DONZELLI, Beniamino

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 41 (1992)

DONZELLI, Beniamino

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Nacque a Treviglio (Bergamo) il 26 giugno 1863 da Michele e da Giuseppina Corda, in una famiglia della piccola borghesia (Illibro d'oro della nobiltà lombarda, Milano s. a., ad nomen, qualifica il padre del D. come professionista). Nel 1883 entrò come assistente tecnico nelle Cartiere Ambrogio Binda di Vaprio d'Adda, dove rimase qualche anno per il tirocinio, per passare poi alla Cartiera Conca Fallata (Milano). In questa azienda assunse ruoli di crescente responsabilità nei settori della fabbricazione, dell'allestimento e della vendita, acquistando un'esperienza tale da permettergli - dopo pochi anni - di passare a dirigere la Cartiera Rossi di Perale di Arsiero. In linea col costume della borghesia imprenditoriale lombarda del tempo, il D. si trasferì successivamente in Francia, ove divenne direttore della cartiera di Près-des-Vaux, nei pressi di Besançon, azienda costruita da pochi anni e dotata di avanzate attrezzature per la produzione della pasta di legno. Qui rimase fino al 1896.

Ritornato in Italia, assunse la direzione della Cartiera Valvassori Franco di Germagnano (Torino). In questi anni accrebbe ancora le sue conoscenze tecniche e gestionali nel settore cartario, visitando altre cartiere in Europa e in America. Per la grande esperienza acquisita dal D. nel 1898 la Compañia general de fosforos di Buenos Aires gli affidò l'incarico di realizzare gli impianti della cartiera di Bernal. Prima di partire per l'Argentina egli sposò Bice Rossi, figlia dell'industriale cartario A. Rossi: da questo matrimonio però non nacquero figli, tanto che il D. adotterà in seguito la moglie dell'imprenditore e suo socio in varie società d'affari, Ferruccio Gilberti, Giuseppina.

Alla fine del 1902 lasciò la Valvassori perché chiamato a riorganizzare la Cartiera di Maslianico, in stato di crisi, ma, prima di poter porre mano a questo incarico, ricevette un'offerta ben più allettante, cioè di divenire socio-gerente delle Cartiere Ambrogio Binda insieme con Cesare Binda. Il D. accettò e rimase in questa azienda ben ventitré anni, giungendo a ricoprirvi le cariche di amministratore delegato e presidente.

Per questi anni, soprattutto per il periodo che giunge fino al primo dopoguerra, le tracce sulla sua vita e sulla sua attività sono estremamente labili nelle fonti coeve; le rare indicazioni a disposizione segnalano la molteplicità delle iniziative che facevano capo al D. in campo economico: nei primi anni del secolo si dedicò anche a colture specializzate nelle sue tenute di Breve, nel Pavese, e di Gussola, vicino a Cremona.

Nel dopoguerra i suoi impegni si allargarono anche in campo politico: sostenuto dal Blocco di azione e difesa sociale (formato dall'Associazione liberale, dal Partito economico, dall'Unione liberale democratica, dal Gruppo nazionalista, dal Circolo degli interessi industriali, commerciali e agricoli e dalla Federazione degli esercenti), nel 1920 il D. si presentò candidato alle elezioni amministrative di Milano, in cui però non riuscì eletto.

Nello stesso anno fu riconfermato sindaco dell'Associazione industriali d'Italia per la prevenzione degli infortuni sul lavoro. Nel 1921 venne nominato cavaliere del lavoro (20 febbraio) e ottenne la vicepresidenza della Banca agricola milanese. Fu attivo anche in campo sociale, fondando nello stesso 1921 la Casa dei giovani, di via del Conservatorio a Milano, con lo scopo di "raccogliere i ragazzi della media borghesia dai 9 ai 15 anni ed educarli all'amore della famiglia e della patria", poi donata dal D., nel 1927, all'Opera nazionale Balilla. Promosse anche provvidenze aziendali per gli impiegati delle Cartiere Binda (nel 1924 fondò il premio Bice e Beniamino Donzelli che erogava per sorteggio quattro borse annuali di lire 1.500 per le ferie estive e un premio una tantum di lire 25.000 per i quattro impiegati che a partire dal 1924 sarebbero rimasti più a lungo alle dipendenze dell'azienda). Nel 1923 fu eletto consigliere dell'Associazione dei fabbricanti di carta.

Nel 1925, desideroso di mettersi in proprio, lasciò le Cartiere Ambrogio Binda e rilevò il pacchetto azionario della Cartiera Andrea Maffizzoli di Toscolano Maderno (Brescia), di cui assunse la presidenza e la direzione, dandole nuovo impulso. Nel 1927 acquistò anche la Cartiera friulana di Gemona, allora in crisi, e costituì l'Azienda cartaria italiana, avente per oggetto il commercio della carta: di entrambe divenne presidente. Negli anni successivi allargò la sua penetrazione nel settore, divenendo successivamente proprietario e presidente della Cartiera di Vignola e delle Cartiere di Besozzo.

