ZENDRINI, Bernardino

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 100 (2020)

ZENDRINI, Bernardino

Massimo Castellozzi

Nacque a Bergamo il 6 luglio 1839 dalla pavese Angela Pasi e da Andrea, medico appartenente a una famiglia originaria della Valle Camonica, che annovera un Bernardino Zendrini idraulico e ingegnere vissuto fra i secoli XVII e XVIII. Il padre, studente a Pavia e affiliato alla Carboneria, partecipò ai moti rivoluzionari piemontesi, essendo perciò condannato nel 1823 a tre anni di carcere: il fatto sarà ricordato con vibrata partecipazione nel poemetto Il mio Dante del 1865.

Avviato agli studi ginnasiali nel 1849, nel luglio del 1852 fu mandato in Svizzera nel Collegio Commerciale di Männedorf, dove rimase fino al dicembre dell'anno successivo; da lì passò a Zurigo, prima come studente della scuola Cantonale, poi presso un istitutore privato. Nella primavera del 1855 fece ritorno a Bergamo per completare gli studi liceali. Del 1856 è la sua prima pubblicazione, una Grammatica tedesca con versioni (Milano 1856), della quale dispose tuttavia l'immediato ritiro temendo che gli procurasse la nomea di austriacante. Nel 1857 si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Pavia, ottenendo un posto al Collegio Ghislieri. Del 1858 è il primo saggio critico, Due parole intorno il dramma di Luigi Giuseppe Vallardi "La contessa di Cellant", dedicato «alla memoria di Federico Schiller». Nel 1859 pubblicò il «canto» Napoleone I o Il voto a Sant'Elena, un poemetto d'impronta manzoniana inneggiante alla «redentrice opra» dell'imperatore. Seguirono, nel 1860, il «canto» Celebrandosi esequie solenni ai caduti per la causa d'Italia e, nel 1861, l'elegia funebre di Ippolito Nievo Poeta soldato e naufrago. Nel 1860 inoltre, Zendrini oppose le sue rimostranze all'abate rettore del Ghislieri, che malgrado l'annessione della Lombardia al Piemonte continuava ad essere regolato secondo lo statuto pre-unitario; ne fu espulso. Scrisse allora la sua Apologia, un opuscolo di oltre cento pagine in cui esibiva la propria erudizione letteraria, dagli antichi ai romantici, e la sua fede patriottica e liberale. Terenzio Mamiani, allora ministro della pubblica istruzione, dispose pertanto la sua riammissione in Collegio, provvedendo anzi a riformarne l'ordinamento. Alla morte di Cavour fu incaricato dagli studenti pavesi di pronunciare un discorso: le Parole dette nelle esequie del conte di Cavour (Pavia 1861), che Carducci giudicò «improntate di caldo affetto e procedenti da bello ingegno e di buoni studi nutrito» (La Nazione, 18 giugno 1861, in Carducci, 1891, p. 26). In agosto si laureò con una tesi intitolata Religione e Stato (Pavia 1861), in cui propugnava una radicale riforma del clero; le idee «democratiche e mezzo rivoluzionarie» (Epistolario, 1886, p. 20), come scriveva alla madre, che vi erano esposte, gli erano derivate soprattutto dall'amicizia e dal magistero del filosofo Ausonio Franchi (Cristoforo Bonavino), allora professore di logica a Pavia.

Dopo le vacanze estive passate a Pegli, in autunno gli venne assegnata una supplenza in lettere presso il liceo di Bergamo e l'anno seguente fu trasferito al liceo di Como, ove rimase fino al 1865. Nel 1863 diede alle stampe il Saggio di traduzione dei canti di Heinrich Heine dedicandolo, come le successive versioni, all'amico e già noto traduttore di Heine Tullo Massarani. Del 1864 è la plaquette dei Versi, costituita da Ripassando il Reno, un omaggio alla Lorelei heiniana, e da I due tessitori, che Aleardo Aleardi salutò come «canto di poeta vero», tale da fargli ravvisare nell'autore il suo «erede» (A. Aleardi, Epistolario, Verona-Padova 1879, p. 226). Dello stesso anno sono anche le ottave Nel centenario di Shakespeare e Torquato Tasso o la Musa celeste e, del 1865, la «ghirlanda di canti» Per il centenario di Dante. Data inoltre ai primi mesi del 1864 la collaborazione di Zendrini al periodico scapigliato Figaro, diretto da Arrigo Boito ed Emilio Praga che gli dedicò Egloga in Penombre (1864). Oltre a pubblicarvi alcune versioni di Heine, vi si interrogò sul valore della poesia contemporanea, bollando tuttavia in privato di sconvenienza «di pensiero e di stile» (Epistolario, 1886, p. 109) le poesie di Praga, del quale rifiutava soprattutto l'anti-manzonismo, e finendo in seguito per opporsi allo zolismo e alla moda di una «letteratura postribolare» (lettera ad Angelo De Gubernatis del 28 febbraio 1878) della quale lo riteneva responsabile. Sostanzialmente negativi furono anche i giudizi che riservò sulla Nuova Antologia, rispettivamente nel maggio del 1872 e nel giugno del 1873, alla commedia Nerone di Pietro Cossa e al romanzo storico di Giuseppe Rovani La giovinezza di Giulio Cesare. Zendrini, inoltre, fu «molto amico» (Barbiera, 1895, p. 299) della contessa Clara Maffei, di cui frequentò il noto salotto milanese che ospitava i maggiori esponenti della Scapigliatura.

