BEMA

Enciclopedia Italiana (1930)

BEMA (gr. βῆμα "tribuna")

Ugo Enrico PAOLI
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Nell'antica Grecia, era il gradino elevato sul quale montavano gli oratori nelle assemblee e nei tribunali, come pure talvolta i magistrati e anche i rapsodi e i cantori nelle pubbliche rappresentazioni; ma il bema per eccellenza è il rialzo dal quale gli oratori politici parlano alla ἐκκλησία. Servivano di bema un piedistallo di pietra o di legno, ovvero i gradini di un altare. Questo uso non era suggerito solo dall'opportunità che gli oratori fossero ben visti e si distinguessero dalla folla, il che già avveniva in parte per la ragione che i Greci, a differenza dei Romani, nelle assemblee stavano seduti, ma aveva anche lo scopo di garantire la libertà di parola, separando l'oratore dalla folla e facendolo parlare da un luogo ritenuto inviolabile, dal quale solo il presidente dell'assemblea lo poteva far discendere. Negli stati democratici greci, nei quali dalle deliberazioni dell'assemblea dipendeva tutta la politica interna ed esterna della città, l'ufficio dell'oratore (ῥήτως) aveva una considerazione pari alla sua importanza: era vietato l'accesso al bema a chi avesse gettato lo scudo in battaglia o si fosse macchiato di colpe infami.

Si chiamò bema, nella basilica cristiana, quel banco rialzato sul presbiterio, che gira intorno alla curva absidale, fiancheggiando la cattedra eoiscopale (v. abside).

Era designata col nome di bema anche la festa che i manichei celebravano ogni anno in primavera per commemorare l'anniversario della morte di Mānī (cfr. Agostino, Contra ep. Man., 9, in Patrol. Lat., XLII, 178), perché la cerimonia consisteva in una serie di preghiere che i fedeli indirizzavano a una cattedra vuota fornita di cinque gradini che doveva richiamare alla memoria degli oranti il ricordo del maestro. Forse tale cerimonia è in rapporto con una particolare manifestazione religiosa, il culto del trono vuoto immaginato come sede della divinità invisibile, culto di cui si hanno tracce in varie religioni orientali. Il bema manicheo era preceduto da un lungo periodo di digiuno che corrispondeva, presso a poco, alla quaresima cristiana.

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