Dopo un ottimo avvio (l'aumento del capitale deciso nel 1925 con l'ingresso del D. nell'azienda e la conseguente espansione dell'attività produttiva portarono al conseguimento di ottimi risultati economici nel biennio 1926-27), la Maffizzoli conobbe negli esercizi seguenti momenti di crescente difficoltà, in linea del resto con la situazione non brillante dell'industria cartaria italiana (nella stessa impasse si trovarono in quegli anni due grosse aziende come la Burgo e la Miliani).

L'esercizio 1929 si chiuse con una perdita record di oltre 14 milioni di lire, ridotta l'anno successivo a lire 844.784. Il D. cercò di far fronte all'andamento negativo con grande energia, non lesinando l'impiego di ingenti risorse finanziarie. Dopo l'emissione di un prestito obbligazionario di 15 milioni di lire al 6% rimborsabile entro il 1958 (assemblea del 28 dic. 1928), l'assemblea del 31 marzo 1930 decise una svalutazione del capitale da 20 a 6 milioni (mediante la riduzione del valore della singola azione da 500 a 150 lire) e la ricapitalizzazione a pagamento a lire 16 milioni. Fino a tutto il 1932 la società non distribuì dividendi né assegnazioni alla riserva e non poté nemmeno effettuare ammortamenti.

Dal 1933 la crisi fu del tutto superata e iniziò un periodo di forte espansione. Il 7 luglio 1937 nella Maffizzoli furono assorbite le Cartiere di Besozzo, la Cartiera friulana e la Cartiera di Vignola, con conseguente aumento del capitale sociale a lire 24.571.500 e l'assunzione della nuova denominazione di Cartiere Beniamino Donzelli.

In perfetta sintonia con il regime fascista, il D. venne eletto nel 1929 deputato per la XXVIII legislatura nel collegio di Como; fu confermato nel 1934 (XXIX legislatura) e l'8 apr. 1939 fu nominato senatore del Regno.

Nel 1934 - oltre ad essere consigliere della Federazione nazionale fascista dell'industria della carta e presidente della Cartiera Andrea Maffizzoli. della Cartiera friulana e di quella di Vignola, e dell'Azienda cartaria italiana - figurava presidente della Banca agricola milanese, della Fratelli Goglio di Rho e della Vetreria Lusvardi; in campo politico e sociale era presidente della Federazione nazionale fascista industriali del vetro e della ceramica, vicepresidente del Consiglio pro vinciale dell'economia corporativa di Milano, dell'Istituto nazionale di assistenza grandi invalidi del lavoro e della Casa Umberto I dei veterani di Turate, consigliere dell'università commerciale "Bocconi" di Milano (Savino, p. 442). Prima dello scoppio della seconda guerra mondiale il D. diveniva anche presidente della SAFFA (Società anonima fabbrica fiaminiferi e affini) e consigliere della SCIA (Società cellulosa italiana anonima). Durante il conflitto fu nominato consigliere della Cassa di risparmio delle province lombarde e insignito il 13 luglio 1942 del titolo nobiliare di conte di Montevecchia, una località della Brianza ove il D. possedeva una tenuta.

Nel dopoguerra il D. abbandonò la vita politica, allargando invece ancora i suoi interessi nel settore cartario, con l'acquisto delle Cartiere meridionali e di altre aziende minori del settore.

Nonostante la tarda età, quando morì a Milano il 6 nov. 1952, egli manteneva ancora la presidenza delle Cartiere B. Donzelli, delle Cartiere meridionali, della Cartaria Italia Centrale, della Cartaria Toscana, della Immobiliare Quercia, della SIAT (Società italiana alberghi turismo), della Liri, della Monte Bianco, della Modesto Gallone, della SAGAI (Società anonima gestione acquisti immobiliari), della Laminati plastici e della Vetreria Lusvardi; era anche vicepresidente della Federazione nazionale dei cavalieri del lavoro.

Fonti e Bibl.: Necr., in IlSole, 7e 8 nov. 1952; Corriere della sera, 7nov. 1952; Roma, Archivio centrale dello Stato, Presidenza del Consiglio, 1932-34, fasc. 7; Atti parlamentari, Camera, Discussioni, legislature XXVIII-XXIX, ad Indices; Associazione fra le società italiane per azioni, Notizie statistiche, X (1925), XVII (1949): sotto il nome delle società citate; Diz. degli industriali italiani, Roma 1923, ad nomen; E. Savino, La nazione operante, Roma 1934, pp. 441 s.; B. Donzelli, Prefaz. a C. Levi, Regia Stazione sperimentale per le industrie della carta e delle fibre tessili vegetali, Milano 1936; Chi è? Diz. biografico degli Italiani d'oggi, Roma 1948, p. 346; A. Fossati, Lavoro e produzione in Italia, Torino 1951, p. 435; Libro d'oro della nobiltà italiana (1969-1972), Roma 1973, ad nomen.

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