CAPITELLI, Bernardino

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 18 (1975)

CAPITELLI, Bernardino

Alberto Cornice

La data di nascita di questo pittore e incisore senese, già indicata dal Ticozzi intorno al 1570, fu precisata al 1589 dal Romagnoli che aveva trovato all'anno 1639 la registrazione della morte del C. all'età di cinquant'anni.

Il nome dell'artista compare per la prima volta in un documento dell'anno 1626 in relazione ad una pala d'altare raffigurante la Crocifissione che la Compagnia laicale di S. Rocco aveva in animo di far eseguire per la propria sede (oggi oratorio della contrada della Lupa, in via di Vallerozzi) e per la quale erano stati proposti vari pittori: nella deliberazione della Compagnia del 24 maggio di quell'anno gli artisti proposti vengono messi ai voti, e il C. risulta secondo dopo I. Casolani (che nel 1629 eseguì la tela, raffigurante S. Carlo Borromeogenuflesso davanti a un quadro del Crocifisso) e prima dei pittori senesi N. Tornioli, G. P. Pisani e S. Salimbeni. L'anno successivo (1627) il C. doveva già trovarsi a Roma al servizio del cavalier Cassiano del Pozzo (da lui conosciuto, stando al Romagnoli, in Siena fin dal 1611), al quale il pittore senese G. B. Giustammiani, detto il Francesino, indirizza una lettera, il 7 marzo, per raccomandargli l'amico Capitelli. Questa lettera (in Borghesi-Banchi, p. 637) è assai interessante anche perché in essa si dice che il C., "giovane d'ingegno e di azione e di maniera" e amante della musica, "fu scolare di Messer Alessandro Casolani, finché visse [questi era morto nel 1606] e dipoi di M. Rutilio Manetti". Questi sono dunque i maestri sui quali il C. fondò la sua formazione artistica: ai quali si deve aggiungere, poiché ne è evidente l'influsso nelle poche opere superstiti, V. Salimbeni. Del resto a un alunnato presso il Salimbeni fa cenno anche il Romagnoli, che tra l'altro ci fa sapere che nel 1634 il C. si trovava ancora, o nuovamente, a Roma, sempre al servizio di Cassiano del Pozzo. Del C. non si conoscono altri elementi biografici sicuri, salvo le date legate ad alcune delle sue opere, fino alla morte che avvenne l'11 marzo 1639 (il 23 per il Brandi); l'artista dimorava allora nella parrocchia di S. Pietro a Ovile. Fu sepolto nella cattedrale con solenni onoranze.

Delle pitture del C. giunte fino a noi la più antica, stando al Romagnoli (cc. 313s.), dovrebbe essere quella eseguita nel 1619in collaborazione con il Manetti sul prospetto interno dell'arco del ponte di Romana, più esattamente denominato come porta di S. Maurizio, già facente parte della seconda cinta delle mura senesi. Si tratta di un affresco, ormai quasi del tutto scomparso, dipinto entro tre archi pensili sul lato prospettante la via di Pantaneto, raffigurante al centro la Trinità e ai lati S. Girolamo e S. Maurizio (quest'ultimo erroneamente indicato anche come S. Vittore o S. Martino). Il C.ebbe poi parte nella decorazione delle pareti dell'oratorio di S. Antonio abate, oggi dell'Arciconfraternita di Misericordia, dipingendo su tela alcune lunette che di solito non vengono chiaramente indicate, mentre di esse due sono specificamente riferite all'artista: quella raffigurante il Transito di s. Antonio abate (Brogi, ma dubitativamente) e quella con Il santo morto scoperto dai leoni (Faluschi; Nuova guida, 1822;Romagnoli; Brogi). Gli viene pure generalmente attribuita (tranne che dal Brogi, che pensa alla scuola di F. Rustici) una grande tela rappresentante la Crocifissione nella chiesa inferiore di S. Giuseppe, ora sede della contrada Capitana dell'Onda. Varie fonti fanno poi cenno ad altre opere: una Madonna del Rosario nella chiesa della Compagnia della Madonna delle Nevi in Valli (del 1623, secondo il Romagnoli, c. 314);una Visione di s. Filippo Benizi nella chiesa di S. Clemente ai Servi (per il Romagnoli opera invece di R. Vanni); affreschi in una stanza e varie tele nella casa Turellini presso S. Vigilio; affreschi con S.Caterina,s. Bernardino e angeli nella villa Sergardi a Viteccio; una Madonna nella pieve di S. Giovanni Battista a Corsano, e vari altri dipinti di cui non resta traccia.

