Viscónti, Bernabò

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Figlio (n. 1323 - m. Trezzo sull'Adda 1385) di Stefano e di Valentina Doria. Dopo aver ereditato una parte del dominio dei Visconti (1354), divenuto signore di Milano e ottenuto il vicariato imperiale (1355), si trovò in aperto contrasto con il pontefice, anche successivamente alla scomunica (1362). In seguito alla guerra con Niccolò II d'Este perse il vicariato imperiale. Schieratosi con Luigi d'Angiò (1382), venne fatto prigioniero dal nipote Gian Galeazzo; morì durante la prigionia. Nonostante le stravaganze di V., è indubbio che sotto il suo governo, con il severo mantenimento dell'ordine e con la centralizzazione crescente del potere, si andò costituendo lo stato milanese contro le resistenze delle autonomie comunali e feudali.

Vita e attività

Fu erede (1349), coi fratelli Matteo II e Galeazzo II, dello zio Giovanni, che (1350) gli dette in moglie la figlia di Mastino Della Scala, Regina. Alla morte dello zio (1354) ebbe, nella divisione del dominio visconteo con i fratelli, il territorio oltre l'Adda, cioè Bergamo, Brescia, Cremona e Crema; ma, morto nel 1355 Matteo II, ebbe pure Lodi, Piacenza e Parma; ritiratosi poi Galeazzo II a Pavia, anche tutta Milano fu in mano a Bernabò. Nel genn. 1355, in occasione dell'incoronazione di Carlo IV in Milano, Bernabò aveva ottenuto, con i fratelli, il vicariato imperiale. La sua prima preoccupazione fu la conquista di Bologna, che cercò di togliere a Giovanni Visconti da Oleggio (1359) insistendo anche quando questi la cedette alla Chiesa consegnandola al cardinale Albornoz. Scomunicato (1362), dopo un breve periodo di tregua si trovò nuovamente in guerra col papa, nel 1367, quando Urbano V venendo in Italia organizzò con Albornoz una nuova lega contro di lui, alla quale aderì anche Carlo IV, e ancora nel 1369, quando fu costituita una nuova lega tra il papa, Firenze e stati minori, che, dopo le solite inconcludenti operazioni, portò alla pace di Bologna (nov. 1370). Impadronitosi nel 1371 di Reggio, si trovò impegnato in una guerra con Niccolò II d'Este che provocò una nuova scomunica e la deposizione imperiale dal vicariato. Nel 1378 Bernabò guerreggiava nel Veronese contro i figli naturali di Cansignorio Della Scala per rivendicare i diritti della moglie Regina e dei figli; contemporaneamente, col nipote Gian Galeazzo, si alleava nell'apr. 1379 con Venezia per combattere Genova, ma l'azione contro questa si ridusse a poco. Scoppiato lo scisma, Bernabò aiutò Luigi d'Angiò nel 1382 quando venne in aiuto di Giovanna I. Il 6 maggio 1385 Bernabò veniva catturato con parecchi dei suoi figli in Milano stessa dal nipote Gian Galeazzo. Chiuso nel castello di Trezzo, vi moriva il 19 dic., forse avvelenato, dopo che un processo aveva infamato la sua condotta. I figli sfuggiti alla cattura tentarono invano di riavere lo stato. Cronisti e novellieri ricordano le stranezze spesso crudeli di Bernabò, gli interventi brutali contro la giustizia, le vessazioni verso i sudditi, la frenesia per la caccia e i cani.

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