Nel 1865 pubblicò a Milano la sua prima traduzione di Heine col titolo Canzoniere, suddivisa in due parti: la prima consta del Libro dei canti (Buch der Lieder), la seconda delle Nuove Poesie (Neue Gedichte) e di alcune liriche tratte dagli Zeitgedichte e dal Romanzero. Nell'autunno del 1865 passò al liceo di Ferrara dove, nel marzo 1866, lesse una Commemorazione di Ariosto e, nel novembre, compose le sestine dedicate a Lissa, raccolte in una seconda plaquette di Versi (Padova 1867). Licenziata in febbraio, nel 1867 usciva inoltre a Milano la seconda edizione del Canzoniere che, malgrado la revisione di numerosi testi, non presentava tuttavia significative variazioni stilistiche rispetto alla precedente. In quel momento Cesare Correnti, in qualità di ministro della pubblica istruzione, istituiva una cattedra di lingue e letterature germaniche all'Università di Padova, chiamando a ricoprirla Zendrini, che vi si insediò tenendo una Prelezione (8 maggio) in cui assolveva, fra l'altro, al compito politico di una riconciliazione fra le civiltà italiana e tedesca.

Nel luglio del 1868 si recò in Germania per incontrare il letterato italianista e futuro premio Nobel Paul Heyse, «l'amico geniale, il fratello, il poeta che amo e venero» (Epistolario, 1886, p. 118), come gli scriveva il 31 dicembre 1867, con cui aveva avviato una corrispondenza che sarebbe durata fino alla sua morte. Heyse contribuì significativamente al successo della traduzione heiniana e alla fama poetica in Germania di Zendrini (che gli diede peraltro un risolutivo apporto nella traduzione tedesca di Giuseppe Giusti, uscita a Berlino nel 1875), affidando a sette poesie dell'amico la chiusura della sua Antologia dei moderni poeti italiani (Stoccarda 1869), pubblicata in italiano. Seguì la plaquette per le nozze di Zendrini in cui Heyse gli offriva la traduzione di cinque poesie (Gedichte, Monaco 1878), poi confluite nella raccolta Verse aus Italien (Berlino 1880) accanto a versioni da Vittorio Imbriani, Giosue Carducci, Igino Ugo Tarchetti e Olindo Guerrini (con lo pseudonimo di Lorenzo Stecchetti). Del 1868 è inoltre l'ode Alla futura regina, tradotta in tedesco da Julius Schanz (Der Kuenftingen Kœnigin, Dresda 1868), conosciuto negli anni comaschi e vicino a Heyse e al circolo letterario di Monaco, che pure tradusse un'antologia di versi di Zendrini col titolo Gedichte (Lipsia 1875).

Del 1871 sono le Prime poesie, in cui sono raccolti i versi composti dal 1859 e pubblicati dal 1861. Rivolgendosi a Zendrini nell'epodo A un heiniano d'Italia, apparso su Il Mare del 7 luglio 1872, Carducci le definiva «canzonette [...] assettatuzze e matte ed isgrammaticate borghesemente», mentre tacciava la sua traduzione da Heine di «trascurataggine» e «slombataggine» (Conversazioni e divagazioni heiniane, in Carducci, 1888, p. 9). Zendrini rispose con il lungo saggio Enrico Heine e i suoi interpreti, uscito sulla Nuova Antologia tra il dicembre 1874 e il febbraio 1875, nel quale non solo accusava Carducci di aver ridotto il poeta di Düsseldorf a un «Giove fulminatore» (Enrico Heine, 1875, p. 3) e di averne abbracciato esclusivamente il presunto anticlericalismo, ma censurava anche le Nuove Poesie (1873), prive, secondo lui, di quella naturalezza espressiva di cui modernamente erano depositari soltanto Alessandro Manzoni e Giusti. La replica giunse in una «noticina» alla seconda edizione delle Nuove Poesie (1875), in cui Carducci riaffermava il carattere oleografico della poesia di Zendrini, e in Critica e arte, ove  gli rimproverava di scambiare il mito romantico di una tanto ricercata lingua «popolare» per «il cicaleccio dei salottini e la linguetta delle donne borghesi» (Carducci, 1890, p. 250).

Nel 1876 dismise la cattedra patavina per assumere quella di lingua e letteratura italiana presso l'Università di Palermo; il 19 novembre vi tenne il «discorso inaugurale» Della lingua italiana, nel quale, partendo dai presupposti romantici già formulati nella polemica con Carducci e ribaditi nel saggio Petrarca e Laura (Milano 1875), illustrava la propria adesione alle tesi linguistiche di Manzoni.

