma 1940, p. 226; Melchior a Pobladura, Historia gen. Ordinis Fratrum minorum Capuccinorum, I, 2, Romae 1948, pp. 72, 325, 329 sg., 335, 351, 374, 402; II, 2, p. 421; Donato da S. Giovanni in Persiceto, Biblioteca dei Frati min. capp. della Prov. di Bologna, (1535-1946), Budrio 1949, pp. XVII-XX, XXI, 90-98.

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