Maggior fama, almeno nell'ambiente senese, conseguì il C. come incisore, anche se una gran parte dei suoi lavori non scaturì da un disegno personale ma non fu altro che la trasposizione grafica di opere di pittori senesi e non senesi, o di testimonianze dell'antichità classica quali sarcofagi e bassorilievi e, nel 1627, le Nozze Aldobrandini. Tra le incisioni dell'artista dobbiamo ricordare in primo luogo quelle derivate da invenzioni del Manetti: una Maddalena assistita dagli angeli (1627), dodici Storie della vita di s. Bernardino (1635), Erodiade riceve la testa del Battista (1635), Circoncisione (1636), Riposo nella fuga in Egitto,Lot e le figlie,Andromeda liberata dal mostro,Sacra Famiglia a lume di candela. Altre derivano poi da composizioni del Salimbeni (due Miracoli di s. Bernardino e Angeli dagli affreschi nell'oratorio inferiore di S. Bernardino in piazza S. Francesco: forse del 1635), di Pietro da Cortona (Madonna che adora il Bambino), di A. Elsheimer (Cerere insultata da Stellione, 1622), del Correggio (Sposalizio di s. Caterina).

Altre incisioni sono, o almeno sembrano, frutto dell'invenzione personale del Capitelli. Alcune di esse sono di soggetto sacro o mitologico, come la S.Teodora (1627)0 Apollo vittorioso del serpente Pitone (1635).Altre sono invece immagini di realtà e luoghi contemporanei come le vedute del Ponte sull'Ombrone presso Buonconvento (1629)e del Ponte d'Arbia (1629), o quelle riproducenti la Cavalcata alla Lizza (1625)e la Festa in piazza del Campo in onore del granduca Ferdinando II (1632), 0 i Carri allegorici delle Contrade (Oca, Torre, Nicchio, Lupa, Onda, Tartuca). Altre infine, e sono forse le più interessanti, ritraggono le sembianze di alcuni dei più noti pittori senesi tra il Cinque e il Seicento: da S. Folli (1630)a V. Salimbeni (1634), A.Casolani, A. Salimbeni, F. Vanni.

Fonti e Bibl.: Siena, Bibl. comunale degli Intronati, ms. L. II. 10: E. Romagnoli, Biografia cronologica de' bellartisti senesi [1830-38], X, cc.311-348/2; Ibid., Amministraz. prov., ms.:F. Brogi, Inv. gen. degli oggetti d'arte della prov. di Siena (1862-65);copia dattiloscritta, Ibid., presso la Soprintendenza alle Gallerie, VII, nn. 26 (33), 48 (4, 6, 21, 23, 26); VIII, n. 89 (20-22); P. Bacci, L'elenco delle pitture,scult. e architett. di Siena compilato nel 1625-26 da Fabio Chigi…, in Bullettino senese di storia patria, XLVI(1939), p. 330; G. Gori Gandellini, Notizie istoriche degl'intagliatori, I, Siena 1771, pp. 222 s.; G. Faluschi, Relazione delle cose più notabili della città di Siena, Siena 1515, pp. 74, 105, 111, 124, 144; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia, I, Firenze 1822, p. 307; Nuova guida della città di Siena per gli amatori delle belle arti, Siena 1822, pp. 73, 95, 107, 129; S. Ticozzi, Diz. degli architetti,scultori,pittori…, I, Milano 1830, p. 273; E. Romagnoli, Cenni storico-artistici di Siena e suoi suburbii, Siena 1840, pp. 26, 33, 38, 85, 95, 97; [E. Micheli], Guida artistica della città e contorni di Siena, Siena 1863, pp. 51, 75, 84; G. Milanesi, Sullastoria dell'arte toscana, Siena 1873, p. 63; F. Brogi, Inv. gen. degli oggetti d'arte della prov. di Siena, Siena 1897, p. 224; S. Borghesi-L. Banchi, Nuovi doc. per la storia dell'arte senese, Siena 1898, pp. 636-638; Bryan's Dictionary of Painters and Engravers, I, London 1903, p. 247; Catal. della mostra dell'antica arte senese, Siena 1904, pp. 21, 24; C. Brandi, R. Manetti, Siena 1931, pp. 83 s., 116, 183 s., 186, 189; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, pp. 540 s.

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