Il 22 luglio 1878 sposò la figlia del pastore della comunità evangelica di Bergamo, di origini zurighesi, Bettina Kitt, dalla quale un anno dopo nacque il figlio Paolo, così chiamato in omaggio a Paul Johann Ludwig Heyse.

Nel novembre 1878 licenziò la Prefazione alla terza edizione del Canzoniere (Milano 1879), in cui teorizzava come necessaria la fedeltà all'originale, da perseguire con adeguate risorse linguistiche lontane da ogni tentazione di aulicità; ne conseguì una profonda rielaborazione formale rispetto alle precedenti versioni, che gli valse anche la postuma riabilitazione, come traduttore, da parte di Carducci (Dieci anni a dietro, 1880).

Morì di vaiolo il 7 agosto 1879 a Palermo, dove fu sepolto nel cimitero acattolico dei Rotoli.

Opere

Enrico Heine e i suoi interpreti, Firenze 1875; Prefazione, in E. Heine, Canzoniere, Milano 1879; Opere complete, I-III, Milano 1881-82; Epistolario, Milano 1886.

Fonti e bibliografia

Archivio di Stato di Bergamo, Stato civile italiano, Matrimoni, 1878. Per gli autografi epistolari: Bergamo, Biblioteca Civica, Carteggi, 35 R 1-8; Milano, Biblioteca nazionale Braidense, Carteggio Bodio, 2523/1-2; Padova, Biblioteca universitaria, Carteggio Leoni, ms. 2291/III. A. De Gubernatis, B. Z., Firenze 1875; P. Locatelli, Il prof. B. Z. Necrologio, in Bergamo ossia notizie patrie. Almanacco per l'anno 1880, s.n.t., pp. 57-83; G. Pizzo, B. Z., in Nuova Antologia, XXII (1880), pp. 692-730; E. Zerbini, Commemorazione di B. Z., in Atti dell'Ateneo di Scienze, Lettere ed Arti di Bergamo, V (1881), pp. I-XXVII; R. Barbiera, Mondo Sereno. Schizzi letterari e biografici, Cesena 1883, pp. 360-380; T. Massarani, B. Z. nella vita e nell'arte, in Id., Saggi critici, Firenze 1883, pp. 231-298; E. Panzacchi, B. Z., in Id., Critica spicciola, Roma 1886, pp. 129-139; G. Carducci, Studi, saggi e discorsi, Bologna 1888, p. 9; Id., Confessioni e battaglie, Bologna 1890, p. 250; Id. Ceneri e Faville. Serie prima, Bologna 1891, p. 26; R. Barbiera, Il salotto della contessa Maffei, Milano 1895, p. 299; B. Croce, La letteratura della nuova Italia, I, Bari 1914, pp. 218-221; G. Donati-Petteni, Un avversario del Carducci, in La Rivista di Bergamo, XXII (1923), pp. 1130-1138; B. Pinchetti, La lirica italiana dal Carducci al D'Annunzio, Bologna 1928, pp. 184-199; C. De Martino, Cento anni dalla nascita di B. Z., in La rivista di Bergamo, XVIII (1939), pp. 520-525; Poeti minori dell'Ottocento, a cura di L. Baldacci - G. Innamorati, II, Milano-Napoli 1958, pp. 1239-1242; N. Criniti, A proposito di B. Z. (ed, incidentalmente, di Gaston Boissier) in Aevum, V (1967), pp. 550-553; G. Mariani, Storia della Scapigliatura, Caltanissetta-Roma 1967, pp. 84-91, 715-717; L. Bolzoni, Formalismo e conformismo di B. Z. e Arrigo Boito, in Il Secondo Ottocento. Lo Stato unitario e l'età del Positivismo, VIII, Bari 1975, pp. 341-350; A. Manetti, B. Z. a cento anni dalla morte, in Atti dell'Ateneo di Scienze Lettere ed Arti di Bergamo, XLI (1981), pp. 130-160; La pubblicistica nel periodo della scapigliatura, a cura di G. Farinelli, Milano 1984, ad ind.; F. Massa, B. Z e la Germania, in Studi di letteratura tedesca. Problemi di ricezione e altri saggi, a cura di M. F. Frola, Milano 1990, pp. 109-128; A. Di Benedetto, Traduttori italiani di Heine nell'Ottocento: Del Re, Nievo, Z., Carducci, in Giornale storico della letteratura italiana, CLXXIX (2002), pp. 361-388; La poesia scapigliata, a cura di R. Carnero, Milano 2007, pp. 291-293; Kulturelle Mittlerschaft. Paul Heyse und Italien, a cura di R. Bertazzoli - C. Grube - G. Och, Würzburg 2016 (in partic. M. Rubino, Das italienische Vaterland mit deutschem Geist durchdringen. Paul Heyses Freund B. Z., pp. 59-66; N. Barrale, Paul Heyse übersetzt B. Z., pp. 67-74).

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